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LA RISPOSTA AI COMMENTI

E’’ difficile rispondere a commenti così numerosi ed eterogenei. Un denominatore abbastanza comune sembra essere l’argomento che le rendite di anzianità sono ampiamente finanziate dai contributi versati in tanti anni di attività lavorativa, cosicché dal lavoratore trattenuto si pretenderebbe una contribuzione senza corrispettivo. In realtà, non è così. Pochi conti bastano a verificare che i contributi versati in 40 anni di carriera totalmente ‘piatta’ (a salario costante) sono mediamente restituiti in 16, mentre la vita residua è, ad esempio, di 20 anni per un maschio 62.enne e di 24 per un 58.enne. Dunque i contributi ‘coprono’ l’80% della rendita nel primo caso e il 67% nel secondo. A ciò si aggiunga che le carriere totalmente piatte sono una rarità, se non un’astrazione, e le tavole di sopravvivenza sono sistematicamente obsolete perché basate sull’osservazione delle generazioni pregresse. Ne segue che le effettive ‘percentuali di copertura’ sono perfino inferiori a quelle indicate. Alcuni commenti riguardano i lavoratori in mobilità prossimi alla pensione e i lavori usuranti per i quali si dovrebbero studiare soluzioni opportune.

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THOMAS TASSANI RISPONDE A MILENA GABANELLI E AI COMMENTI DEI LETTORI

17 commenti

  1. Anna Bogaro

    Trovo che la colpevolizzazione in atto dei pensionati e dei pensionandi nei confronti delle nuove generazioni abbia natura piuttosto strumentale. Spesso la realtà racconta ben altro. Per esempio racconta delle donne che nel nostro Paese svolgono un ruolo sociale che sopperisce alle mancanze dello Stato. Oggi diventano anch’esse usurpatrici dei diritti dei più giovani. Ho meno di quarant’anni, lavoro e personalmente preferirei che mia madre, sessant’anni a gennaio, potesse andare in pensione come finora previsto, per dare una mano a me come nonna e al padre molto anziano, ma anche per riprendersi da una vita in slalom tra lavoro e famiglia con due figli, senza il supporto di servizi sociali adeguati, proprio come oggi tocca a me. Mia madre da pensionata avrebbe né più né meno di quanto le spetta, lascerebbe un posto di lavoro qualificato ad un giovane, continuerebbe a dare il suo contributo alla società in altri modi, come detto, persino più preziosi perché insostituibili. Ma nel mondo degli economisti e della finanza questo non è “conteggiabile”.

  2. Giulia Oliveri

    Non capisco perchè una donna che ha lavorato 40 anni, ha fatto due figli, ha visto andare in pensione colleghi con 20,25,30,35 anni di servizio, da oggi non possa più sperare che le venga riconosciuto uno rimasuglio di straccio di diritto acquisito. Tutto questo mentre stimati giuristi, spesso titolari di incarichi pubblici, continuano a blaterale sull’inopportunità di eliminare i privilegi della “casta” definendoli appunto diritti acquisiti. Con il piccolo particolare che sono acquisiti in misura diversa e dopo un periodo di tempo inaccettabile (cinque anni di legislatura). Alla faccia della giustizia e senza un minimo di rispetto per i lavoratori anziani.

  3. Angelo Mazzoleni

    Un discorso il suo che non tiene conto di contesto ed equità sociale: -perfino il neoeletto governo spagnolo di centrodestra ha dichiarato che non toccherà le pensioni. -in Italia invece, pur essendo, per stessa ammissione di Monti, il nostro sistema migliore anche di quello tedesco e con una media di pensionamento piu’ alta già ora (63 anni contro 62 tedeschi), si intende intervenire di nuovo e senza alcuna gradualità sui pensionandi anzichè risolvere, con una forte patrimoniale sui beni dei super ricchi , il problema del debito e del pareggio di bilancio. Questo si evince da questi altri dati, di cui nessuno parla perchè si vuol fare macelleria sociale come in Grecia per far un favore agli avvoltoi della finanza che, dopo aver provocato la crisi, ci attaccano con interessi precisi (parlo di signoraggio ,poteri forti USA, massonerie del dollaro ecc..): 1-debito pubblico italiano = 1900 miliardi di euro circa , 2-valore del patrimonio privato dei beni in possesso dei super ricchi = circa 4000.miliardi di euro 3-ammontare del patrimonio pubblico italiano= 1800 miliardi di euro 4-faccio presente inoltre che l’Italia ha riseve auree tra le piu’ ricche d’Europa .

  4. arnaldo

    Mi sembra che il suo commento sia un pò troppo sintetico: a me sembra che la maggior parte dei commenti riguardassero l’iniquità di misure che vogliono fare cassa sulle legittime aspettative di persone che hanno lavorato per quasi 40 anni e che ora, a un passo dal traguardo,vedono che si vorrebbe spostare la bandierina molto più avanti. Per quanto riguarda l’aspettativa di vita: per i maschi è ora 79 anni, per le donne 84, chi dice che sicuramente la vita media aumenterà in futuro indefinitamente dice il falso, l’aspettativa di vita dipende da molti fattori, tra cui fondamentale è il welfare: se verranno spesi sempre meno soldi per questo (vedi USA) la vita media scenderà. Altro dato da rilevare: l’INPS per quanto riguarda il comparto dei lavoratori dipendenti è in attivo, anche se questo viene ridotto dall’incorporamento di alcuni settori che erano storicamente in passivo (telefonici, dirigenti etc), il passivo è da attribuire al comparto dei lavoratori autonomi che da sempre pagano pochissimi contributi, sia in percentuale sia in termini assoluti, in quanto dichiarano redditi bassissimi. Prima di chiedere alla gente di lavorare 45 anni dovrebbero sanare queste disparità.

  5. Aldo da Pisa

    Una semplice domanda : quando si interverrà sugli importi di queste pensioni pubbliche? (Fonte “le Sanguisughe” di Mario Giordano):Mario Settimelli 90.000 euro al mese; Felice Crosta 41.600 euro al mese; Giuliano Amato 31.441 euro al mese; Lamberto Dini 40.000 euro netti al mese; Luigi Scalfaro 4766 euro al mese per anni tre di lavoro; Azelio Ciampi 30.000 euro al mese; Luciano Violante 16.680 euro al mese;Romano Prodi 14.000 euro al mese; etc. Spero non si voglia parlare di diritti acquisiti altrimenti mi viene voglia di emigrare a San Marino non potendo andare in altri luoghi….

  6. Massimo

    Vorrei sottolineare che l’utilizzo un po’ libertino nell’incentivare esodi (incentivi in danaro o procedura di Mobilità) di personale over 50 prossimo al raggiungimento dei 40 anni di contribuzione, è stato ampiamente adottato da parte di numerose Aziende, e da quello che mi risulta lo è ancora, con il pieno apporto dei sindacati che, penso in buona fede, vedono tale strumento non traumatico. Di fatto si sono create sacche di disoccupazione critiche in quanto le Aziende non prediligono l’assunzione di persone a fine carriera (parlo della generalità). Ritengo che questo comportamento sia ben noto ai Partiti, Sidacati e Confindustria se se ne sono avvalsi per anni, per cui confido veramente in un atto di sensibilità e non ritenere questo fenomeno un privilegio o una volontà degli ex lavoratori.

  7. Roberto C.

    I suoi conti sono incontestabili ma le ipotesi sono, secondo me, incomplete. Se i versamenti all’INPS fossero fruttiferi (come quelli delle pensioni integrative, per intenderci) il montante e la rendita conseguente raggiungerebbero un punto di equilibrio ben prima dei 40 anni di versamenti e 22 di rendita (vita residua a 60 anni per un uomo). Brevemente, vorrei arrivare a dire che il sistema è sbagliato sin dalla partenza perchè non investe i versamenti ma li usa per pagare le pensioni in corso. Con ciò non vedo soluzioni (i colpevoli sono ormai passati alla storia) ma vorrei almeno affermare con senso che dopo 40 anni di lavoro e versamenti la pensione è moralmente guadagnata. Dopodichè occorrerà passare a una logica di solidarietà per salvare la baracca, ma andiamoci piano. Concordo infine con chi dice che l’aspettativa di vita non continuerà a crescere all’infinito. Solo gli economisti credono alla crescita infinita (i matematici già nutrono qualche dubbio) 🙂

  8. Matteo Rossi

    Facendo parte di quella generazione anni ’70 che sta campando con contratti parasubodinati ad intermittenza (soprattutto perché alcuni lavori di datori versano i contributi annualmente una tantum, come se si fosse lavorato 1 mese l’anno), immagino che le mie prospettive pensionistiche siano allucinanti. Aggiungo che non si è in condizioni di potersi pagare pensioni integrative quindi da questo punto di vista le chiacchiere stanno a zero. Politica saggia vorrebbe che gli investimenti di una società in crisi siano sul futuro, a costo di sacrificare il presente. Questa è politica, il resto è cieca volontà di difendere rendite di posizione e “diritti” acquisiti sulle spalle dei propri figli e nipoti. PS Aggiungo un’altra cosa: l’altra sera a Ballarò, la segretaria generale della SPI-CGIL, nel difendere l’indifendibile ha comunque pronunciato la parola magica “il futuro dei nostri figli”. Faccio presente che la signora va probabilmente per la 70ina, come over70 sono gran parte dei nostri politici; onestà vorrebbe che cominciassero a preoccuparsi del futuro dei propri “nipoti”, visto che i loro figli viaggiano sui 40-50 anni ormai.

  9. Carlo Borgnis

    La crisi dei debiti sovrani ha ridotto gli investimenti considerati free risk, a cui si aggiunge l’agonia dell’euro che aggiunge ulteriori motivi di incertezza, ha incrinato la fiducia anche nelle obbligazioni dei Paesi europei considerati solidi, i tassi di interesse sono ovunque a livelli minimi (quindi rende difficile raggiungere il tasso minimo di rendimento e rende praticamente impossibile onorare il tasso di conversione attraverso il quale il capitale di vecchiaia viene trasformato in una rendita mensile) e infine anche le azioni non sono risparmiate da forti ondate di vendite. Nel breve termine cominceranno ad emergere deludenti risultati sugli investimenti effettuati dalle casse pensioni e dalle compagnie di assicurazione. Gli investimenti non potranno dare i rendimenti attesi anche nei prossimi anni. Se questa previsione si rivelerà corretta, è inevitabile che i calcoli che proiettano il capitale di vecchiaia di ogni lavoratore al raggiungimento dell’età di pensionamento dovranno essere corretti. Presto si riaprirà il dibattito sulla riduzione del tasso di conversione attraverso il quale il capitale di vecchiaia si trasforma in una rendita mensile. Grazie

  10. Claudio

    Comprendo che cancellare le pensioni di anzianità porterebbe immediate risorse, difficilmente reperibili con altre misure, ma è corretto modificare le regole senza dare spazio agli interessati di avere almeno la possibilità di ammortizzare la decisione? E il tempo di applicazione di tali modifiche? Non se ne parla? Estraniandosi dal problema si dice che per i casi di difficoltà se ne potrà parlare. Ma quanti si trovano in tale situazione come possono vivere l’insensibile atteggiamento? Sa quanti hanno perso il lavoro, e magari questo accelerato proprio dalla prossimità degli interessati al pensionamento? Sono convinto che un sessantenne sia ancora in grado di poter dare il proprio contributo lavorativo, anzi, lo auspicherei, ma questi ne dovrebbe avere almeno la possibilità. Non è in gioco lo smettere di lavorare ma il poter disporre dopo 40 anni di contribuzione di risorse indispensabili ad avere un futuro almeno accettabile. Di questo non se ne parla, è marginale al punto di risparmiare? Condivido che occorre dare un futuro ai giovani, ma ricordiamoci anche che diversi loro padri stanno vivendo altrettanti angosciosi periodi.

  11. LUCIANO GALBIATI

    La risposta dei lettori è invece chiara e univoca: giù le mani dalle pensioni!

  12. Massimo

    Mi aggancio all’intervento di Claudio per l’assenza di notizie in merito alla sorte dei lavoratori che fra il 2008 e 2011 sono stati licenziati con o senza Mobilità e che fra la ricerca di contratti anche a termine (dopo i 50 anni risposte 0) e/o contribuzione volontaria, raggiungerebbero i requisiti dei 40 anni di contributi nel giro di 2-4 anni. Si parla di cancellazione dell’anzianità per fissare a 63 anni l’età minima di uscita. Al Governo sarà noto che molte Aziende hanno convinto i dipendenti over 50 prossimi ai 40 anni di contributi a lasciare il lavoro ricorrendo alla Mobilità d’accordo con i sindacati per salvaguardare altri lavoratori, aprire ai giovani e tutelare gli uscenti (aggancio pensione in 2-3 anni), pena soluzioni diverse per affrontare la crisi? A questi sono già applicate retroattivamente le nuove regole (13-18 mesi di finestra senza reddito). Adesso verranno richieste misure ulteriori? Qui non si tratta di lavorare qualche anno in più per chi il posto lo può mantenere, bensì di ampliare un disagio sociale dei lavoratori disoccupati quali vittime incolpevoli di essere in una fascia di età critica e di aver pagato sulla loro pelle un prezzo già alto! Molt

  13. Carlo

    Mi domando, ora dicono 40 anni di contributi e Tot di età ma esempio se una persona a 70 ha solo 30 anni di contributi ? che succede deve lavorare fino ad 80 anni?

  14. Nazzareno

    Le statistiche parlano di una vita mediamente più lunga, ma anche mediamente meno sana. Come conciliamo la situazione di tanti lavoratori malati con handicap grave che, con le riforme in vista non possono andare in pensione solo perchè giovani di età, salvo diventare anche poveri?

  15. Massimo V.

    Che si metterà mano alle pensioni di Anzianità mi pare un dato assodato. Che questo venga effettuato dall’oggi al domani, non mi sembra equo. Ritengo sia corretto portare a termine i lavoratori disoccupati per i licenziamenti perpretati, con incentivi e/o procedure di Mobilità, dalle Aziende fra il 2008-2011 (molte persone inizieranno nel 2012) e che avrebbero consentito loro di accedere alla pensione con 40 anni di contributi. Molti di questi si stanno pagando i contributi volontari, la ricerca di contratti anche a termine non dà frutti, nessuno risponde, e già si dovrà gestire una finestra di 13-18 mesi senza reddito. Visto che questo modus operandi ha agevolato il lavoro di ristrutturazione di molte Aziende, cerchiamo almeno di non far ricadere ora su incolpevoli vittime del sistema costi non sostenibili dai singoli.

  16. Giorgio Iacapraro

    La pensione? Solo un miraggio? Non mi sembra il paese delle regole e delle certezze. Per Monti, da gennaio con quale pensione ? Roba da infarto. Spero che qualcuno mi dica se per avere la pensione devo fare domanda da subito. Tutti in fibrillazione. Da infarto. Allora tassiano le pensioni d’oro! Nessuno risce a dare certezze. Un esempio, il mio. 39 anni e 6 mesi di servizio e 61 anni (al 24.05.2011). In dirittura d’arrivo, per i 40 anni. Cosa succederà della mia pensione e della mia buonuscita. Certo Monti non brilla per la chiarezza, o forse non siamo il prodotto della bocconi. Meglio ispirarsi a Giovanni Paolo II “Non abbiate paura del vs. futuro”, Subito nell’aldila’ Vediamo se almeno per il mio caso, qualche bocconiamo sa darmi una risposta

  17. Mario

    Conosco qualcuno che per il meccanismo del proprio fondo pensione (uno dei cosiddetti fondi speciali), sta versando da tre anni contributi per i quali non prenderà un euro di pensione in più rispetto a quanto maturato. Avrà anche – essendo considerato questo un privilegio – una penalizzazione dello 0,6% sulla pensione che percepirà. A casa mia questo si chiama “esproprio” e non può esserci discorso forbito che possa farlo chiamare in altro modo. Riguardo agli anni necessari per “mangiarsi” i contributi versati, il calcolo è palesemente (e ritengo volutamente) errato: l’autore parla del montante contributivo, dato dall’insieme dei contributi versati e rivalutati con il saggio di inflazione, ed ignora che in qualsiasi sistema assicurativo i contributi dovrebbero fruttare anche interessi pari almeno all’incremento del PIL nel tempo. Per i calcoli da me fatti il meccanismo dell’assicurazione generale obbligatoria è una fregatura: ridà a rate quello che si è versato ed il sistema si mangia gli interessi.

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