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ITALIA-SPAGNA: A CONFRONTO LO SPREAD COI BUND

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Il grafico rappresenta l’andamento dello spread tra Btp italiani e Bund tedeschi (linea blu) e Bonos spagnoli e Bund (linea rossa) negli ultimi quattro mesi. Lo spread è la differenza tra il rendimento di due diversi un titoli di stato, usualmente con durata decennale. Esprime quindi la differenza nella affidabilita dei due emittenti. Spesso è misurato in punti base, che sono centesimi di punto: ad esempio, 150 punti base equivalgono a 1,5 per cento.
Lo spread fra i rendimenti dei titoli di stato decennali spagnoli e italiani è ulteriormente cresciuto negli ultimi giorni. Oggi paghiamo 70 punti base in più della Spagna nell’emettere nuovi titoli. Prima dell’estate, pagavamo 70 punti base in meno. Questo divario misura le differenze nella risposta politica dei due governi. Come documentato su questo sito ha risentito degli errori nella risposta politica del governo Berlusconi e nella credibilità personale del nostro Presidente del Consiglio. Questa tassa che tutti gli italiani dovranno pagare alla sopravvivenza di un governo che non appare in grado di reagire alla crisi è ormai salita a 27 miliardi (i 140 punti base di ritardo moltiplicati per il nostro debito pubblico). Facciamo ancora a tempo a pagarne solo una parte (man mano che i titoli di stato vanno a scadenza e ne emettiamo di nuovi), ma non c’è assolutamente tempo da perdere. Bisogna a questo punto dare un segnale di rottura invertendo le aspettative negative sul nostro paese. I provvedimenti presi dal nostro governo per il G20 sono solo un segnale di impotenza: nessuna riforma per la crescita, nessun taglio di spesa. Fondamentale che non si metta in moto un circolo vizioso in cui le nuove emissioni avvengono su scadenze più brevi per evitare di pagare tassi cosi alti a lungo. In questo modo si accorcerebbe la durata dei nostri titoli di stato rendendo il nostro paese ancora più vulnerabile alle tempeste dei mercati.

Grafico 2

Differenziale tra gli spread di Italia e Spagna rispetto al Bund tedesco

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PERCHÉ L’ITALIA NON CRESCE

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IL PATRIOTTISMO ECONOMICO È UN’ALTRA COSA

  1. nicola s.

    Gli spread vs. Germania di cui si legge sulla stampa sono calcolati sui titoli del debito pubblico con vita residua 10 anni (o di nuova emissione con scadenza a 10 anni); esattamente come riportato nel grafico qui sopra. Forse è utile, tuttavia, tener d’occhio anche gli spread a 1 anno. Se si considerano i rendimenti dei titoli pubblici a 1 anno, si nota come la differenza fra lo spread ITA e quello SPA (entrambi vs. GERM) sia significativamente più ampia che sull’orizzonte decennale. Sull’orizzonte di 1 anno, al 3 Novembre 2011 è: spread ITA = 483 p.b. circa; spread SPA = 190 p.b. circa. Un saluto, ncs

  2. padanus

    Buongiorno, si chiedono segnali di rottura da dare ai mercati. Chi paga gli interessi sul debito? Guardate i residui fiscali per regione, è evidente che sono solo le regioni alpino-padane a pagare il conto, con una tosatura che vale 100 miliardi l’anno. Questo gruzzolo è bruciato sull’altare degli interessi (dovuti circa 70 mld) e degli sprechi (circa 30 mld – sottostimati). A me pare chiaro come la luce del sole quale sia l’unico segnale – ovvero una indicazione rapida e sintetica che dà una indicazione sul comportametno futuro – che potrebbe tranquillizzare i mercati, salvando capra (il contribuente) e cavoli (nei portafogli delle banche). Riuscite a vederlo anche voi? Ve lo chiedo perchè fino ad oggi non ve n’è traccia nè nei dibattiti,nè nei giornali, nè su LaVoce. Saluti.

  3. Luciano

    La crisi di credibilità del governo è indiscutibile. Altrettanto indiscutibile è la crisi generale, che viene da molto lontano, di tutta una classe dirigente non solo politica. Inutile guardare ai residui fiscali che sono una partita intraregionale peraltro soggetta a fortissima variabilità anche nell’ambito delle sole regioni del nord. Qui urgono azioni di sistema che non possono trovare pregiudiziali come quelle poste sulle pensioni. L’aggravio degli oneri da interessi, anche se non valutabile nel breve periodo, ci sarà e le cause sono più legate agli animal spirits che non ha oggettivi elementi di aggravio della crisi. Gli animi vanno placati con una mossa che consenta di riacquistare terreno in termini di credibilità. La fantasia non ci manca: serve un colpo di scena, non un colpo d’ascia.

  4. PAOLO SERRA

    Ma non si potrebbe intentare una class action vs Berlusconi e Tremonti firmata da tutti i cittadini che dichiarano di non aver votato per il Pdl e la Lega? Solo per i 300 miliardi rinnovati in questi mesi o da rinnovare pagheremo almeno 3 miliardi di interesse in più all’anno per 10 anni. Fanno 750 euro di danni a testa per 20 milioni di elettori. Ad ogni modo anche solo annunciarla sarebbe un successo mediatico.

  5. Marcello

    Il Governo (giustamente) proclama la massima sicurezza sulla solvibilita’ dell’Italia, ma i cittadini che hanno investito i loro risparmi in BTP si sentirebbero piu’ tranquilli se stipendi e indennita’ dei ministri e sottosegretari venissero pagati in buoni del Tesoro italiano. A quel punto si potrebbe anche fare appello al patriottismo dei cittadini perche’ sottoscrivano i buoni del loro Paese.

  6. padanus

    Il residuo fiscale delle regioni alpino-padane stato sempre abbondantemente positivo. La precisazione era doverosa perchè abbiamo una “regolarità” assoluta, altro che “variabilità”. La media 2002-2009 dei residui fiscali delle regioni alpino-padane è stata annualmente ben superiore ai 100 Miliardi di euro. (fonte: Centro Studi Unioncamere Veneto) Dov’è quindi la “fortissima variabilità” di un gettito che anno per anno continua a tenere in piedi “baracca”? E’ un fatto documentato dalla contabilità nazionale: sono 4 le regioni che pagano tutti gli interessi sul debito pubblico ed ogni anno ne avanza ancora abbastanza per sostenere i redditi di quasi tutte le altre regioni. Un “colpo di scena nella politica italiana”: all’estero fa sorridere, ed ai Mercati fa il solletico. Sono i numeri che ci “condannano” ed è negli stessi numeri che c’è la soluzione. Saluti

  7. Roberto tessari

    In effetti i costi dello spread sono ingenti, occorrerebbe una semplice tabella da pubblicare su tutti i giornali, per far capire il danno immenso che sta causando all’Italia e a tutti i suoi cittadini. Un BTP decennale a tasso fisso oggi costa il 60/70 % del suo valore nominale, mentre alla Germania costa meno del 20% ! Effettivamente i problemi sono diventati esattamente 3. Il primo è quello di fare un governo tecnico per bloccare l’asplodere dei rendimenti. Per secondo eliminare le aste di medio lungo periodo per limitare i danni al solo breve periodo. Per terzo, un problema di equità, ovvero come hanno detto altri far pagare i costi a chi ha creato questi problemi ovvero a quei parlamentari, governo e mr. B. che hanno prodotto un danno enorme senza precedenti storici. Qui oltre ad una class action occorre un intervento della Corte dei conti.

  8. luciano

    Le analisi sui residui fiscali “teorici”, giustamente utilizzate per dimostrare la bontà del sistema federale regionale, non possono fornire nessuna indicazione su quali azioni intraprendere per fronteggiare il divario degli spread.

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