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IL DEBITO DELLE FAMIGLIE AGGRAVA LA CRISI *

L’impatto della recessione del 2009 sui consumi delle famiglie è stato più forte nel Regno Unito rispetto all’Italia. Le cause non sono solo nella diversa entità delle crisi bancarie, ma anche nella diversa esposizione debitoria delle famiglie. Il loro indebitamento complessivo è cresciuto negli ultimi dieci anni in tutti i paesi. Ma poco prima della crisi, nel nostro paese era al 68,8 per cento del reddito disponibile e nel Regno Unito a più del doppio. Soprattutto, sono le famiglie britanniche con redditi bassi a essere più indebitate di quelle italiane. L’incidenza dei mutui.

L’impatto della crisi è stato di intensità maggiore nel Regno Unito rispetto all’Italia non per quanto riguarda il PIL (che è caduto di più in Italia) ma sicuramente per quanto riguarda i consumi delle famiglie. Le cause sono da ricercarsi non solo nella diversa entità delle crisi bancarie, ma anche nella diversa esposizione debitoria delle famiglie. L’Italia è infatti un paese in cui i mutui per l’acquisto dell’abitazione e il credito al consumo non sono così diffusi come knel Regno Unito.

IL DEBITO PRIVATO NELLA CRISI

La crisi del mercato finanziario è attribuibile non solo alla mancanza di regolamentazione, ma anche a una domanda di credito della classe media diretta soprattutto ad acquistare abitazioni i cui mutui non sono poi stati ripagati. Si può forse sostenere che le crisi bancarie in Italia siano state evitate anche grazie alla minore propensione al debito da parte delle famiglie.
L’importanza del ruolo del debito privato nel causare crisi finanziarie è oggi riconosciuta, tanto che il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e l’Abi pubblicano, dalla fine del 2009, un rapporto di monitoraggio sulla vulnerabilità finanziaria delle famiglie italiane, al fine di tenere sotto osservazione i rischi potenzialmente connessi con la crescita dell’indebitamento. (1)
L’impatto della recessione del 2009 è stato più severo nel Regno Unito: -3,3 per cento dei consumi privati e -15 per cento degli investimenti contro -1,75 per cento e -12 per cento per l’Italia. Soprattutto, nel Regno Unito è crollato il contributo delle abitazioni all’investimento e il contributo all’investimento da parte delle famiglie, mentre i due indicatori hanno tenuto in Italia, dove il crollo degli investimenti è invece concentrato nelle imprese e nei macchinari.
Per capire perché la crisi ha avuto un impatto diverso nei due paesi è importante guardare alla distribuzione del debito delle famiglie prima del suo esplodere.

DUE DIVERSI MERCATI DEL DEBITO

L’indebitamento complessivo delle famiglie è cresciuto negli ultimi dieci anni in tutti i paesi, ma in Italia era al 68,8 per cento del reddito disponibile poco prima della crisi, mentre nel Regno Unito era più del doppio: 174,9 per cento. Inoltre nel 2006 i valori del debito per mutui pro capite erano pari a circa 5.100 euro in Italia e 28.800 euro knel Regno Unito. Il valore medio dei mutui contratti era, nel 2004, pari a 90mila euro in Italia e a 144mila euro nel Regno Unito, con prezzi medi di acquisto rispettivamente di 150mila e 165mila euro, determinando un loan to value ratio del 60 per cento in Italia e dell’87,3 per cento nel Regno Unito. Il loan to value è una buona misura per esprimere il grado di esposizione finanziaria nell’acquisto di una casa e un suo basso valore indica che il mutuo è garantito da un maggiore valore dell’immobile.
Anche in termini di partecipazione al mercato del debito esistono profonde differenze tra i due paesi. In Italia solo il 21 per cento delle famiglie era indebitato nel 2006, contro il 54 per cento per il Regno Unito nel 2005. Il minor debito delle famiglie italiane (minor numero di famiglie, minore importo pro capite e minor valore rispetto al reddito) è in parte imputabile all’esistenza di un ampio mercato del prestito informale (prestiti da parte di parenti) o alla particolare avversione che le famiglie del nostro paese hanno nei confronti dell’indebitamento. Ci sono anche motivazioni dal lato dell’offerta che possono spiegare le diversità. Le banche italiane hanno potenziato l’espansione del credito nei confronti delle famiglie, ma non in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Inoltre quasi l’intero importo dei mutui erogati è da attribuirsi alle banche commerciali, mentre nel Regno Unito un quarto era coperto da building society. (3)

LA DISTRIBUZIONE DEL DEBITO TRA LE FAMIGLIE NEI DUE PAESI

Chi detiene i maggiori debiti (in rapporto al loro reddito ovviamente), i ricchi o i poveri? I valori percentuali riportati nella tabella 1 rappresentano i rapporti di indebitamento per diverse classi di reddito. Si notano tre cose: in entrambi i paesi la maggiore incidenza del debito sul reddito è una caratteristica delle famiglie a più basso reddito; nel Regno Unito tutte le famiglie, a prescindere dal reddito, hanno un’incidenza del debito sul reddito decisamente superiore a quelle italiane;  soprattutto, nel Regno Unito le famiglie a basso reddito sono molto più indebitate di quelle italiane. Quindi, non solo prima della crisi ben il 54 per cento delle famiglie britanniche era indebitato (in Italia solo il 21 per cento), ma tra quelle indebitate, l’incidenza del debito era molto più forte tra quelle a basso reddito e quindi a maggior rischio di default.

Tabella 1. Rapporto debito/reddito per le famiglie indebitate
(valori percentuali)
Reddito familiare (€) Italia 2006 UK 2005
< 17000 279.3 634.7
17000-25500 146.4 309.0
25500-36500 162.1 216.4
36500-51000 136.1 187.3
51000-73000 106.4 160.7
> 73000 84.7 138.3
     
Fonte: Prometeia, Rapporto di Previsione – gennaio 2009, Cap. 8.

Le ragioni della crisi finanziaria vanno quindi ricercate non solo nella regolamentazione delle banche, ma anche nel debito privato delle famiglie. Il numero di mutui non ripagati è di molto maggiore nel Regno Unito (e negli Stati Uniti) che in Italia principalmente perché nel Regno Unito ci sono molto più famiglie indebitate, perché l’incidenza del debito sul reddito è molto maggiore rispetto all’Italia e perché le famiglie inglesi con redditi bassi hanno un’esposizione debitoria rispetto al reddito nettamente superiore rispetto a quella italiana, mettendole più a rischio di default.

*Le opinioni espresse sono personali e non coinvolgono quelle di Prometeia.

(1) Ministero del Lavoro e Politiche sociali, Vulnerabilità finanziaria delle famiglie.
(2) È possibile che l’esistenza di reti specializzate nella concessione di mutui per la casa abbia avuto l’effetto di rendere più “amichevole” l’accesso a un’operazione, impegnativa finanziariamente e psicologicamente, come la stipula di un mutuo.

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  1. Marcello Battini

    Non mi stancherò mai di ripetere che, in Italia, la speculazione immobiliare fa da tappo finanziario allo sviluppo economico (oltre a rendere meno attraente, per il turismo, il nostro paese e rappresentare un eccellente strumento, per il riciclaggio di denaro sporco). Anche questo settore attende riforme secolari. I mercati lo sanno (S&P), gli italiani anche. Chissa quando troveremo una classe politica disposta a fare il necessario.

  2. SAVINO

    Il fenomeno descritto può essere stanato con un solo rimedio: porre limitazioni etiche al marketing. Non si può illudere chi percepisce 1.000 Euro al mese ed ha un evidente potere d’acquisto limitato alla sola sopravvivenza che con quel salario possa acquistare il mondo intero, anche a rate. Occorre, invece, presentare meglio al consumatore la scala di utilità dei beni e servizi che vengono offerti, in modo tale che egli possa saper distinguere tra bisogni primari e secondari da soddisfare, nonchè delucidarlo sui mezzi di pagamento più opportuni da utilizzare.

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