Il decreto di liberalizzazioni approvato dal Governo Monti è riuscito ad aprire settori della nostra economia finora difficili da toccare. Tra i motivi del ritardo con cui lItalia vara queste norme cè stata senza dubbio la consistente presenza di rappresentanti delle professioni tra le sedie del Parlamento: in Camera e Senato abbiamo 341 tra avvocati, giornalisti, medici, ingegneri, commercialisti, architetti, notai e farmacisti. Si tratta del 36% dei nostri parlamentari, che saranno presto chiamati a sostenere un decreto che li riguarda personalmente, ma che soprattutto interviene su attività che contribuiscono al Pil fino al 22%.
Le liberalizzazioni favoriranno la crescita, come dimostrato da numerosi studi. Proponiamo alcune letture riguardo la struttura di mercato e le performance del commercio al dettaglio. È stato dimostrato, sia nel caso della Francia che in quello dell’Italia, che restrizioni allentrata per i grandi negozi non sembrano aiutare i piccoli commercianti, dal momento che le grandi catene di vendita al dettaglio rispondono alle restrizioni aprendo negozi di minori dimensioni, creando condizioni concorrenziali difficili da sostenere; inoltre, un’eccessiva regolamentazione fa diminuire la crescita occupazionale. Altri studi dimostrano come, nel caso inglese, le regolamentazioni restrittive all’ingresso riducano il numero di grandi supermercati e causino un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, con conseguente perdita di benessere per i consumatori.
Un ultimo studio sulle farmacie in Belgio mostra come le restrizioni all’ingresso abbiano avuto un impatto negativo sul benessere dei consumatori e che l’intensa regolamentazione non sia riuscita a garantire la disponibilità dell’offerta su tutto il territorio: con regole meno restrittive si potrebbero avere il doppio delle farmacie, più posti di lavoro ed una migliore copertura territoriale.
(a cura di Francesca Barbiero, Filippo Teoldi, Guido Zichichi)
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Graziano
Non voglio scendere sul tecnico, anche perché poco competente, ma divento rosso di rabbia a sentire parlare di protesta dei farmacisti, una casta di privilegiati che rende irrealizabbile (da sempre) il sogno di aprire una farmacia ad altri laureati che magari hanno sudato veramente e con maggior profitto rispetto a tanti proprietari ereditieri di farmacie. Non si capisce perché, in Italia la farmacia se la devono permettere solo gli ereditieri e tramandarla da padre in figlio. Detto ciò, e al di là dei miei pareri e/o pensieri, a me piace capire anche le posizioni opposte alle mie e chiedo: quale sarebbe il principo secondo il quale potrebbe essere negativo liberalizzare e permettere di aprire anche il doppio delle farmacie?