La maggior parte dei commenti ricevuti dai lettori sono sintetizzabili in tre filoni: maggior ricorso alla tracciabilità, detrazione dellIVA e rafforzamento delle misure repressive.
Il maggior ricorso alla tracciabilità è certamente una risorsa, ma, anche per le ragioni già ricordate da Thomas Tassani, la tassazione del contante non è una buona idea. Un lettore ricorda il pericolo di un aumento dei soldi sotto il materasso, il che si potrebbe estendere come pericolo di un incremento del ricorso ai canali alternativi di gestione del contante. Rimane poi il problema (su cui poi tornerò) che i dati tracciati devono essere utilizzati in modo corretto.
Esiste unabbondante letteratura che ha ampiamente illustrato le ragioni per cui la detrazione dellIVA NON può consentire di superare completamente gli incentivi allevasione a meno che lo Stato rinunci interamente al gettito. Se ne possono trovare esempi, sia teorici sia applicati, qui cercando i working papers dellanno 2006: si tratta di applicare lalgebra e lidea che gli individui badino solo al proprio tornaconto, per cui fino a quando lo Stato non rinuncia allintero gettito il fornitore del servizio può garantire uno sconto allacquirente in misura tale da compensare la perdita della detrazione. Dopodiché, è possibile obiettare che consentire la sola detrazione dellIva potrebbe comunque incentivare lemersione degli acquisti compiuti da individui non del tutto egoisti (cioè, per i quali levasione comporta un costo, psicologico, morale o sociale che sia, che la detrazione consente). Se anche fosse così, rimane il fatto che una simile misura è ad alto rischio per il bilancio dello Stato, perché a fronte di una perdita certa (lIva concessa in rimborso), il recupero è incerto (quanti consumatori sapranno resistere di fronte alla tentazione di avere uno sconto più conveniente? la vicenda della detrazione del 36% delle spese di ristrutturazione insegna
). Cè chi pensa che una misura di questo tipo possa essere realisticamente proposta in Italia, in questo momento? Questo argomento vale, a fortiori, nei confronti di chi propone addirittura la detraibilità dellimporto integrale delle spese, in ragione di un preteso collegamento con larticolo 53 della Costituzione, realizzando così un sistema fiscale dove verrebbe tassato il solo risparmio, una cosa che non esiste ne è stata mai teorizzata in nessun paese del mondo (al contrario, secondo alcuni andrebbe tassato solo il consumo, ma questa è unaltra questione).
Infine, sul rafforzamento delle misure repressive, alcuni chiarimenti. In Italia la dichiarazione fraudolenta è punita con la reclusione da un anno e sei mesi a 6 anni quando ne derivano unimposta omessa pari almeno a 30mila euro e quando limporto della base imponibile omessa è superiore al 5% oppure superiore a 1 milione. Non è quindi corretto dire che sotto il milione di euro non cè reato: se non dichiaro 100mila euro su 200mila di reddito risparmiando almeno 30mila euro ricado nella fattispecie. Rispondendo alla richiesta di un altro lettore, va detto che, a parte alcune ipotesi di abbattimento eccessivo della sanzione nel caso di adesione allaccertamento o al verbale, il sistema sanzionatorio e, più in generale, i poteri repressivi dellamministrazione e dellordinamento italiano non appaiono più ridotti rispetto a quelli di altri Paesi, come è possibile verificare qui.
Alcuni lettori sottolineano che cè molto da lavorare per migliorare le capacità di gestione dei dati da parte dellAmministrazione fiscale: questo è certamente vero, ma non siamo allanno zero. In questi ultimi 10 anni le cose sono molto migliorate da questo punto di vista. E tuttavia vero che laumento dei dati, ad esempio attraverso lacquisizione di quelli provenienti dai consumi tracciabili, non è la soluzione del problema se questi dati non vengono gestiti ed interpretati nel modo corretto. E questo la direzione nella quale occorre lavorare.
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Tito Boeri è professore di economia presso l'Università Bocconi di Milano e Senior Visiting Professor alla London School of Economics. È stato senior economist all’Ocse, consulente del Fmi, della Banca Mondiale, della Ue, dell’Ilo oltre che del governo italiano. Dal marzo 2015 al febbraio 2019 ha ricoperto la carica di Presidente dell'Inps. È Consigliere Scientifico della Fondazione Rodolfo Debenedetti. È stato editorialista del Sole24ore, de La Stampa e de La Repubblica e ha collaborato con quotidiani esteri quali il Financial Times e Le Monde. È tra i fondatori del sito di informazione economica www.lavoce.info e del sito federato in lingua inglese www.voxeu.org.
Si è laureato in Scienze Statistiche all'Università "La Sapienza" di Roma e ha proseguito gli studi di Economia presso la London School of Economics. Professore di Scienza delle Finanze presso l'Università "La Sapienza" di Roma (in precedenza ha insegnato all'Università di Campobasso, alla LUISS di Roma, alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione e all'Università di Perugia). Si occupa prevalentemente di temi di finanza pubblica. Ha svolto attività di consulenza per istituzioni italiane e internazionali (IMF, Camera dei Deputati, Presidenza della Repubblica). Ha fatto parte della Commissione tecnica per la spesa pubblica (Ministero del Tesoro) dal 1991 fino al suo scioglimento nel 2003. Dal luglio 2006 dirige la Scuola Superiore dell'Economia e delle Finanze. Redattore de lavoce.info.
È stato Presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio dal 2014 al 2022.
Andrea Maffioletti
Quando si parla di dismissioni del patrimonio pubblico, l’attenzione viene posta sui beni immobiliari e sulle partecipazioni. Mi piacerebbe capire perchè non si analizza il tema della cessione delle riserve auree. I vantaggi derivanti dalla cessione delle riserve auree mi sembrano rilevanti ed evidenti, quali potrebbero essere gli svantaggi?