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L’ORRIBILE SCENARIO DEL DEFAULT

Che cosa succederebbe se l’Italia non riuscisse a portare avanti le riforme strutturali e a consolidare i conti senza l’intervento di istituzioni europee, come la Bce? I costi cui andremmo incontro non sono quantificabili. Il nostro sistema economico entrerebbe in un perverso meccanismo che può dividersi in tre fasi: crisi di liquidità e insolvenza; pressioni deflazionistiche; pressioni inflazionistiche e instabilità politica ed economica.

L’Italia s’interroga su come portare avanti misure di consolidamento delle finanze pubbliche. Nel frattempo le soluzioni proposte a livello europeo per ridurre i costi d’indebitamento sono finora inefficaci a calmare i mercati perché limitati nei fini e nei mezzi. Che cosa succederebbe se l’Italia e altri paesi dell’Eurozona non riuscissero a placare i mercati e a fermare il contagio? (1)
In alcuni paesi dell’Eurozona potrebbero verificarsi tre fasi successive, nei prossimi mesi o anni con crescita zero. (2) La prima fase è già parzialmente in atto.

CRISI DI LIQUIDITÀ E INSOLVENZA

  • I governi non portano avanti misure di stabilità sufficienti a far ripartire la crescita, abbattere la spesa pubblica e ridurre il debito a livelli di sostenibilità.
  • Esplosione dei tassi d’interesse sul debito pubblico ben oltre la soglia della sostenibilità. Una volta sopra questa soglia, i tassi si muovono con maggiore volatilità perché il mercato è diventato nel frattempo meno liquido (ci sono meno investitori disposti a comprare).
  • La Bce non interviene con un piano trasparente di lungo termine (quantitative easing) per ridurre i tassi d’interesse
  • La scarsa liquidità e la graduale perdita di accesso al mercato per prendere denaro a prestito mette a rischio il ripagamento dei debiti a scadenza. In poche settimane o mesi, la crisi generale potrebbe accelerare questa fase e rendere vane operazioni come privatizzazioni e dismissioni di beni pubblici. Potrebbe, ad esempio, non esserci un mercato con liquidità sufficiente per assorbire la vendita degli immobili di Stato, se non a prezzi che renderebbero non conveniente la loro dismissione per ridurre il debito pubblico.
  • Crisi di liquidità e incapacità a far fronte alla spesa pubblica (salari, pensioni, eccetera). Lo Stato potrebbe diventare temporaneamente insolvente.
  • La Bce o l’Fmi ribadiscono di non voler intervenire.
  • Lo Stato dichiara ufficialmente default/fallimento su alcune tranche del debito a scadenza. Default parziale o totale non importa; quando avviene, la perdita di affidabilità sui mercati finanziari internazionali è definitiva. Dopo il default nessun investitore è più disposto a prestare denaro, e molto spesso per anni. (3)
  • Per evitare il default alcune nazioni potrebbero decidere di uscire prima dall’euro. La soluzione è impraticabile, almeno nel breve termine. Non si eviterebbe quindi il default.
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PRESSIONI DEFLAZIONISTICHE

  • Senza possibilità di ridurre il debito e ripagare quello in scadenza, il 60 per cento del quale è in mano a investitori italiani, perdite enormi sono gradualmente trasferite sui risparmiatori e sulle banche.
  • Cresce la paura all’interno del sistema economico e finanziario e i capitali fuggono in altre nazioni che adottano la stessa moneta perché meno rischiose. Le banche italiane sono già oggi fortemente dipendenti dai prestiti a brevissima scadenza (fino a tre mesi) della Bce e la quantità di moneta disponibile nel nostro sistema economico è scesa a livelli storicamente bassi. (4) La Bce fatica a far funzionare il mercato dei prestiti interbancari.
  • Gli altri paesi dell’Eurozona bloccano i capitali detenuti dalle banche italiane all’estero per far fronte alle perdite che lo stato italiano causerebbe al sistema bancario dell’Eurozona.
  • La forte stretta creditizia, dovuta al rischio d’insolvenza delle persone e delle imprese, affossa ancor più il sistema economico e indirettamente le banche, spingendole in una spirale negativa. Ci sono forti segnali che la stretta sia già in atto.
  • Effetto a catena su piccoli risparmiatori e imprese, che iniziano a ritirare i depositi presso le banche (per paura che le banche sottocapitalizzate falliscano).
  • Lo Stato deve bloccare il prelievo dai conti correnti per non far saltare l’intero sistema finanziario ed economico in pochi giorni.
  • Non ci sono risorse nel sistema per la crescita e si creano nell’immediato forti tensioni deflazionistiche. La crescita potrebbe diventare negativa.
  • Crollano le entrate fiscali e la situazione finanziaria del paese diventa ancora più insostenibile.
  • Se la Bce o gli altri Stati tramite l’Fmi non intervengono per fornire direttamente liquidità allo Stato, una procedura di uscita dell’Italia o di altri paesi nella stessa situazione dall’euro sarà inevitabile e con costi enormi. (5) La ridenominazione dei contratti in moneta nazionale potrebbe portare a un ulteriore perdita secca su risparmi e investimenti. Molte transazioni potrebbero essere bloccate per mesi o anni.
  • Il sistema bancario italiano collassa. L’Eurozona andrebbe in frantumi o potrebbe ricostituirsi attorno ad alcuni stati, come Germania, Lussemburgo e Olanda.

PRESSIONI INFLAZIONISTICHE E INSTABILITÀ POLITICA ED ECONOMICA

  • In aggiunta ai forti tagli a salari e pensioni per non poter accedere ai mercati, la svalutazione del cambio successiva all’uscita dall’euro farebbe crescere l’inflazione e perdere valore ai risparmi delle famiglie (per chi non ha fatto in tempo a trasferirli all’estero) e agli asset del sistema economico.
  • A causa del forte rischio d’insolvenza, i tassi d’interesse per prestiti e mutui vanno alle stelle e l’ulteriore stretta creditizia affossa il sistema economico e finanziario in un vortice che durerà ancora per mesi.
  • L’economia potrebbe ritornare a crescere grazie alla forte svalutazione e alle esportazioni, ma questo avverrebbe in un sistema economico e finanziario senza risorse da investire nel lungo termine o per far fronte alla spesa corrente (storica).
  • Senza stabilità economico-finanziaria ci sono ancor meno investimenti esteri, almeno nel medio termine.
  • Gli indici di povertà della popolazione crescono.
  • Questi meccanismi e gli scarsi consumi interni creano un circolo vizioso che fa cadere il sistema economico in una notte di crisi economica, ma anche politica e sociale.
  • Il contesto di assoluta difficoltà a governare potrebbe creare un clima favorevole ai partiti radicali-estremisti.
  • I flussi migratori verso altri paesi d’Europa crescono a livelli insostenibili, generando questioni diplomatiche tra paesi dell’Unione Europea. Se cade l’euro, potrebbe crollare l’intera Unione Europea. Accordi come quello di Schengen potrebbero essere messi da parte già nel breve periodo.
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L’intensità e la velocità dei passaggi che precedono e seguono il default di uno Stato variano in base ai fondamentali della nazione. Tuttavia, le probabilità di evitare questa escalation sono certamente maggiori nel caso di un intervento immediato per evitare il fallimento e rilanciare un progetto federalista a livello europeo. Prendere o lasciare.

(1) Per saperne di più, Valiante, Diego (2011), “The Eurozone debt crisis: from its origins to a way forward”, CEPS Policy Brief, disponibile su http://www.ceps.eu/book/eurozone-debt-crisis-its-origins-way-forward
(2) Si vedano le recenti previsioniCommissione Europea, “Autumn forecasts”, disponibile su http://ec.europa.eu/economy_finance/eu/forecasts/2011_autumn_forecast_en.htm
(3) È dal 2001 che l’Argentina non riesce ad accedere ai mercati, anche se ha dichiarato default per un debito pubblico pari solo al 40 per cento del Pil ed è cresciuta costantemente negli ultimi anni, mentre in Italia il debito è ora al 120 per cento del Pil.
(4) Manasse, Paolo (2011), “Early Warnings of Italian Banking Crisis”, disponibile su http://paolomanasse.blogspot.com/2011/11/early-warnings-of-italian-banking.html
(5) Eichengreen, Barry (2007), “The Breakup of the Euro Area”, NBER Working Paper No. 13393, September.

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15 commenti

  1. andrea

    Era ora che scriveste un articolo su questo particolare aspetto della crisi. Bisogna sempre sperare per il meglio ma prepararsi al peggio!

  2. Maurizio

    Mi sembra che alcuni degli elementi di questo scenario siano già in corso, e questo mi preoccupa molto; tanto più che la classe dirigente del Paese sembra non aver compreso per niente la direzione intrapresa. Nessuno accetta il fatto che oggi siamo di fronte ad uno scenario impensabile fino a qualche anno fa e dove sbagliando le scelte si rischia di farsi male, molto male. Le elite sembrano concentrarsi sul tirare a campare ed anche la “gente” continua a farsi distrarre dai media ma stiamo correndo verso il disastro.

  3. stefano cingolani

    Il suo scenario è davvero orribile e si regge su molti se, soprattutto se Bce e Fmi non intervengono. Capisco la Bce con le sue rigidità teutoniche. Ma mi può spiegare perché il Fmi? La sua missione è intervenire come ha fatto in Italia nel 1976 e poi negli anni ’90 in Messico, Thailandia, Argentina, ecc. E’ chiaro che i costi sarebbero comunque altissimi, ma lei pensa che ci sia una deliberata volontà della comunità internazionale e degli Usa di spazzar via l’Italia dalla carta geoeconomica? Potrebbe tracciare uno scenario se il Fmi interviene? grazie, stefano cingolani

  4. Carlo Rodini

    Probabilmente per il governo Berlusconi è meglio un default che avere alle calcagna la giustizia, è meglio occuparsi di impedire le intercettazioni ecc.

  5. PPIERANGELINI

    Purtroppo lo scenario descritto è abbastanza realistico, per chi va in default è un massacro economico e sociale, ma pure per gli atri paesi (Germania compresa) non mi sembra che le cose andrebbero bene visto che esporta una larga fatta proprio nell’area Euro, al momento e anche dopo ci potrebbero sempre guadagnare gli speculatori Internazionali, come hanno insegnato le crisi precedenti,che si gettano come cani famelici sulle prede più deboli, speriamo che gli insegnamenti del passato servano a qualcosa, in questo momento la politica (nazionale ed europea) è debole mentre l’economia finanziaria internazionale è forte.

  6. Diego Valiante

    Se l’Italia va giù, crolla l’euro e forse l’Unione Europea come la conosciamo oggi. Nessuno vuole questo. L’intervento del FMI è già sui tavoli di molti leaders mondiali. Ci sono però molti punti di controversia. Non parliamo degli aspetti prettamente politici di questo intervento. L’ammontare che il FMI dovrebbe fornire all’Europa, senza un incremento delle quote, potrebbe essere troppo elevato rispetto alle disponibilità che il fondo può mettere in campo a breve. Il totale delle quote degli stati membri è di circa 700-800 miliardi di $ (non ricordo l’ammontare esatto), di cui l’Eurozona contribuisce con circa il 21% (quindi deve togliere parte di quel 21%). Altri paesi, quali gli Stati Uniti (che contribuiscono con il 16%), non sono in una posizione tale da poter offrire un intervento sostanziale. L’ammontare del debito dell’Eurozona è di 8.000 md circa. L’intervento diretto delle banche centrali sembra inevitabile. La roadmap ideale dovrebbe essere: intervento BCE (il FMI interviene a supplenza), coordinamento politiche fiscali, Eurobonds e parziale swap dei debiti nazionali, ristrutturazione dei debiti.

  7. michele

    Qualche economista, magari dalla Voce.info, dovrebbe ipotizzare la sospensione degli accordi di Basilea III. E’ assurdo imporre ora alle banche di avere maggiori riserve sul capitale prestato, significa alzare il costo del denaro e provocare una stretta al credito, quando la fiducia nel mercato interbancario è già ai minimi storici. Le BCE e la ED si assumono il rischio di controparte e di cambio con gli istituti di Oltreoceano. La BCE dovrebbe essere garante anche dei maggiori finanziamenti tra istituti dell’Eurozona, cosa che ridarebbe ai mercati una fiducia mediata dall’autorevolezza dell’istituto, e minori iniezioni di liquidità nel sistema. La fiducia nel mercato interbancario può tornare se dietro ha un’attenta politica monetaria, potremmo dire della “carota e del bastone” Se la BCE è garante delle transazioni e le banche tornano a prestarsi euro, si riducono i quantitative easing fra banca centrale e quelle private. Di contro, la banca centrale deve prestare denaro agli istituti a patto che questi lo prestino a famiglie e imprese, e prima ancora di tutto questo alle altre banche private che ne facciano richiesta sul mercato.

  8. michele

    la bce deve revocare il quantitative easing a chi non immette liquidità nel sistema, restando il denaro, specialmente a istituti di credito in transazioni dove la stessa bce assume il rischio di controparte; deve sanzionare gli istituti reticenti, con una sospensione selettiva di Selettiva di Basilea III. chi meno presta, maggiori riserve deve accanntonare presso la bce.

  9. Piero

    Finalmente un articolo sopra la media, all’opzione dell’uscita dall’euro vi e’ solo l’intervento della bce che deve annunciare la monetizzazione del debito dei paesi euro( almeno il 50% in un decennio, circa 500mld all’anno, gia’ fino ad oggi ha acquistato 200 mld), un tale annuncio riporta il mercato finanziario alla normalita’. Solo gli irresponsabili possono pensare che l’ammontare del debito paesi euro si possa pagare con singole politiche di bilancio. In conclusione politica monetaria espansiva con strumenti non convenzionali per guarire il passato, politiche di bilancio rigorose ( mai piu’ politiche di deficit spending per il futuro) per competere nel futuro globalizzato ( l’economia del futuro premia gli stati leggeri, con minore costo pubblico). La politica monetaria espansiva porterà alla parità del cambio con il dollaro, con Venere io dell’export in America, portera’ ad un aumento dell’inflazione che aiutera’ al pagamento del residuo debito pubblico. Rientra nei compiti della bce, perche’ se vuole mantenere la stabilita’ della moneta ne deve salvaguardarne l’esistenza

  10. fulvio gnesda

    Una provocazione : meglio il default che tanto per la gran parte degli italiani cambierebbe poco .un governo ,passato ,che ha favorito gli evasori in tutti i modi ,portandoci a questo disastro annunciato in cui la crisi mondiale gioca il solo ruolo di acceleratore ; e quello attuale che costretto a far cassa subito non farà altro che tartassarci per rimanere in europa favorendo vieppù gli evasori stessi .allora giù la saracinesca chiuso per default …

  11. Giorgio

    Sto rileggendo il XVI capitolo de La grande trasformazione di Polanyi che penso conosciate e che descrive quello che sta succedendo a noi ora. La folle situazione nella quale ci troviamo dipende unicamente dal fatto che la BCE non può o non vuole finanziare gli Stati dell’euro. Un problema che era stato superato abbandonando l’oro è stato ricreato con l’essersi imposti un’assurda impossibilità di stampare moneta. La manovra del Governo Monti non serve a nulla, la deflazione dovuta alla rarefazione della moneta è il rischio maggiore che distruggerà tutti a partire dallo Stato. Non possiamo fare la fine dell’Argentina, se la BCE non si muove dobbiamo uscire dall’Euro al più presto. Cordiali saluti.

  12. Supporter

    In questo periodo leggo una montagna di documenti, interventi e considerazioni relative alla macroeconomia ed alla gestione del debito provocato dalla crisi e dalla particolare condizione dei paesi dell’ Eurozona. Secondo molti siamo nei pasticci poichè, senza sovranità monetaria, qualsiasi operazione di risanamento non basterebbe mai a metterci al riparo dalla speculazione. Ossia che l’Euro, in queste condizioni, in mano ad una BCE non prestatrice di ultima istanza, è stato un pasticcio, uno sbaglio. Ora queste cose , relegate per più di 10 anni in un oblio, giustificato peraltro dalle scarse conoscenze in materia in possesso dell’opinione pubblica, arrivano a toccare profondamente le nostre vite e, a proposito o sproposito, molti cominciano ad interrogarsi seriamente se tutto ciò non sia sbagliato. E non parlo solo di quelli che dicono che “L’Euro è stato un crimine” ma anche solo di chi chiede con insistenza l’emissione degli eurobond e di mitigare l’intransigenza monetaria tedesca che sembra essere più un dogma che una cosa oggettivamente utile. Serve un dibattito aperto, una parola di verità: perchè ci serve l’Euro? Non dovremmo per lo menocambiare le regole?

  13. Piero

    Con piacere finalmente leggo dei commenti realistici, che hanno individuato la causa di questa strana crisi, le manovre rigorose fatte dai singoli stati non servono ad altro che aumentati il potere dei burocrati, a scapito dell’economia reale e dei lavoratori sia dipendenti che autonomi, quindi riappropriamoci della sovranita’ monetaria se la Bce non muta atteggiamento immediatamente, basta con queste manovre insensate.

  14. Maurizio Settembre

    In questo momento di scarsa liquidità, siamo proiettati allo scenario argentino (moneta forte ed economia interna debole) non va bene una delle 2 salta, come successe in Argentina. A Napoli hanno adottato una moneta complementare SCEC che gira insieme all’euro nella percentuale tra il 10-30%, in questo modo aumenta il potere d’acquisto, aumenta il giro d’affari, trattiene la moneta sul territorio, facendola circolare sempre sul territorio, benefici: incrementa il potere d’acquisto dei cittadini; aumenta il giro d’affari riduce la competizione tra i Cittadini, non crea debito pubblico. SCEC (sconto che cammina) non c’è nessuna perdita secca per il dettaglio che accetta questo sconto a sua volta ottiene anche lui lo sconto presso tutti gli altri operatori convenzionati. Il problema: banche e grande distribuzione drenano risorse dal territorio, perché hanno i fornitori nel resto del Mondo. E’ anche un paracadute post-default di uno stato. L’argentina quando saltò utilizzò 200 monete locali… Invito a tutti compresa La Voce.info a divulgare e far conoscere le potenzialialità delle monete complementari.

  15. Maurizio Settembre

    La scarsità di liquidità, mi ricorda l’Argentina ex-ante al default… Analogarmente l’Italia sta seguendo lo scenario Argentino (moneta forte ed economia interna debole), non va bene una delle 2 salta. In Argentina utilizzarono 200 monete complementari per arginare la scarsa liquidità, oggi come ieri. Suggerisco che l’Italia deve spingere l’uso delle monete locali (complementari) per tutelare i cittadini e distretti industriali. Napoli nell’aprile 2007 fu la I città ad adottare la moneta complementare SCEC (sconto che cammina), formalmente è uno sconto, ma sostanzialmente è una moneta. E emesso in accredito, proprietà del portatore, gartis, es. 25,00 euro di spesa 20 sono pagati in euro e 5 in SCEC (la percentuale di accettazione è tra il 10-30%) a sua volta anche il dettaglio utilizza gli scec per le proprie spese. Non c’è nessuna perdita secca. Inoltre trattiene e fa circolare la ricchezza su quel territorio, rilanciando l’economia locale… E’ un ottimo paracadute post-default di uno stato… Suggerisco anche alla La Vove.info a tutti di interessarsi alla moneta complememntare SCEC. Grande distribuzione ha i fornitori in tutto il Mondo trasferisce ricchezza. Maurizio Settembre

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