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L’articolo si concentra sulla gravità della (reiterata) mancanza di un’analisi seria dietro decisioni che fissano sussidi, in presenza di obiettivi quantitativi già condivisi a livello politico (politica comunitaria 2020). Prima di preoccuparsi del sussidio infatti occorre fissare le modalità e le azioni con cui si vuole conseguire l’obiettivo. Un percorso che deve essere delineato dal legislatore: in quanto correlato alla strategia energetica e ambientale complessiva (se ce ne fosse una!) e al fine di rappresentare gli interessi di tutti (in quanto collettività e non nella somma di interessi). Quindi un’analisi che necessariamente richiede una valutazione analitica dell’efficienza, dell’efficacia e degli effetti redistributivi delle misure di incentivazione. Solo a valle di questa valutazione è possibile selezionare gli strumenti migliori sotto il profilo pubblico.
Ribadisco che nella valutazione è necessario analizzare tutte le produzioni (solare, eolico, bioenergie, geotermia, idro) ma soprattutto tutte le applicazioni con l’obiettivo di promuovere l’efficienza energetica delle produzioni e degli usi e quindi il risparmio di energia primaria e secondaria (gamba fondamentale del tavolo della politica energetica).
In merito al sussidio, cioè l’extracosto rispetto al prezzo dell’energia all’ingrosso, l’articolo vuole mettere in luce la schizofrenia dell’impostazione legislativa in materia di promozione alle rinnovabili elettriche, non solo per i numerosi cambiamenti delle regole del gioco, ma anche per la limitata attenzione ai costi delle tecnologie e ai meccanismi di formazione del sussidio. Il sussidio al solare fotovoltaico e il prezzo di ritiro dei CV in eccedenza sono esempi di come questa scarsa attenzione caratterizzi ancora una volta la legislazione nazionale.
Rispondo, infine, ai commenti sul dato relativo al prezzo di ritiro dei CV in eccedenza su cui probabilmente l’articolo è stato poco chiaro. Per effetto del decreto Romani, il prezzo di ritiro sarà nel periodo 2012-2015 pari al 78% della differenza tra 180 e il prezzo di vendita dell’energia rinnovabile e co-generativa fissato annualmente dall’Aeeg ex art. 13 D.lgs. 387/03. Questa differenza rappresenta anche il prezzo di vendita dei CV nella titolarità di GSE, quindi il prezzo massimo di offerta dei CV o prezzo di riferimento. Prezzo pari nel triennio 2009-2011 a 88,66; 112,82 e 113,1 €/MWh (il 78% di questo prezzo di riferimento è indicato in tabella).
Il prezzo di ritiro fino al 2011, con le regole in vigore prima del decreto Romani è pari al prezzo medio ponderato risultante dagli scambi dei CV nel mercato nel triennio precedente. Prezzo pari nel triennio 2009-2011 ai valori in tabella. La legge 122/10, anche ai fini del contenimento del costo del sussidio, prevedeva il passaggio (dal 2011) al 70% del valore attuale, quindi a valori – riferiti al triennio 2009-2011 indicati in tabella.
Ancora una volta regole che si modificano ma anche meccanismi di formazione dei prezzi che  cambiano senza un approccio analitico e con una visione di breve termine (i periodi transitori).

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Tabella: prezzo di ritiro CV nelle diverse fasi legislative

prezzo di ritiro CV con regole ex legge 244/07

(€/MWh)

2009 98,00  
2010 88,91
2011 87,38

prezzo di ritiro CV con regole ex legge 122/10

(€/MWh)

2009 68,60  
2010 62,23
2011 61,16

prezzo di ritiro CV con regole decreto Romani

(€/MWh)

2009 69,16  
2010 87,99
2011 88,22

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EMERGENZA UMANITARIA TRA IPOCRISIE E REALTÀ

  1. Antonio

    Ma lei dove vede un prezzo di ritiro superiore del 24% rispetto al passato? Rispetto alla 122/2010? Non capisco come fa a dire che c’è un incremento di oneri per il sistema…sempre rispetto alla 122/2010? Ma non mi pare che la 122/2010 abbia mai prodotto effetti.

  2. Mosè

    In effetti le disposizioni di cui alle legge 122 non si riferiscono al ritiro dei CV non venduti, di cui si parla nell’articolo, ma al ritiro dei CV in scadenza, altro tipo di disposizione di fatto mai adoperata dagli operatori. Pertanto, anche prima della sua abrogazione, non hanno sortito alcun effetto. Al di là della tecnicalità, è comunque senz’altro vero che, specie sui CV, si è assistito a un continuo cambiamento di regole che ha creato, insieme all’instabilità, costi aggiuntivi per il sistema. Da questo punto di vista, uno spaccato sufficientemente realistico dell’attuale politica energetica.

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