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Un’immagine speculare. Questa l’impressione che si ha guardando al grafico qui sotto che mostra l’andamento dello spread fra Bund e Btp decennali (linea arancione) e indice Ftse Italia All-Share Bank Index dei titoli bancari (linea blu). Quando lo spread aumenta, i titoli bancari calano, perché le banche sono imbottite di titoli di stato. L’associazione inversa fra il rendimento dei nostri titoli di stato e il corso azionario delle nostre banche si è rafforzata dopo l’introduzione della Ltro (Long Term Refinancing Operations) della Bce, le nuove linee di credito a medio termine della Bce per le banche dei paesi in difficoltà. Come già documentato sul sito, le banche hanno utilizzato questi fondi per arbitraggi fra il tasso pagato alla Bce (1 per cento) e il rendimento dei titoli di stato. Le banche italiane oggi detengono più di 300 miliardi di nostri titoli di stato, il 20 per cento in più di tre mesi fa. Ma questo le rende ancora più vulnerabili ai rischi associati al nostro debito pubblico. Quando lo spread si allarga, i titoli bancari soffrono molto più che anche solo pochi mesi fa: per ogni punto percentuale di allargamento dello spread, lindice di borsa delle banche cala di più delluno per cento, il doppio di quanto avveniva in ottobre.
L’andamento del Ftse Italia All-Share Bank Index e dello Spread italiano
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Gianluca Cafiso
Come documentato da Acharya, Drechsler e Schnabl (2011, NYU WP), le banche nazionali hanno un forte home bias in termini di composizione del loro portafoglio di titoli di stato. Lo stesso lavoro aiuta a capire la relazione tra sovereign-spread ed andamento dei Cds sulle singole banche. La domanda spontanea è: è un bene o un male per le banche? (1). A questa, suggerisco di aggiungere: è un bene o un male per il paese? (2) La risposta più facile alla domanda 1 è che sia un male, perchè c’è troppa concentrazione di rischio; questa, mi pare, è anche l’interpretazione dell’autore a riguardo. Riguardo alla domanda 2, suggerisco la letteratura Gros-2011 (External versus domestic debt…Vox). Infatti, se è vero che è più rischioso che il debito di un paese lo detengano soggetti non-residenti (sia households che istitutions), potrebbe essere un bene per i seguenti 2 motivi suggeriti da Gros: a – il trasferimento di ricchezza per il pagamento degli interessi è a favore di soggetti residenti (le risorse rimangono all’interno) b – i soggetti residenti detentori di titoli possono essere tassati e il gettito utilizzato per servire il debito. ,,,
Mariano D'Antomio
Le banche italiane utilizzando la liquidità attinta dalla BCE per acquistare titoli del debito pubblico e per estinguere le loro obbligazioni continuano a restringere il credito alle imprese, specie a quelle di piccole dimensioni, e alle famiglie. Dunque contribuiscono ad aggravare la recessione. Quanto poi al vantaggio che potrebbe ricavarne il bilancio dello Stato tassando gli interessi lucrati dalle banche sul debito pubblico, è una pura ipotesi di scuola. Il governo Monti è un governo amichevole nei confronti delle banche. Appena gli amministratori delle banche strillano perché temono l’erosione dei loro ricavi, il governo li rassicura e li accontenta. La minaccia di dimissioni dei responsabili dell’ABI quando si è paventata la riduzione delle commissioni bancarie è stata sufficiente a addolcire il provvedimento.
antonio gasperi
Che il debito sia in mano ai soggetti residenti può essere un bene, che però di fatto le banche private abbiano sostituito la banca centrale come prestatore di ultima istanza allo stato ha un altro effetto negativo (oltre a quello tradizionale di spiazzamento degli investimenti quando lo stato drena risparmio) che si riflette proprio nell’aver consegnato la gestione della politica fiscale alle bizze dei mercati finanziari internazionali. D’altro canto la nostra classe dirigente non si rende conto del fatto che l’iniezione di base monetaria nel sistema bancario avrà un limite, e allora sì che saranno problemi seri
Eve
Che esista una forte correlazione negativa è oramai assodato. Questo è peggio del primo carry trade operato dal sistema bancario ai danni della crescita. la partecipazione massiccia alle LTRO doveva portare almeno ad una redistrubuzione del denaro al sistema reale: le nostre PMI. Il sistema del credito sopravvive l’economia reale muore. Tanto il credito si concede solo a chi non ne ha davvero bisogno.
Piero
Questo governo sta raccontando agli italiani un sacco di menzogne, l’Italia da oltre 25 anni vive con questo fardello di debito che fino ad oggi è stato sostenibile con tassi anche superiori a quelli attuali, oggi secondo Monti dobbiamo stare attenti a non finire come la Grecia, anzi si vanta che noi abbiamo avuto meno suicidi della Grecia. La realta’ e’ ben diversa, abbiamo le imprese che hanno ordini che non possono evadere perché non hanno moneta, lo stato italiano ha ceduto la politica monetaria alla Germania, di cosa ci lamentiamo, Monti invece di dire bugie in Italia deve fare accordi con altri paesi europei che stanno nelle nostre condizioni e obbligare la Germania a rivedere il ruolo della Bce, altrimenti usciamo in blocco dall’euro e adottiamo l’euro 2. La soluzione che predicoè ‘ la monetizzazione di almeno il 50% del debito pubblico dei paesi euro in dieci anni, poi si può’ adottare il fiscal combact, in difetto il fiscal combact diventa mortal combact.
Paolo Pettenati, Università Politecnica delle Marche, Ancona
Il sostegno fornito negli ultimi mesi dalle banche italiane ai titoli di Stato ha compensato il disimpegno dei capitali esteri, contribuendo in tal modo ad allontanare il rischio di default del nostro debito sovrano. La maggiore esposizione delle banche ha però aumentato la sfiducia nei confronti dei titoli bancari e quindi la loro sensibilità allo spread fra Bund e Btp, con la conseguenza che lintero sistema finanziario italiano appare oggi ancora molto fragile, date anche le previsioni di caduta del PIL nel prossimo biennio e lassenza di una vera politica europea di sostegno alla crescita. Lo Stato italiano non dovrebbe però assistere inerte a questa pericolosa situazione. Ha infatti almeno una carta a disposizione per alleggerire il rischio di default del debito pubblico e quindi del sistema bancario: fornire garanzie reali alle nuove emissioni di titoli di stato, almeno dei BTP, utilizzando a tal fine lingente patrimonio immobiliare e mobiliare del settore pubblico. A questo riguardo, che fine ha fatto il progetto, annunciato qualche mese fa dallo stesso ministro Passera, di creare uno o più fondi per la valorizzazione del patrimonio dello Stato e la difesa del suo debito?
Piero
Magari fosse semplice risolvere il problema in tale modo, non penso che il creditore valuti di piu’ l’ipoteca che la arancia dello stato, la soluzione verra’ affrontata dalla Francia dopo avere vinto Holland, cambia il mandato alla bce che inventa prestatore di ultima istanza oppure euro 2
BOLLI PASQUALE
Il sistema Italia è totalmente ingessato:politica,banche ed economia reale sono sulla stessa barca.Le banche hanno grandi problemi di capitalizzazioni e reddito perchè hanno difficoltà per reperire liquidità in campo estero e nel paese e soffrono per una redditività inadeguata per mancanza di mercato.I finanziamenti europei hanno necessariamente supportato tali fenomeni negativi,ma alll’economia reale si è sottratta la liquidità.L’intreccio dello spread e dell’indice bancario è evidente:le banche hanno fatto un’anomala raccolta di fondi per tentare l’equilibrio dei propri risultati economici.Il sistema economico è totalmente ingessato perchè dominato da ratios,rating e spread che i non addetti ai lavori,non interpretano e non conoscono.La povera gente oberata di imposte,tasse e malversazioni di ogni tipo conosce soltanto precarietà e fame.Si vogliono mettere in ordine i conti ma lo spread come inciderà su di essi se il debito pubblico resta impossibile? E’ necessario che l”Europa abbia una sola politica economica – finanziaria per eliminare gli squilibri tra i suoi componenti, in caso contrario è meglio applicare il detto:”chi ha avuto,ha avuto e chi ha dato,ha dato”.
SimonaPar
In risposta al commento che mi precede, per’altro tanto ben documentato quanto argomentato, mi sento di rispondere con una semplice considerazione. E’ innegabile che esistano benefici legati alla detenzione del debito pubblico da parte degli istituti bancari residenti, in termini per l’appunto di interessi e tassazione direttamente collegati allo stesso che rientrano, per cosi’ dire, nella nostro sistema economico, ma è pur vero che non puo’ e non deve essere trascurato il pericoloso feedback che un eccesso di rischio percepito dal mercato nei confronti dei suddetti istituti, i cui bilanci sovrabbondano di titoli di stato, quando lo spread aumenta. Per semplicità di esposizione argomento per punti: 1) Il default dello stato sovrano italiano è percepito come piu’ probabile, aumenta il rischio e aumenta lo spread; 2) Le banche possiedono gran parte di quel debito che, seppur piu’ redditizio in termini di interessi maturati, comunque è indice di rischio; 3) Tale maggior rischio delle banche di certo non le induce ad aggiungere ulteriori elementi di incertezza legati alla concessione di crediti tanto corporate quanto retail, ergo sono inevitabili fenomeni di credit crunch.
Gian
Segnalo questo intervento uscito sul Financial Times.