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PERCHÉ GLI EUROBOND NON SONO LA SOLUZIONE

Lungi dal risolvere la crisi, l’emissione di eurobond con gli attuali assetti politico-istituzionali europei comporterebbe più danni che benefici, sia dal punto di vista del rafforzamento delle democrazie europee, sia da quello strettamente economico. Darebbero il pessimo segnale di premiare governi che non seguono politiche fiscali rigorose, ponendo le basi per una spirale debitoria fuori controllo in tutta l’area. Per essere efficaci richiederebbero un cambiamento nell’architettura istituzionale europea. E dunque i tempi lunghi dell’approvazione di un Trattato.

Molti accademici, politici e organismi internazionali da tempo sostengono che l’Eurozona ha bisogno di emettere eurobond per superare l’attuale crisi e rilanciare la crescita. (1)
Questa posizione ha preso rinnovato vigore dopo la nomina di Mario Monti a primo ministro in Italia e l’elezione di François Hollande alla presidenza in Francia. Il più importante oppositore è il governo tedesco, che ha più volte ripetuto di non essere disponibile a trattare l’emissione di eurobonds. Ma è contrario agli eurobond anche il presidente della Bce Mario Draghi. (2)
Malgrado le obiezioni, il tema continua a essere predominante nelle discussioni sulla crisi della zona euro nella convinzione che rappresentino una importante componente della sua soluzione. A mio parere, invece, gli eurobond, nelle attuali condizioni politico-istituzionali europee, non solo non aiuterebbero a risolvere la crisi, ma la loro emissione comporterebbe più danni che benefici, sia dal punto di vista del rafforzamento delle democrazie europee, sia dal punto di vista strettamente economico.

I PROBLEMI DEGLI EUROBOND

Per semplicità, supponiamo che l’Eurozona sia composta da due paesi, A e B, con governi nazionali eletti dai rispettivi cittadini: il paese “A” è un paese “cicala”, il paese “B” è un paese “formica”. Supponiamo ora che si pensi di emettere un eurobond per aiutare il paese A. Per il cittadino di A, i benefici sono chiari: nessun (o contenuto) aumento delle tasse, mantenimento o aumento del livello di spesa pubblica e quindi sforzo di aggiustamento più morbido. Per il cittadino del paese B, al contrario, si prospetta un aumento delle tasse e un possible contenimento della spesa pubblica causa l’aumento del deficit e del debito per sussidiare il paese A.
Il problema di deficit di democrazia è che le spese del paese A sono decise dal governo del paese A, eletto dai cittadini del paese A mentre i cittadini del paese B non hanno voce in capitolo nell’elezione del governo del paese A, ma sono chiamati a contribuire al finanziamento di queste spese. Possiamo immaginare che i cittadini del paese B non siano molto contenti e probabilmente non ri-voterebbero per il loro governo in carica. I più estremi potrebbero pensare che l’unione monetaria tra A e B non è poi una grande idea e valuterebbero l’opportunità di uscire loro, i più forti, dall’Unione. In pratica, è sempre la stessa storia: no taxation without representation. Devo pagare per rimborsare gli eurobond? Allora voglio anche scegliere chi spende quei soldi.
Dal punto di vista della politica economica, il segnale che darebbe l’emissione di eurobond sarebbe quello di premiare governi che non vogliono seguire politiche di aggiustamento fiscale e quindi si porrebbero le basi per una spirale debitoria fuori controllo non solo per quei paesi ma anche per altri, il ben noto problema del “moral hazard”. Se si emettono eurobond per un paese, infatti, perché non per un altro? Quindi, gli incentivi per seguire politiche fiscali prudenti verrebbero abbandonati in quanto “tanto poi ci sono gli eurobond e pagherà qualcun’altro”.

DEBITO SENIOR E DEBITO JUNIOR

Naturalmente, il problema del “moral hazard” non è stato dimenticato dai sostenitori degli eurobond. Ci sono stati suggerimenti di diverso tipo: gli eurobond sarebbero senior rispetto agli altri titoli, nel senso che verrebbero rimborsati prima degli altri e quindi comporterebbero un rischio minore; potrebbero essere emessi in ammontari ben definiti e in presenza di collaterale. (3)
Se gli eurobond fossero senior, allora gli altri junior bond porterebbero un premio al rischio più elevato proprio perché junior. Quando c’è parità di trattamento tra chi detiene titoli di uno stato sovrano, in caso di haircut ciascuno corre lo stesso rischio; ma se ci fossero due categorie di bond i detentori di titoli junior richiederebbero un premio extra, per l’essere appunto potenzialmente penalizzati in misura maggiore in caso di ristrutturazione. In definitiva, il costo medio del servizio del debito sarebbe una media ponderata delle due categorie: non credo sarebbe molto diverso rispetto al caso di assenza di eurobond. Inoltre, la presenza di titoli junior e senior segmenterebbe il mercato, così limitandone la profondità e, in definitiva, la trasparenza dei segnali che il mercato darebbe ai policy-makers.
Supponiamo che in effetti gli eurobond abbassino il servizio del debito grazie alla credibilità aggiuntiva dovuta all’aver depositato un collaterale e ad averne limitato l’emissione. Ma la credibilità aggiuntiva potrebbe non essere sufficiente perché il paese in questione ne goda i benefici. Si pensi al Brasile del 2002: negli anni precedenti, aveva emesso dei Brady bonds, titoli il cui principale era garantito da titoli del Tesoro statunitense, ma ciò non ha impedito che i rendimenti degli altri titoli raggiungessero il 20-30 per cento, cioè un livello non sostenibile, quando fu eletto presidente Lula. (4) Solo politiche fiscali molto aggressive sotto l’egida del Fondo monetario permisero ai rendimenti di scendere e di innescare una spirale debitoria virtuosa. In un altro caso, l’esistenza di Brady bond non ha impedito all’Argentina di fare default anche su di essi, lasciando al Tesoro statunitense il rimborso del principale quando andranno in scadenza. (5)
L’obiezione allo scenario argentino è che il “fiscal compact” garantisce che la politica fiscale nazionale sarà prudente dal momento che il deficit strutturale non potrà essere superiore allo 0,5 per cento del Pil. Le prime indicazioni non sono però rassicuranti, basti pensare che in marzo il nuovo primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, subito dopo aver firmato l’assenso del suo governo al fiscal compact, ha annunciato che il suo paese non era in grado di rispettare gli impegni fiscali presi pochi mesi prima dal precedente governo e che quindi un nuovo, meno restrittivo, obiettivo andava definito con la Commissione. Cosa che è puntualmente avvenuta.
La credibilità del fiscal compact è oggi simile a quella del vecchio Patto di stabilità, cioè molto bassa. E una forte condizionalità deve essere pre-condizione all’emissione di eurobond, dal momento che buona parte di queste risorse andranno a paesi con posizioni fiscali precarie. Ma se gli eurobond sono associati a qualche forma di condizionalità, esistono già il Fondo monetario internazionale, l’Efsf e, tra breve, l’Esm: perché c’è bisogno degli eurobond? Meglio rafforzare l’Esm, allora, che concederà assistenza “under strict economic policy conditionality” piuttosto che emettere eurobond che non fanno parte di un programma di assistenza a condizioni ben precise. (6)
In conclusione, credo che vedremo gli eurobond, prima o poi. Ma la loro emissione richiede un cambiamento nell’architettura istituzionale europea prima della loro introduzione e questo cambiamento non è fattibile nel breve periodo. In particolare, senza un governo, o almeno un ministero delle Finanze europeo, ogni proposta di emissione di eurobond è destinata a morire sul nascere per il deficit di legittimazione democratica e scarsa credibilità descritti in precedenza. (7) E sappiamo tutti che la creazione di un ministero delle Finanze europeo richiede l’approvazione di un Trattato e quindi non è cosa da tempi brevi.

(1) La letteratura sugli eurobond è oramai vastissima. Su lavoce.info si veda Angelo Baglioni Eurobond: le proposte sul tappeto, lavoce.info, 26 agosto 2011 e Paolo Manasse My name is Bond, Euro Bond, lavoce.info, 17 dicembre 2010. Tra i primi articoli sulla stampa si veda J.C. Juncker e G. Tremonti “E-bonds would end the crisis”, Financial Times, 5 dicembre 2010. Recentemente, anche l’Oecd si è espresso a favore dell’emissione di eurobond, si veda: “OECD backs call for eurobonds”, The Daily Telegraph, 22 maggio 2012.
(2)
In una intervista a Bild Zeitung, riportata in ECB Draghi: Too Early For Eurobonds, Transfer Union Now, MarketNews International, 22 marzo 2012 Mario Draghi dichiara: “The general rule is: If we want to protect tax-payers’ money, the Eurozone must not turn into a transfer union in which one or two countries pay and the rest spends and all of this is financed by common Eurobonds. This must not be”.
(3) Si veda Angelo Baglioni e Umberto Cherubini, Eurobond senza costi per la Germania?, lavoce.info, 11 ottobre 2011.
(4) Il candidato Lula era un sostenitore del ripudio del debito estero.
(5) Si tratta dei “par bonds” denominati in dollari e con scadenza 2023.
(6) Si veda, Factsheet – Treaty establishing the European Stability Mechanism, 2 February 2012.
(7) Lo stesso Mario Draghi ha recentemente dichiarato che “Euro bonds make sense when you have a fiscal union, otherwise they don’t make sense”, secondo quanto riportato dall’agenzia Agi il 24 maggio 2012.

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24 commenti

  1. aldo

    Se in una famiglia uno dei membri rischia di morire di fame,come si comporterebbero i restanti membri? se uno dei figli anche per sue colpe,rischiasse di fallire, cosa farebbero i genitori ancora benestanti, lo butterebbero fuori? lo lascerebbero morire? o lo aiuterebbero chiaramente controllando che in futuro non si verificassero gli stessi eventi.

  2. Osella

    Non c’è dubbio che in queste condizioni l’emissione di Eurobond sarebbe solo un palliativo che non riuscirebbe a risolvere i problemi strutturali dell’ Europa. E’ indispensabile però dare un messagio ai mercati. L’Europa deve intraprendere un percorso virtuoso corale che abbia come fine la CRESCITA. La miopia e la difesa degli interessi dei singoli stati non fa che alimentare il divario tra i paesi membri. Occorre cooperazione. Italia, Spagna e Portogallo hanno accettato politiche fiscali particolarmente gravose al fine di ribilanciare i deficit correnti. Se però non si dovesse operare nella direzione dell’auspicata crescita, i sacrifici dei paesi periferici, oltre ad essere stati pesantissimi si trasformerebbero in inutili trascinando l’intera Europa in una voragine senza fondo. La Germania, in uno scenario di grave crisi di Spagna ed Italia subirebbe importanti coseguenze.

  3. Samuele

    Tutti ragionamenti condivisibili. Manca però di tenere presente una altra cosa. Gli eurobond, in quanto debiti “comuni” sono un ulteriore passo verso una unificazione più stretta dei paesi dell’unione, la cui attuale eterogeneità, è causa (a mio avviso) dei problemi attuali. E’ un modo per “dimostrare” a livello “credibile” attraverso un formale impegno che i paesi “forti” non stiano giocando un gioco a somma 0 con gli altri paesi. Gli eurobond potrebbero essere usati (ad esempio) per finanziare opere comuni o di interesse europeo (decise a livello europeo) dando respiro alle finanze pubbliche nazionali. Dopo l’istituzione degli eurobond, iniziare un processo di unificazione politico-economica, sarebbe un passo molto più breve che non ora.

  4. Gianluigi

    Concordo: il costo medio del debito con eurobonds non scenderebbe, sarebbe solo diversamente ripartito. La soluzione giusta è stata proposta dai 5 saggi tedeschi: trasferire tutto il debito in eccesso al 60% del PIL in un “contenitore” europeo ed ammortizzarlo su 25-30 anni. Ciascun paese dovrebbe dare delle garanzie proporzionali a quanto apportato al fondo (es. pledge delle riserve auree e/o di una % dei ricavi IVA) e sarebbe incentivato ad accelerare le privatizzazioni per accelerare la riduzione del debito e “sbloccare” queste garanzie. I tassi sui bond < 60% PIL si allineerebbero. Il rischio dei paesi creditori sarebbe molto contenuto (anche perchè il “fondo di ammortamento” potrebbe venir costituito via via che scadono i bond di ciascun paese, e quindi crescere gradualmente nel tempo) mentre le garanzie potrebbero essere richieste tutte “upfront”: se un paese devia nei primi anni dal previsto processo di aggiustamento e rimborso, esce dal pool e perde la garanzia (che nella fase iniziale più che coprirebbe l’ammontare di bonds trasferiti al pool).

  5. severino missori

    Il discorso di cui sopra sembra logico e corretto. Però quello che non va è che la Germania continua a finanziare il proprio debito e gli eventuali aumenti del debito stesso a tasso praticamente nullo, avvantaggiando la sua industria, esportatrice in buona parte verso i paesi UE. Altri paesi come l’Italia, pur avendo fatto “i compiti a casa”, sono soggetti a tassi ogni giorno crescenti del 6-7%. E ciò appare iniquo e allarga la forbice fra paesi A e paesi B. A lungo termine in assenza di provvedimenti di natura politica sul controllo dei tassi sul debito la crisi si ritorcerà gravemente sulla Germania stessa, che sarà costretta a tornare da sola o con pochi altri stati al super marco.

  6. Andrea Zhok

    Sì, forse l’emissione di Eurobond risulterebbe premiale per comportamenti scarsamente virtuosi del passato di alcuni paesi. E sì, forse il fiscal compact non dà tutte le garanzie desiderabili. Sono due possibilità (non due certezze, come le propone l’autore). Si noti però che tutto ciò NON implica che l’emissione di eurobond non sia in grado di risolvere il problema di crisi del debito sovrano cui siamo di fronte. L’autore può dire che si tratterebbe di una soluzione discutibile, ma non credo possa dire che non arresterebbe il problema incombente (contagio finanziario e spirale recessione-debito-interessi sul debito). Ora, se continuiamo a cincischiare con pensose e dubitative chiacchiere intorno alla subottimalità di certe scelte, finiremo a breve per chiederci “come sia potuto succedere” contemplando le macerie economiche e sociali dell’Europa. Gli Eurobond sono una scelta subottimale, come lo è una modifica in corsa dello statuto della BCE, ma SI SCEGLIE TRA ALTERNATIVE STORICAMENTE DISPONIBILI e tutte le altre strade sembrano portare ad una situazione in cui virtuosi e peccatori, creditori e debitori annegherano insieme.

  7. elena b.

    Leggendo questo articolo e i vostri commenti sembrate nostalgici dell’Unione Sovietica, non per niente chi dovrebbe salvare l’euro è la troika. Ma per voi il mercato non esiste ? Se i titoli di stato italiani hanno un interesse alto è perchè il paese è piu rischioso, cosi se la lira valeva meno era perchè l’economia italiana era piu debole di quella tedesca. Dichiarate di essere per l’unione politica ma non sono le strutture e le leggi che fanno la politica. La politica è volontà se la Germania avesse avuto la volonta di collaborare lo avrebbe già fatto. L’euro divide i popoli piu di quanto abbino mai fatto le svalutazioni. Prendiamone atto e torniamo indietro.

  8. Alessandro Pagliara

    Provo a porre il problema diversamente: la finanza potrebbe sopravvivere se d’un tratto sparisse dal mercato l’intero ammontare di debito europeo? Siamo la seconda area per importanza economica dopo l’USA e non siamo in grado di gestire questa forza. Immaginiamo che imponessimo al mercato un tasso soglia oltre il quale non remunerassimo più, siamo proprio convinti che tutti scapperebbero? Dove andrebbero? Qui si parla del 30/40% del PIL mondiale. Semplicemente si adeguerebbero. Imposto questo si potrebbe chiedere ai paesi con un debito oltre la fatidica soglia definita di sostenibilità (il 60% del PIL) di versare una tassa interessi per la quota oltre il 60% e che questa quota venga redistribuita in proporsione per pagare il debito di tutti: come dire “non fai i compiti quindi adesso lavori di più anche per gli altri”. Ovviamente il tutto deve essere sostenibile. A questo punto e con queste regole bisogna comunque mettersi in mente che non si possono finanziare le banche private con i soldi pubblici emessi dalla BCE. Un prestatore di ultima istanza lo tengono tutti. Gli americani lo avevano detto: “state creando un mostro economico ( ed io come un stupido pensavo fosse invidia).

  9. Elia Balli

    Analisi quasi perfetta, ma la situazione è straordinaria. In primis dobbiamo ricordare che di questa situazione la Germania ci sta guadagnando, non si tratta di dare soldi agli altri ma semplicimente di riquilibrare dove chi ha fatto la cicala è diventato formica. Il problema prima che finanziario è economico e prima ancora politico e prima morale. Già la Grecia indipendentemente da chi vincerà le elezioni sembra condannata, all’uscita dall’Euro, all’uscita dall’Europa E noi continuiamo a discutere bond si bond no? Scusate ma mi sembra una discussione grotttesca per non dire tragica, visto che in Grecia iniziano a mancare farmaci e beni di primaria importanza. Soluzioni non analisi abbiamo bisogno.

  10. Piero

    Sul il Sole 24 Ore di oggi Monti afferma, in risposta a Berlusconi che in Europa porterà a casa gli eurobond, penso che sarà la prposta di Prodi/Gros della scorsa estate, l’Italia deve privarsi delle sue riserve auree e dei suoi gioielli, al fine di garantire le emissioni di un debito comune a tutti i paesi euro, penso che se l’Italia vada verso questa soluzione è la fine del nostro paese, saremmo una semplice regione della Germania.

  11. Emilio Quinto

    Dall’articolo appare evidente che ancora oggi non si è compreso fin in fondo qual è la natura del problema. Fino allo scorso autunno la crisi che colpiva l’Ue era ancora essenzialmente finanziaria e per risolverla sarebbe bastata l’adozione di strumenti finanziari efficaci in tempi rapidi. Purtroppo così non è stato. Nei mesi successivi gli Stati membri si sono infatti mossi – come abitudine – con troppa lentezza e indecisione. La crisi finanziaria si è così trasformata in una crisi politica. E’ quindi chiaro che soltanto una forte presa di posizione da parte dei paesi membri – e soprattutto della Germania – a sostegno del progetto europeo potrà evitare la fine dell’euro e quindi della stessa Ue (ne è prova il fatto che non sono stati risolutivi nemmeno gli interventi dell’intraprendente BCE..). Ecco dunque la ragione per cui sarebbero positivi gli eurobond: non soltanto perché offrirebbero una boccata d’ossigeno agli stati indebitati, ma soprattutto per dare un segnale inequivocabile ai mercati e al mondo che l’Europa è realmente unita e che l’euro è un progetto irreversibile. Puntare sulla fine dell’euro a quel punto sarebbe perdente come speculare sulla fine del dollaro.

  12. rita

    E’ certamente possibile sostenere molte critiche all’escamotage degli eurobond. Ma, come sottolinea già qualcuno, ci siamo arrivati attraverso un percorso storico politico “non neutrale”: per esempio, a proposito di moral hazard, abbiamo finto che l’introduzione dell’euro non andasse a vantaggio dei paesi che, di fatto, si trovavano a svalutare (Germania, ma anche Finlandia) e a svantaggio degli altri, con le relative conseguenze sulla bilancia dei pagamenti. Ma ora ho un dubbio aggiuntivo: cosa succederà quando quelli che acquistano ora Bund a rendimento zero, in luogo di moneta o di beni rifugio, decideranno che la paura è passata e cominceranno venderli in cerca di attività con rendimenti più accattivanti? Dobbiamo aspettarci un altro intervento diretto della Bundesbank, come quello di dicembre, fuori da ogni trattato?

  13. Michele

    Perchè da un po’ di tempo stiamo arrovellando i cervelli dei nostri cosiddetti intellettuali per discutere di teorie dei massimi sistemi quando non sappiamo nemmeno quanti soldi spende in 1 anno la pubblica amministrazione? Non riusciamo nemmeno a calcolare quanto bisogna pagare di IMU! Invece che farsi immaginarsi cosa debba o non debba fare la Merkel (è giusto che si faccia gli affari suoi) perché non cominciamo a fare in modo che il sistema paese funzioni e che non debbano essere utilizzati 800 mld di euro all’anno per dare da mangiare a 4 milioni di persone e famiglie che alla fine producono solo buraocrazia inutile e dannosa? Perché non cominciamo a chiedere al sistema politico di fare politica e non agenzia di collocamento per gente che non ha voglia di fare niente? Tanto la fine del sistema verrà di sicuro ma almeno ancora se facessimo qualcosa potremmo scegliere di che morte morire.

  14. Emiliana Carifi

    Volete passare di nuovo alla lira? Ci avete fatto vedere i sorci verdi per passare all’euro. Non avete saputo gestire la nuova moneta. Lo stato è stato il primo a raddoppiare i prezzi! Un esempio: affrancatura ordinaria 600 lire, passata a 0,60 = 1.200 lire! Un biglietto della lotteria 5000 lire passato a 5 euro = 10.000 lire. Lo stato è stato il primo a speculare, a non controllare i prezzi. Gli stipendi sono rimasti gli stessi ed intorno tutto è raddoppiato! Un altro esempio: chi percepiva una pensione di 1.500.000 è passato a 750 euro! Cosa fai con 750 euro al mese?? Non sono una economista, non ho lauree della Bocconi, (mi verrebbe una battutaccia, mi cheto) ma l’unica soluzione è dimezzare tutti i prezzi di tutti i beni di consumo e servizi! In questi anni sono molti quelli che si sono arricchiti con l’entrata in vigore dell’euro, mentre famiglie con figli e pensionati non sanno come fare ad arrivare alla fine del mese! E non voglio citare i disoccupati! Allora, se volete uscire dall’euro… Non possiamo continuare a pagare gli errori, la vostra incompetenza, o peggio la voluta manovra furbesca. Non scherzate.

  15. attilio gusmaroli

    Forse gli eurobond non saranno la panacea, forse non è giusto che i paesi virtuosi si accollino i debiti di chi, nel tempo, ha sperperato, ma penso che la domanda è poi un’altra: vogliamo l’Europa o vogliamo coltivare il nostro particulare orticello? Vogliamo finalmente fare un passo in avanti significativo come auspicherebbero i padri fondatori dell’Europa? E un’ultima osservazione: la Germania dopo aver perso due guerre mondiali vuol perdere anche questa “guerra” economica. Il ritorno del super marco farebbe finire l’attuale fase espansiva finanaziata a costo zero.

  16. Gianni

    La soluzione è una e una sola….: la Grecia sarebbe solo la prima nazione tra le tante che sarebbe costretta ad abbandonare l’euro. il governo ellenico pre-crisi aveva proposto un referendum alla popolazione per uscire dall’euro. Quel governo è stato subito taciuto dall’Europa. La Grecia invece deve essere “tosata” come una pecora. Come del resto per la banca centrale dovrebbero essere “tosati” Spagna, Portogallo e Italia. Quello che la Germania non è riuscita a fare con due guerre mondiali, sta tentando di farlo con leve finanziarie mandando a catafascio Paesi che dovrebbero invece essere sovrani a casa loro. Se non possiamo votare un referendum per uscire dall’euro allora votiamo perché sia la Germania a dover uscire dalla moneta unica. L’unica che ci rimetterebbe sarebbe SOLO lei!!!

  17. andrea

    Penso anch’io che gli eurobond siano una soluzione buona,ma non sono certo che siano la soluzione al problema attuale dei debiti sovrani:questo problema investe le capacità singole di inserirsi in un credibile sentiero di azzeramento del deficit e riduzione del debito complessivo,preservando la crescita.Finché parliamo di Stati nazionali non c’è eurobond che tenga. Per questo non sono d’accordo con Samuele che suggerisce di creare eurobond come spinta per l’unione politica:non è lo stesso errore che oggi rimpiangiamo x la creazione dell’euro?Aver creato prima la moneta e non aver ancora pensato all’architettura istituzionale e politica dei processi democratici europei? Anche l’idea di gianluigi di emetterli per il debito >60% creerebbe quella segmentazione del mercato già denunciata nell’articolo dall’autore,specie in considerazione delle garanzie ulteriori che questo>60% avrebbe.L’idea poi di mettere un tasso massimo al debito esistente è illogica:oggi i finanziatori ingoierebbero il rospo; domani non sottoscrivono le nuove emissioni,ma un paese come il nostro che emette anche solo per sostituire quelle in scadenza come farà?Tanto vale iniziare un serio percorso di riduzione del debito.

  18. Johann Gossner

    Il Fiscal Compact può essere uno strumento per limitare l’indebitamento? La sensazione è che Fiscal Compact non risolva il problema di fondo di un rapporto equilibrato tra Stato impositore di tasse e imposte e il cittadino contribuente, in altre parole lascia completa mano libera ai Governi Nazionali di aumentare senza limite il livello di tassazione. Ciò che manca nel Fiscal Compact è la limitazione della spesa corrente improduttiva, inefficiente e clientelare. Gli Eurobond sono anche peggio perchè non farebbero altro che replicare su scala europea i problemi nazionali. Il migliore controllo del debito si attua separando il potere di spesa dal potere impositivo. Chi spende non deve essere chi decide il livello di tassazione. Si copi il sistema svizzero dove ogni Cantone ha il proprio apparato burocratico, l’apparato statale central è ridotto e le principali decisioni in materia di fisco sono sottoposte a referendum popolare. In Italia si può abolire parte dell’articolo 75 della Costituzione, stabilendo referendum anche in materia di fisco e bilancio. Quali vantaggi ha il singolo cittadino all’interno dell’Unione Europea? Questa Europa assomiglia sempre più alla ex Urss.

  19. anonimo

    Caro Prof. Perasso, condivido in larga parte quello che scrive nel suo intervento, solo qualche dubbio di ordine interpretativo sulla formula “deficit di democrazia”, che solitamente a orecchio intendo come una situazione in cui i cittadini deboli (la maggioranza) di un paese membro della UE, come la Grecia – ma sembra in buona compagnia – si vede defraudato del welfare e dei diritti fondamentali di una moderna democrazia occidentale come il lavoro, diritto alla salute, diritto all’istruzione. Mi lascia perplesso l’uso che Lei fa della formula “deficit di democrazia” declinandola a favore dei forti tedeschi (no taxation without representation), anche qui sul principio non si può eccepire; ma dal punto di vista dei greci si potrebbe riformulare “no exploitation without incrimination”, e così la moneta unica che doveva essere la sicurezza per gli stati deboli sta diventando il gancio a cui impiccarsi. La “Politica economica” non è “Economia politica”, se il primo termine spetta alla Polis (Comunità), bisognerebbe che le decisioni venissero prese da un organo istituzionale europeo, sovra-nazionale, sancito da un nuovo Trattato. Realpolitik è un termine tedesco, ma non solo per loro.

  20. Massimo Paganelli

    Caro Perasso, la sua è una posizione prettamente monetarista, anzi direi quasi Darwiniana, visto che lei afferma tra le righe che è giusto che i più deboli debbano morire, tipica dei banchieri e dei governi dei paesi forti che si rifiutano oggi di dare solidarietà ai paesi in difficoltà. Io però le chiedo: Quando è stata realizzata l’Unione Europea e poi successivamente la moneta unica non si sapeva che si stavano mettendo insieme realtà troppo diverse e che la coesistenza sarebbe stata impossibile ? Quando è stata realizzata l’Unione Europea e poi successivamente la moneta unica mi sembra che fossero stati enunciati tanti buoni principi tra cui la solidarietà, che ne è rimasto oggi ? Quanto ai vantaggi e agli svantaggi: Non è forse vero che, grazie ai paesi in difficoltà, oggi la Germania finanzia il suo debito pubblico allo 0,0% di interesse ? Non è forse vero che le esportazioni tedesche stanno traendo un enorme vantaggio (e noi abbiamo viceversa uno svantaggio altrettanto grande) dalla attuale quotazione dell’Euro ? E allora, se dobbiamo rimanere in una unione a fare la parte della ruota bucata affinchè quelle sane risplendano ancora di più, è meglio uscire, prenderci la nostra svalutazione e i nostri sacrifici ma nella convinzione che lo facciamo per noi e non per altri.

  21. enzo

    Tornando all’esempio fatto è evidente che i contribuenti del paese formica non intendano pagare i debiti del paese cicala ( eurobond) anche perché i loro soldi sarebbero gestiti da governi eletti dal paese cicala (deficit di democrazia), ma anche deficit di fiducia : se hanno finora mal speso i loro soldi perché dovrebbero aver cura dei nostri? (a dire il vero persino i cittadini del paese cicala non nutrono alcuna fiducia su come vengono spesi ). Una soluzione alternativa (oltre al ministro delle finanze europeo-tedesco?) potrebbe essere quella di prestiti diretti dal paese formica al paese cicala destinati agli investimenti (crescita) e non ai consumi , le cui modalità di spesa siano concordate ,(controllate), con il governo del paese formica. Alla fine tutti ci guadagnerebbero : il paese formica avrebbe la quasi certezza della restituzione del credito; il governo del paese cicala potrebbe spendere quei soldi in modo utile resistendo all’assalto dei peones saccheggiatori adducendo come scusa l’autonomia di spesa limitata dal paese creditore/formica , il paese cicala riceverebbe quei soldi necessari alla ripresa nonostante sia oberato da debiti .

  22. AM

    Anche senza andare a ripescare l’apologo di Menenio Agrippa appare chiaro che i paesi europei si trovano sulla medesima barca. Se questa affonda, chi più chi meno, ci perdiamo tutti. E’ vero, ci sono cicale e formiche ed è ingiusto che le formiche debbano pagare anche per gli sperperi delle cicale, ma è egualmente vero ed ingiusto che anche chi gestisce bene la finanza pubblica e riesce a conseguire con sacrificio un avanzo primario si trovi alla fine in rosso a causa di debiti del passato e di un elevato spread determinato da un insieme di fattori molti dei quali sfuggono al suo controllo. Del resto se disaggreghiamo la finanza pubblica a livello regionale troviamo anche in Italia formiche e inguaribili cicale e sono le formiche del nord a caricarsi dei problemi delle regioni-cicale.

  23. nello

    L’emissione degli Eurobond, porterebbe uno spostamento quasi totale dei Capitali dall’Azionariato delle Borse , facendo crollare tutti i mercati Europei, di Seguito Mondiali, una Catastrofe.

  24. Marco

    Gli eurobond sono possibili anche immediatamente. I project bond sono forme di eurobond. Ma per arginare la crisi de liquidità del debito sovrano gli eurobond sono veramente la buona soluzione? Nin credo, anche se aiutano. La crisi del debito non é dovuto ai fondamentali , ma alla percezione del mercato che il debito sovrano italiano e spagnolo é affetto da un alto rischio. Questa percezione si traduce in una autofulfilling prophecy. Genererà una crisi di liquidità , e poi una crisi di solvibilità. Un recente studio di de Grauwe (selffulfilling crises in the eurozone) dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, la fondatezza di questa tesi. Perché allora non affrontare direttamente il nodo del problema? La crisi del debito si risolverà solo quando la BCE dara una garanzia diretta o indiretta sul debito sovrano dei paesi solvibili. E esaminare le modalità con cui questa garanzia puo’ essere data a trattato costante (creando un veicolo speciale? intervenendo con mezzi illimitati sul mercato secondario?) o con una modifica del trattato. Se l’intervento é credibile, il costo per la BCE (se si puo’ parlare di costo per chi emette moneta) sarebbe molto basso.

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