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Autore: Carla Marchese

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringrazio per i commenti, che evidenziano la complessità del tema.
Per quanto riguarda la pubblicazione di dati relativi alle dichiarazioni fiscali, a quanto mi risulta essa è effettuata solo per alcuni elementi e con limitazioni di accesso e temporali in Finlandia e in Norvegia.
Più frequente invece la pubblicazione di dati relativi agli evasori scoperti che hanno nascosto importi di reddito rilevanti., intesa a mettere in evidenza l’efficacia dell’azione di contrasto. In questo senso dovrebbe procedere in particolare la Grecia, nell’ambito delle misure anti-crisi (1); il ministro delle finanze ha annunciato che a breve, con modalità concordate con l’autorità per la privacy, saranno messe sul web liste di grandi evasori scoperti (imprese e individui).
In un quadro generale in cui molti paesi tendono a salvaguardare la privacy, emergono comunque varie eccezioni. Come notato nei commenti, in alcuni casi la pubblicazione dei dati fiscali, insieme ad altri elementi, viene richiesta per rendere più trasparente la posizione degli amministratori pubblici, e facilitare le valutazioni dei cittadini. Di particolare interesse al di fuori delle problematiche strettamente tributarie è poi anche l’accesso ai dati fiscali delle imprese, dove pure si possono invocare ragioni di trasparenza in relazione ad esempio alla quotazione in borsa e all’esercizio dei diritti degli azionisti.

LA VERGOGNA DI ESSERE UN EVASORE

La manovra nella versione del 1° settembre prevede la pubblicazione sui siti web dei comuni delle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti. Difficile prevedere se davvero si passerà all’atto pratico. In ogni caso, la discussione sull’argomento è annosa e gli effetti sono dubbi. L’importanza delle sanzioni sociali per rafforzare l’osservanza delle leggi è tanto maggiore quanto più numerose sono le persone che già obbediscono alla norma. E l’informazione sull’altrui evasione non punita può tranquillizzare l’aspirante evasore. Più efficace il “naming and shaming”. Anche in Italia?

Una scommessa contro l’evasione

Le esperienze di alcuni paesi mostrano che i sistemi basati sul contrasto d’interesse non risolvono il problema dell’evasione fiscale. In Cina tentano una strada diversa: nei settori ad alta evasione lo scontrino è anche un “gratta e vinci” e dà diritto a partecipare a una lotteria molto pubblicizzata dai media. La tecnologia adottata è relativamente semplice e i risultati in termini di stimolo alla legalità degli scambi e di entrate fiscali sembrano incoraggianti. Pur con qualche cautela, potrebbe rivelarsi una buona idea anche per l’Italia.

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