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L’ITALIA SALVATA DAI SUOI RISPARMIATORI

Per spezzare il circolo vizioso determinato dagli alti tassi di intesse sul debito pubblico, occorre fare affidamento sui risparmiatori italiani. Come hanno già fatto negli anni Novanta, dovrebbero acquistare fino a tre quarti dei titoli di Stato. In questo modo l’Italia potrebbe sopportare anche un lungo periodo di alti tassi. Alla Bce il compito di garantire la stabilità del sistema bancario. L’Italia non dovrebbe avere nessun problema di rispettare la nuova regola del deficit aggiustato per il ciclo al di sotto dello 0,5 per cento del Pil.

Il governo italiano ha presentato all’approvazione del Parlamento una importante e credibile manovra di aggiustamento fiscale, che però potrebbe non essere sufficiente a prevenire una nuova ondata di vendite di titoli di Stato.

RISPARMIATORI CONTRO IL CIRCOLO VIZIOSO

L’esperienza ha dimostrato che i picchi nei premi di rischio conducono a una spirale negativa, che si autorafforza, per la quale i più alti tassi di interesse mettono in dubbio la solvibilità dello Stato e minacciano così la sopravvivenza del sistema bancario, che perde l’accesso al mercato interbancario internazionale (e non solo) di finanziamento. Tuttavia, il circolo vizioso può essere interrotto permettendo all’Italia di sopravvivere anche ad un periodo prolungato di alti tassi di interesse – come è già accaduto negli anni Novanta, quando lo stato italiano era costretto di pagare interessi a due cifre per diversi anni. (1)
La distribuzione dei compiti dovrebbe essere semplice: le famiglie italiane dovrebbero finanziare il loro governo acquistando il debito italiano e la Bce dovrebbe prevenire un collasso del sistema bancario italiano.
Il primo elemento chiave per la sopravvivenza è che il nuovo alto costo del debito sia sopportato dagli italiani. In questo modo, il costo più alto del servizio del debito non sarebbe un peso per il paese, ma solo una redistribuzione di reddito tra risparmiatori e contribuenti. Se invece i nuovi strumenti del debito ad alto costo fossero venduti a investitori stranieri, rappresenterebbero un peso per l’intera economia perché porterebbero a un peggioramento della bilancia dei pagamenti. Ma questo si può evitare, basandosi sulla naturale propensione dei risparmiatori italiani ad acquistare titoli nazionale ed in aggiunta magari utilizzando altre leve per convincere i risparmiatori italiani a spostarsi su titoli di Stato italiani, i classici Bot e Btp. (2)
Oggi circa la metà di tutto il debito pubblico italiano è detenuto in Italia. Se fosse possibile portare la proporzione del nuovo debito acquistato dagli italiani a tre quarti, gli effetti del circolo vizioso negativo di cui si parlava prima si ridurrebbero drasticamente. E dunque ci sarebbe molta meno necessità di un intervento della Bce per acquistare più debito pubblico italiano.

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INTERVENTI PER IL SISTEMA BANCARIO

L’esperienza ha mostrato l’importanza degli investitori nazionali in tempi di crisi. Nel corso degli anni Novanta, il peso degli interessi per lo Stato era molto più alto. Ma era sostenibile perché la maggior parte del debito era detenuta dai residenti (il famoso “popolo dei Bot”) e la bilancia estera (partite correnti) era in surplus. Ma oggi il risparmio nazionale non basta più per finanziare il deficit pubblico dato che l’Italia ha un deficit esterno di circa il 3 per cento del Pil, leggermente al di sotto dei 50 miliardi di euro l’anno. Se gli investitori esteri si rifiutassero di finanziare anche il settore privato italiano, le banche del nostro paese avrebbero bisogno di ottenere più fondi dalla Bce.
In un mondo ideale, chiaramente non sarebbe compito della banca centrale finanziare gli squilibri di una bilancia dei pagamenti regionale, ma per la Bce è comunque preferibile garantire al sistema bancario italiano l’accesso alle normali operazioni di politica monetaria al ritmo di 50 miliardi l’anno piuttosto che acquistare centinaia di miliardi di debito del paese. (3)
La stabilità del sistema bancario italiano sembra ora assicurata perché la Bce ha reso disponibili finanziamenti a tre anni: è importante perché le autorità di vigilanza non permetterebbero alle banche italiane di fornire crediti a medio termine alle piccole e medie imprese se queste si rifinanziassero solo con finanziamenti a breve termine. Ancora più importante è il rilassamento dei requisiti di garanzia annunciato di recente dalla Bce: le banche possono ora utilizzare qualsiasi prestito non in sofferenza per ottenere finanziamenti. Ciò è fondamentale per un sistema bancario conservatore e fermo alla sua attività di base, cioè prestare all’economia reale. Con questa misura sembra garantita la liquidità per il sistema bancario italiano.
Tutto considerato, sembra che l’Italia dovrebbe adesso avere buone possibilità di sopravvivere anche a un periodo prolungato di alti premi per il rischio se riesce a mobilitare il suo risparmio interno. Il solo fatto di sapere che esiste questa possibilità, dovrebbe abbassare la tensione sui mercati finanziari. Inoltre, l’Italia sarà presto uno dei pochi paesi a soddisfare la regola del nuovo ‘patto fiscale’: il deficit aggiustato per il ciclo dovrebbe essere al di sotto dello 0,5 per cento del Pil nel 2013. Anche questo dovrebbe contribuire ad abbassare la tensione e ad aumentare la disponibilità della Germania di accettare ulteriori misure di supporto al mercato dei titoli italiani, se le tensioni dovessero ripresentarsi.

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(1) Si veda in proposito la mia analisi di quel periodo e di ciò che lo rende diverso da quello attuale.

(2) Sulle differenze tra debito interno ed estero vedi il mio Policy Brief.

(3) Si veda il mio Ceps Commentary sul perché la Bce non ha altra scelta che divenire la “controparte centrale”, dato che l’area uro non è un’unione fiscale.

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12 commenti

  1. paolo rosa

    Si tratta di trasformare il debito pubblico in una occasione di ricchezza per le famiglie italiane. Lo Stato dovrebbe pero’ emettere titoli dedicati alle famiglie ad un tasso fisso del 6 per cento,triennali,rinnovabili portando la tassazione dal 12,50 al 10 per cento cosi da traguardare la soglia del possesso dei due terzi del debito in mano agli italiani.

  2. fulvio gnesda

    Ipotizziamo che dei circa 24 milioni di lavoratori la metà sposti una parte del fondo integrativo pensionistico,diciamo una media di 20.000€ ciascuno, in btp creati all’uopo con tasso coerente con le necessità sia dei lavoratori che dello stato; fanno 200 mld di €. come base di partenza non mi sembra male o no ?i vantaggi sarebbero talmente tanti che a evidenziarli tutti non bastano i 1200 caratteri disponibili

  3. michele

    solo Elio Lannutti (Italia dei Valori) ha parlato ieri in televisione della garanzia statale sulle passività bancarie nei prossimi 5 anni, per la modica cifra di 800 miliardi di euro. Secondo la finanziaria (art. 8), per ora lo stato stanzia 200 mln di euro annui dal 2012 al 2016. La garanzia dello Stato è incondizionata, irrevocabile e a prima richiesta (comma 3), salvo poi dire che: “in casi di abusi dopo l’intervento statale le banche possono essere escluse dalla garanzia” (commi 7 e 8). “La banca deve rimborsare tutto all’erario, con interessi legali” (comma 28) “si paga una commissione, basata sul rating”. Ma se la garanzia è incondizionata e irrevocabile, l’abuso non si può perseguire e queste clausole sono inesigibili, nessuna sanzione si applica agli inadempienti. La garanzia copre capitale e interessi di tutti gli strumenti non derivati denominati in euro, e le obbligazioni bancarie fino a 7 anni, di banche estere operanti in Italia o di banche nostrane (con sede legale in italia). La garanzia statale copre anche la Emergency Liquidity Assistance che dovesse fornire la Banca d’Italia agli istituti in crisi (comma 34.

  4. michele

    Sul primo punto. E’ un’ottima idea, che può avvalersi di precedenti esperienze ed essere sviluppata in alcune varianti (p.e. sostituzione di titoli nel portafoglio di banche con altri di nuova emissione riservati a privati e famiglie in base a speciali disposizioni (da studiare attentamente) su tassi e durata, con il vincolo di destinazione almeno preferenziale al rimborso a valore attuale di quelli delle banche, a fini di recupero della liquidità e del potenziale di erogazione, ecc.). Ma bisognerebbe convincere i sostenitori della “tassazione più severa della ricchezza finanziaria”, che parte cospicua di questa, inclusi i titoli in discorso, è risparmio già tassato e proficuamente investito anche nell’interesse generale. Certamente da tassare quindi, ma in misura equilibrata e senza accanimento, come praticato per decenni in passato, a beneficio degli investimenti pubblici e privati nel quadro dello sviluppo di un capitalismo senza capitalisti, e del connnessso sostegno dell’occupazione. Diversamente, il fallimento è sicuro.

  5. Piero

    Sicuramente non fa male, ma non risolve il problema della sostenibilità del debito, non può essere sostenibile, non può essere competitivo un paese che paga il debito il 7% di più degli altri paesi. Il problema va risolto alla radice, i mercati ritengono che il debito di un paese che non ha una banca centrale di ultima istanza, è un debito con elevato rischio, quindi deve pagare un interesse più elevato, ciò non è per a Germania, perché la bce viene considerata dai mercati una banca sotto a direzione politica della Merkel.

  6. Osvaldo Forzini

    Premessa: alcuni interventi precedenti mi sembra siano nel solco del “va benissimo, è un’idea favolosa, purché però mi convenga (interessi alti, bassa tassazione..). Venendo all’articolo, per la mia riflessione voglio “agganciarmi” alla nota proposta di Giuliano Melani, il signore che ha comprato la pagina del Corriere per invitare ad acquistare i nostri titoli. Chiedo scusa se “mischio”, le due proposte non sono sovrapponibili al 100%. Condivido in tutto le premesse e lo spirito dell’appello di Melani. Già allora mi venne da pensare quanto scrivo adesso:
    1) l’Italia è incapace di prendere “il toro per le corna”, si riesce a fare qualcosa sempre e solo quando stiamo per affogare (vedere Amato, Prodi/euro, e adesso);
    2) pensare ad prestito forzoso?
    3) le proposte sono valide, un solo grosso dubbio: se noi togliamo “le castagne dal fuoco”, quando mai la politica affronterà il problema che non si può spendere (all’infinito) più di quanto si incassa? Se gli italiani buttano giù una parte del proprio debito, non è che poi la politica ne approfitta per i suoi interessi elettorali e dopo due mesi siamo punto ed a capo?…

  7. Giorgio

    A mio parere la manovra del Governo Monti è iniqua e recessiva. La peggiore manovra possibile. Non consentirà, come già è evidente, neppure il raggiungimento degli obiettivi che si pone. L’idea di sollecitare il risparmio degli italiani ad acquistare i titoli di stato era attraente quando è stata proposta qualche settimana fa. Oggi non lo è più perché il Governo ha rotto quello che poteva essere un patto di solidarietà tra lo Stato e i cittadini. Oggi ognuno aspetta solo di sapere quanto lo Stato preleverà dalle sue tasche per versarlo in un pozzo senza fondo. Cordiali saluti.

  8. flavio pressacco

    Condivido che non può sopravvivere un paese che paga interessi così alti. Negli anni 90 si svalutava e l’inflazione era alta. Con L’euro ci vuole la disciplina tedesca. Certo gli USA hanno un alto debito e la FED fornisce liquidità quanto serve ma evidentemente si ritiene che da loro il debito sarebbe pagato in emergenza o dai ricchi o dai poveri ma comunque da qualcuno. qui da noi nè gli uni nè gli altri vogliono pagare. Quindi i mercati hanno ragione ad aggredirci.

  9. rosario nicoletti

    Mi sembra un’ottima idea, anche se il governo Monti, come è stato fatto notare, ha imboccato la strada opposta. Io non capisco nulla di economia, ma se non si realizza qualcosa del genere(debito pubblico in mani italiane), noi finiremo stritolati dallo schiacciasassi germanico insieme con altri paesi mediterranei. Credere che possiamo trasformarci in tedeschi – stessa serietà, produttività, stessa efficienza organizzativa – mi sembra pura utopia. Sarebbe saggio fare un piano per uscire dall’euro.

  10. rocco

    Ottima idea e.. Mi chiedo: – se questo investimento fosse “obbligatorio” e sostituisse nuove tasse? – se il rendimento garantito per questo investimento sostitutivo fosse il valore minimo tra quelli presenti in europa? – se fosse accompagnato da una modifica che preveda non il pareggio ma l’avanzo di bilancio nei conti pubblici fino al raggiungimento di un livello debito pubblico prefissato e pari, che so ad una percentuale prestabilita del prodotto interno lordo? Non si otterrebbe così di non tassare gli italiani ma “obbligarli” al risparmio ad un tasso comunque conveniente ma non da “strozzinaggio” e liberandoci da condizionamenti di società internazionali che, da sempre, speculano sulle economie degli stati? Perché messa come lei l’ha messa è interessante ma la ricchezza incassata tra 10 anni da alcuni italiani sarebbe pagata da tutti gli altri e questo e, come minimo perfettibile. Per quel poco che ci capisco di economia..

  11. dvd

    Concordo, mi sa però che sia tardi. Nel 90′ si era in un contesto diverso, il mondo non era globalizzato e il muro era appena caduto, c’erano più certezze. Oggi per fare questo occorre che lo Stato si “impegni” per uno scambio con i “potenziali” sottoscrittori. Deve dire in prima battuta che cosa è disposto a rinunciare per il futuro, se non lo fa è già molto che l’italiano che potenzialmente può “aiutare” lo Stato non gli gioca contro speculando sui titoli. Vediamo che cosa succede nei prossimi mesi e vediamo se saremo in grado di cogliere questo suggerimento più che saggio, oppure no. Per ora non si è visto nulla che va nella direzione giusta da parte della “politica”, mentre dalla “piazza” si vede solo gente che senza rendersene ben conto o per mero calcolo politico urla a 360 gradi, così di fatto allontanando chi potrebbe fare la “differenza”. L’idea in se è giusta e saggia ma la diffidenza degli Italiani verso ogni forma di “potere” è ora irreversibile, senza un segnale “forte” e “radicale” nel segno del cambiamento che non sia solo e soltanto slogan o falsi obbiettivi.

  12. Carlo Borgnis

    L’effetto spread peserà sui conti italiani per 17,9 miliardi nel 2012: la spesa per interessi balza infatti dai 77.324 milioni di euro di quest’anno ai 94.214 euro stimati per il 2012. È quanto calcola il Tesoro nella relazione al Parlamento con le nuove stime: gli interessi saliranno dal 4,9 al 5,8% del Pil. Stima fatta sulla base dello spread alla data antecedente alla manovra monti (oltre 500 punti) e tiene in considerazioni nuove emissioni sulla base di valori che nei prossimi mesi scenderanno a livelli inferiori ai 350 punti forse anche meno. Come sapete David Cameron si è rifiutato di contribuire al FMI che dovrebbe lanciare un salvagente all’Euro. Dai dati pubblicati l’apporto degli stati europei dagli iniziali 200 MLD è sceso a 150 MLD. In questo contesto il contribuente italiano deve pagare più tasse affinchè ci siano i soldi per pagare al FMI. Con questi soldi il FMI aiuta insieme al Fondo salva Stati l’Europa comprando titoli del debito pubblico che rendono molto (il fondo salva stati mantiene un profitto). Lo stato paga il 7% sui titoli del debito pubblico, aumentando il peso dei debiti sulle spalle dei cittadini. Il conto è sostenibile?

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