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MA TRIESTE NON È BOLZANO

L’attuazione del federalismo fiscale comporta nuovi accordi bilaterali tra le Regioni a statuto speciale e lo Stato in materia finanziaria. Si tratta di uno strumento corretto perché le Rss sono tra di loro molto diverse per ricchezza e sviluppo, ma anche nel grado di autonomia fiscale originariamente concesso. Ad esempio, l’atteggiamento conservatore della Regione Friuli Venezia Giulia nei confronti della riforma sembra motivato più che dal timore di una valutazione, da quello di vedersi trascinare in un sistema complessivamente meno efficace ed efficiente.

In un recente intervento, Alberto Zanardi e Matteo Barbero sostengono la tesi che l’esclusione delle Regioni a statuto speciale dall’attuazione della riforma fiscale è un’occasione mancata sia per eliminare anacronistici privilegi, che per attivare un maggior controllo di efficacia ed efficienza dei servizi pubblici anche in queste regioni. In aggiunta, la negoziazione one to one tra Rss e Stato sui nuovi accordi in materia finanziaria genererebbe una barriera alla redistribuzione non solo tra le Regioni a statuto speciale e quelle a statuto ordinario, ma anche tra le Regioni a statuto speciale ricche e quelle povere, tra il Nord e il Sud.

REGIONI E COMPARTECIPAZIONI

Il nostro punto è che la bilateralità degli accordi è di per sé uno strumento corretto proprio perché le Rss sono tra di loro molto diverse, oltre che nelle loro traiettorie di sviluppo anche nel grado di autonomia fiscale originariamente concesso. Ad esempio, la Valle d’Aosta compartecipa a diciassette tra tributi e tasse, le province autonome di Trento e Bolzano a quindici (cui se ne aggiungono altri due della Regione Trentino-Alto Adige), mentre la Regione Friuli Venezia Giulia solo a sette. Le quote di compartecipazione della Regione Fvg sono inoltre per lo più nettamente inferiori: ad esempio 6/10 per l’Irpef contro i 10/10 e 9/10 rispettivamente di Val d’Aosta e Trento e Bolzano, 4,5/10 per l’Imposta sulle società contro 10/10 e 9/10 delle altre due realtà e circa il 30 per cento delle accise su benzine e gasolio contro i 9/10 di Trento e Bolzano.
Il giudizio sulla compatibilità degli accordi bilaterali con una universale applicazione del federalismo fiscale, finita la fase transitoria, deve essere pertanto elaborato considerando il contenuto specifico di ciascun accordo e non si presta a scorciatoie, sia pure ragionevoli, che contrappongano le Rss ricche del Nord a quelle povere del Sud. In altri termini, nell’intervento di Barbero e Zanardi ci sono specifiche responsabilità attribuite alla Regione Friuli Venezia Giulia che non ci appaiono particolarmente fondate.

LE RAGIONI DI TRIESTE

Barbero e Zanardi sostengono che 1) due Regioni a statuto speciale – Trentino e Friuli Venezia Giulia e gli enti locali in esse dislocati – stanno operando per sottrarsi alla riforma federalista al fine di mantenere la loro “ricchezza”; 2) tale comportamento è miope da parte degli enti locali che dalle Regioni dipendono in termini di entrate (e incoerente da parte delle Regioni stesse); 3) le due Regioni si appellano all’autosufficienza finanziaria per evitare di subire controlli di efficienza sulla gestione del servizio sanitario.
Lasciar fuori le Rss dalla riforma federalista può essere una pessima idea o ancor meglio un grave segnale di debolezza da parte del governo, ma attribuire alla Regione Fvg e ai suoi enti locali forme di egoismo à la Scrooge non aiuta a individuare un percorso di convergenza tra Rss e Rso.
Affermare che la Regione Fvg sia ricca appare a dir poco azzardato: il livello del Pil regionale pro-capite, è superiore del 10 per cento a quello medio nazionale, contro il + 30 per cento di Val d’Aosta e Trentino, e comunque inferiore a Lombardia, Emilia e Romagna, Lazio e Veneto. E d’altra parte l’uscita dalla crisi appare più lenta, soprattutto a causa di un tasso di crescita delle esportazioni (+7,9 per cento nel 2010) che è la metà rispetto alla media del Nord Est (+15,4 per cento).
Detto questo, e passiamo così al secondo punto, che comuni e province si siano “autoesclusi” dalla raccolta di informazioni sulle caratteristiche strutturali dei servizi offerti a livello locale, appare razionale più che “miope”. Ciò se si considera che per il triennio 2011-13 la Regione Fvg, pur prevedendo le riduzioni di spesa imposte dalla programmazione nazionale di rientro dal debito, non intende operare tagli nei trasferimenti verso gli enti locali.
Infine, sul terzo punto, che la Regione Fvg temporeggi di fronte al regime della determinazione dei fabbisogni standard per il proprio sistema sanitario può essere del tutto comprensibile considerato che si dovrebbe applicare un meccanismo generale di riparto pro futuro assai incerto e con un passato locale che tutto può essere definito tranne che di spreco.
A differenza di “altre” Rss ricche in cui la spesa sanitaria è ben al di sopra della media nazionale (nel 2008 per Bolzano +24 per cento sulla media pro-capite e per la Valle d’Aosta + 22 per cento), la Regione Fvg supera la spesa media nazionale appena del 5,8 per cento, contro il 10,2 per cento della Liguria, che ha una struttura demografica molto simile. Secondo un recentissimo rapporto Cerm che analizza sia la dimensione che la qualità della spesa, la Regione Fvg, insieme all’Umbria, sarebbe un caso esemplare in cui non ci sarebbe bisogno di alcun intervento correttivo.
L’atteggiamento conservatore della Regione Fvg nei confronti della riforma del federalismo fiscale ci sembra quindi motivato (anche se probabilmente non giustificato) non tanto dal timore di vedersi valutare, quanto di vedersi “trascinare” in un sistema complessivamente meno efficace ed efficiente.

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  1. AM

    Storicamente la necessità di assegnare autonomia finanziaria alle regioni a statuto speciale si è manifestata quando le altre regioni di fatto non esistevano. Oggi, cogliendo l’occasione della crisi, è necessario intervenire. Ho letto ad es. i dati sul numero dei dipendenti della Regione Sicilia e sui loro compensi. Sbaloriditivo! Se la Sicilia fosse indipendente si troverebbe in una posizione ancor più difficile di quella della Grecia.

  2. bob

    La vera anomalia dal ’70 in poi di queesto Paese sono le Regioni come tali. Sono loro la causa dell’enorme debito pubblico. Ancora più anomalo sono quelle a statuto speciale portatrici di sprechi abnormi. A cosa serve tradure in dialetto friulano gli atti pubblici, se non quello di creare favori agli amici degli amici. Se non mettiamo in un angolo questo becero localismo la pagheremo cara, ma soprattutto la pagherano cara i giovani delle future generazioni che si troveranno a colloquiare solo con il feudale di turno. Ci spiegate quale è questa efficienza friulana?

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