Qualche settimana fa il premier Matteo Renzi diceva che il Pil non è poi così importante e l’Istat ne certifica un nuovo calo dello 0,2 per cento su base trimestrale.
In realtà Matteo Renzi non né il primo né il solo ad aver espresso perplessità riguardo l’utilità del Pil come misura del benessere di un paese. Da diverso tempo e da diverse parti arrivano critiche e proposte per misure alternative. Per molti il problema risiede nel fatto che il Pil misura esclusivamente il valore monetario dei beni e dei servizi prodotti da un paese. Per esempio, un disastro naturale come un terremoto o un’inondazione che evidentemente crea dolore e distruzione paradossalmente contribuisce alla crescita del prodotto interno perché genera domanda per servizi di salvataggio, assistenza e ricostruzione. Allo stesso modo, tutti i beni e i servizi che non sono scambiati sul mercato e che quindi non hanno un prezzo, come ad esempio il lavoro di assistenza dei figli da parte dei genitori o il lavoro domestico, non entrano nel computo del Pil.
I due tentativi più noti e strutturati di proporre misure alternative al Pil sono lo Human Development Index (Hdi) dell’Onu (in particolare dello United Nations Development Programme) e il Better Life Index (Bli) dell’Ocse. Il primo è disponibile per la maggior parte dei paesi del mondo, sia industrializzati sia in via di sviluppo mentre il secondo è calcolato solo per i paesi Ocse (ovvero I paesi più sviluppati) e per alcuni paesi partner. Si tratta di misure che, oltre al PIL, prendono in considerazione anche elementi quali il livello di istruzione, la salute, la qualità delle abitazioni e così via. (1)
I grafici qui sotto mettono in relazione queste due misure con il classico Pil (per abitante e calcolato a parità di potere d’acquisto tra paesi). Per i paesi Ocse il grafico riporta sia l’Hde che il Bli mentre il grafico per tutti i paesi del mondo mostra solo l’Hdi.
Grafico 1 – Paesi Ocse: Human Development Index e Better Life Index
Grafico 2 – Mondo: Human Development Index
Nonostante le critiche, le misure alternative al Pil correlano in modo molto forte col Pil stesso. Circa il 70 per cento della variabilità del Hdi o del Bli tra paesi è spiegata linearmente dal Pil e questo vale sia per I paesi sviluppati che per tutti i paesi del mondo nel loro insieme (2). In realtà in entrambi i grafici, ma particolarmente in quello relativo a tutto il mondo, si nota un relazione non perfettamente lineare. Apparentemente sia il Hdi sia il Bli non migliorano più tanto rapidamente insieme al Pil una volta raggiunto un livello di sviluppo sufficientemente elevato. Infatti, una semplice funzione quadratica del Pil spiega quasi perfettamente le differenze in Hdi e Bli tra paesi.
Naturalmente molti dei fattori cosiddetti “non economici” che vengono inseriti negli indicatori alternativi (casa, salute, istruzione) necessitano di risorse economiche per essere prodotti ad un livello qualitativo adeguato e di conseguenza solo un paese con un sufficiente livello di ricchezza economica è in grado di offrirli ai propri cittadini. È questo che spiega come mai il Pil correli così fortemente con Hdi e Bli.
Piaccia o no, nonostante tutte le critiche e i tentativi di produrre indicatori alternativi, il Pil rimane un importantissimo indicatore del benessere economico di un paese e dei sui abitanti. Meglio prenderne atto e non minimizzare i segnali preoccupanti che vengono dalle stime sull’andamento del Pil.
(1) Il Better Life Index dell’Ocse consente di scegliere i pesi che più si preferiscono per combinare tutti questi fattori. Per i grafici di questo articolo abbiamo utilizzato i pesi standard suggeriti dell’Ocse.
(2) Una semplice funzione quadratica del Pil spiegherebbe i dati ancor meglio
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Enrico
In realtà la minimizzazione del PIL da parte dei politici, probabilmente, non è relativa a questioni scientifiche, bensì di opportunità : minimizzano quando va male, esaltano quando va bene.