Ecco la soluzione alla crisi dei taxi a Roma, deve aver pensato qualche genio! Come è possibile non averci pensato prima? Se la domanda cala in misura preoccupante e i taxi stanno a lungo fermi ai parcheggi, basta aumentare i prezzi. Avrebbero dovuto pensarci anche le nostre imprese esportatrici, colpite da un calo della domanda estera superiore al 30 per cento. Ma perché mai non ci hanno pensato? Ovviamente, le poverine non hanno a disposizione la saggezza della Commissione di congruità nominata dal Sindaco di Roma per valutare le richieste di aumento delle tariffe dei taxi romani. A fronte di un calo della domanda unitaria pari al 30 per cento, dovuto (così si afferma) allaumento del numero delle licenze deciso dallallora sindaco Veltroni nel 2007, la soluzione raccomandata e tosto adottata dalla Giunta Alemanno è laumento della tariffa. La Commissione e la Giunta non sembrano essere state sfiorate dal pensiero che, a seguito dellaumento delle tariffe, la domanda calerà ulteriormente e con essa anche i ricavi.
La colpa, si sa, è delle duemila nuove licenze concesse da Veltroni nel 2007. I criteri con cui quelle licenze vennero distribuite erano e restano criticabili. Ma il punto è che, grazie a quel provvedimento, cera la possibilità che Roma da città dove i clienti cercano i taxi, si trasformasse in città dove i tassisti cercano i clienti (come diceva Franco Romani e come si pratica in quasi tutte le città del mondo)! Il fatto che questa possibilità fosse una grande opportunità per la maggioranza dei romani e dei turisti evidentemente è sfuggita alla Commissione. Il singolo tassista pensa sia meglio aspettare i clienti al parcheggio – intendiamoci: quei pochi per cui il taxi è assolutamente necessario – e farli pagare tanto. Ma è unillusione. Il chilometraggio diminuirà ancora. Per far aumentare i ricavi bisogna cercare i clienti lungo le strade e offrire tariffe basse, soprattutto sui percorsi medio-brevi, e quindi guidare di più.
Ma la Commissione di congruità è saggia. Per definizione, anche quando suggerisce decisioni incongrue, in stridente contrasto con labc dellEconomia.
P.S. Per fortuna, il Tar del Lazio ha sospeso la delibera comunale. Il pronunciamento nel merito è previsto per il 23 febbraio. Sarà interessante vedere gli argomenti dei giudici amministrativi.
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Carlo Turco
Oltre a quanto da voi giustamente osservato, sarebbe ora che si introducessero forme di concorrenza effettiva nel servizio Taxi. Perché mai si debba pagare la stessa tariffa su una ampia e confortevole berlina o sui simil-strapuntini di una city-car lo sanno solo i taxisti. Perché non ci possano essere società concorrenti anche sulle tariffe – magari all’interno di una forchetta prestabilita – non è comprensibile. E perché mai, nello specifico, a Roma si parli di un unico numero per la chiamata radio-taxi da vent’anni e non lo si sia mai realizzato è un altro mistero in mano a una corporazione che di un servizio pubblico ne ha fatto una questione essenzialmente privata, a proprio esclusivo favore.
Carlo
D’altronde e’ risaputo che in Italia (e in particolar modo a Roma) i tassisti sono una associazione a delinquere con lo scopo di spremere come limoni i poveri malcapitati che devono rivolgersi a loro; in piu’ sono generalmente maleducati e seminano il terrore fra gli sventurati automobilisti che hanno a che fare con il loro stile di guida "allegro". Sfido chiunque sia mai stato in una qualunque altra capitale europea a dimostrarmi il contrario.
Maurilio Menegaldo
…di come l’Italia sia un paese dove la vera concorrenza tra imprese, soprattutto di servizi, non si riesce proprio a vedere. Evidentemente, a dispetto di tutte le dichiarazioni a favore del merito e delle liberalizzazioni, noi amiamo molto le rendite di posizione e i protezionismi. Stai a vedere che è tutta colpa dell’articolo 41 della Costituzione…
MiGi 39
Il fatto è che un taxi DEVE assicurare ricavi correlati al prezzo delle licenze, che è altissimo. II taxi é come la lurea o il postopubblico: una specie di legittimazione a godere di certi diritti, tariffe comode per i taxisti, diritto ad un’occupazione per i laureati e alla stabilità – intoccabilità per i dipendenti pubblici. Pensano i taxisti: ma perchè la nostra corporazione, che è forte (può bloccare la città) ed ha amici potenti (ai loro voti e al loro imoegno propangadistico Alemanno & C. devono moltissimo) viene contrastata e le altre no? E nel perverso ma ormai quasi inestricabile intreccio di interessi organizzati, una muraglia nella quale ogni masso regge gli altri, chi può disconoscere che c’è del metodo in questa follia? In un Paese che dorme sui suoi terribili problemi, perchè dovrebbero svegliasrsi e cercare clienti i taxisti prima, tanto per dire, che i professori universitari rinunzino all’eternità, gli avvocati accolgano con comprensione i giovani inesperti nelle aule, i Giudici la smettano di accusare gli altri di colpe che condividono da decenni? Sarebbe diverso, credo, se la stessa indignazione colpisse anche loro. O no?.
Paolo
..liberalizzare il servizio taxi? Non dico istantaneamente, perché ci sarebbero dei contraccolpi, ma nel giro di 2 o 3 anni. Per le tariffe poi, basterebbe definire una forchetta di minimo e massimo: chi ci sta dentro è autorizzato ad esporre, che so, un contrassegno sul tetto: "taxi a tariffa comunale controllata". Chi non ci sta, faccia come vuole: al ribasso o al rialzo. Con il rischio che il cliente, se bidonato, non paghi. Certo, molti taxisti ci andrebbero a perdere, ma gli italiani ci guadagnerebbero.
Giuseppe Ferrari
Che cosa succederebbe se si liberalizzassero le licenze dei taxi? Immagino ci siano città in cui è accaduto e studi su scenari.
Francesco Burco
.. che vengono scambiate a borsa nera a cifre astronomiche. Per quello si sono arrabbiati. AI bei tempi quotavano a roma oltre 300.000 euro. Simulano vendendo la macchina a prezzi assurdi che inglobano dentro il costo licenza. Che naturalmente in origine è rilasciata GRATIS dal comune. Poi qualche genio ha capito che con la licenza si poteva vendere un lavoro a reddito garantito e ci si potevano fare un sacco di soldi. Che vergogna. L’ennesima. Comunque con la tragica amministrazione Alemanno (vedi anche calo turismo) che questa casta di tassinari ha contribuito a far eleggere si stanno accorgendo sulle loro tasche di quanto costi l’incompetenza.
Luciano Galbiati
Gentile signor Boitani,sono un tassista che vive e lavora a Milano.
Letteratura scientifica ed esperienza insegnano che il mercato dei taxi è caratterizzato da specifiche”anomalie”(grandi asimmetrie informative,forte variabilità spaziale/temporale di domanda/offerta,elevati costi di negoziazione).Tali fattori rendono il contingentamento numerico e l’adozione di tarffe amministrate (cui segue l’obbligatorietà della prestazione) misure essenziali alla sostenibilità economica del servizio taxi.L’aumento concesso sulle tratte brevi a Roma risponde alla necessità di aiutare un settore stremato da una scriteriata (e molto ideologica) politica di deregolamentazione.Le passate amministrazioni Rutelli-Veltroni hanno inondato,con l’emissione di migliaia di licenze,un mercato già saturo e ora nella morsa della fase recessiva (come Lei onestamente ammette). L’efficienza complessiva del sistema si aumenta agendo su varibili generali quali:condizioni della viabilità,congestione,limitazioni di circolazione,ecc.Variabili che incidono molto sul costo finale del servizio.L’immagine dei taxi che in tutto il mondo cercano clienti (tranne Roma) è decisamente fantasiosa -esiste da tempo il radiotaxi! –
Luciano Galbiati
Le licenze taxi si ottengono tramite: 1) concorso comunale a titolo gratuito; 2) concorso comunale a titolo oneroso; possibilità prevista dal decreto Bersani. 3) acquisto da tassista cedente. Il valore delle licenze taxi è frazionario rispetto ai favoleggiati "300.000 euro". Qualsiasi micro-attività commerciale alternativa (laboratori artigiani, bar, panifici, ecc) richiede un capitale iniziale (avviamento, attrezzature, scorte) notevolmente superiore. L’amministrazione finanziaria riconosce la natura non speculativa delle licenze. I proventi da cessione sono sottoposti al regime agevolato della tassazione separata (come il TFR dei lavoratori dipendenti). Per chi acquista la licenza vi è la possibilità di ammortizzare la stessa utilizzando l’istituto "dell’ammortamento civilistico" (che permette di frazionare e imputare a passività l’esborso fino a un massimo di 30 esercizi). Il profilo sociologico del tassista è il seguente: operaio-impiegato 40-50enne – espulso dal ciclo produttivo dalle ristrutturazioni aziendali – che investe le proprie risorse in una delle poche professioni acquistabili a un prezzo ragionevole al fine di sottrarsi a disoccupazione e precarizzazione.
io
Con arroganza tipica di chi non è abituato ad assumersi mai davvero la responsabilità delle proprie parole, un vostro "intelligente" lettore mi insulta, scrivendo che appartengo ad una "associazione a delinquere". Non mi diffondo sulla gratuità di simili apprezzamenti. Voi, però, dovreste vergognarvi di pubblicare commenti che non contengono alcun ragionamento e, dunque, nessun reale contributo alla vostra discussione che rimane, comunque, surreale. Sono un tassista, dunque, secondo voi, evasore, ladro, privilegiato e antimoderno. Eppure non vorrei mai essere miope come voi. Vi lascio la vostra intelligenza.
franco benincà
La liberalizzazione del mercato risiede nel mercato (scusate il giro di parole). Troppo spesso le decisioni economiche sono affidate a commissioni tecnico-giuridiche autoreferenziali endogene agli enti stessi, condizionate dalle lobby di interesse e dalle scelte politiche piu’ opportune del momento, strettamente legate al consenso elettorale. A mio giudizio va reciso questo cordone ombelicale e – ribadisco – la regola economica non può essere dettata da giudici. Le particolari dinamiche dell’efficenza ed economicità non sono minutamente codificate in regole giuridiche.
B.M.
Non saranno unassociazione a delinquere, ma sono comunque sono una lobby influente, che ha messo il cappello sullelezione del sindaco Alemanno, e gli ha fatto fare tutto quello che vogliono, in assoluto spregio delle necessità dei cittadini e dei consumatori. Ormai sono un monopolio. Ma vi pare che per andare allaeroporto si debbano spendere più soldi che per laereo? E perché per Fiumicino non esistono alternative di trasporto pubblico valide: treni, autobus, metropolitane? Io prendo poco il taxi, perché le tariffe non sono trasparenti, e soprattutto perché non mi piacciono i soprusi, e questa categoria di soprusi alla città ne ha fatti parecchi. Se li tenga cari i suoi tassisti, il sindaco Alemanno, sono gli unici che lo voteranno alle prossime elezioni.
Rino
Il gentile tassista afferma che non esiste paese dove i taxi rincorrono i clienti. Lo invito a visitare il Portogallo e la Spagna dove all’aeroporto puoi prendere il taxi che vuoi scegliendolo nel parcheggio e lo puoi prendere per strada, se è libero, e il costo della corsa per il centro costa dai 10 ai 13 euro e non c’è sovraprezzo per la valigia o altre amenità e il tassametro parte da zero. Anche io mi sono chiesto che modello di base ha determinato quella situazione.
ciro daniele
La soluzione "autoritaria" è quellla adottata nel ‘500 dal re Cristiano II di Danimarca per imporre dazi alle navi dirette in Svezia: tassare l’attività dei taxi in base alla redditività dichiarata dai tassisti e, se questa è palesemente irrealistica, riservarsi il diritto di requisire la licenza ad un prezzo congruo con il reddito dichiarato. Vedrete come crollerà il prezzo delle licenze e come crescerà l’offerta di taxi. La soluzione "riformista" è quella di appaltare ai taxi il servizio notturno e periferico (visto che i bus notturni e periferici sono specie in via di estinzione) a prezzi "politici" in cambio un bel mucchio di nuove licenze e di un calo generalizzato delle tariffe nelle altre ore del giorno e zone della città. Ci guadagnerebbero i consumatori, i tassisiti e i bilanci delle municipalizzate.
Luciano Galbiati
I signori Daniele e Rino colgono il "cuore" della questione. Rispondo con una breve (ma esplicativa) citazione dal libro "regole" (Garzanti 2010) di Abravanel e D’Agnese (autori di deciso orientamento liberista): "La domanda di taxi può essere incrementata estendendo (e rendendo rigorose) le limitazioni di circolazione nei centri cittadini.Le macchine non mancano:in termini di taxi per abitante, Milano e Roma sono alla pari di altre capitali,ma l’utilizzo è inefficiente a causa del traffico congestionato. Il problema congestione penalizza i taxisti (fermi nel traffico,guadagnano meno), i passeggeri (spendono di più per ogni corsa e hanno un pessimo servizio) e tutti i cittadini. L’uso dell’auto privata aumenta le congestioni, con parcheggi in doppia fila e riduzione dei percorsi a piedi…C’è poi l’inefficienza causata dal pessimo collegamento degli aeroporti.Nelle altre capitali europee le macchine sono soprattutto in città mentre da noi stanno molto negli aeroporti, che hanno pessimi collegamenti con il trasporto pubblico.." Pag.91 "Autobus e taxi fermi al posteggio".
Luciano Galbiati
Comparare un volo low-cost e una corsa in taxi è un esercizio intellettuale che difetta di logica. Il volo aereo è un trasporto collettivo su tratte stabilite; che si avvantaggia di evidenti economie di scala. Il taxi è un servizio individuale e flessibile (scelto per questa ragione dall’utenza); caratteristica che ovviamente non permette di implementare le politiche di "marketing" tipiche di una compagnia low-cost. Comunque è sempre possibile l’utilizzo condiviso del taxi (due o più utenti). La condivisione (l’importo del tassametro non varia al numero dei passeggeri) permette risparmi tariffari variabili da un minimo del 50% a un massimo del 75% (il taxi low-cost!). I "desiderata" di alcuni lettori si spingono però ben oltre. Si propone (in sostanza) la "municipalizzazione" dei taxi. In tal caso le tariffe, grazie ai sussidi pubblici (ovvero paga il contribuente), possono agevolmente allinearsi a quelle di tram e torpedoni (una corsa-un euro). Una certezza: il 99.9% dei tassisti accetterebbe di chiudere "baracca" in cambio di un posto fisso in qualche azienda di trasporto pubblico!
marco luisi
Troppo spesso si sente parlare di liberalizzazione del servizio taxi. I sostenitori di questa teoria sognano la moltiplicazione dei mezzi, il mantenimento di un ottimale standard di qualità e la matematica conseguenza dellabbassamento delle tariffe. Così non può essere, come insegnano leconomia di mercato e il semplice buon senso. Chiunque, infatti, può immaginare che, a fronte di una forte contrazione dei propri introiti, unazienda si troverebbe ad operare tagli per poter sopravvivere. Nella nostra professione tali tagli si concretizzerebbero in un minor ricambio di vetture, in una minor attenzione alle riparazioni o alla sostituzione di parti usurate, in un aumento esponenziale delle ore lavorative, affossando la qualità e la sicurezza del servizio. Quando il mercato costringe ad offrire un servizio di trasporto pubblico ad una tariffa inadeguata, in mancanza di pesanti sovvenzioni pubbliche, la prima a venire messa in discussione è è proprio la sicurezza. Per qualunque tipo di servizio o di prodotto allinterno di uno scambio commerciale, va tenuto conto che sotto una certa tariffa non si può scendere.
marco taxi
Ricordatevi, cari lettori, che tutti i costi dell’attività taxi (tassametro e insegna luminosa compresi) non gravano di un centesimo sulla collettività. I cittadini usufruiscono di un servizio di fatto privato, di pubblica utilità, completamente a carico dei tassisti, a differenza di ATM ATAC ALITALIA etc che ricevono soldoni dalle amministrazioni, e quindi dalle tasche dei cittadini. Il sistema di vendita delle licenze esiste da più di 30 anni. Vi sembra giusto che una persona che ha investito soldini per l’attività taxi si trovi con pugno di mosche in mano da un giorno all’altro?? Bisogna che ci sia un senso di responsabilità verso una categoria che ha già i suoi problemi. grazie