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C’è l’indulto dietro il boom e lo sboom della criminalità *

Negli ultimi anni abbiamo assistito prima a un boom della criminalità e poi a una sua rapida diminuzione. Il governo attribuisce il calo del numero dei delitti denunciati alla stretta sull’immigrazione, soprattutto quella clandestina. Invece l’ondata prima crescente e poi calante potrebbe essere dovuta all’indulto voluto dal governo Prodi. Gli indulti, come i condoni per gli evasori e le sanatorie per gli immigrati, sono presentati come pezze temporanee per tappare buchi, ma producono il risultato permanente di indebolire la fiducia nella legge e il senso della legalità.

 

 

I DATI E LE INTERPRETAZIONI

Sul sito del ministero degli Interni si legge che il numero dei delitti denunciati dalle forze dell’’ordine all’’autorità giudiziaria per mille abitanti per il 2009 è pari a 42,8 ogni mille abitanti, per un totale di delitti denunciati nel 2009 superiore a due milioni e mezzo. Vuol dire che nel 2009 il tasso di criminalità è ritornato a essere simile a quello del 2005. Tra il 2005 e il 2009, al tasso di criminalità ne sono però successe di cotte e di crude. Il dato si è impennato nel 2006-07, raggiungendo il massimo di 49,.4 delitti per centomila abitanti, per poi diminuire del 7.5 per cento nel 2008 e di un altro 5 per cento nel 2009. Simili fluttuazioni si osservano anche nei dati degli anni precedenti. (1)
I dati degli ultimi cinque anni ci pongono dunque due domande: che cosa ha fatto esplodere la criminalità nel 2006-07? E che cosa l’’ha ridotta altrettanto rapidamente nel 2008-09? A margine di un Consiglio dei ministri tenutosi a fine gennaio 2010 a Reggio Calabria dopo la rivolta dei disperati di Rosarno, il presidente del Consiglio Berlusconi ha proposto la sua interpretazione. Ha, infatti, sostenuto che “la diminuzione degli extra-comunitari significa anche meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei criminali“. Secondo il premier cioè l’’afflusso incontrollato di immigrati degli ultimi anni ha accresciuto il numero dei criminali e quindi questo avrebbe aumentato i tassi di criminalità. Il corollario di questa tesi esposto in più occasioni anche dal ministro dell’’Interno Roberto Maroni è che la riduzione dei tassi di criminalità del 2008-09 è da attribuire alla stretta sull’’immigrazione, soprattutto di quella clandestina conseguente all’’adozione del pacchetto sicurezza del 2008 e alla sua conversione in legge del 2009. (2)

E SE FOSSE TUTTA COLPA DELL’’INDULTO?

È però possibile che l’’ondata crescente di criminalità del 2006-07 e quella calante del 2008-09 abbia almeno un’’altra causa che nulla o poco ha a che vedere con l’’immigrazione, ma piuttosto solo ed esclusivamente con la politica. È la decisione del governo Prodi del 2006-08 di garantire l’’indulto ai carcerati con condanne fino a tre anni. Si trattò di una decisione fortemente voluta, promossa e tenacemente difesa dall’’allora ministro della Giustizia, Clemente Mastella, e dal sottosegretario alla Giustizia Luigi Manconi, con il consenso della sinistra radicale e trangugiata come un amaro boccone dall’’anima giustizialista e da molti elettori del centrosinistra. La legge peraltro fu, per una volta, approvata con un ampio consenso parlamentare che includeva anche Forza Italia e l’’Udc, ma non la Lega Nord.
Il risultato della legge fu quello di far uscire dal carcere più di 22mila persone. Per effetto dell’’indulto, il numero dei detenuti per 100mila abitanti scese da 102 nel 2005 a 66 nel 2006, per poi risalire nel 2007 a 82 e nel 2008 a 97, cioè quasi al livello di partenza. Il ministro Mastella difese energicamente l’’indulto, per esempio alla festa nazionale del corpo di polizia penitenziaria del settembre 2007: “L’’indulto ha conquistato il primo posto nella classifica del malcontento italiano, determinando una faziosa, ingiusta equazione, secondo la quale esso avrebbe significato maggiore criminalità e maggiore delinquenza”. La sua linea di difesa fu che, a un anno dal provvedimento, la percentuale di recidivi nelle carceri era addirittura scesa dal 44 al 42 per cento, aggiungendo in gergo: “e solo il 22 per cento degli indultati è tornato in carcere, la metà del tasso di recidività medio tra tutti i reclusi”.
Roberto Perotti ridicolizzò sul Sole 24 Ore le argomentazioni del ministro osservando che confrontare dopo pochi mesi la recidività nel compiere reati di individui appena usciti dal carcere con quella dell’’intera popolazione carceraria nell’’arco della sua vita era un esercizio poco utile. Al raddoppio nel numero delle rapine in banca lamentato da Perotti nel suo articolo come prova del danno sociale causato dall’’indulto, il sottosegretario Manconi rispose sull’’Unità con quella che a lui sembrava una domanda retorica: “Possiamo assumere le rapine in banca a esclusivo e comunque dominante indicatore della situazione criminale in Italia? Forse no. Anche perché giocando spericolatamente con i numeri si potrebbe dire che dopo l’’indulto – e quindi grazie all’’indulto? – il numero di infanticidi in Italia è crollato”. In ogni caso, i dati sui delitti denunciati sono ora disponibili e chiariscono che Perotti aveva ragione. Non furono solo le rapine a raddoppiare, ma anche la frequenza degli altri reati aumentò in misura consistente. Gli omicidi aumentarono da 601 del 2005 a 630 nel 2007 (+5 per cento), per crollare a 579 nel 2009. Il numero dei furti salì da 1.503.711 del 2005 a 1.636.594 del 2007 (+9 per cento) per scendere a 1.307.444 nel 2009. D’’impatto il numero complessivo dei reati è aumentato con l’’indulto. Con il passare degli anni, è molto probabile che l’’effetto dell’’indulto sulla criminalità e sulla propensione a commettere reati degli “indultati” – e dei “non indultati” – si sia attenuato. Dal che è venuta fuori la riduzione della criminalità, che è infatti stata più pronunciata nel 2008 che nel 2009, cioè prima che il decreto sicurezza diventasse efficace.

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INDULTI, CONDONI, SANATORIE: STESSO EFFETTO

L’’evoluzione dei tassi di criminalità nel periodo 2005-2009 suggerisce che, in aggiunta ai possibili effetti derivanti dall’’aumentata immigrazione clandestina, un’’altra causa delle oscillazioni nei tassi di criminalità sia stato proprio l’’indulto. Pochi mesi dopo l’’indulto, un quarto di chi ne aveva beneficiato era già ritornato in carcere. Il numero dei carcerati è ritornato in un anno ai livelli precedenti ed è anche ritornato a crescere come prima e più di prima. Gli indulti, come i condoni per gli evasori e le sanatorie per gli immigrati, hanno qualcosa in comune: sono presentati come pezze temporanee per tappare buchi, ma producono il risultato permanente di indebolire la fiducia nella legge e il senso della legalità.

* Una trattazione più ampia di questi temi è contenuta nel libro Stranieri in casa nostra, immigrati e italiani tra lavoro e legalità, Università Bocconi Editore, ottobre 2010.

(1)Come ricorda l’’Istat in una delle pedanti ma fondamentali noticine a piè di pagina delle sue pubblicazioni, i dati provinciali sui delitti denunciati “a partire dall’anno 2004 non sono omogenei rispetto a quelli degli anni precedenti, per notevoli modifiche nel sistema di rilevazione e nell’universo di rilevazione”. Dal 2004 vengono considerati, infatti, oltre ai delitti denunciati all’’autorità giudiziaria da polizia di Stato, carabinieri e guardia di finanza, anche quelli denunciati dal corpo forestale dello Stato, dalla polizia penitenziaria, dalla direzione investigativa antimafia e da altri uffici come l’’Interpol e altre polizie locali. Un bel guaio. Conclude pudicamente l’’Istat: “Per tali ragioni i confronti devono essere fatti con estrema prudenza”. Meglio essere prudenti, dunque: meglio guardare separatamente i dati dopo il 2004 fino al 2009 e quelli che vanno dal 1991 fino al 2003. Per fortuna, nonostante l’’interruzione del 2004 che vieta un confronto nel tempo su tutto il periodo post-1991, il quadro è però sostanzialmente simile prima e dopo il 2004.
(2) Le parole di Silvio Berlusconi sono state approfondite e discusse criticamente sui media. Sul nostro sito hanno criticato le tesi del governo Tito Boeri e Maurizio Ambrosini, citando tra l’’altro i risultati delle ricerche degli economisti della Banca d’’Italia Milo Bianchi, Paolo Buonanno e Paolo Pinotti che indicano come il legame tra immigrazione e criminalità non esista o se esiste sia presente solo per un sottoinsieme molto minoritario dei reati.

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17 commenti

  1. Lorenzo

    Come cittadino trovo singolare che chi è vittima di un reato perda la fiducia nella legge, al punto tale da smettere di denunciare il torto subìto (sia esso un furto, una rapina, uno stupro, ecc.). Voglio pensare che effettivamente il calo dei reati denunciati sia effetto di un inasprimento della vigilanza da parte delle Forze dell’Ordine.

    • La redazione

      Nell’articolo suggerisco che la perdita di fiducia nella legge indotta dall’indulto dipende dal fatto che con l’indulto si indebolisce ulteriormente l’idea della certezza della pena. in più c’è che ovviamente quando si rimettono in carcere gli indultati, questi smettono di ri-delinquere.

  2. valerio

    Ma c’è stata una riduzione degli extracomunitari? da dove si trae questa conclusione? Poi: c’è stata una stretta sulla criminalità? quale, quella che è ha previsto una sanzione pecuniaria per gli stranieri irregolari o clandestini? o quella che ha previsto il carcere obbligatorio preventivo per i reati sessuali? E poi: per capire se l’indulto ha avuto effetti nefasti deve farsi riferimento al tasso di recidiva degli indultati, non c’è altro criterio. Un incremento del numero dei reati analogo ad altri presentatisi in altri periodi non è un fatto significativo scientificamente. Quello della sfiducia nella legge, poi, è un argomento che può valere se si studiano i fenomeni prendendo come riferimento non il singolo anno ma le generazioni. Infine: pensare che l’aumento degli omicidi nel 2007 rispetto al 2005 (perché non indica i dati del 2006?) sia conseguenza degli indultati è insostenibile; ancor più ridicolo è pensare che sia conseguenza della sfiducia nella legge. Lo stesso vale per la successiva diminuzione.

    • La redazione

      Quante domande e quanto concitate. rispondo ad alcune. E’ il governo che parla di stretta sulla criminalità e sui clandestini e lo fa pubblicando alcuni dati sul sito del Ministro dell’Interno. Ho preso quei dati per buoni, anche perchè l’istat non ha ancora pubbblicato dati disaggregati più dettagliati. ho riportato il dato 2007 perchè nel 2005 si osserva il minimo di reati e nel 2007 il massimo. il dato 2006 è in mezzo tra questi valori. proprio perchè per la recidività ci vuole tempo, è presumibile che il dato 2007 sia ancora influenzato dall’indulto. qualche mese fa alessandro barbarino e giovanni mastrobuoni hanno pubblicato sul nostro sito un articolo che indica la pericolosità sociale dell’indulto ben oltre le rapine in banca. il loro articolo trae spunto da analisi statistiche scientificamente documentate.

  3. aris blasetti

    Non ci voleva molto ad arrivare a queste conclusioni, se si aprono le porte delle galere è fatale che la delinquenza aumenti. Non sono del tutto d’accordo sul condono fiscale, immorale senz’altro, ma almeno ha portato un certo gettito che altrimenti sarebbe stato perduto per sempre.

    • La redazione

      Condoni, sanatorie e indulti hanno lo stesso effetto: producono un beneficio temporaneo oggi al costo di peggiorare le cose domani. il condono non fa eccezione a questa regola. I condoni aumentano le entrate oggi ma suggiscono che potranno essercene in futuro, in tal modo suggerendo che non rispettare le leggi in materia di fisco sarà ancora conveniente in futuro. inoltre le risorse riportate a casa oggi sono una piccola parte di quello che è rimasto fuori e sono rientrate con uno sconto scandaloso per chi i risparmi li ha regolarmente dichiarati.

  4. claudio

    I detenuti sono rientrati tutti; a seguito dell’indulto bisognava intervenire strutturalmente sulle carceri. Il fatto che le conseguenze di un provvedimento del genere non siano state prese con la sufficiente ponderatezza, che avrebbero, meritato la dice lunga sulla considerazione della sicurezza. Io trovo che gli immigrati abbiano spesso un referente nostrano. La fiducia nella legge vuol dire fare chiarezza e far sì che i progetti come l’indulto siano valutati nel loro effetto di lungo periodo.

  5. Maurizio Ambrosini

    Caro Daveri, ho letto con interesse la sua analisi. Penso che lei colga un aspetto vero, ma osserverei che i fenomeni sociali non hanno mai una sola causa. Per esempio, pur non condividendo di certo l’associazione immigrazione-criminalità, tendo a pensare che per un certo periodo l’eliminazione dell’obbligo del visto per i cittadini rumeni, senza però la possibilità di lavorare regolarmente, abbia prodotto fenomeni di illegalità, oltre a tanto lavoro nero. Mi pare anche che con la legge Cirielli sia molto facile tornare in galera per chi c’è già stato. Altro elemento: che ne è della repressione dell’impiego di lavoro nero con l’attuale governo? In Francia 900 imprenditori sono finiti in carcere nel 2008 per aver dato lavoro a immigrati non autorizzati. In Italia, quanti? In definitiva, sono d’accordo con lei nel contestare la retorica governativa, ma credo che l’analisi andrebbe approfondita maggiormente. Un caro saluto MA

    • La redazione

      So bene che la realtà è complicata. Il mio articolo in effetti ha proprio l’obiettivo di indicare che oltre alla spiegazione ufficiale ("tutto colpa dei clandestini") sotto i dati della criminalità c’è stata anche la sconsiderata introduzione dell’indulto.

       

  6. Roberto A

    qui si parla della recidiva a 38 mesi dall’indulto e viene verificato come sia molto piu’ bassa di quella degli scarcerati per fine pena,la metà..Di cosa stiamo parlando,quindi?
    http://www.abuondiritto.it/index.php?option=com_content&view=article&id=223:indulto-e-recidiva-aggiornamento-al-30-settembre-2009&catid=34:liberta-personale&Itemid=72
    http://www.radioradicale.it/la-verita-sullindulto-recidivi-e-reati-in-calo

    • La redazione

      Non conoscevo questi dati e, veramente, dal link non si capisce bene da dove sono presi. in ogni caso, anche se gli indultati sono davvero meno propensi alla recidività degli altri carcerati (per i quali il calcolo è tuttavia fatto sull’arco della vita, non dei 36 mesi successivi), ciò di cui stiamo parlando è di provare a spiegare il non marginale aumento temporaneo dei crimini ad alta frequenza come i furti e le rapine, aumento avvenuto dopo l’indulto e poi scemato nel tempo. Come rispondevo ad un altro lettore ci sono studi statistici (Barbarino e Mastrobuoni, c’è anche un loro breve pezzo sul nostro sito) che hanno trovato una forte relazione tra indulti del passato e aumento dei reati di questo tipo. questo è ciò di cui stiamo parlando.

  7. PDC

    Sono totalmente d’accordo con la tesi dell’articolo.
    Aggiungo che trovo disgustoso il fatto che la sinistra italiana, che millanta uno spessore morale superiore a quello della destra, non abbia ancora presentato pubbliche scuse in proposito.

    • La redazione

      Non so se è una questione di spessore morale o di cosa. Secondo me l’indulto è stato una misura sbagliata che ha svuotato temporaneamente le carceri al prezzo di accrescere temporaneamente la criminalità, la qual cosa ha aocntribuito a mettere benziona sul fuoco della retorica anti-immigrati.

  8. Lea

    L’aumento dei crimini commessi dipende dagli indultati o dai "non" indultati? Mi rendo conto che se per tasso di criminalità si intende il numero di denunce sulla popolazione, non è possibile capire chi siano gli autori. Se l’indulto avesse davvero un effetto deterrente (se sbagli, paghi anche per quello che ti hanno abbonato), l’analisi della popolazione carceraria attuale dovrebbe dare (o darà) delle informazioni sul suo effettivo funzionamento? Considerando che le "guardie" già non riescono a consegnare alla giustizia tutti i "ladri", con l’indulto è aumentato improvvisamente il numero di elementi potenzialmente criminali liberi, ma di certo non è aumentato il numero dei gli addetti alla sicurezza. E inoltre, l’indulto, causando una diminuzione di fiducia nella legge, può in qualche modo aver causato una diminuzione delle denunce effettuate? L’indulto non è di certo la soluzione del problema delle carceri italiani, spero di essere stata chiara, mi interessa l’argomento.

  9. claudio giusti

    come spiega il crescere dei crimini in Italia fra il 2001 e il 2006 ?
    1996 2.422.991
    1997 2.440.754
    1998 2.425.748
    1999 2.373.966
    2000 2.205.778
    2001 2.163.830
    2002 2.231.550
    2003 2.456.887
    2004 2.417.716
    2005 2.579.124
    2006 2.752.275

    • La redazione

      Tra gli altri il sociologo di Bologna Marzio Barbagli ha studiato il tema in modo approfondito, trovando che il trend di lungo periodo dei vari tipi di reati sarebbe decrescente nel nostro paese. Per due ragioni principali: perchè stiamo invecchiando e perchè ci sono sempre più donne (gli anziani delinquono meno dei giovani e le donne meno degli uomini). Il boom della criminalità dopo il 2001 non è quindi un trend inarrestabile, ma fa parte di un andamento oscillante dei tassi di criminalità. E’ vero – come osserva lei – che tra il 2001 e il 2006 il numero dei reati – soprattutto a quelli ad alta frequenza – è aumentato e ciò è avvenuto in corrispondenza del boom di un’immigrazione poco regolata, spesso clandestina e correlata con una fase di stagnazione della nostra economia. Ma il boom dell’immigrazione dopo il 1991 non è associabile uniformemente all’andamento della criminalità. La correlazione esistente tra immigrazione e criminalità dopo il 2001 è più associata al fatto che gli immigrati sono spesso giovani e uomini – dunque con una maggiore probabilità di delinquere – più che ad una loro maggiore propensione a commettere reati a parità di caratteristiche demografiche. Dopo il 2006, come suggerito nel mio articolo, l’indulto sembra aver contribuito a peggiorare le cose.

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