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EQUA, SEMPLICE E FEDERALISTA: TROPPE QUALITÀ PER L’IMU

È arduo disegnare un’imposta basata sul valore degli immobili che sia contemporaneamente equa, di semplice applicazione e federalista. E infatti l’Imu è un’imposta abbastanza semplice. Ha però problemi di equità. Perché si parte dall’ipotesi, non sempre vera, che un contribuente possieda altri immobili solo in aggiunta all’abitazione principale. Si può rendere equa l’Imu adottando un’aliquota unica e prevedendo una detrazione fissa per tutti i contribuenti. Ma così si perde il carattere federalista. Che potrebbe essere recuperato, a patto di rendere tutto molto più complicato.

La nuova imposta municipale propria introdotta dal governo Monti per il 2012 è già stata ampiamente commentata, in particolare per comparare gli effetti distributivi rispetto all’Ici. (1)
Non sono state però considerate le caratteristiche che accomunano l’Imu all’Ici e che rendono difficile disegnare un’imposta basata sul valore degli immobili che sia contemporaneamente equa, di semplice applicazione da parte del contribuente e federalista.
L’argomentazione ricorda la vecchia barzelletta in cui si raccontava che un italiano non poteva essere contemporaneamente intelligente, onesto e del partito X, perché si potevano avere al tempo stesso solo due delle tre caratteristiche.

UN’IMPOSTASEMPLICE

L’Imu è un’imposta piuttosto semplice, al pari dell’Ici da cui deriva. In effetti, considerando solo le caratteristiche principali, il contribuente deve versare una somma pari al prodotto tra la rendita catastale dell’abitazione, il coefficiente di rivalutazione e l’aliquota.
Si tratterebbe quindi di un’imposta proporzionale al valore dell’immobile, se non fossero previste detrazioni per la prima casa e per i figli e la differenziazione di trattamento tra abitazione principale e altri immobili.
Al di là di problemi di applicazione dell’imposta che la rendono poco apprezzata dai comuni, non c’è dubbio che l’Imu (e prima l’Ici) sia un’imposta federalista. (2)
Sul tema dell’equità, invece, sorgono alcuni problemi anche trascurando quelli che derivano dall’utilizzo delle valutazioni catastali, che contengono disparità notevoli legate alla zona e all’età dell’immobile. (3) E senza dimenticare che una seria imposizione patrimoniale, per essere equa, dovrebbe considerare tutte le forme di patrimonio detenute dalle famiglie. Nei corsi base di Scienza delle finanze si citano i due concetti chiave dell’equità verticale (trattamento diverso per contribuenti diversi) e dell’equità orizzontale (stesso trattamento per contribuenti uguali), mentre la Costituzione (articolo 53) prescrive l’utilizzo della capacità contributiva e della progressività.
Combinando questi criteri ci si aspetta:
– in base all’equità verticale, che il peso dell’imposta sull’imponibile (la cosiddetta aliquota media) aumenti all’aumentare del valore del patrimonio immobiliare;
– in base all’equità orizzontale, che contribuenti con la stessa capacità contributiva siano assoggettati alla stessa aliquota media.
La normativa sull’Imu rispetta l’equità verticale nel caso di contribuenti proprietari dell’abitazione principale, perché possono godere della detrazione che rende progressiva l’imposta. Come si vede nella curva più bassa della figura 1, l’aliquota del 4 per mille e la detrazione di 200 euro per l’abitazione principale producono un’imposta nulla fino a un valore rivalutato di 50mila euro. L’aliquota media sale poi progressivamente tendendo al 4 per mille per valori molto elevati di patrimonio.
Il legislatore ha poi inteso accentuare la progressività prevedendo un’aliquota più elevata, il 7,6 per mille, per gli immobili diversi dall’abitazione principale (impropriamente chiamati anche “seconde case”).

MANCA L’EQUITÀ ORIZZONTALE

Quest’aliquota maggiorata ha un effetto progressivo solo nell’ipotesi, evidentemente ritenuta normale, che un contribuente possieda altri immobili solo in aggiunta all’abitazione principale. Purtroppo questa ipotesi non è sempre vera e può causare dei trattamenti iniqui dal punto di vista dell’equità orizzontale. Si possono verificare innumerevoli casi in cui un contribuente si trova a pagare l’aliquota maggiorata senza avere la possibilità di usufruire delle detrazioni. Per fare qualche esempio: chi ha ereditato un’abitazione da restaurare, oppure occupata, e non può trasferirvi immediatamente la sua residenza; persone anziane che hanno la loro residenza in case di riposo, mantenendo temporaneamente la proprietà dell’abitazione precedente; un genitore e un figlio che si sono scambiati l’abitazione, per cui ognuno abita nella casa dell’altro; chi vive in affitto perché si è trasferito per lavoro in altra città, mantenendo la proprietà dell’abitazione nel luogo di origine.
In tutti questi casi, l’equità orizzontale è violata perché, a parita di valore dell’immobile, chi non abita nel proprio non può usufruire della detrazione e dell’aliquota più bassa. Per fare un esempio, per un’abitazione con rendita catastale di mille euro l’Imu ammonta a 472 euro se si tratta di abitazione principale, mentre si pagano 1.276,80 euro se si abita altrove.
In generale, se l’indice di capacità contributiva è il valore rivalutato degli immobili, due contribuenti che possiedono immobili per lo stesso valore dovrebbero pagare la stessa imposta. Questo non accade con l’Imu perché le aliquote e le detrazioni sono riferite a situazioni personali dei contribuenti non legate alla capacità contributiva. Infatti, a parità di valore complessivo degli immobili, l’Imu varia al variare della quota di patrimonio riferita all’abitazione principale. Per esempio, per un valore complessivo di 100mila euro si pagano (vedi tabella 1):
– 200 euro se il contribuente ha solo la prima casa che vale 100mila euro;
– 380 euro se la prima casa vale 50mila e una seconda abitazione vale altrettanto;
– 760 euro se il contribuente possiede immobili per 100mila euro, ma non abita in una casa di sua proprietà.

La figura 1 mostra l’andamento dell’aliquota media al variare del patrimonio immobiliare di un contribuente, in corrispondenza di alcune ipotesi sulla quota dell’abitazione principale sul valore complessivo. Data una composizione del patrimonio, l’aliquota media aumenta con il valore complessivo, rispettando l’equità verticale. A parità di patrimonio, invece, il contribuente paga aliquote medie diverse al variare della composizione. Un contribuente con la prima casa del valore di 200mila euro paga 600 euro, meno di un altro contribuente che possiede solo un’abitazione in cui non risiede del valore di 100mila euro. Il legislatore assume quindi che la prima casa da 200mila euro dia luogo a una capacità contributiva inferiore rispetto a un patrimonio di 100mila composto da altri immobili.
In assenza di forti argomentazioni a favore di questa violazione dell’equità orizzontale possiamo concludere che l’Imu è un’imposta semplice, federalista, ma non equa.
L’equità può essere introdotta facilmente adottando un’aliquota unica (cioè eliminando la distinzione tra prime e seconde case) e prevedendo che una detrazione fissa sia concessa a tutti i contribuenti. Ma la configurazione, semplice ed equa, impedisce una differenziazione di aliquote e detrazioni tra comuni, quindi si tratterebbe di un’imposta “nazionale”, inadatta a sostenere il federalismo municipale.
Infine, un’imposta equa e federalista potrebbe essere ottenuta complicando notevolmente il calcolo da parte del contribuente nel caso di possesso di più immobili in comuni diversi. In questo caso ogni immobile potrebbe essere tassato con l’aliquota del comune in cui si trova, ma il contribuente dovrebbe usufruire di una detrazione unica, anche se i vari comuni hanno deliberato importi diversi. Si potrebbe decidere che la detrazione è quella del comune di residenza; oppure del comune che raccoglie l’imposta più elevata; oppure imputarla pro-quota ai vari comuni in base al valore degli immobili o all’ammontare dell’imposta. Sarebbero comunque soluzioni approssimative che scontenterebbero qualche contribuente o qualche comune.
Ne consegue che, come nella barzelletta, con l’Imu non possiamo avere contemporaneamente semplicità, equità e federalismo.

Valore catastale rivalutato

Quota del valore complessivo derivante dall’abitazione principale

100%

67%

50%

33%

0%

100,000

200

320

380

507

760

200,000

600

840

960

1,080

1,520

300,000

1,000

1,360

1,540

1,720

2,280

400,000

1,400

1,880

2,120

2,360

3,040

500,000

1,800

2,400

2,700

3,000

3,800

600,000

2,200

2,920

3,280

3,640

4,560

700,000

2,600

3,440

3,860

4,280

5,320

800,000

3,000

3,960

4,440

4,920

6,080

900,000

3,400

4,480

5,020

5,560

6,840

1,000,000

3,800

5,000

5,600

6,200

7,600

 

 

Figura 1 – Aliquota media Imu al variare del valore complessivo e della quota dell’abitazione principale

(1) Vedi ad esempio gli interventi su lavoce.info: “Come sarà la nuova Ici?” di Simone Pellegrino e Alberto Zanardi, 2.12.2011; “Pregi e difetti dell’Imu” di Alberto Zanardi, 9.12.2011; “Effetto Imu” di Massimo Bordignon, Simone Pellegrino e Gilberto Turati, 13.12.2011; “Imu, la special one” di Paolo Balduzzi, 6.4.2012.
(2) “Un’imposta che va rifondata” di Angelo Rughetti, Il Sole-24Ore, 4 aprile 2012.
(3) “L’inevitabile ritorno dell’Ici” di Gilberto Muraro, lavoce.info, 29.11.2011.

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17 commenti

  1. Di Fabrizio Aldo

    A me hanno sempre insegnato che, in Scienza delle Finanze, la detrazione incide sull’aliquota media (e favorisce la proporzionalità dell’imposta) mentre la deduzione incide sull’aliquota marginale (e favorisce la progressività dell’imposta). Inoltre la detrazione viene decurtata dal valore dell’imposta mentre la deduzione dalla base imponibile. Non sarebbe auspicabile quindi l’introduzione delle deduzioni andando ad agire sull’aliquota merginale?

  2. marco

    Il tassatore cortese Mario Monti una volta introdotte le tasse che i partiti non erano in grado di mettere e dopo aver invano promesso la crescita che ovviamente arriverà per la ripresa internazionale, ma solo marginalmente aiutata dalle sue misere riforme, se ne andrà salutato dalla stampa e dalla propaganda tv come il salvatore del Bel paese-Tutto già scritto- Il problema è che la ricetta data è completamente sbagliata- Le tasse e il cuneo fiscale non andavano alzate ma bensì diminuite per aumentare salari e consumi e quindi avviare la crescita tagliando la spesa pubblica improduttiva e le grandi opere inutili e avviando una poderosa opera di maggior ridistribuzione della ricchezza attraverso una più equa fiscalità oltre a una più seria lotta all’ev-Tassare la prima casa comperata con tanti sacrifici è una cosa non solo iniqua, ma anche schifosa- Sarebbe bastato mettere una patrimoniale sui grandi patrimoni per rimettere in circolazione dei soldi e introdurre un’unica tassazione con aliquote diverse e progressive sul totale dei soldi guadagnati da ogni contribuente ogni anno tenendo conto anche delle entrate dovute alle rendite finanziarie come proposto da Boeri su questo sito

  3. Alberto Capece

    Solo due osservazioni. La prima è che l’utilizzo delle detrazioni per raggiungere qualcosa che somiglia all’equità, ha sempre un carattere provvisorio, come l’occasione speciale, l’offerta straordinaria utilizzata per abbassare il prezzo, senza tuttavia toccare il listino. La seconda è che esiste una seconda fattispecie di situazioni inique forse ancor più evidente di quella riportata nel pezzo, ovvero le seconde, terze e quarte case che figurano in realtà come prime case di questo o quel membro di una stessa famiglia. Sappiamo tutti come sia diffusa questa pratica che allontana vertiginosamente l’Imu dall’equità sostanziale.

  4. AM

    Riconosciamo il merito di aver tolto l’Irpef dalle case sfitte. Una vera aberrazione fiscale: un’imposta patrimoniale travestita da imposta sul reddito. Vediamo i possibili miglioramenti. Concordo nel giudicare ingiusto applicare le aliquote da seconda casa alle abitazioni concesse gratuitamente come residenza a figli e genitori. Indubbiamente in passato vi erano stati abusi al riguardo. Le vere seconde case venivano spesso mascherate con residenze fittizie a familiari. Questo rimedio è tuttavia peggiore del male che vorrebbe correggere. Vi sono altri metodi più equi per evitare gli abusi.

  5. Massimiliano Grassi

    Faccio il sindaco in un piccolo comune con 5500 abitanti e, come tanti miei colleghi, quest’anno ho dovuto esercitarmi nella costruzione del Bilancio comunale con la sensibilità di un vecchio alchimista. La necessità di rispettare il Patto di Stabilità, l’obbligo del pareggio di bilancio e la volontà di porre riparo (almeno in parte) agli effetti della crisi economica ha reso l’impresa alquanto ardua. Alla fine ho optato per non aumentare l’addizionale comunale Irpef, lasciare l’aliquota 1a casa allo 0,4%, gravando però sul resto (0,95%) con un appesantimento anche sulle attività produttive che, come noto, in Italia sono spesso fatte di piccoli artigiani. Tutto ciò con risorse complessive in “banca” di 2,41 milioni di euro bloccati per effetto dei vincoli alla spesa imposti dal patto di stabilità e con un livello di indebitamento vicino al 4%. Una domanda sorge naturale. La migliore “detrazione” non era quella che poteva emergere del graduale investimento delle risorse che ci sono? Non è intellettualmente corretto pensare di dovere prima impiegare ciò che si è “raccolto” sul proprio territorio prima di procedere a nuovi aggravi fiscali?

  6. Emanuele Fossati

    Io mi domando perchè quando si discute di equità si prenda in considerazione la mera consistenza patrimoniale e non la modalità con la quale il patrimonio è stato creato. Perchè un sessantenne che ha ricevuto quasi gratis un appartamento da 300.000 da qualche ente e un trentenne con mutuo trentennale vengono considerati come nella stessa situazione contributiva?

  7. Luigi Calabrone

    Da ex suddito di Maria Teresa, osservo che un ulteriore motivo per cui l’IMU traballa è che il catasto all’italiana, da quando è stata fatta l’Unità di Italia, non funziona bene, nel senso che le registrazioni catastali non sono aggiornate. Funziona bene, non a caso, dove è sopravvissuto il Catasto Tavolare dell’Imperial Regio Governo, nel Trentino Alto Adige e a Trieste. Non si capisce perché lo stato italiano non abbia mai applicato il sistema tavolare su tutto il territorio italiano – eppure aveva iniziato ad introdurlo nelle colonie, quando le aveva. Probabilmente, a tale applicazione si oppongono i notai, che perderebero di importanza in materia immobiliare. Un paese che ha “oltre un milione di immobili non censiti” – come si legge quasi ogni giorno sui giornali – come può applicare bene ed equamente un’imposta che si basa sulle registrazioni catastali? La Kakania, oltre duecento anni fa, funzionava meglio.

  8. alberto ferrari

    La prima casa non è come una camicia che si può cambiare e mettere sul mercato quando si vuole, dalla mattina alla sera. Essa è direttamente parte della ricchezza, o povertà. di ciascuno di noi . E come queste può cambiare, a volte anche in pochi mesi. La cosa più seria sarebbe quindi quella di attribuirle un valore su base catastale e farla rientrare direttamente nel calcolo IRPEF. Magari introducendo anche, per chi è in affitto, uno sconto IRPEF percentualizzato sul contratto di affitto per fare emergere i veri valori degli affitti .

  9. enzo sansone

    L’IMU come l’ICI è di fatto una tassa patrimoniale che viene inevitabilmente determinata dall’immobile e non dal reddito di chi la possiede. Considerato che la tradizione ci insegna che la patrimoniale è una tassazione ingiusta in quanto costituirebbe una doppia tassazione , potremmo definirla una tassa sui servizi che la presenza di un immobile determina a carico della pubblica amministrazione. La sostanza comunque non cambia. Un paragone lo si potrebbe fare con il bollo auto : non importa quanto guadagni paghi in base al valore dell’auto.Le detrazioni servono ad introdurre fattori di equità (economica? Sociale?) che stemperino l’imposta. Quello che invece non mi piace dell’IMU sono due fattori: la confusione dell’esattore e la variabilità della tassazione. Se la tassa è comunale perché lo Stato deve prendersene una quota? Perché deve persistere una confusione per cui il comune riscuote anche per lo stato e lo stato continua a finanziare i comuni senza sapere chi prende e chi da di più (tra le due istituzioni). Sarebbe più opportuno che il cittadino-contribuente sapesse in modo trasparente che chi gli chiede i soldi è lo stesso che poi li spende, assumendosene la responsabilità.

  10. giulio

    Una domanda. non vi è disequità anche da una punto di vista federale, visto che un immobile a Roma costa mediamente 3-4 volte di più che nel resto del territorio nazionale? a Roma con 100.000 euro non ci compri neanche uno scantinato, mentre in pianura Padana ti ci compri un casale…. Però forse non mi è chiaro il meccanismo; se non erro la vecchia esenzione (quella di Prodi) si basava sulla dimensione dell’immobile, cioè su una valutazione per così dire di spazio minimo necessario all’abitare. Forse una norma equa potrebbe essere quella di prevedere il sistema di calcolo basato sul valore patrimoniale e una “esenzione” basata sul reddito e sulla composizione familiare, se si assume che una singola persona può abitare in 25 mq, ogni componente in più residente nella stesso tetto aumenta l’esenzione proporzionalmente (in questa maniera si riequilibrierebbero i casi in cui si intesta la “seconda casa” al figlio); inoltre chi possiede case e patrimoni di grandi dimensioni vedrebbe esentata solo la parte di reale necessità. Con lo stesso criterio si potrebbe prevedere un meccanismo di riduzione dell’imposta anche per le case in affitto qualora il conduttore fosse residente.

  11. Lorenzo Sandiford

    Descrizione perfetta delle caratteristiche e dei difetti dell’Imu, ma un po’ troppa remissività e scarsa fantasia nelle soluzioni. E’ il mio modesto parere su questo interessante articolo. Non sono un tecnico e non mi azzardo a proporre soluzioni. Però mi sembra che il passaggio chiave dove si manifesta l’arrendevolezza dell’autore sia il seguente: “L’equità può essere introdotta facilmente adottando un’aliquota unica (cioè eliminando la distinzione tra prime e seconde case) e prevedendo che una detrazione fissa sia concessa a tutti i contribuenti. Ma la configurazione, semplice ed equa, impedisce una differenziazione di aliquote e detrazioni tra comuni, quindi si tratterebbe di un’imposta “nazionale”, inadatta a sostenere il federalismo municipale”.

  12. Giorgio

    Vorrei suggerire di tenere nel dovuto conto anche questo articolo della Costituzione Italiana: — Articolo 47 della Costituzione Italiana La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito. Favorisce l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese. — Come una tassa che colpisce l’abitazione favorisca l’accesso del risparmio popolare alla proprietà dell’abitazione rimane per me un mistero.

  13. calogero gambino

    Condivido il richiamo all’art. 47 della Costituzione e penso che gli immobili, stabilita una soglia fra piccolo risparmiatore e grande patrimonio immobiliare, sia da tassare con unica aliquota sulla base della rendita catastale rivalutata.Le seconde case sono spesso una integrazione per la grama pensione a venire e, se in comune diverso, pagano già di più per servizi di cui usufruiscono meno rispetto ai residenti.E’ necessario introdurre controlli sui Comuni che regolino l’entità delle tassazioni. Ricordiamoci che oggi siamo chiamati a pagare per gestioni della cosa pubblica sconsiderate fatte nel passato. Anche i partiti politici dovrebbero sanzionare la carriera di chi ha fatto male anziché garantire uno scranno in parlamento per evitare i rigori della Giustizia. E’ ineludibile il riordino del terzo settore, in cui spesso le banche trovano modo di praticare l’elusione dalle tasse immobiliari così come arrivare al pagamento dell’IMU anche per il Vaticano.

  14. GOSSNER JOHANN

    Perchè tassare il patrimonio? I Comuni possono benissimo finanziarsi con la tassa di scopo in sostituzione dell Imu. Ciò offrirebbe maggiore trasparenza e controllo della loro spesa, poichè dovrebbero ogni volta spiegare la destinazione del denaro richiesto. Come raggiungere l’equità orrizzontale? Semplice….Esentare la prima casa.

  15. Giampiero Di Santo

    Qui si parla di equità, e va bene, tutti d’accordo. Ma allora, se si fanno sottili distinzioni tra equità orizzontale e vericale, non sarebbe stato più giusto, considerando che con l’Imu (per chi paga) e tutte le altre tasse sulla casa più l’Irpef il carico fiscale supera ampiamente il 50%, pensare finalmente di tassare i patrimoni finanziari? Per carità, non si può perché i capitali scappano, è di solito la risposta a questo interrogativo. Ma allora si abbia il coraggio di dire che soltanto il lavoro e la casa devono pagare, e non si scomodino fior di tecnici per fare quello che tutti noi sapremmo fare. Quanto all’imposizione tipo Ici o Imu c’è un altro aspetto della questione che è interessante. Se ho un patrimonio che non genera reddito e verso regolarmente la mia Irpef, perché dovrei sopportare anche una tassa su un valore che resterà sulla carta fin quando non avrò venduto? Infine l’ultimo dubbio. Se l’Imu2 è una tassa di scopo che i comuni potranno utilizzare per finanziare particolari opere, non dovrebbero pagarla tutti quelli che vivono nel territorio municipale, e quindi non soltanto i proprietari di casa?

  16. PAOLA

    I valori immobiliari sono in diminuzione continua da anni, mentre le rendite catastali, spesso arbitrariamente calcolate, e i coefficienti moltiplicatori non fanno che aumentare.

  17. Alberto

    Caro Rizzi, magari fosse solo, come Lei scrive “in base all’equità orizzontale, che contribuenti con la stessa capacità contributiva siano assoggettati alla stessa aliquota media”. Lei (e il Legislatore Fiscale) non tiene conto che la ricchezza, oggetto di tassazione con aliquota proporzionale, non il valore dell’immobile, ma il patrimonio netto, al netto del debito assistito da garanzia reale su quell’immobile! Se un immobile vale euro 100 mila ed è gravato da un mutuo il cui debito residuo è euro 80 mila, la ricchezza oggetto di tassazione è solo euro 20 mila. Due immobili dello stesso valore (magari in un condominio, ubicati solo ad un piano diverso), ma l’uno con un mutuo, l’altro senza, devono essere tassati in modo diverso, altrimenti si viola il dettato della Carta Costituzionale che prevede il principio (art. 53) della “capacità contributiva”: i due proprietari nell’esempio non hanno la medesima capacità contributiva (chi ha un mutuo, non ha reddito disponibile). l’IMU è incostituzionale. Punto.

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