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L’IMPENNATA DELLO SPREAD

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L’impennata dello spread

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L’ARITMETICA DELLO SPREAD E DEL DEBITO A VALANGA

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PAREGGIO IN COSTITUZIONE? “VASTE PROGRAMME…”

13 commenti

  1. Felice Di Maro

    Se la differenza tra il rendimento di un titolo di stato italiano e uno tedesco ha di fatto contribuito a mettere in crisi la borsa italiana di venerdì 8 e lunedì 11 giugno 2011 penso che le due emittenti hanno qualcosa da spiegare. Il grafico mostra l’andamento di questa differenza nell’ultimo mese. Al momento è oltre 300 punti. L’emissione di un titolo europeo dei paesi euro potrebbe essere una risposta contro gli attacchi che si fanno nelle borse che chiaramente tendono a destabilizzate l’Italia e altri paesi in difficoltà. Ma la Germania accetterà? Questo sito potrebbe fornire dei materiali per comprendere le ragioni del perché esistono difficoltà per far decollare nuovi strumenti finanziari all’interno dell’area euro.

  2. Marco Spampinato

    L’economia è importante, ma la democrazia, e lavoce.info è un sito encomiabile sotto molti punti di vista, lo è un po’ di più (anche per l’economia stessa). La crescita dello spread si dà il caso abbia luogo proprio dal giorno in cui la manovra è in gazzetta ufficiale, dopo che notizie e smentite (sulla tassa sui depositi titoli) si erano alternate. Certo non può essere solo una successione temporale a spiegare, ma per capire si deve “stare stretti”. L’innesco delle vendite di titoli del debito sui mercati secondari sembra proprio poter essere quella tassa che, come hanno affermato anche i servizi tecnici del Senato, è peraltro per sua natura incerta anche nel gettito (oltre che negli impatti). Non si può dire quindi che non ci sia una responsabilità, o che questa resp. sia generica, “dei mercati” (!?). Che poi ieri la tempesta si sia calmata, dopo l’asta sui BOT, è fatto positivo, ma i cittadini debbono poter capire le cause. Solo così chi malgoverna può essere mandato a casa. Di alternative ce ne sono tante, semplici ed efficaci. Il punto è: che senso ha tassare di più i titoli di Stato, spingendone in alto il rendimento e rendendo più oneroso il peso del debito?

  3. Alessandro Pagliara

    Mi rivolgo al professore per porre alcune semplici domande: – ci voleva la bacchetta magica per capire che l’aumento della tassazione sui titoli avrebbe aumentato il tasso, per mantenere il livello di guadagno del mercato stabile? – che senso ha tassare i titoli di debito dello stato? Non dovrebbero invece essere preferiti i risparmiatori italiani a quelli esteri visto che in questo modo la ricchezza resterebbe in mano agli italiani e quindi in italia..specie se in mano ai piccoli risparmiatori – perché non vengono emessi dei titoli che possono essere ripagati in qualsiasi momento? In questo modo lo stato potrebbe emettere nuovi titoli quando i tassi sono bassi per ripagare gli eventuali titoli emessi in un momento in cui i tassi erano alti? Un’ultima provocazione….non sarebbe bello tornare alla Banca d’Italia e svalutare in un momento come questo?

  4. salvatore

    Io l’avevo detto in tempi non sospetti, che con l’aumento dei tassi d’interessi i primi a sprofondare saremo proprio noi, visto la mole di debito che ci ritroviamo. Oramai il btp decennale ha un tasso del 6% fate i conti su 1800 miliardi quanto ci costano in più. Il governo cerca di rincorrere i mercati, quando oramai è troppo tardi. Una volta si usciva dallo sme, e si svalutava la moneta. Ora con i banchieri burocrati che hanno di fatto commissariato tutta la politica non c’è nulla da fare. Purtroppo dovrebbe essere la politica a dare delle risposte per uscire dalla crisi economica, e non i burocrati UE.

  5. leonardo

    Noto che molti vedono nella svalutazione una soluzione semplice ed efficace. Peccato che se le prospettive di svalutazione fossero realistiche il tasso terrebbe conto anche di questo ed oggi noi pagheremmo i titoli non il 6% ma il 9% o il 12% e probabilmente saremmo già andati in default parecchio tempo fa. Non c’è niente da fare, per pagare i debiti bisogna ricostruire un sistema politico, ristrutturare lo stato, e rimboccarsi le maniche convincendo tutti che pagheremo fino all’ultimo centesimo. Teniamoci pronti a spostare il voto sui nuovi attori che si presenteranno (spero) alle nuove elezioni.

  6. Marco

    Mi sembra che nei commenti che mi hanno preceduto si presentino alcune imprecisioni che possono generare cattiva informazione. Ritengo che la redazione de La Voce – indubbiamente più titolata, più competente e più aggiornata di me al riguardo – potrebbe intervenire per fare chiarezza (correggendo anche mie eventuali imprecisioni). Mi riferisco in particolare: – all’impatto sui conti pubblici del maggior rendimento richiesto ai titoli italiani: la variazione del rendimento misurato sul mercato secondario (il citato 6% del decennale) non ha alcun impatto sui conti pubblici, fin tanto che il Tesoro non deve andare sul mercato con nuove emissioni. In altri termini non si deve fare riferimento ai “1800 miliardi” ma solo alla quota di debito da rinnovare. Si veda al riguardo l’opportuna soppressione dell’asta di metà agosto per i titoli di durata medio-lunga; – all’incremento dell’imposta di bollo quale possibile “innesco” delle vendite dei titoli italiani: mi pare che questa affermazione non tenga conto dei numeri reali. L’imposta – che non sono qui a difendere – impatta di fatto i risparmatori privati che, per quanto mi risulta, muovono una parte abbastanza esigua degli scambi.

  7. Stefano Rossi

    Vedere i rendimenti sui titoli di stato in continuo aumento con un corsa che ormai sembra inarrestabile viene da farsi una domanda: ce la possiamo fare? E’ qui che nessuno può rispondere perché la situazione è molto complicata e riguarda soprattutto i Paesi Occidentali che sono quelli con i debiti pubblici più elevati. Personalmente penso che dovrebbe essere fatto un accordo Mondiale tra i Paesi debitori e creditori e cercare di trovare delle regole condivise per la regolamentazione dei Mercati. Fino ad oggi purtroppo questo accordo non c’è stato siamo andati avanti riunioni su riunioni e siamo al punto di partenza. Non è solo una questione di spread, che in questo momento può riguardare l’Italia ed altri Paesi Europei, ma di tenuta dell’intero Sistema.

  8. Marco Spampinato

    Altri con il mio stesso nome chiedono un moderatore. Poi riducono il peso che può avere un aumento dell’interesse sui titoli. Ma nel mio intervento (1.200 caratteri!), non ho mai detto sciocchezze come quella che l’aumento del tasso di interesse sui titoli generi una catastrofe immediata: casomai che la misura fosse sbagliata, perché poteva innescare dinamiche negative. Su La Repubblica, qualche giorno fa, il Prof. Boeri ha dato una misura di quanto l’imposta sui titoli, a mio avviso pessima nella prima versione più che nella seconda (comunque ancora discutibile), riduca di molto il suo teorico effetto benefico a ragione del collocamento di titoli sul mercato a tassi più alti. La prima versione della manovra puntava molto su quell’imposta: colpiva sostanzialmente il piccolo risparmio investito in titoli del debito pubblico.

  9. Alessandro Pagliara

    Se qualcuno va a vedere tutti i paesi del mondo che sono riusciti a ridurre il debito pubblico lo hanno fatto in 5 modi: 1. crescita veloce e sostanziale del PIL del Paese in pochi anni (3-7 anni – Est Europa); 2. controllo diretto sulla moneta del Paese (acquisto da parte della propria banca nazionale – Italia anni 80); 3. ri-negoziazione (Paesi Africani); 4. default (Argentina); 5. scoperta di giacimenti di materie prime (Norvegia); Non mi risulta il “Pagamento” del debito come qui molti ritengono cosa giusta da fare. Ai posteri l’ardua sentenza, ma Usa e Europa dovrebbero avere il coraggio di prendere una soluzione vera….e pagare il Debito senza essere in grado di farlo…non mi sembra possibile.

  10. Maurizio

    Ho un dubbio: ma noi Italiani ci crediamo veramente nell’Italia? Inizio ad avere dubbi. Dopo un ventennio di “libera tutti” dalle regole del vivere civile, dalla morale, dalla politica finalmente le forze sociali si pongono qualche domanda e chiedono ciò che questa politica e queste elite non possono dare: il governo del bonus pater familiae. Nessuno crede fino in fondo a quello che la politica dice ma pensa che sia conveniente farlo e si comporta di conseguenza. Ma color che ci devono prestare i soldi per andare avanti percepiscono questa inaffidabilità diffusa e giustamente vogliono remunerare questo rischio. La credibilità si perde in un attimo e ci vogliono anni per riconquistarla e dunque gli spread non torneranno facilmente indietro e forse il fantasma Grecia è più vicino di quanto immaginiamo.

  11. SAVINO

    Tutti i nodi sulla credibilità del nostro sistema istituzionale, politico ed economico stanno venendo al pettine. E non è solo una questione di oggi (dove la situazione è aggravata, poichè siamo governati da un illiberale autentico), ma di mentalità. Quale altro volto può mostrare ai mercati una nazione che privilegia gli anziani ai giovani, le corporazioni alle liberalizzazioni, i baroni alla ricerca, le raccomandazioni al merito, i figli di papà ai figli delle persone normali, la casta alle riforme istituzionali, il provincialismo alla globalizzazione, le botteghe alle multinazionali, gli sprechi di danaro agli investimenti, le scorciatoie al lavoro da fare? Paradossalmente, per il bene che voglio all’Italia. io faccio il tifo per il default. Solo dalle macerie di un evento così catastrofico è possibile rinascere.

    • La redazione

      Fabrizio De Andrè alla fine della canzone Via del Campo cantava “dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior”. Nel caso dell’Italia di oggi non c’è da fare troppo conto sulla nascita di fior da un eventuale default.

  12. Antonello L.

    La finanza va chiusa. I soldi fatti dai soldi non creano alcun benessere collettivo, ma solo individuale. Qualcuno mi spieghi che benessere portano alla colletività le decine di strumenti finanziarii inventati dall’uomo negli ultimi decenni. Senza parlare poi del sistema stile catena di sant’antonio che gli stati attuano per pagare i titoli di stato. Lo attuasse un privato quel meccanismo lo mettono in gabbia alla velocità della luce, invece lo stato può perchè lui è affidabile! Perchè aprire una azienda e pagare fino al 43% di tassazione quando puoi speculare e pagare 12.50% ?. Quando sento certi economisti o presunti tali che dicono che aumentare la tassazione sulle rendite finanziare corrisponde a tassare il risparmio frutto di enormi sacrifici mi viene da piangere perchè sono al punto che non hanno ancora capito che la tassazione non è sul capitale ma sul guadagno generato. Ignoranti all’ennnesima potenza. La finanza va chiusa oppure tassata al 60% così qualcuno magari torna a fare lavoro vero e non virtuale.

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