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LA VERGOGNA DI ESSERE UN EVASORE

La manovra nella versione del 1° settembre prevede la pubblicazione sui siti web dei comuni delle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti. Difficile prevedere se davvero si passerà all’atto pratico. In ogni caso, la discussione sull’argomento è annosa e gli effetti sono dubbi. L’importanza delle sanzioni sociali per rafforzare l’osservanza delle leggi è tanto maggiore quanto più numerose sono le persone che già obbediscono alla norma. E l’informazione sull’altrui evasione non punita può tranquillizzare l’aspirante evasore. Più efficace il “naming and shaming”. Anche in Italia?

La manovra nella versione del 1° settembre prevede la pubblicazione sui siti web dei comuni delle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti. È difficile fare scommesse sul fatto che dalla previsione si passi all’atto pratico. Da una parte, l’attuazione è rimandata a un Dpcm d’intesa con la Conferenza Stato-città, dall’altra non mancheranno gli argomenti giuridici per una marcia indietro, viste anche le reazioni che vennero dal garante della privacy quando una misura simile fu adottata da Vincenzo Visco. L’affidamento del compito ai comuni è poi quanto mai discutibile, se si considera che può essere impossibile osservare localmente vari consumi di lusso effettuati altrove (dalle seconde case alle barche, ai cavalli), e che d’altra parte la concorrenza fiscale tra comuni può facilmente influenzarne i comportamenti in questo campo.

PRO E CONTRO LA PUBBLICAZIONE

Per quanto riguarda ciò che si potrebbe attendere dalla pubblicazione dei dati fiscali, la discussione sull’argomento è annosa e gli effetti sono dubbi. Sosteneva il presidente americano Harrison nel 1901 che i cittadini “come membri di una grande società di persone (…) hanno il diritto di conoscere quanto ciascun altro contribuisce alla società e quanto prende da essa” e perciò “ogni cittadino ha un interesse personale, un interesse economico, a proposito della dichiarazione fiscale del suo vicino”. (1) In effetti, esisteva una tradizione negli Stati Uniti in questo senso: i ruoli relativi alla prima imposta sul reddito americana, la Civil War Income Tax del 1862, furono esposti al pubblico e divulgati sui giornali. Per altro non tardarono a svilupparsi le opinioni contrarie. In un’audizione al Senato Usa del 1925, il ministro del Tesoro Mellon affermò che il verdetto dei responsabili dei controlli “è stato unanime: nessuna imposta aggiuntiva è stata raccolta grazie alla regola della pubblicità, e tutti ne raccomandano l’abolizione”. (2) Sempre Mellon sostenne che dichiarare il reddito richiedeva la buona fede del contribuente; sarà maggiore in un contesto di confidenzialità, se il governo si impegna a non divulgare l’informazione.

QUANTO CONTA LA SANZIONE SOCIALE

Per quanto riguarda le ricerche economiche, molti studi hanno sottolineato l’importanza delle sanzioni sociali per rafforzare l’osservanza delle norme. Tuttavia, si ritiene che tale effetto sia maggiore quanto più numerose sono le persone che già osservano la norma cosicché chi non lo fa si sente emarginato. Le possibilità di manovrare questo strumento da parte dell’amministrazione finanziaria sembrano comunque limitate. In un interessante esperimento sull’evasione del canone Tv in Austria, un gruppo di cittadini selezionati come potenziali evasori ricevette una lettera in cui li si informava di essere sospetti e gli si chiedeva se sapessero che pressoché tutti i cittadini, ovvero il 94 per cento della popolazione, compivano il loro dovere in questo campo. (3) Gli effetti di quest’ultima informazione, a confronto con quelle ottenute con altre varianti della lettera, contenenti un appello morale o una minaccia di controllo, furono scarsi.
Ancora più problematico è il caso in cui l’evasione sia notoriamente diffusa e poco sanzionata. Le teorie delle cascate informative e del comportamento di gregge suggeriscono che noi colmiamo le nostre carenze informative osservando e imitando ciò che fanno gli altri; l’informazione sull’altrui evasione non punita può tranquillizzare l’aspirante evasore, che insomma, potrebbe d’ora in poi mangiare la foglia anche meglio di quanto già oggi non avvenga grazie alla conoscenza dei dati medi. (4) Non a caso i supermercati non divulgano i dati sui furti dai loro scaffali, che pure si dice siano frequenti e di rado sanzionati, nel timore di peggiorare le cose.
Diverso è il caso del cosiddetto “naming and shaming”, ovvero della pubblicazione di informazioni sui casi di comportamento illegale. Se effettuata dall’amministrazione finanziaria, rafforza l’idea dell’efficacia dell’azione di contrasto. Se messa in atto dai cittadini, attraverso i siti web che raccolgono testimonianze sulle forme di evasione, corruzione e altro e spesso in forme creative,  (come la stampa, in India, di monete ad hoc di valore zero da consegnare a chi richiede mazzette)  testimonia del maturare di un’avversione morale e sociale all’illegalità. (5) Difficile tuttavia credere che gli evasori siano pronti a vergognarsi, quando l’iniziativa di mettere in piazza i loro redditi è presa da un presidente del Consiglio che ha mostrato una granitica resistenza allo shaming, di cui è fatto sistematicamente oggetto su tutta la stampa internazionale e su buona parte di quella italiana.

(1) Citato in Schwartz, P., 2008, “The future of tax privacy”, National Tax Journal 51, 883-900.
(2) Sempre citato da Schwartz.
(3) Fellner, G., Sausgruber, R. and C. Traxler, 2009, “Testing enforcement strategies in the field: legal threat, moral appeal and social information”, CESifo WP 2787.
(4) Epstein, G. S., Gang, I., 2009, Why pay taxes when no one else does?
(5) Si veda The Telegraph, 2 febbraio 2010.

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LA STANGATA

26 commenti

  1. Andrea

    Volevo portare la mia esperienza perchè credo sintomatica del rapporto cittadino-stato. Sono un piccolo imprenditore, ho sempre pagato le tasse. Arriva l’ anno orribile del 2004. Contrasto fra soci, crisi del settore, ma potrebbe essere una malattia, un cliente che fallisce. L’ azienda perde 250000 euro. Perdite reali, su un fatturato di 800.000 euro. L’ amministratore prende scelte in ritardo, la situazione diventa drammatica, non fittizia con i conti all’estero. Da semplice socio, divento amministratore unico. Non ci sono alternative al licenziamento di alcuni collaboratori, ma il diritto del lavoro non considera le crisi, o meglio, Il lavoratore può impugnare il licenziamento. E anche se non prendi stipendio da mesi, e non dormi per la tensione per pensare alla sorte dei dipendenti rimasti, vieni accusato di causare le peggiori malattie solo per tirare su qualche soldo. Ma questa e’ un’ altra storia… Risani con fatica, fortuna. Ed il fisco ? Scompenso fra costi e ricavi. Esercizi non congrui. Studio di settore. Risultato : sospetta evasione di iva e ricavi non dichiarati per circa 150.000 euro! Tutto sulla carta, senza un controllo di UNA carta contabile. …

  2. Paolo Baronti

    In Italia la tassazione sui redditi da lavoro e sulle imprese è la seconda la più alta d’Europa. Per “mordere” l’evasione fiscale, che rappresenta una specificità tutta italiana nel panorama europeo, invece che prevedere per l’ennesima volta l’ “inasprimento” della lotta all’evasione, è molto più agevole colpire il frutto dell’evasione stessa, cioè la formazione di un patrimonio mobiliare ed immobiliare con una tassa patrimoniale totalitaria cioè estesa a tutto il patrimonio, sia mobiliare, che immobiliare, con un’aliquota alta, (1 %) ma selettiva, preveda, cioè, una detrazione, fissata intorno al 18% dell’imposta media versata negli ultimi 5 anni, sul reddito delle persone fisiche e delle società titolari del patrimonio da tassare, così da colpire solo gli evasori fiscali e le grandi proprietà. Una puntuale -quasi scolastica- applicazione dei due dettati costituzionali secondo cui l’Italia è fondata sul lavoro, il che significa “sul lavoro e non sulla rendita” e che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.

  3. mariob

    Che senso ha pubblicare i dati di chi paga le tasse ? Ha più senso pubblicare la lista di coloro che dichiarano reddito zero (o redditi al di sotto della soglia di povertà) e poi osservare come vivono realmente. Da questo confronto emergono gli evasori.

  4. Marco Spampinato

    Il Suo articolo mette il dito nella piaga, anche con gli esempi che utilizza. Non mi sfugge però il fatto che lei abbia utilizzato il riferimento ad una imposta sul reddito introdotta durante una guerra civile, negli Stati Uniti. La lista di chi pagava in quel momento poteva essere usata come indice di consenso alla guerra? Forse fu quella una ragione politica che spinse ad allentare la morsa su quella modalità: fare finire la guerra civile. Qualche decennio prima, in Europa, Rousseau in uno straordinario discorso su “l’Economia Politica”, discuteva in termini morali e generali di economia, di Stato e del valore dell’imposizione fiscale generale diretta (Montesquieu preferiva la indiretta, ritenendo la diretta adatta agli schiavi…certo, se si pensa alle imposte feudali sulle “teste”..). Non solo il metodo di riscossione, ma anche il “che cosa” si faccia col le tasse, la trasparenza dei comportamenti, la moralità pubblica dei governanti quindi contano. Vorrei dire la “valutazione della spesa pubblica”, senza essere accusato, come è in parte scontato, di portare l’acqua “al mio interesse”…solo il mio?

  5. luca

    Privacy? non ci si può nascondere sempre dietro il nome della tutela della propria immagine. Qui c’è di mezzo il bene del Paese Italia ed è corretto che tutti sappiano e conoscano i redditi di tutti. Del resto chi non si è mai domandato, stupito, arrabbiato per amici, conoscenti, colleghi etc che viaggiano su auto di grossa cilindrata , con casa al mare, montagna, cene in ristoranti etc. e , magari, risiedono in case popolari o chissà dove… bene, se per i dipendenti pubblici ( classe dirigente) è d’obbligo per decreto Brunetta pubblicare i redditi perchè non estenderlo a tutti? Quale timore si ha? Probabilmente scopriremmo molte persone con la testa clinata verso il basso…con la vergogna che gli assale…per l’enorme evasione consumata nel corso degli anni. Certo poi , probabilmente subentrerà anche la capacità dei commercialisti a spiegare il perchè di molti clienti con dichiarazioni al limite deglla soglia di povertà! Sono favorevole alla pubblicazione di tutti i redditi.

  6. Giorgio

    Ci sono paesi europei nei quali i dati relativi alle dichiarazioni dei redditi sono pubblici. Sarebbe interessante sapere qual è la loro esperienza…

  7. Francesco

    La lotta all’evasione fiscale per essere davvero efficace deve partire dall’educazione scolastica inserendola in un più ampio discorso di educazione alla legalità. Scardinare alla radice il malcostume tutto italiano che fa del raggiro delle regole un motivo di vanto può avere effetto soltanto nel lugo periodo con le nuove generazioni. Spiegare ai più giovani il nesso diretto tra crisi del debito e comportamenti quotidiani è l’arduo compito a cui il nostro sistema scolastico è chiamato.

  8. HK

    E’ chiaro che le tasse vanno pagate tutte e non ci deve essere, nel far rispettare le leggi fiscali come le altre leggi, sconti o comprensione. Però fate attenzione. Oggi l’argomento evasione fiscale è usato a fini di propaganda. Tutta la colpa del disastro italiano è degli evasori. Noi politici cleptocratici ed i milioni di familii che ci mangiano non centriamo! Ma facciamo i conti del macellaio. Abbiamo la pressione fiscale della Svezia ed i servizi di Napoli. (sapete poi bene che nel PIL è già conteggiato il nero!) Vi prego non date copertura a questa propaganda. Fate in modo che emergano i problemi e le responsabilità che si vuole nascondere a destra e a sinistra. Siete i migliori cervelli economici d’Italia in fondo, se non ci aiutate voi che speranza ci resta?

  9. luciano fedi

    La pubblicazione degli elenchi dei redditi denunciati dai cittadini per me va bene; faccio però notare che maggiori controlli usando la base dati del codice fiscale insieme ad altre banche dati, come per esempio il PRA (pubblico registro automobilistico) potrebbero portare a risultati importanti senza innescare polemiche con i difensori della privacy. Cito il PRA perché farsi vedere in giro con una macchina da 30000 € o più è già o dovrebbe essere indicatore di un reddito elevato facilmente controllabile: quando si acquista una macchina viene chiesto all’acquirente il codice fiscale.

  10. girolamo caianiello

    Sono allibito e sconcertato: prima si prova ad aumentare le tasse, poi, di fronte alle proteste (imprevedibili ?…) si “sceglie” la lotta all’evasione, come si trattasse di un’opzione subordinata e non di un dovere rigoroso e permanente di qualunque governo, da adempiere per intero prima di stabilire nuovi tributi, per ricorrere a questi solo dimostrando di aver fatto tutto il possibile per osservare il primo, senza successo. E’ l’Italia alla rovescia.

  11. GIANCARLO BARRA

    Scordiamoci una lotta all’evasione senza un Ufficio pubblico di gestione dei tributi, degno di questo nome. Il contrasto degli interessi, il gioco delle ricevute fiscali, la pubblicazione dei dati, le carceri dure, rivestono un ruolo marginale o nullo senza una centrale di gestione, prevenzione e intervento capace di muoversi nell’ottica pubblicistica, perseguendo un interesse generale, fuori dagli schemi privatistici, nell’autorevolezza della legalità. Che cosa abbiamo, invece, ora? Un’entità militare (la Guardia di Finanza) e una finta fabbrica di estrazione minerali (l’Agenzia delle Entrate) che al suo interno fa ciò che vuole, senza alcun rispetto della legge, meno che mai della Costituzione (TAR Lazio, S. II, n. 6884 01/08/2011, 800 incarichi dirigenziali nulli su 1.000). In questo modo l’evasione fiscale è giunta a un punto tale da essere necessaria, perché, incidendo sulla concorrenza, costringe l’operatore economico onesto a evadere per non uscire dal mercato. Ecco che a un’evasione necessaria corrisponde un fisco di polizia (cioè repressivo), gestito dalla G. di F., mentre l’A.E. pensa al “fatturato”, accerta 7 miliardi (Equitalia ne incassa il 2%) su 280 stimati.

  12. Pino

    Andrea un consiglio: cambia commercialista. Perchè se la crisi economica che riporti è vera e documentabile con ordinativi cancellati, ecc. anche il più ottuso dei funzionari dell’Agenzia delle Entrate non ti applica gli studi di settore in maniera meccanica sapendo che probabilmente in sede di contenzioso vinceresti. Per quanto concerne la pubblicazione dei dati delle dichiarazioni fiscali mi sembrava che Visco l’avesse fatta con polemiche senza fine sulla violazione della privacy. In realtà la pubblicazione dei redditi è solo un segnale della sconfitta dello Stato nella lotta all’evasione: ormai si punta sulla delazione (la chiamata al 117 del vicino o collega). Gli onesti non hanno nulla da temere da tale provvedimento, il problema sarà per l’AF dare seguito alle centinaia di migliaia di segnalazioni anonime (vere o false) che ne seguiranno. I risultati concreti saranno scarsi, ormai si fanno solo provvedimenti spot elettorali..

  13. bob

    E’ evasore colui (artigiani, piccole imprese etc) che continua a pagare buste paga e magari non versa l’ IVA perchè la banca non gli da più credito (pagare le tasse con i prestiti bancari!) o i signori di Cernobbio ( cara Mercegaglia) che con 2 aggiustamenti di bilancio (il 1° mestiere del sig. Tremonti) non solo non pagano ma prendono anche qualche rimborso. La vergogna, mi permette, non sono i politici, cara Professoressa, ma coloro che vogliono farci credere che Cristo è morto di freddo. Questo Paese ha un solo merito e lo sta dimostrando tutto: può andare avanti anche senza Voi Governo compreso! Il credito che ancora ci concedono dipende solo da questa volontà di andare avanti.

  14. AM

    Vi è il pro e il contro- La pubblicità offre trasparenza utile in certi casi alla scoperta degli evasori (purchè non abbiano residenza in Svizzera). Di contro rappresenta uno strumento utile per le estorsioni dei malavitosi (che figurano tra gli evasori totali). La richiesta di inserire l’IBAN nella dichiarazione è inutilmente vessatoria per i contribenti. Le banche trasmettono già infatti i dati direttamente all’Anagrafe tributaria. Se questa non funziona si abbia il coraggio di dichiararlo, si faccia una valutazione obiettiva sulle responsabilità della disfunzione e si provveda tempestivamente. Sarebbe poi assai pericoloso rendere pubblici i dati IBAN dei contribuenti. In realtà gli unici dati sui c.c. che mancano sono quelli delle banche all’estero. Cittadini italiani che lavorano all’estero come frontalieri e residenti stranieri in Italia che effettuano rimesse ai pasi di origine.

  15. Marco Di Paolo

    Non rispettare le regole e vantarsene, è caratteristica congenita degli italiani. Non rispettare le regole è un male che va estirpato con il tempo. La politica deve dare l’esempio; anche nelle nostre città. Si può vincere per mezzo di educazione nelle scuole, ma anche attraverso incentivi. Chi paga le tasse potrebbe ricevere un incentivo con bonus, detrazioni, minori tasse per lo studio dei propri figli, (in un primo momento). Delegare alle regioni il controllo porterebbe un controllo più diretto (magari con una condivisione delle entrate). Ci dobbiamo rendere conto anche che evadere è malcostume, ma anche segno di arretratezza e grande ignoranza: l’Italia deve fare i conti con il livello del suo popolo e la sua indisciplinatezza.La lotta deve essere dura e duratura. Lo stato deve mettere le mani nel conto di chi evade. La politica è ferma perchè è fatta principalmente di criminali.

  16. Leonardo

    Non sono favorevole alla pubblicazione delle dichiarazioni dei redditi perchè le persone sono influenzate nel giudizio da talmente tanti fattori che rendono questo giudizio inattendibile e inoltre la pubblicizzazione di questi dati si presta a molteplici usi impropri. Credo però che la pubblicazione possa fare emergere i macro evasori cioè quelli che fanno una vita nel lusso e non pagano nulla. Per questo scopo basterebbe pubblicare indicazioni del reddito per macro fasce (per esempio con una indicazione del tipo: nullo, basso, medio, alto).

  17. AM

    Se disaggregriamo le stime sull’evasione a livello regionale e consideriamo non l’ammontare totale dell’evasione per ogni regione, ma la percentuale di reddito evasa (il vero indice del malcostume) ci accorgiamo che il comportamento dei contribuenti varia notevolmente fra regione e regione e che per alcune regioni italiane si colloca vicino a quelli di altre nazioni europee che ci sono quotidianamente portate a modello in questi tempi (Germania, paesi scandinavi, Regno Unito). Altre regioni (non difficili da indovinare) si avvicinano invece alla Grecia.

  18. MDP

    La catalogazione da parte del ministero per fasce sarebbe utile. Presso l’università Bocconi esiste lo stesso sistema (che le famiglie degli studenti evadano e si facciano classificare in fasce non di loro appartenenza attraverso i magheggi dei loro commercialisti e delle loro famiglie non è una novità però). Beh funzionerebbe però a livello di nazione una soluzione del genere, quella per fasce si intende. Però bisogna a livello Comunitario e attraverso accordi internazionali provvedere a rintracciare quegli evasori che si servono di doppie o triple nazionalità per evadere. Questo è difficile visto che ci sono nazioni che vivono di questa illegalità legalizzata. (Svizzera …). C’è bisogno di operazioni verità e di autocritica da parte di tutti e della politica.

  19. Prof. Timòteo Candrelli Sàenz de Baranda

    Sarebbe invece piú utile pubblicare la quantitá di imposte pagate dalle persone.

  20. Stefano Pisani

    Concordo che la comunicazione ha un ruolo importante per stimolare l’adempimento fiscale. Gli studi più recenti confermano che l’atteggiamento più efficace è quello che fa presa sul cosidetto “effetto gregge”, cosi come è correttamente citato nell’articolo. In un recente lavoro dell’Ocse (2010, Understanding and influencing tax payers compliance behaviour) si suggerisce di realizzare campagne di informazione volte ad enfatizzare il comportamento dei contribuenti onesti, piuttosto che a stigmatizzare il fatto che l’evasione sia un fenomeno diffuso.

  21. OttoMorselli

    Preferirei che lo stato pubblichi cosa mi ha dato in termini di servizi, assistenza sanitaria, etc in cambio dei soldi che gli ho dato ( un bilancino insomma, costi – ricavi così tanto per sapere ) ; se è difficile farlo per conti disaggregati vanno bene anche macro, più o meno. Resto in attesa, ma non ho molta fiducia… . Ma ormai il moloch ha bisogno di così tanto denaro per alimentarsi che alla fine mangerà se stesso..l’evasione non si combatte con gli stati di polizia dove l’onere della discolpa era a carico dell’accusato, ( solve et repete ) o con la delazione sistematica di tutti contro tutti ( pubblicazioni di liste sul web). Mi ricordano sinistramente quegli esperimenti sociali fatti nel secolo scorso (tipo urss 1937-38…) e che dovrebbero essere morti e sepolti insieme alle loro criminali ideologie. Ma si sà siamo un popolo di artisti e poeti, prendiamo inspirazione dalle cose più strane…

  22. ugo

    Pubblicare le dichiarazioni – immagino su internet – è l’ennesimo abbaiare alla luna di una classe politica senza idee e progetti ma ancora ostinatamente attaccata nella difesa dei privilegi e dei furbi attraverso lo sconfinato esercito di azzecagarbugli “parafangari”. L’evasione è figlia del disordine della P.A., con duploni che si pestano i piedi e che sopravvivono soltanto per garantirsi carriere e clientelismo politico (vedi GDF). La efficace attività di contrasto all’evasione passa per il ripristino della centralità della P.A. (Agenzie fiscali) con riconoscimento di più estesi e certi poteri di accertamento, quali la possibilità di disconoscere gli effetti fiscali alle artificiose intestazioni dei beni e servizi di lusso a prestanomi e società fittizie o reali. Occorre utilizzare a fini selettivi i dati contenuti nell’archivio dei rapporti finanziari e ripristinare l’elenco fornitori l’elenco fornitori. Tracciare i pagamenti superiori a 250 euro. Scegliere in alternativa gli “scontrini fiscali” o gli studi di settore. Insomma, decidere strategie coerenti (electa una via non datur altera).

  23. Roberto Fiacchi

    Non penso che sarebbero molti a vergognarsi: più probabile l’atteggiamento comune, purtroppo, nel nostro Paese di dover essere furbi a tutti i costi, con tutto quello che ciò comporta. I comportamenti di chi dovrebbe legiferare in merito non aiutano di certo. Le soluzioni sicuramente ci sono, ma penso si debba partire da questa triste realtà: l’orgoglio di essere furbi…E’ una guerra difficile da vincere, ma che vale la pena combattere, poichè può determinare la soluzione vera dei principali problemi economico-finanziari e, forse, politici del nostro meraviglioso, quanto tormentato, Paese.

  24. SAVINO

    Sarà troppo tardi quando questo Paese si accorgerà che le manette fanno bene all’economia, a quella liberale. E’ stato lo spudorato garantismo, trasformato in impunità, a metterci nei guai, a far crescere il debito pubblico, a far aumentare gli evasori, la corruzione, gli abusi e le illegalità. Negli anni ’90 un gruppo di magistrati di Milano suonava l’allarme su questo. Fu preso a pesci in faccia, sbeffeggiato e deriso (si disse che violava diritti umani). Ci si è fidati del “rivoluzionario liberale”, attentissimo, per i fatti suoi, a depenalizzare falsi in bilancio e società off-shore e a creare condoni. Ma la strada da intraprendere è diametralmente opposta.

  25. Andrea

     Gli addetti dell’ agenzia delle entrate hanno dei budget da rispettare. Perchè molti dei numeri che ci vengono dati sulla stampa, nascondono varie operazioni fatte solo sui numeri. Ottuso o non ottuso, le valutazioni su di lui vengono fatte sugli obiettivi raggiunti. Il contenzioso è un problema del contribuente. Siamo proprio sicuri che gli addetti dell’ agenzia siano valutati sul numero di contenziosi vinti in rapporto a quelli presentati ? Ottuso o non ottuso, il solerte impiegato dell’ agenzia chiude l’ istruttoria (negativamente per noi). Non considera neppure i licenziamenti effettuati per correggere gli scompensi, tutti i dati presentati. Il budget è il budget. Soprattutto se ad ondate il governo di turno fa pressioni mediatiche. Il solerte impiegato dell’ agenzia, nella pratica commette un errore. Cioè dichiara che noi abbiamo accettato le conclusioni. Forse nella fretta. Forse per trascuratezza. E la burocrazia uccide se stessa. Per evitare grane pesanti (falso in atto pubblico) la pratica viene immediatamente archiviata. Non è un caso solo personale.

  26. Maurizio

    Capisco che in alcune amministrazioni ciò richiederebbe intere pagine di giornali; i forestali siciliani e calabresi, i professori assenteisti, i bidelli sindacalizzati ecc ecc. Ma vi rendete conto che fra gli evasori spesso, troppo spesso ci sono persone artigiane imprese che pur hanno dichiarato al fisco quanto dovevavano ma non riescono a pagarlo spesso perché non vengono pagate dalla stessa PA. Tutti questi professori e ricercatori, spesso dipendenti pubblici che lavorano solo quando la loro anima di ricercatore li ispira, dovrebbero finirla di parlare dell’evasione in questo metodo e chiarire chi e cosa bisogna combattere.

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