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COMPENSARE I DANNI DA LIBERALIZZAZIONI?

L’obiettivo ultimo di ogni liberalizzazione è l’eliminazione delle rendite associate a una regolazione ingiustificatamente restrittiva. Spesso però la liberalizzazione impone a chi ne beneficia significative perdite in conto capitale. Mercati come quelli di taxi e farmacie devono essere regolati perché vi sono obblighi di servizio pubblico. Che però non hanno niente a che vedere con gli assetti proprietari. Al progressivo declino del valore delle licenze, si potrebbe rispondere istituendo un fondo di compensazione. Oggi in Italia, più per i tassisti che per i farmacisti.

L’obiettivo ultimo di ogni liberalizzazione è l’eliminazione delle rendite associate a una regolazione ingiustificatamente restrittiva. Da questo punto di vista, il problema principale è che le rendite vengono capitalizzate e la liberalizzazione, conducendo alla riduzione del loro valore, impone, a chi ne beneficia, significative perdite in conto capitale. Inoltre la liberalizzazione favorisce i nuovi entranti e danneggia coloro che già operano nel mercato. Per questo, simili politiche trovano raramente dei promotori che si impegnino attivamente per favorirne l’adozione. Da qui l’importanza che esista un’istituzione pubblica, nel caso italiano l’Autorità antitrust, che se ne faccia carico.

RESTRIZIONI REGOLAMENTARI

Alcune rendite sono naturali, per esempio quelle associate a una terra più fertile o a un appartamento nel centro della città. La loro capitalizzazione conduce a prezzi più elevati per acquistarli. La concorrenza (statica) incide soprattutto sui profitti che, rimanendo con gli stessi esempi, sono collegati allo sfruttamento della terra o dell’appartamento e sono disciplinati dalle scelte effettuate da imprenditori, consumatori e utenti. In altre parole, il tasso di profitto dipende dalla struttura dei rispettivi mercati (nel caso specifico generalmente concorrenziale).
La concorrenza come processo (il progresso tecnico, l’innovazione e l’allargamento dei mercati) contribuisce significativamente a ridurre il livello delle rendite naturali. Anche l’eliminazione della regolazione ingiustificatamente restrittiva ha un grande rilievo nella loro riduzione. Per esempio, il modesto sviluppo dei centri commerciali contribuisce a rendere scarsi i locali per l’apertura dei negozi nelle zone centrali delle città facendo lievitare i loro prezzi e i rispettivi canoni di locazione.
Paradossalmente, le rendite associate alla regolazione ingiustificatamente restrittiva sono più stabili di quelle naturali. Una loro rimozione è una scelta politica, dunque ogni proposta in quella direzione è oggetto di una fortissima opposizione da parte delle categorie protette.
Prendiamo come esempi taxi e farmacie. La liberalizzazione dei relativi mercati è rivolta a eliminare le rendite associate alle ingiustificate restrizioni regolamentari, non necessariamente a ridurre i profitti collegati allo svolgimento delle due attività. Infatti la regolazione dei prezzi dei servizi taxi e la concorrenza (sui prodotti a prezzo libero) tra farmacisti già oggi conduce a un livellamento dei profitti (ossia dei loro redditi) considerato che la tariffa o i prezzi (anche se regolati) già contengono tra i costi la remunerazione del valore della licenza. Come effetto del funzionamento dei mercati, le restrizioni numeriche sui taxi e sulle farmacie si riflettono nelle maggiori rendite che tassisti e farmacisti riescono a conseguire, a loro volta capitalizzate nel valore della loro licenza. Al margine, come conseguenza della concorrenza o della regolazione di prezzi e tariffe, i profitti economici di tassisti e farmacisti sono quelli normali.

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PERCHÉ REGOLA UN MERCATO?

Le questioni da risolvere sono due.
La prima cosa è stabilire se e come il mercato debba essere regolato.
Nel caso dei tassisti e delle farmacie esistono certamente obblighi di servizio pubblico (il fatto che il servizio sia sempre disponibile, che i prezzi non siano ingiustificatamente elevati, che il fornitore del servizio sia professionalmente competente, che il magazzino sia ben fornito, eccetera) che richiedono specifici interventi regolatori. Tuttavia, gli assetti proprietari non c’entrano con il rispetto di questi obblighi. La farmacia o il taxi può essere di proprietà di chiunque. È sufficiente che chi guida o chi fornisce il servizio in farmacia sia professionalmente competente.
Con una liberalizzazione degli assetti proprietari (e delle piante organiche) gli obblighi di servizio pubblico possono essere più facilmente imposti a tutti: per esempio, le società di taxi possono garantire la copertura giornaliera del servizio (valutata in termini qualitativi da opportune autorità di controllo) senza dover imporre turni e numeri minimi (viceversa con la licenza individuale ciò è impossibile) con la sola previsione dello sventagliamento tariffario (diurno-notturno-festivo) soggetto a regolazione. Per quanto riguarda le farmacie è sufficiente l’imposizione degli obblighi di servizio pubblico a tutti (e la previsione di una turnazione per il servizio notturno) e della presenza di un farmacista nella vendita. Gli assetti di mercato emergeranno come una conseguenza. E non c’è troppo da preoccuparsi che i servizi di prossimità vengano eliminati: anche lo sviluppo delle grandi superfici al dettaglio si è realizzato senza del tutto sostituire i negozi tradizionale.
Liberalizzazioni così concepite, che cioè mantengono vincoli appena sufficienti a garantire il raggiungimento dell’interesse generale, sono quelle più favorevoli a promuovere l’innovazione, la differenziazione dei prodotti, lo sviluppo di nuove forme organizzative, l’abbassamento dei prezzi, e sono spesso accompagnate da effetti a cascata su altri comparti/settori. In altre parole la crescita economica trae origine dagli investimenti complessivamente associati a queste evoluzioni.

LE COMPENSAZIONI

La seconda questione è come si raggiunge questo nuovo equilibrio. Questa è la parte politicamente più delicata.
Sempre nel caso di taxi e farmacie, il processo di liberalizzazione comporta un progressivo declino del valore delle licenze. Il valore ottimale di una licenza taxi è di poco superiore a zero (la rendita ottimale associata al servizio di taxi dovrebbe cioè essere zero). Chi oggi ha acquistato una licenza di taxi che vale 200mila euro, con una piena liberalizzazione degli accessi perderebbe tutto: è una delle ragioni delle proteste. Nel caso dei tassisti, in considerazione dei risvolti sociali che ne conseguono, la politica pubblica potrebbe intervenire, come avvenuto in Irlanda, istituendo per lo meno un fondo di compensazione per i tassisti al di sopra dei 50 anni (il valore della licenza è infatti anche un’assicurazione contro la malattia e la vecchiaia). Per le farmacie, il problema è socialmente molto meno grave e la compensazione dei farmacisti per la riduzione di valore della licenza non sembra necessaria, perché la diminuzione di valore può essere compensata da opportune iniziative imprenditoriali del farmacista titolare, eventualmente allargando gli assortimenti anche al di fuori del ristretto settore dei farmaci, come in parte già avvenuto.
Liberalizzazioni meno ambiziose (aumento del numero delle licenze o della pianta organica), semplicemente volte a estendere l’accesso alla “torta” ad altri soggetti sono meno efficaci in termini di benefici per i consumatori perché non promuovono la concorrenza tra forme organizzative diverse, anche se anch’esse contribuiscono all’abbassamento delle rendite e, di conseguenza, a un modesto abbassamento dei prezzi. Anche l’effetto sulla crescita è ridotto, non essendo questi interventi associati a innovazioni, investimenti o benefici diffusi.
Talvolta le liberalizzazioni parziali possono essere un primo passo verso una più ampia apertura dei mercati. Per esempio, la liberalizzazione del 2006 dei soli farmaci da banco (e non dell’intero comparto delle farmacie), peraltro associata all’obbligo (ingiustificato) della presenza di un farmacista nella vendita di farmaci liberamente disponibili, era soprattutto volta a vincere le resistenze degli “interessi costituiti”, in questo caso dei proprietari di farmacie esistenti e a convincere il più vasto pubblico che la salute non ne risultava compromessa.

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23 commenti

  1. AM

    Indubbiamente nel mercato dei taxi vi era un blocco all’entrata. Mi ricordo quando arrivavo a Roma in tarda serata era normale che vi fosse una situazione di carenza di taxi. Una volta caricati i fortunati passeggeri poi non ritornavano quasi più taxi.Non restava che ricorrere agli abusivi (con sgradevoli sorprese) o incamminarsi a piedi. Numero insufficiente o poca voglia di fare la notte? Comunque trovo iniquo che i taxisti che hanno pagato 180.000 Euro per la licenza vedano azzerare il loro investimento. L’importo pagato significa tuttavia che i guadagli erano buoni, senza dubbio superiori a quelli dichiarati dal taxisti intervistati in TV.

  2. paolo zanini

    Da farmacista con una certa esperienza e, forse, credibilità professionale, a suo tempo mi sono dato da fare per spiegare che i farmaci da banco è importante vengano venduti da un farmacista. La norma ha recepito le argomentazioni a favore di questa impostazione, e lo considero un fatto positivo. La considerazione del prof. Heimler sul fatto che questa restrizione sia ingiustificata stona in un articolo di una certa serietà. L’esperienza e le conoscenze dei professionisti seri che operano sul territorio dovrebbero essere tenute in maggiore considerazione. La moltitudine di situazioni in cui i farmaci da banco sono usati ingiustificatamente o in modo pericoloso meriterebbero, forse anche da parte nostra che le verifichiamo, una maggiore documentazione pubblica. Naturalmente è più difficile documentare gli eventi avversi non avvenuti, o prevenuti, o le situazioni “a rischio” rispetto a quelli sfuggiti alle maglie del controllo e quindi effettivamente accaduti, ma non inutile. Se non vogliamo però raccontare favole, è opportuno ribadire che i veri e consistenti risparmi delle famiglie sono quelli che nascono da un minor uso di farmaci inutili, non dal loro prezzo.

  3. LUCIANO GALBIATI

    La “tiritera” pro-liberalizzazione del servizio taxi nasconde il progetto di ri-regolazione del settore a vantaggio di grandi società di capitali e soggetti giuridici di varia natura. Si crede-secondo i dettami di astratte e fallimentari teorie econometriche- di aumentare l’efficienza complessiva del sistema attraverso la creazione di un oligopolio di grandi compagnie che utilizzano centinaia di autisti a cottimo. Autisti precarizzati e sfruttati attraverso il sistema del noleggio di licenza ed autovettura. In sintesi il modello organizzativo nordamericano (i taxi di New York). Operazione che certamente non produce alcun reale vantaggio qualitativo/tariffario per l’ utenza; sconfinata la letteratura scientifica a supporto di tale evidenza. Il funzionamento ottimale del sistema dipende invece -in modo determinante- da fattori esogeni quali: congestione dei centri storici,limitazioni della circolazione,tecnologie finalizzate ad aumentare reperibilità e velocità commerciale (semafori intelligenti,corsie preferenziali,ecc). La deregulation è il mezzo x fare tabula-rasa delle imprese artigiane esistenti inflazionando l’offerta di servizio ad esclusivo vantaggio dei futuri oligopoli

  4. Fabrizio Fabrizi

    La corte di giustizia europea si è occupata proprio degli assetti proprietari delle farmacie, stabilendo che un farmacsta può non essere libero di esprimere la sua professionalità se deve essere assoggettato a proprietà altrui, aggiungo io soprattutto se assoggettato ad interessi economici di multinazionali. Negli Stati Uniti i prezzi dei farmaci sono i più alti al mondo, eppure lì non c’è pianta organica e gli assetti proprietari sono totalmente liberalizzati.

  5. Salva Italia

    Punto primo, i farmacisti che conosco io vivono in delle belle ville .. non capisco proprio cosa devono compensare? Le persone che perdono il lavoro e hanno da pagare il mutuo cosa dovrebbero fare? Per i tassisti non capisco dove è il problema, per quanto ho capito io non è liberalizzato nulla, ma l’autorità dei trasporti potrà intervenire ove il servizio risulterà scarso . Ma avete preso mai un taxi a Milano e Roma ? La differenza è abissale , a Milano macchine pulite autisti composti e non chiacchieroni ecc.. , a Roma tutto l’opposto il 50% offre un servizio pessimo, macchine piccole, sudice, autisti che parlano al cellulare (senza auricolare), spesso puzzo di fumo ecc.. ecc. secondo me nel caso Romano una raddrizzata servirebbe.

  6. luca

    Per quanto riguarda i taxi, evidenze empiriche, ormai ampiamente presenti in letteratura, dimostrano il fallimento delle politiche di liberalizzazione. Nel breve periodo non si sono mai registrate diminuzioni delle tariffe, mentre esse, addirittura, aumentano. Sono in particolare due i tratti pertinenti del settore taxi: asimmetrie informative (sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta) e costo opportunità sostenuto dall’utente per la ricerca del vettore più economico in un comparto liberalizzato. L’esistenza di tali peculiarità annulla i supposti vantaggi derivanti da una liberalizzazione, traducendoli, paradossalmente, nel loro opposto. La liberalizzazione dei taxi non funziona. Questo da un punto di vista tecnico. Se poi si vuole affrontare il discorso sui taxi da un punto di vista “sociale”, lo si faccia senza nascondersi dietro pseudo analisi microeconomiche. E si abbia il coraggio di confrontarsi su mozioni politiche di più ampio respiro. Ammettendo che il paradigma liberista è solo uno (e nemmeno il migliore) dei possibili strumenti interpretativi e organizzativi del sociale.

  7. Monica

    Quello che forse non e’ chiaro e’ che la compensazione con licenza o emissione di licenze porterebbe ad uno squilibrio del mercato , domanda bassa a fronte di una offerta di mezzi alta in rapporto agli abitanti. I problemi evidenziati di carenza di taxi possono essere risolto con una riorganizzazione dei turni e con garanzia per esempio di un x mezzi da parte di quel radiotaxi che opera in quel comune. Oppure sistema di incentivi o penalizzazione se non si osservano alcuni parametri : conoscenza lingua, pulizia ecc. Temo pero’ che lo scopo non sia avere un servizio migliore o prezzi più bassi . Altrimenti si pensava ad una strada diversa ( sgravi fiscali, prezzo gasolio agevolato). Lo scopo e’ destrutturare servizio per regalarlo a qualcuno… Le persone accusate dai tassisti di volersi impossessare del mondo taxi non hanno mai smentito come mai?

  8. Rachele

    Gentile AM del post precedente, sono una tassista milanese e le posso assicurare che quello che mi ha fatto decidere di acquistare una licenza taxi (sulla vendita della quale il cedente ha pagato fior di tasse, come è giusto) non è stato il guadagno (all’ incirca il mio stipendio è quello di un normalissimo impiegato senza 13ma, ferie o malattie retribuite, ma lungi da me il lamentarmi, l’ ho scelto io) ma il fatto di “comprarmi” un posto di lavoro. Provenivo, infatti, da diverse esperienze di precariato e, tenendo conto che a 33 anni bisogna ancora lavorarne moltissimi prima di raggiungere la pensione ho pensato di impegnare la casa, che non mi dà uno stipendio, per poter lavorare. Già solo il fatto di poter sicuramente percepire uno stipendio quale che fosse mi ha fatto decidere. Come me hanno fatto moltissimi giovani (in questi ultimi 3 anni c’è stato un cambio generazionale fra i tassisti per questo motivo).

  9. G.Andrea Ferraiolo

    Sono un farmacista lavoro in azienda farmaceutica. 1-la ( negata ) liberalizzione dei farmaci con ricetta nelle parafarmacie e relativi risparmi per 2-liberalizzazione accesso alla professione del farmacista 1Per quanto riguarda le ( negate ) liberalizzazioni dei farmaci con ricetta fascia C nelle parafarmacie .inserite nella prima bozza dl liberalizzazioni a dicembre poi bloccata dai veti di lobby farmacie private, sono rimaste inascoltate le analisi previsioni e proposte de Ist Bruno Leoni CERM Prof Francesco Longo Cergas Bocconi Ist.M Negri Faramacologo Silvio Garattini ;tuti questi si sono dichiarati a favore della vendita dei farmaci con ricetta con la presenza del farmacista calcolando previsioni sui aumento deli posti lavoro e possibili risparmi di cui avrebbe beneficato il cittadino L’Antitrust il 3-2-2011 chiedeva al governo di consentire la vendita nelle parafarmacie dei farmaci con ricetta di fascia. 2- Occorre intervenire sulle leggi che ostacolano accesso alla professione del farmacista come ci chiede UE altrimenti è ‘inutile abolire pianta organica .

  10. stefania

    Voglio precisare che: il valore della licenza che ognuno di noi ha acquistato, è in base anche alla città. Porto ad esempio gli acquisti delle abitazioni: il prezoz varia notevolmente da Milano, Bari, Firenze, così come cambia notevolmente andare a fare la spesa in queste città.

  11. Bonassi Mauro

    “E non c’è troppo da preoccuparsi che i servizi di prossimità vengano eliminati: anche lo sviluppo delle grandi superfici al dettaglio si è realizzato senza del tutto sostituire i negozi tradizionale. “Non c’è da preoccuparsi?? Se non sbaglio la realizzazione di centri commerciali ha gravato moltissimo sulla piccola distribuzione , e fortunatamente la loro realizzazione è stata regolamentata da disposizioni regionali e provinciali (dimostrazione del fatto che le regole servono). Cosa succederà quando anche queste regole verranno cambiate in nome della “libertà'” … accadrà che il pesce grosso mangerà ancora quello piccolo, fino a che rimarrano solo i grandi gruppi e di conseguenza le lobby( alla faccia delle liberalizzazioni che dovrebbero servire per combatterele)

  12. milano32

    Si continua a ripetere il ritornello che se l’investimento sulla licenza è così alto ci dev’essere un ritorno corrispondente. E’ un giudizio dedotto da teorie economiche che sono, appunto teorie. Lo stesso ragionamento si potrebbe applicare ai camionisti. Se investono 2-300.000 €uro in un camion devono avere un ritorno… Ebbene li ha mai guardati da vicino? Visto da altra prospettiva: mai visto un taxista al bilionnaire? o a bordo di yacht? o in doppiopetto Armani? Io NO! Anzi vedo taxi in giro sabati, domeniche , Natali, Capodanni e ogni festa che Dio manda in terra, giorno, notte, col sole, pioggia, nebbia, neve e ogni altro accidente! Crede che lo facciano perchè amano girovagare come zingari per la città oppure per portare a casa la pagnotta? Sappia che ogni mattina PRIMA di uscire di casa “er tassinaro” non sa se tornera’ tutto intero, lui e macchina e che i primi 40-50 Eur servono per pareggiare le spese ordinarie! Non ci crede? Non resta che la prova del 9: passi una giornata a fianco di un taxista e a sera tiri i conti! Saluti

  13. Andrea

    Esiste una possibilita’ cosi’ come avvenuto per lib.ne autocarri cioe’ restituire a tutti il valore di Mercato a tutti coloro che hanno COMPRATO pagandoci le tasse! Nessuno rimarrebbe in cambio dell’onere di una doppia licenza!

  14. Stefano

    Le liberalizzazioni funzionano in un mercato che si vuole aprire alla concorrenza. Il servizio taxi, però, ha queste caratteristiche: il tassista non deve in alcun modo cercare il cliente (per legge), deve mettersi in coda e attendere che qualcuno chieda il trasporto. Il tassista non decide il prezzo e non può rifiutare di portare una persona, anche se il viaggio fosse sconveniente economicamente. Con queste regole, chiedere ad un tassista di mettersi in competizione non è difficile, è inutile. C’è un giornalista in Italia che se ne sia accorto? C’è qualcuno nel Governo che lo sappia? Stiamo parlando di cose evidenti!!

  15. Stefano

    Sig. Heimler, si è accorto che lo stesso Catricalà ha affermato che sono preferibili le licenze individuali, rispetto al cumulo di licenze in capo ad una persona (magari giuridica)? Lei prospetta la concorrenza tra compagnie – unica forma possibile di concorrenza tra taxi – mentre proprio il responsabile delle politiche di concorrenza del Governo (tecnico) le esclude. Sa perché? Proprio per evitare la costituzione di mono o oligopoli coi conseguenti cartelli; perché la teoria è bella finché resta sui libri, poi di solito si scontra con la pratica, cioè la gestione effettiva del servizio e del rapporto con le compagnie da parte dei Comuni.

  16. Anna Fiorani

    Sig. A.H., io definirei le “significative perdite” come un vero e proprio esproprio degli strumenti di lavoro a danno di quei giovani, spesso laureati, che dopo anni di ricerche infruttuose, additati come “bamboccioni”, hanno scelto, con l’aiuto delle famiglie, veri ammortizzatori sociali in uno stato latitante, hanno ascelto la strada per diventare tazisti. Sono riusciti, e sono tanti, ad accendere un mutuo, dando come garanzia l’ipoteca sulla casa dei genitori, felici cmq di aiutare i loro figli…. Che hanno rialzato la testa e con sacrifici hanno avviato la loro attività…lavorando spesso 10 ore al giorno su7, mangiando un panino in macchina, senza nulla chiedere allo stato… neppure lo sgravio sulla benzina e senza riconoscimento di una professione usurante. Ora vi è la regolamentazione. E vi è anche un calo impressionante dell’utenza dovuta alla recessione…. Che spazio si darà ai nuovi aspiranti taxisti? Quello di una categoria destinata a morire in una guerra tra poveri che come in Irlanda rischierà di trasformarsi in tragedia? Chi risarcirà noi e nostro figlio dei danni subiti, economici e morali vista la campagna di demonizzazione portata avanti dal sistema tutto?

  17. G.T.

    Le operazioni di calcolo delle utilità da parte dei consumatori-lavoratori in equivalenza a quelle effettuate dall’impresa, sono profittevoli in una situazione di stato stazionario per effetto degli aumenti marginali del rendimento del “total-production” delle attività di budget aziendali (vedi rendimenti di scala), ma che nel mercato a termine, rappresentato dalle aspettative e, quindi dall’incertezza, determinano una caduta marginale delle quote di profitto per eccesso di regolamentazione delle pianificazione degli investimenti futuri date dai ricavi commerciali. Affidiamoci, dunque, ad una corretta policy priva da qualsiasi azzardo morale (vedi le tante speculazioni, anche ai danni dello stesso Paese) da parte dei nostri governanti affincchè operino per il benessere comune da cui deriva un “sistema di felicità” (vedi salvaguardia del walfare-state), altro che crescita del P.I.L…

  18. marco.ascari

    Penso che le liberizzazioni siano necessarie e opportune, ma che allo stesso tempo liberalizzare non significhi togliere ogni regola e lasciare il mercato alla legge della giungla- Non sono competente nè di farmacie ne di taxi categorie su cui non esprimo giudizi; l’uniche cose che posso dire a riguardo è che i titolari delle farmacie non mi sembrano dei poveretti e che non credo che un taxista in media incassi veramente 11000 euro all’anno, cioè 700-800 euro; in tal caso converrebbe subito monetizzare la licenza, andare a fare il commesso e godersi gli interessi della somma-La mia questione invece è un altra: come mai si parla solo di farmacisti e taxisti e non si parla di liberalizzare la tv (risparmio sul canone) il gas le autostrade le ferrovie ecc? E come mai non si parla dei sussidi ai giornali e dei rimborsi ai partiti (1,5 miliardi all’anno circa), di togliere i soldi pubblici alle scuole private di sanare gli incentivi energetici in bolletta destinate a fonti inquinanti; come mai alcune settori sono oltre che protetti anche sussidiati in modo ingiustificato? Produrre un giornale riempendolo di sciocchezze è più nobile che produrre biciclette elettriche innovvative?

  19. mauro

    Un mare di parole. Aspettiamo di sapere quali veri effetti avranno sulla nostra economia. Meglio prenderla a ridere, visto che non abbiamo più lacrime. Brignano e le liberalizzazioni.

  20. luigi romano

    Maggiore è la liberalizzazione maggiore sarà la concorrenza che porterà benefici per il paese. Ma la principale liberalizzazione Monti l’ha data all’Agenzia delle Entrate. Libertà di visionare i c/c dei contribuenti e incrociarli con tutti gli altri dati che la GdF otterrà dai data base che hanno i dati dei beni e valori posseduti da cittadini ed aziende. Questa è la vera, unica e grandissima rivoluzione. In tanti non hanno ancora capito che le ispezioni improvvise a Cortina, Milano, Roma, ecc, continueranno tutto l’anno, e scopriranno i responsabili di una bella fetta dei 240 miliardi lordi evasi ogni anno. Perchè i giornali si sorprendono di quanto le ispezioni stanno scoprendo. Quanto stanno scoprendo, lo si sa da anni. 120 miliardi annui evasi di cui 30 di sola Iva. L’85% dell’Irpef incassata dallo stato viene da pensionati e dipendenti. Tra poco usciranno i dati degli incroci tra le dichiarazione dei redditi e dei c/c dei dichiaranti. Vedremo quanto guadagnano i tassisti che non emettono mai scontrini. Perchè sono esentati? Vedremo i c/c dei parrucchieri, gioiellieri, elettricisti, idraulici, farmacisti, avvocati, e tutti quelli che dichiarano circa 10 mila euro annui.

  21. Franco Carrozza

    Molti parlano di liberalizzazioni, molti ne parlano senza cognizione di causa o in piena malafede. Per le persone che hanno voglia di pensare con la propria testa é facile reperire le informazioni e trarre le proprie conclusioni: http://taxiinitalia.altervista.org/

  22. Davide

    Tutti parlano dei redditi altrui facendo presunzioni del tutto fuori luogo. La licenza costa tanto e allora i guadagni sono alti è un assioma del tutto ingiustificato. QUESTI I NUMERI . Io faccio il tassista a Milano da quasi 3 anni e il mio incasso annuo è di circa 38-40.000 euro . (3200-3400 euro al mese). A cui togliere mensilmente : -1800 euro di spese vive -600 euro di mutuo per la licenza Restano 800-1000 euro senza una pensione, senza malattia e senza ferie. Certo fra vent’anni quando avro’ saldato il mutuo ne avro’ 1400-1600 fino a quando non moriro’ alla guida. E i negozi? Loro hanno perso le licenze eppure non si sono lamentati. Certo , quello che una volta si chiamava licenza oggi si chiama BUONA USCITA e rappresenta il TFR del negoziante che decide di cessare l’attività, un tempo si chiamava AVVIAMENTO. Oggi la buona uscita viene riconosciuta da chi diviene titolare del contratto di affitto dei muri a chi cessa l’attività e ne era titolare indipendentemente dal fatto che la categoria merceologica sia la medesima tra i due esercenti o meno. Ed è tanto piu’ alta quanto piu’ la locazione del negozio è commercialemente appetibile in una città. Sorpresaaa!

  23. siamosemplicicittadini manonsiamocretini

    liberale dovrebbe essere chi si oppone a qualsiasi potere (compreso il mercato) che voglia comprimere la libertà dell’individuo, che voglia minarne l’autonomia assoggettandolo a leggi o a logiche ferree e quindi immodificabili (come le leggi, supposte appunto naturali e quindi immodificabili, del mercato); liberista è chi invece ritiene che l’individuo sia un pezzo di un ingranaggio/meccanismo più grande di lui, appunto il mercato, regolato da leggi fatte credere come naturali e da assecondare nel loro naturale svolgersi, regolando naturalmente le azioni e i comportamenti degli uomini.

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