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A guardare il grafico del Pil e della produzione industriale italiana, sembrano come due sposini: sempre mano nella mano, nella buona e nella cattiva sorte. Quest’ultimo semba essere il nostro caso in questo momento: le cose non stanno andando bene, soprattutto se ci confrontiamo col resto dell’Europa. Dall’inizio del 2011, vediamo la Germania in ripresa, la Francia e il Regno Unito stabili, mentre l’Italia e la Spagna che cadono nella polvere.
Note:
Vedi dati Istat sulla produzione industriale, marzo 2012; e dati sulla stima preliminare del Pil, 15 maggio 2012.
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HK
I dati del PIL e della produzione industriale mostrano che l’Italia, dopo un decennio di bassa crescita, ha iniziato a decrescere in modo sistemico. Infatti benché il resto del mondo non stia andando male noi siamo in piena accelerazione nella decrescita. (Non oso pensare se alla nostra decrescita si dovesse aggiungere anche una recessione ciclica). Le ricette messe in atto dal nostro governo non sembrano produrre i risultati sperati quando il nostro presidente lo ha unto. Possiamo continuare ad aumentare le imposte? A dare poteri di mafia alle agenzie statali? Curare la nostra malattia con altre dosi di debito? Non pagare i fornitori? Non rimborsare l IVA alle imprese che esportano? Distruggere l’imprenditoria? Se continuiamo così non abbiamo speranze, con Cina avvantaggiata da costi di produzione bassi e Germania da un sistema che funziona, entrambe con capacità di investimento superiori alle nostre. Cosa fare? Scegliere. Scegliere se impegnarsi a ridurre i costi del nostro sistema penalizzando una piccola minoranza di famiglie o trasformarci in breve in una Bulgaria o Ungheria che ricordo non molto tempo fa fu ricchissima.
mirko
La crescita del pil da sempre deriva da aumento produzione industriale (Cina) o dall’aumento del debito (USA) ,in Italia crolla la produzione e si cerca di arginare il debito (vedere secondo grafico). aggiungerei anche una tabella con le performance di pil e debito dei paesi con il settore secondario oltre il 30 per cento e sotto tale soglia. cordiali saluti, Mirko
marco
La Germania cresce anche perchè gli altri paesi retrocedono- La moneta unica ha avvantaggiato terribilmente un’economia già efficeinte come quella tedesca. In un mercato unico vince il più forte. Il problema è il deficit privato che la Germania ha a suo favore e che determina minor inflazione e il collasso degli altri, e quindi aumento del debito pubblico. O la Germania spende all’interno e ridà fiato al sistema, approcciando una visione solidaristica e facendo gioco di squadra, o l’Italia per sopravvivere, avendo purtroppo già un debito pregresso molto alto, sarà costretta a uscire dall’euro e a svalutare per ritrovare competitività e fare guerra alla Germania nelle esportazioni in un gioco del tutti contro tutti. Questo però non sarà sufficiente; l’Italia dovrà riformare il suo Stato e renderlo comunque più efficiente e meno costoso (taglio ingente spesa pubblica)
SAVINO
A prescindere dall’Europa, dalla moneta unica e dalla stessa crisi globale, non è pensabile parlare di crescita se non sono stati incanalati nei binari giusti i conti pubblici (e, aggiungerei, anche i conti privati). Non si può lasciare il debito in eredità ai propri figli. Bisogna ridurlo e creare le condizioni strutturali perchè non si cumuli più in futuro. Piuttosto, si individuino in fretta i responsabili di scelte pubbliche sbagliate e di azioni speculative senza freni.
Di Fabrizio Aldo
E’ vero che il PIL e la Produzione Industriale sembrano andare insieme. Ma in econometria ci sono delle differenze dal punto di vista della dinamica (infatti nei modelli o si mette l’uno o si mette l’altro). Da un punto di vista tecnico è meglio usare gli indici anticipatori del ciclo (che non passano per la produzione industriale) o considerare un modello VAR o VECM con una sola delle due variabili (per valutare l’efficacia delle policy adottate)?
andrea cazzaniga
Comunque da questa crisi se ne esce rilanciando lo stato sociale. Parlare di crescita senza porsi il problema del fatto che non c’e’ lavoro perche’ non c’e’ bisogno di ulteriore produzione e’ dannoso. distinti saluti
Enrico D'Elia
La ricchezza creata da un sistema economico dipende essenzialmente dal settore manifatturiero solo nelle economie meno avanzate, altrimenti dovremmo tornare ai metodi sovietici della contabilità sul "prodotto materiale". Una delle cause della bassa crescita italiana è anche il fatto che, a differenza di molti altri paesi, i servizi non si sono sviluppati in modo sufficientemente autonomo rispetto alle produzioni tradizionali. Il risultato è che settori come la finanza, la logistica, l'ITC e la grande distribuzione sono ormai gestite quasi esclusivamente da imprese straniere.
Aldo
In questo paese un’azienda che riesce a fare 100.000 euro di utile, 70.000 vanno allo Stato 30.000 sono sulla carta almeno quelli che rimangono ma poichè magari non ancora incassat i(e chissà quando!) cosa ti rimane?…. l’illusione ….oltretutto facendosi mangiare dagli interessi bancari… ecc… ciò nonostante si è fatto dell’utile e si è un’azienda virtuosa …mah! Passare dalle attività produttive ai servizi cosa cambia?
GIORGIO
E’ curioso che nessuno si prenda la briga di smentire una bufala diffusa a piene mani: che gli utili delle imprese sono tassati al 68 per cento. Tale percentuale si ottiene infatti includendo i contributi sociali tra la tassazione degli utili. Operazione non proprio corretta, salvo che si voglia considerare il costo del lavoro come una vessatoria tassazione sui profitti che con tanti sacrifici sono stati guadagnati. Escludendo ciò che più propriamente è una componente del costo produttivo, la tassazione sugli utili si riduce al 25 per cento. I dipendenti pagano molto di più!
claudio
Possiamo fare tutte le analisi che vogliamo, ma la cruda realta è che ci aspetta una decrescita permanente ,perchè il mondo si è spostato a est, e per l’incapacita sistemica delle democrazie occidentali di risolvere i problemi in tempi brevi (i tempi attuali sono inconciliabili con il mondo di oggi). Solo visitando altri paesi in questi dieci anni ci si rende conto che oramai la storia sta rinnovando il ciclo e noi occidente siamo destinati a lasciare la prima scena….a meno che qualcuno non decida di fare una nuova guerra per evitarlo…
HK
Certo può sembrare incredibile a chi non ha fatto l’imprenditore che gli utili di una impresa possano essere tassati al 68%. In realtà questa percentuale può addirittura salire e superare il 100%! Ciò a causa dell’imposta IRAP e del suo perverso metodo di calcolo. Il sig. Giorgio può trovare in rete la modalità di calcolo. E’ quindi del tutto plausibile, e si vede da molti bilanci pubblicati, che a fronte di un utile prima delle tasse ed imposte vi sia una perdita una volta calcolate queste. Certo è una follia come pure è una follia il fatto che i lavoratore abbiano una retribuzione netta che è solo un terzo del costo.
Aldo Di Fabrizio
E’ vero che il PIL e la Produzione Industriale sembrano andare insieme. Ma in econometria ci sono delle differenze dal punto di vista della dinamica (infatti nei modelli o si mette l’uno o si mette l’altro). La Produzione Industriale costituisce mi sembra 1/4 del PIL numericamente ma da sola la loro correlazione non spiega molto. Da un punto di vista tecnico è meglio usare gli indici anticipatori del ciclo (che non passano per la produzione industriale) o considerare un modello VAR o VECM con una sola delle due variabili (per valutare l’efficacia delle policy adottate)? Le chiedo questo perchè anch’io alcune volte ho sovrapposto l’andamento di una variabile nel tempo con quello di altri paesi ed alcuni professori mi hanno bastonato dicendo che non è corretto da un punto di vista econometrico e che queste cose le fanno i giornalisti (facendo intendere che di economia sanno poco).
Grazie.
La redazione
Grazie del messaggio. Ormai io mi sento più un giornalista che un economista ma provo lo stesso a rispondere alle tue domande. Pil e produzione industriale sono indicatori ciclici coincidenti. Quindi la produzione industriale (forse) ci dice qualcosa di come va il Pil per esempio a livello mensile, cioè anche quando non osserviamo il pil. Questa è l’utilità del guardare alla stretta correlazione tra le due variabili. dico “forse” perchè la correlazione c’è su frequenza trimstrale. Su frequenza mensile davvero non sappiamo dato che il Pil non è misurato mensilmente. Se invece vuoi prevedere cosa succede nel prossimo trimestre a una delle due variabili allora devi usare qualche indicatore anticipatore come il CLI composite leading indicato dell’oecd. in quel caso la stima la devi fare con un var o vecm.
Francesco Daveri
Giorgio
Per HK: non mi è per nulla ignoto che con questo sistema fiscale vi possano essere dei casi paradossali in cui gli utili siano tassati anche oltre il 100 per cento. Tuttavia, a livello medio nazionale, la tassazione effettiva è del 25,1 per cento (la fonte è la Banca Mondiale, se si esclude dai suoi stessi dati gli oneri sociali sul lavoro che imputa come tasse sui profitti) e non del 68 per cento come propagandisticamente viene detto.
Piero
Era ora che i titoli sono il PIL europeo, allora la visione europea porta ad una diversa concezione della Bce, che oggi ha sposato la teoria della Merkel, ossia quella di fare i compiti a casa propria, i compiti si fanno in Europa, la bce faccia una politica espansiva monetaria con strumenti non convenzionali per ridare la fiducia ai titoli governativi, mentre la Germania o aumenta i consumi interni a favore dei restanti paesi, facendo una politica interna contraria a quella attuale ( negli ultimi anni ha fatto una politica di svalutazione fiscale per fare crescere ancora di piu’ l’export), oppure attui una politica di solidarietà nei confronti dei restanti paesi, come in effetti ha fatto il nord dell’Italia nei confronti del sud.
Francioso Giovanni
Scegliere di creare un area comune di libero scambio con regole monetarie uguali per tutti lasciando gli strumenti fiscali in mano ai singoli governi ha creato innumerevoli disastri ma vanno evidenziati la miopia di quei governi che inseguendo l’elettorato hanno creato dei disavanzi giganteschi e contemporaneamente l’asimmetria degli obiettivi dei singoli governi. Perchè se per la Germania la priorità è la stabilità del proprio bilancio ed il controllo dell’inflazione la stessa cosa non vale per paesi come l’Italia e la Spagna dove è ormai evidente che una riduzione del debito è possibile solo se accompagnata da una crescita del proprio Pil(sotto forma di un maggiore gettito fiscale). Questo tipo di asimmetrie si possono eliminare solo riformando il Trattati di Maastrich ed introducendo la “golden rule” come auspicato non a caso da Monti.
Piero
Il Prof. Tabellini nell’articolo odierno sul il sole 24 ore fa un esame chiaro e puntuale sull’attuale crisi e sulle soluzioni, afferma che è una crisi che va risolta immediatamente con l’uso dello strumento monetario, acquisto da parte della Bce dei titoli governativi, ciò al fine di spegnere la miccia dell’incendio, e’ chiaro che le sole manovre di rigore di bilancio portano alla morte, la semplice golden rule è per una politica i lungo periodo, non risolve il problema del breve, Monti non ha superato l’esame, deve andare a casa, dispiace che gli rimane la carica di senatore a vita che lui ha chiesto per accettare l’incarico di fare il governo.
marco
La BCE è legata alla volontà della Germania che non vuole fare inflazione fe a i cazzi suoi – Si avvalgono di una moneta calmierata dai nostri debiti si finanziano senza costi e con il mercato unico, essendo le aziende tedesche più competitive, esportano in tutta Europa. C’è un problema evidente nella bilancia commerciale; i tedeschi esporteranno sempre di più e le aziende degli altri Stati tenderanno a chiudere causando l’aumento del debito pubblico-L’unica soluzione sarebbe fare uno stato europeo unico con un’unico debito e un’unica fiscalità e destinare soldi in aiuto dei paesi più poveri attraverso politiche di ridistribuzione- La Germania dovrebbe fare con i paesi del Mediterrnaeo quello che in Italia si è fatto col sud, ma con scarsi risultati- Le riforme strutturali ci renderebbero più competitivi ma nel tempo;nell’immediato solo suicid-L’idea di riformare il lavoro e aspettare un calo fisiologico degli stipendi mi sembra poco fattibile- Ma una soluzione c’è…mandare affanculo la BCE e riprendere la sovranità monetaria- Basterebbe fare un cambio uno ad uno e svalutare del 20-30%- La Maserati venderebbe tante di quelle auto in Germania da mettere in crisi la Mercedes!
AM
A suo tempo non si ascoltarono i pareri degli statunitense. Oggi avremmo ancora le banche centrali nazionali, che di fatto però sarebbero filiali della BCE. Ci sarebbe un’unica politica monetaria e le emissioni di BT sarebbero accentrate dando alla BCE la possibilità di fare operazioni di open Market. Del resto vediamo che il Giappone, pur avendo un debito pubblico elevato, non è attaccato dalla speculazione sui suoi titoli pubblici, espressi in yen, moneta nazionale.
carmine meoli
anche con scarsa familiarita’ con gli strumenti di analisi, e’ fuori discussione il crollo inesorabile dei nostri indicatori e anche la rinuncia a misure di una qualche efficacia da tempo abbiamo respinto la ipotesi di una manovra delle aliquote IVA , nei limiti consentiti, con intento dinamico ovvero aliquote maggiori per ridurre i prelievi sul lavoro in favore delle imprese e del montesalari e in particolare variazioni differenziate tra beni e servizi primari e voluttuari al crollo del pil e della produzione fa riscontro una crescita di consumi inerenti la cura della persona (cosmetici,estetstiti,saune e palestre – tutte tassate ?) e un aumento dei consumi elettronici ( comunicazione ,giochi , aparecchi ) non so misurare il peso di queste voci ma posso congetturare che gravarli un poco in piu con una imposizione iva il cui gettito venga redistribuito possa solo giovare , alla stessa stregua di un aumento generalizzato di iva destinato a ridurre i prelievi sul lavoro un saluto ho una estrema confusione in testa