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Il maxiemendamento elettorale

Nel maxiemendamento alla Legge di stabilità la spesa aumenta mentre i finanziamenti sono rappresentati per lo più da entrate una tantum o aleatorie come i proventi dell’asta per il digitale, nettamente sovrastimati, e quelli dalla lotta all’evasione. Si potenzia ulteriormente il tesoretto (ormai di quasi tre miliardi di euro) gestito direttamente da Palazzo Chigi. Ci sono inoltre diverse poste che trasferiscono oneri sugli esercizi futuri. Insomma, è un maxiemendamento pre-elettorale. Che, senza sviluppo, toglie ulteriormente al rigore facendo aumentare l’indebitamento netto strutturale.

 

Rigore sì, sviluppo no. Questo, in sintesi, il giudizio sin qui prevalso tra molti commentatori sulla politica economica del Governo. Ma siamo davvero sicuri che si possa parlare di rigore? Il dubbio affiora guardando al maxiemendamento alla legge di stabilità e ai dati sulle entrate tributarie.
Il maxiemendamento prevede maggiori spese e minore entrate per circa 6,15  miliardi, non poche di natura strutturale, finanziate in gran parte con entrate una tantum. Preludono a un peggioramento dell’’indebitamento netto strutturale.

LE SPESE IN PIÙ

Partiamo dalle spese aggiuntive. I capitoli più importanti sono un allentamento al patto di stabilità dei Comuni che vale circa 500 milioni, trasferimenti alle Regioni per sanità, trasporti locali e politiche sociali per quasi un miliardo, un altro miliardo per l’’università (800 milioni di finanziamento del FFO e un altro miliardo nel 2012 e 2013 volto, in parte, a finanziare un piano straordinario per la chiamata di professori associati), 750 milioni per il rifinanziamento per sei mesi delle missioni internazionali, un miliardo e mezzo per gli ammortizzatori in deroga. Ci sono poi 800 milioni che verranno gestiti direttamente dalla Presidenza del Consiglio, portando a quasi tre miliardi di euro il tesoretto a disposizione di Palazzo Chigi per gestire prebende di vario tipo, dai contributi al Policlinico di Pavia a quelli agli esuli della Dalmazia e dell’’Istria. Le poste più importanti di questo Fondo Letta sono comunque riservate ai finanziamenti alle scuole private (245 milioni), e a quelli per la stabilizzazione dei lavori socialmente utili (370 milioni).  Infine il maxiemendamento dispone contributi all’’editoria (60 milioni) e alle emittenti locali (45). Per alcuni di questi interventi sono previsti stanziamenti fino a giugno. Più elettorali di così! In non pochi casi si tratta di incrementi di spesa destinati a rimanere nel tempo. Pensiamo agli ammortizzatori sociali in deroga: sono soldi dati per finanziare riduzioni di orario in imprese che non pagano contributi a fronte delle prestazioni di cassa integrazione. È un rubinetto destinato a non chiudersi, dato che permette consistenti riduzioni del costo del lavoro per le imprese beneficiarie. Del resto le ore di cassa in deroga continuano ad aumentare nonostante si sia superata la fase più critica della crisi. Oppure le missioni internazionali: c’’è un piano che ci fa ritenere che queste spese si interromperanno a giugno 2011? E ancora, come si fa a ritenere una tantum i fino a 500 milioni dati per i concorsi di associato nelle università? Utile notare che di sviluppo ci sono solo i 100 milioni di credito di imposta per le imprese che finanziano la ricerca.

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MA COME VERRANNO FINANZIATE?

I finanziamenti sono invece rappresentati per lo più da entrate una tantum o aleatorie. Il piatto forte è rappresentato dai 2,4 miliardi che dovrebbero provenire dall’’asta per le frequenze delle Tv digitali, chiaramente una fonte di entrate temporanea oltre che nettamente sovrastimata nel suo importo per le modalità d’asta prescelte Altre entrate dovrebbero venire dall’’intensificazione delle misure contro l’’evasione. Non si capisce come si potrebbero addirittura aumentare le entrate dalla lotta all’’evasione quando mancano all’’appello, come riconosciuto dalla stessa Decisione di finanza pubblica a pagina 29 e dalla stessa relazione del ministero sulle entrate tributarie, circa 3 miliardi di entrate preventivate. Mentre il Centro studi Confindustria, a pagina 37 del rapporto allegato denuncia un forte incremento del lavoro sommerso, aumentato di più del 20 per cento in un anno.

GLI ONERI LASCIATI AI POSTERI

Ci sono poi poste che trasferiscono oneri sugli esercizi futuri, come l’’allentamento dei vincoli al prepensionamento di lavoratori che esauriscono la cassa integrazione. Si continua anche a chiudere un occhio sulla pratica di trasformare i tagli alle amministrazioni pubbliche in maggiore spesa pensionistica. Ad esempio, alcuni atenei mandano i docenti in pensione e offrono loro contratti temporanei. I docenti interessati, che sono ancora nel sistema retributivo, ci guadagnano: tra pensione e contratto hanno redditi più alti di prima. Gli atenei così riducono il costo del lavoro, dato che pagano solo il contratto e non più lo stipendio pieno. Chi paga è il contribuente che si ritrova alla fine a sborsare, tra contratto e pensione, più di prima. Basterebbe una norma per cancellare questa pratica. Insomma si tratta di un maxiemendamento pre-elettorale. Che, senza sviluppo, toglie ulteriormente al rigore. E rischiamo di vederne di peggio con il “milleproroghe” di fine anno, nonostante i dati deludenti sulla crescita nel terzo trimestre ci dicano che le previsioni del Governo sulle entrate sono troppo ottimistiche: se il Pil quest’’anno crescesse solo dello 0,9 per cento come acquisito sin qui, avremmo un altro miliardo e mezzo di entrate in meno. Se il Ministro dell’’Economia è ancora in carica, bene che batta un colpo e ponga fine a questo assalto alla diligenza. Non era proprio quello che voleva evitare abbandonando la vecchia legge finanziaria per la “nuova” legge di stabilità?

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Se il diritto allo studio non è uguale per tutti

  1. luigi zoppoli

    Come di consueto l’articolo è comprensibile e documentato. A proposito di rigore, troverei interessante se qualcuno dei redattori de LaVoce volesse chiarire il meccanismo dei "tagli al tendenziale" usato nella definizione della spesa pubblica relativa all’anno successivo. L’articolo del Sen. Baldassarri di qualche mese fa suscita un certo malessere e accresce le preoccupazioni.

  2. mario sabbini (cittadino comune)

    Caro Professore, concordo con lei, rigore? Ma quale? Credo che il rigore nei conti sia cosa assai diversa dai tagli indiscriminati. Se così non fosse non si capirebbe come mai dopo anni di rigore siamo ancora come siamo. E lasciamo da parte lo sviluppo, le politiche a favore del quale mi pare si siano sostanziate soprattutto in azzeramento dei diritti dei giovani (chè chi nonostante tutto ha ancora un lavoro "vecchio tipo", di diritti ne ha, troppi? Non lo so, credo che i diritti non siano mai troppi, semmai son pochi i doveri). Qualcuno ha mai fatto la somma delle somme ricavate dalla lotta all’evasione? Io no, ma ho l’impressione che se davvero si fossero recuperate quelle somme non saremmo dove siamo. E’ che la lotta all’evasione strombazzata così "fa scena" e poco produce e, soprattutto è poco controllabile. Penso alla lettera di Celli al figlio, mi fa rabbia, come cittadino italiano, ma anche un pò di invidia (per la implicita possibilità di Celli e del figlio di poter "emigrare" senza valigia di cartone) in quanto padre di tre figli. Speriamo bene, ma come dice il proverbio, "chi di sperato vive disperato muore" ad maiora!

  3. Walter Paiano

    La mia domanda all’autore è molto semplice: ma esistono studi, teorie o quant’altro per cui una riduzione così massiccia e lineare di spesa pubblica può avere qualche effetto benefico sulla qualità della stessa? Tali effetti richiedono che alla riduzione della spesa pubblica corrisponda una riduzione della pressione fiscale? (E se tali teorie esistono, ci sono motivi per cui in Italia non potrebbero mai e poi mai funzionare per la dualità del mercato del lavoro e per il diverso trattamento delle imprese alcuni delle quali possono ricorrere alla CIG e altre no e via dicendo?)

  4. Alberto Confetti

    Questa è la vera natura criminale del governo in carica: nascondere e camuffare dati agli italiani. E affossare consapevolmente la situazione economica generale con un ulteriore peggioramento (facile previsione) dei conti pubblici. E’ davvero irresponsabile (per non dire altro) continuare con la politica del finanziamento di spese strutturali con entrate una-tantum. Anche il più incompetente cittadino in materia di economia, come me, sa che è una pratica suicida.

  5. Roberto A

    E’ molto semplice, facciamo un esempio. Si arriva alla presentazione della legge di stabilità e del bilancio di previsione, che sono due leggi distinte: la legge di stabilità dovrebbe servire a ridurre o introdurre nuove spese o ridurre le entrate, o a ridurre nuove spese o aumentare le entrate, mentre la legge di bilancio fotografa solo la situazione dei conti a legislazione vigente, cioè derivante dalle leggi preesistenti e dalle variazioni apportate dalla legge di stabilità (ex finanziaria). Solitamente si parte con un bilancio di previsione triennale a legislazione vigente, che riporta per i tre anni successivi, entrate e spese stimate in base a previsioni economiche e alle leggi di spesa ed entrata in vigore in quel momento. Ad esempio, magari abbiamo per il 2011 entrate per 750 miliari e spese per 820,per il 2012 entrate per 770 miliardi e spese per 830 e per il 2014 entrate per 800 miliari e spese per 850. Ora,la legge di stabilità o qualunque altra norma che modifichi entrate e spese, possono modificare quei dati. Io posso stabilire tagli nel 2012 di 8 mliardi di euro che non significano una riduzione di spesa tra il 2011 e il 2012, visto che la spesa passa da 820 nel 2011 a 822 nel 2012.

  6. maria di falco

    E’ stato opportuno mettere all’asta le frequenza digitali cosa sulla quale non si sarebbe neanche dovuto fare alcuna battaglia: essendo normale che lo Stato, proprietario dell’etere, metta all’asta un bene pubblico per affidarlo al miglior concessionario. In Germania l’opposione al governo non ha dovuto lottare per ottenere l’adozione dell’asta pubblica per le frequenze del digitale. Ed è anche vero che comunque sarà un’entrata una tantum! E poi? Ecco non vi sembra che le TV private che pagano allo Stato proprietario dell’etere, un "canone" per l’utilizzo delle frequenze pari solo all’1% del fatturato sia un po’ poco? Io credo che bisognerebbe alzare un po’ il canone, o no? E mentre l’industria manifatturiera italiana e in particolare l’industria automobilistica si trova a combattere con un mercato concorrenziale mondiale complesso e aggressivo, il settore della comunicazione accumula surplus notevoli non confrontandosi con alcun tipo di concorrenza (infatti, non mi risulta che per entrare nelle case dei consumatori le TV commerciali chiedano il permezzo o subiscano la concorrenza di TV estere) e non dando al paese alcuna innovazione nel campo dei brevetti o della ricerca.

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