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CHI PAGA IL TAXI

L’aumento delle tariffe dei taxi a Roma si è trasformato in un pasticcio e la soluzione che si prospetta è la peggiore possibile. Perché una parte dei costi ricadrebbe sulla collettività, ovvero anche su chi mai usufruisce del servizio. Non è solo una scelta ingiusta e iniqua, rischia anche di alterare in modo grave il mercato del trasporto pubblico non di linea e di dare il via a nuovi contenziosi legali. Ma quello che più preoccupa è che nessuna forza politica si oppone in modo esplicito alla manovra, come se i soldi pubblici non fossero soldi dei cittadini.

 

Nei giorni scorsi sulle cronache dei principali quotidiani romani è apparsa la notizia che si starebbe trovando una soluzione al problema delle tariffe del servizio taxi: l’aumento non sarebbe più di oltre il 20 per cento, come si era stabilito con delibera del consiglio comunale l’estate scorsa – delibera che è stata "osservata" dall’Antitrust e bocciata dal Tar -, ma sarebbe più contenuto e compensato da sgravi e incentivi per i taxisti, i cui costi ricadrebbero sulla collettività.
L’ipotesi a cui si sta lavorando sembra che preveda un aumento di poco più del 10 per cento delle tariffe, accompagnato da investimenti per il potenziamento del numero unico 060609, da sconti per l’acquisto dei carburanti e per la manutenzione dei mezzi e da incentivi per l’acquisto di auto ecologiche. Il tutto per un importo complessivo di 6 milioni di euro.

LA SOLUZIONE PEGGIORE

Se questa dovesse essere la conclusione della lunga ed estenuante vertenza per l’adeguamento delle tariffe taxi, sarebbe la peggiore di quelle possibili.
Si accollerebbe alla fiscalità generale una parte degli oneri di un servizio che, checché venga giuridicamente definito "trasporto pubblico non di linea", è a domanda individuale e non ha carattere di socialità. I cittadini romani tutti, anche quelli che non lo utilizzano mai, contribuirebbero a pagare il taxi a coloro che lo utilizzano, turisti e uomini d’affari compresi. Dal punto di vista sociale, i più poveri contribuirebbero a finanziare i più ricchi.
Si può obiettare che una quota delle risorse (non è dato sapere quante) dovrebbe essere utilizzata per incentivare l’acquisto di auto ecologiche, con effetti positivi sull’inquinamento ambientale. La motivazione, di per sé nobile, non è però sufficiente a dare dignità a un provvedimento la cui unica finalità è quella di finanziare, con risorse pubbliche, una corporazione che ha un forte potere contrattuale.
La cosa che più preoccupa è che probabilmente la manovra passerà, se non col consenso generale quantomeno senza suscitare il clamore che ha accompagnato le proposte di aumenti tariffari dello scorso anno: l’opposizione, almeno a giudicare da quanto ha dichiarato nei mesi scorsi, non dovrebbe contrastare ferocemente questa ipotesi di soluzione.
C’è da chiedersi perché la "politica", sia a destra che a sinistra, sia così allergica al tema degli adeguamenti tariffari e invece prediliga lo strumento del "bilancio pubblico", quasi che i soldi pubblici non siano soldi dei cittadini, ma risorse di una entità astratta che non ha limiti di spesa. La risposta è semplice: gli aumenti tariffari hanno riflessi immediati sulla popolarità dei politici, mentre l’utilizzo del bilancio pubblico per risolvere i problemi trasferisce il problema a qualcun altro, sia esso lo Stato o le generazioni future.

SI APRE LA STRADA A UN NUOVO CONTENZIOSO

L’ipotesi di sovvenzionare con risorse comunali i taxisti, oltre a essere ingiusta e iniqua, non trova poi riscontro nella normativa corrente e rischia di determinare una seria alterazione del mercato del trasporto pubblico non di linea, aprendo un nuovo terreno di conflitto tra taxisti e noleggiatori.
La legge 21/92, che regola il settore, affida ai comuni la responsabilità di definire il numero e il tipo di veicoli da adibire al servizio, le modalità per il suo svolgimento, i criteri per la determinazione delle tariffe e i requisiti e le condizioni per il rilascio delle licenze. Non è tra i compiti dell’ente locale concedere incentivi e sgravi ed è quindi presumibile che qualche associazione di tutela dei consumatori avvii un contenzioso legale.
Se non dovessero muoversi le associazioni dei consumatori, quasi certamente lo faranno le organizzazioni rappresentative dei noleggiatori, che si troverebbero a dover competere in un mercato alterato da sussidi pubblici.
Sembra quindi che per risolvere un problema, l’eccessivo aumento delle tariffe dei taxi romani, ci si stia andando a ficcare in un problema ancora più grande, con le stesse probabilità di finire sul binario morto dell’annullamento della delibera da parte del Tar. Rispetto a quanto deciso dal tribunale amministrativo regionale a febbraio vi sarebbe però una differenza sostanziale: l’adeguamento tariffario dello scorso anno è stato bocciato per insufficienza di istruttoria, ovverosia il lavoro svolto dalla commissione incaricata di valutare la congruità degli aumenti proposti sarebbe stato insufficiente e approssimativo e comunque inadeguato a giustificare gli aumenti decisi in delibera. Questa volta la bocciatura sarebbe ben più clamorosa e nel merito, in quanto il comune si arrogherebbe il diritto di intervenire su una materia per cui non ha competenze.
Se si pensa a un gioco a somma zero, l’unica soluzione praticabile per uscire dall’impasse in cui si sta per cacciare la giunta capitolina, è quella di rinegoziare con le organizzazioni sindacali dei taxisti e con le associazioni dei consumatori un adeguamento tariffario più basso e coerente con gli indicatori economici del settore di riferimento, lasciando perdere gli incentivi.
Se si pensa invece a un gioco a somma positiva, in cui non vi sia solo una continua rincorsa tra costi e tariffe, ma un "efficientamento" del settore, occorrerebbe rivedere profondamente l’organizzazione del servizio, utilizzando tutti gli strumenti forniti dall’attuale legislazione e altri che potrebbero introdursi, per consentire al settore di uscire dalla dimensione "artigianale" per entrare nell’era "industriale".
E’ chiaro però che questa seconda ipotesi è pura "utopia", che non trova il consenso dei taxisti e una politica abbastanza forte e autorevole per imporre un cambiamento del paradigma di riferimento.
Ci si può accontentare di riuscire a evitare che anche i taxi vengano finanziati con risorse pubbliche: dall’aumento anche consistente delle tariffe ci si può difendere decidendo di utilizzare servizi alternativi, oppure decidendo di ridurre l’uso del taxi; l’unica difesa contro il contributo pubblico al settore è lo strumento elettorale. Uno strumento però spuntato perché tutte le forze politiche hanno lo stesso atteggiamento nei confronti dell’uso del bilancio pubblico come mezzo per ridurre l’impatto dell’aumento delle tariffe dei servizi.

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21 commenti

  1. Stefano Palumbo

    Condivido l’articolo al 99%. L’unico particolare che mi ha fatto saltare sulla sedia è il suggerimento di passare da una gestione "artigianale" ad una "industriale". E per quale motivo non passare ad una post-industriale? Cioè una basata su un’immissione massiccia di tecnologie dell’informazione, che consentano la geolocalizzazione dei taxi da parte di una centrale unica di raccolta delle richieste, l’adozione obbligatoria di sistemi di pagamento elettronico (in modo da facilitare i clienti e favorire l’emersione dei redditi di questa categoria), la possibilità per i tassisti di offrire prestazioni aggiuntive ai passeggeri (telecheckin all’aeroporto, acquisto online di biglietti di teatri o anche del treno, etc.), l’utilizzo di informazioni sulla viabilità (se le ha l’Atac, in grado ormai di comunicare con ragionevole attendibilità i tempi di arrivo dei bus, perché non potrebbero utilizzarle anche loro per scegliere meglio i percorsi?), e così via.

  2. Luciano Galbiati

    Incentivi e sgravi per l’acquisto di auto ecologiche e lo sviluppo tecnologico del sistema di ricerca taxi non sono un "peso" per la fiscalità generale. Al contrario sono il modo più efficace per stimolare investimenti e ricerca a beneficio del sistema economico e della stessa fiscalità. Modalità utilizzata in tutti i settori; turismo,servizi innovativi, energia rinnovabile,ristrutturazioni edili,automotive,motocicli,nuova imprenditoria giovanile,ecc, solo per citare gli ultimi interventi.Incomprensibile lo"stupore" dell’autore. A Milano la stessa tipologia di intervento (varata in preparazione dell’Expo) stà ottenendo ottimi risultati (senza attriti con gli operatori NCC). A 2 anni dal varo degli sgravi la metà dei taxi è un veicolo a trazione ibrida o a gas;con previsione del 100% al 2015. Anche per la dotazione di sistemi pagamento POS e conoscenza dell’inglese (x gli autisti) si riscontrano analoghi risultati. Trasferire il servizio taxi nelle mani di qualche potente oligopolio; questo è il motivo di questa "ennesima" tiritera (altro che "dimensione artigiana" superata dall’era "industriale"). Il"cumulo"delle licenze è il vero obbiettivo di tanti pseudo-riformatori!

  3. Me

    Articolo assurdo il suo, non vi sta bene niente. Gli incentivi per il carburante sono un ottima iniziativa per contenere gli adeguamenti alle tariffe. Tutto aumenta il costo della vita è alle stelle e pretendete non ci sia un minimo aumento che sostenga la categoria dei tassisti, schiacciata da spese di manutenzione delle vetture, carburante, assicurazione etc… Le ricordo che a Milano il costo taxi è superiore a Roma secondo studi accertati così come a Parigi, Londra, Vienna, Zurigo, Los Angeles, etc. Solo in Spagna in Europa si hanno costi più contenuti grazie appunto agli incentivi che i tassisti hanno su carburanti e assicurazione. E’ qualche anno che siamo ormai tartassati dai "giornalisti", il suo articolo certo non mi sorprende ormai è una gara a chi la spara più grossa. Nessuno che abbia però fatto un articolo sulle visite mediche e tossicologiche annuali che hanno messo a nostre spese altri 100 euro l’anno, o il corso antincendio e primosoccorso.

  4. VARESE 55

    La Direttiva Europea Bolkestein non incentiva nessun piano industriale. Il rapporto UBS delle Banche svizzere 2009 pone Roma nella media europea. Il Decreto Bersani lascia i taxi contingentati. A Londra i taxi adeguano la tariffa del 2.6%. A Milano idem. Le idee sui taxi dell’Istituto Bruno Leoni dell’agosto 2005 da lei riprese (più taxi uguale tariffe più basse), sono sconfessate dalle file di taxi ai posteggi di Roma. Senza la chiusura totale del centro storico, senza aumento delle corse, gli 8000 taxi, per sopravvivere alla benzina più cara d’Europa, alle assicurazioni più care d’Europa, ai tagliandi, alle visite droga-alcol, sono "costretti" a chiedere di adeguare la tariffa. Poi, se volete i pakistani al volante, ditelo apertamente. La tariffa taxi di Roma è quella del 2007: si faccia i conti ACI sui costi chilometrici e poi, invece di fare discorsi populistici, provi a fare i conti della serva, al centesimo, e vedrà che, solo per mettere le mani sul volante, le occorrono 60 euro al giorno di sole spese oltre il carburante. Se Roma ha la motorizzazione all’80%, 600.000 motociclisti e l’1% di utenti taxi, la colpa è dei tassisti?

  5. Marco

    L’idea della modernizzazione più spinta del settore taxi italiano è assolutamente meravigliosa: plaudo all’idea folgorante ed auspico un Legge dello Stato che imponga l’informatizzazione a scopo di controllo assoluto del mezzo e dell’autista, il quale dovrà rispondere obbligatoriamente a qualsiasi chiamata ed impegnarsi a svolgerla nel più breve e più economico modo possibile (pene eventuali da discutere in sede Istituzionale). Direi che 4 autisti per licenza potrebbero andare bene, naturalmente da assumere con sgravi fiscali e stipendi tali da permettere il minor costo possibile di gestione. La manodopera? No problem, Lampedusa e Pantelleria ringrazieranno.

  6. Marco Luisi

    Lei che è stato dirigente dell’Unità Organizzativa Trasporto Pubblico Locale del Comune di Roma tra il 2005 e il 2008 ci spieghi come è fatto il pozzo senza fondo del TPL con i bilanci costantemente in rosso nonostante fiumi di denaro pubblico erogati per un servizio mai all’altezza di rispondere alle esigenze del trasporto di massa. Un costo anche per chi i mezzi pubblici non li utilizza mai, compresi i tassisti! Forse la sua visione "industriale" prevede che i lunghi artigli delle municipalizzate possano allungarsi su un servizio molto più appetibile che non trasportare "poveracci" dalla propria "umile" casa all’altrettanto "umile" posto di lavoro? Pensiero "liberista"? Macché: sempre e solo questione di vil pecunia!

  7. Paolo Andreozzi

    Succede di tutto oramai, tocca anche leggere la difesa dell’indifendibile. La corporazione dei tassisti romani è uno degli elementi deteriori che fanno scivolare anno dopo anno Roma tra le capitali più sregolate del mondo e c’è ancora qualcuno che la difende. Di cosa vogliamo parlare? Della ricerca di un taxi nei quartieri non centrali? Della disponibilità di un taxi quando piove? Di passeggeri lasciati a metà percorso perché l’itinerario ritenuto non conveniente per il tassista? di tariffe gonfiate? Del voto di scambio? Se serve un testimone chiamate pure. Chi nega questi problemi concreti o è in malafede o risiede altrove (già a Milano, Bologna, Firenze, ad esempio non riscontro lo stesso ordine di problemi, ma posso sbagliare) L’articolo mette il dito su una ferita purulenta che l’amministrazione comunale non vuole sanare . Neanche si può dire che operi sotto ricatto, non ci prova proprio: mi dicono che uno dei leader più rappresentativi dei tassisti romani siede in consiglio nelle file della attuale maggioranza..sarà vero? Ecco una possibile spiegazione di certe scelte.

  8. Stefano Magatti

    Molte risposte all’articolo (che condivido) sono già state date, quindi mi limiterò a riportare un’esperienza personale: cinque mesi che ho insatallato il poss per tutte le carte di credito possibili e immaginabili, risultato ben tre transazioni effettuate, 15/20/25 euro, praticamente ho a mala pena recuperato il canone,e stò parlando di una città come Milano…

  9. luciano Galbiati

    Il decreto Bersani permette il superamento della regola"una licenza-un tassista", consentendo l’attivazione di piu autisti con un solo permesso.La crescita numerica di turni e autisti supplementari dipende solo dal mercato.A Milano,ad esempio,sono operativi 500 autisti supplementari.I tassisti si oppongono(con ferma determinazione) al "cumulo"delle licenze. Il problema e il seguente: il massiccio ingresso di societa di capitali,consentita dal cumulo, conduce inevitabilmente i taxi verso il discutibile modello organizzativo nordamericano. Questo il modello in questione:Proprieta licenze in capo a soggetti capitalistici (proprieta assenteista) – Gestione tramite broker (intermediazione parassitaria) – Autisti oppressi da un esoso sistema di nolo di licenze e vetture -Professionalita del servizio prossima allo zero. La categoria e disponibile a potenziare offerta e modalita del servizio (vantaggiosa per utenti e operatori);disponibilita che non potra mai prevedere aquiescenza verso false liberalizzazioni il cui esito scontato e l’impoverimento e la precarizzazione delle condizioni di lavoro.

  10. carlo

    E’ da anni che tutti se la prendono con i tassisti romani, vorrei ricordare che il servizio taxi è stato escluso dalla direttiva Bolkstain che riguarda le liberalizzazioni delle professioni. I giornali certe cose naturalmente non le dicono, basta cercare su internet, a Il Cairo i taxi sono 10000 a numero chiuso, a Barcellona dopo le penultime olimpiadi i taxi sono stati ridotti di numero, ritornando a Roma neanche entrano nei parcheggi, anzi alcune volte ho visto con i miei occhi che i vigili e la polizia li manda via, vi sembra giusto? Smettiamola di criticare gente che lavora 8 ore al giorno nel traffico e 12 giorni consecutivi.

  11. Alessandro Genovese

    Caro sig. Romeo Incerti ma sbaglio o lei è stato primo dirigente del dipartimento mobilità durante la Giunta Veltroni, si proprio gli anni del famigerato concorso di 2000 licenze dove oggi si scoprono che molte di quelle licenze sono state assegnate a chi già aveva un impiego o un lavoro (Vigili, pizzettai, avvocati e insegnanti etc.) e furono gli anni dove in molti chiedemmo il rispetto della legge quadro verso gli NCC di altri comuni che venivano a migliaia a operare abusivamente nella capitale. I risultati di quella politica scellerata da lei condivisa si vedono, purtroppo, oggi. Parcheggi stracolmi di taxi. Qualità del servizio sempre più scadente e una flotta di autisti di Ncc sfruttati e sottopagati in nero (5 € l’ora) al soldo di piccoli industriali del trasporto non di linea.

  12. Lorenzo

    Non ho capito: c’è gente che lavora in azienda dove, ogni giorno, è una guerra al centesimo con la concorrenza. Dove, se ritocchi il prezzo o se sgarri la consegna, ti giochi il cliente. E devi fatturare tutto.
    E c’è questa bella gente che, oltre a lavorare in un mercato protetto, a dichiarare poco o niente, pretende di essere sovvenzionata con i soldi delle mie tasse.
    Ma stiamo scherzando?

  13. umberto nucci

    Il dottor incerti, che era il responsabile del settore taxi nell’era Veltroni, ha colto nel segno, cioè le associazioni di consumatori che dovrebbero tutelare tutti i cittadini soprattutto su come vengono spesi i soldi pubblici, invece sembrano d’accordo con gli attuali amministratori di prendere dalle casse del comune i soldi per dare degli incentivi ai tassisti romani, dai conti andrebbero ai – ricchissimi tassisti – circa 1.30 euro al giorno, che dovrebbero compensare gli aumenti definiti sproporzionati da tutte le associazioni dei consumatori, e dai politici, soprattutto da quelli che hanno contribuito alla situazione da fame in cui si trovano i tassisti romani, vedi Incerti ed altri che non ci volevano dare le corsie preferenziali, e che hanno con il rilascio di 2000 licenze alla situazione attuale, dove nei parcheggi dei taxi non c’è posto per tutti i taxi che non sanno dove fermarsi, mi ricordo quando venni a proporle di cambiare i gruppi la risposta sarcastica che mi diede il 06-12-2006 –allora vedete che qualcosa di buono la sapete fare pure voi tassisti, io ho un ‘ottima memoria, e come tutti non mi scorderò mai chi sono i nostri amici. Un saluto cordialissimo.

  14. Daniele

    Si continua a criticare qualsiasi iniziativa nei confronti dei tassisti. Caro sig. Incerti vorrei tanto vederla scrivere su argomentazioni, tipo le 2000 licenze, a chi sono andate? E alle relative tangenti 30000/40000? Ai 6500 noleggi di fuori roma, provincia, regione con il loro sporco gioco delle mazzette, lavoro nero e concorrenza sleale. All’ aumento di gas, luce, acqua, aerei, treni, navi? il taxi no! Mi faccia il piacere !

  15. de agostini bruno

    i 150 milioni di deficit Atac chi li paga ? Io l’autobus non lo prendo….

  16. Giuliano

    Una soluzione innovativa di lungo periodo alla questione dei taxi (e dei tassisti) di Roma: taxi senza guidatore! Secondo Popular Science, entro il 2020 le auto con il pilota automatico potrebbero essere una realtà. Iniziamo oggi a pensare quali conseguenze positive questo avrebbe sul trasporto locale, a partire dai costi ridotti. I tassisti avranno dieci anni o più per cambiare lavoro.

  17. Luciano Galbiati

    Lavoce.info muove da tempo ingiuste critiche a danno del servizio taxi. Un disco rotto. In estrema sintesi 4 le critiche ricorrenti: 1 I taxi sono pochi (stima smentita dai confronti internazionali;comparazioni aggiornate in http://www.unicataxibologna.it). 2 Le tarfiffe sono alte (l’Italia si pone nella posizione mediana delle classifiche internazionali;conparazioni aggiornate in http://www.unicataxibologna.it). 3 Rigidità della regola "una licenza – un uomo" (regola ormai superata dal decreto Bersani). 4 Il valore della licenza indice di cattiva regolazione (tesi confutata da numerosi ed autorevoli studi:Cairns e Liston-Heyes,1996.Visco,Comandini,Violati,Gori,2004). La vostra opinione sulla questione dei taxi è ormai palese a tutti. Si vuole ad ogni costo, secondo i dettami di fallimentari modelli econometrici, concentrare le 50.000 licenze nelle mani di qualche potente oligopolio. Nessun problema. I regolatori possono ricomprare i permessi (per poi distribuirli,magari gratis,a soggetti giuridici di varia natura!) e contestualmente varare un piano di prepensionamenti per i 70.000 operatori; in analogia alle numerose ristrutturazioni aziendali. (Il tema dei "risarcimenti ai perdenti delle liberalizzazioni" suggerito da Daveri e Boitani da queste colonne). Una certezza. Il 99,9% dei tassisti chiuderebbe "baracca" senza alcun rimpianto per un lavoro faticoso, pericoloso e mal retribuito. Appetiti oligopolistici soddisfatti, autisti in meritato riposo, modelli econometrici confermati; il migliore dei mondi possibili! Sparare ad "alzo zero" contro intere categorie di lavoratori non aumenta il consenso (anzi,il contrario). I lettori non sono né ingenui, né sprovveduti.

  18. Stefanuccio

    Il Sig. Incerti continua a perseguire quello che è stato un obiettivo parzialmente raggiunto nella tristissima era Veltroni: la distruzione della categoria dei tassisti. Una volta la sinistra (quella vera…) ha consentito la strada esattamente opposta, ovvero ha trasformato il settore taxi eliminando i privilegi di pochi "industriali" che detenevano il 100% delle licenze, creando di fatto la figura del padroncino attualmente esistente. Oggi "questa sinistra" persegue la strada esattamente opposta, ovvero vorrebbe ricreare la figura dell’industriale che detiene tutte le licenze. Chi ci capisce qualcosa è bravo. Domanda: qualcuno ricorda cosa ha fatto Veltroni per Roma, oltre la vertenza taxi? Questi signori continuano a caratterizzarsi per l’accanimento verso una categoria di lavoratori veri, senza ammortizzatori sociali ed alcun tipo di tutela; in compenso compaiono in città manifesti dove "questa sinistra" si spertica per salvare l’Atac. Salvare l’Atac? Ma come, non viene salvata tutti gli anni dal Comune di Roma che ripiana i debiti? Eppure io l’autobus non lo prendo mai…

  19. Lucia

    Ho detto tutto. L’oggetto si commenta da solo. Ai tassisti (che purtroppo almeno a Roma non brillano per reputazione) sovvenzioni, ai bambini e alle famigli costi aggiuntivi per far mangiare i propri bambini con un servizio peggiorato (dalla mensa biologica a quella non).

  20. Luciano Galbiati

    La concorrenza ai taxi sono: il sevizio di noleggio auto (con o senza conducente), il car sharing, il trasporto pubblico collettivo (pesantemente sussidiato) e le vetture private (tollerate oltre ogni limite nei nostri congestionati centri storici). A questo si aggiunge la concorrenza sleale dell’abusivismo (contrastato dalle autorità in modo intermittente;nella migliore delle ipotesi). Date le premesse è chiaro a tutti che tra i tassisti non ci sono nababbi milionari (il signor Lorenzo può stare sereno!).Una doverosa risposta ad alcuni commenti inutilmente rabbiosi e polemici (la guerra tra poveri). I tassisti sono contenti se con i soldi delle loro tasse si finanzia il welfare (a vantaggio di tutti), la ricerca (il futuro del paese) e si aiutano e difendono le imprese che operano in Italia; anche quelle per cui lavorano i detrattori della categoria. Egoismo ed invidia sociale sono sempre un male.

  21. Vincenzo

    Faranno la stessa fine degli autobus. Ogni anno dovranno stare a discutere di soldi che chissà se arrivano, Altrimenti, ci si ferma.

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