Mario Centorrino, economista siciliano, era convinto che l’università sia del territorio e per il territorio. Così molti suoi studi si sono concentrati sulla società meridionale e sull’economia criminale. Un impegno civile, didattico e scientifico unito allo stile garbato e attento all’ascolto.
La scienza economica deve riuscire ad aprirsi e contaminarsi positivamente con le altre discipline, e soprattutto deve costituire uno strumento per comprendere e cambiare la società ed i territori. Con questo approccio si è sviluppato il lungo percorso scientifico e civile di Mario Centorrino, scomparso improvvisamente lunedì 18 agosto.
PROFESSORE A MESSINA
Mario Centorrino, economista e intellettuale di grande qualità ed umiltà, è stato prorettore e professore emerito dell’Università di Messina. Specializzato in Economia a Parigi nel 1970, ha rivestito un ruolo fondante per l’ateneo messinese contribuendo all’istituzione della facoltà di Scienze Politiche (della quale è stato anche preside) e dell’istituto di Economia, Statistica ed Analisi del territorio, formando negli anni una “scuola” di allievi che si sono poi affermati nel mondo universitario e amministrativo nazionale ed internazionale.
La sua idea di università era quella di un’istituzione pubblica aperta al territorio e alla comunità. Come affermava spesso, l’università è del territorio ed è per il territorio, e ha la responsabilità di contribuire all’elaborazione di un modello sociale, culturale ed economico di sviluppo per il contesto nel quale opera. L’economia non può limitarsi a essere una disciplina autoreferenziale che si rinchiude nell’elegante formalità dei suoi modelli, negli ultimi decenni sempre più astratti e per niente collegati con l’ambito di applicazione. L’economia deve essere uno strumento per comprendere la realtà e, soprattutto, per cercare di migliorarla, a partire dai territori dove ogni economista agisce.
GLI STUDI SULLA MAFIA E L’ESPERIENZA POLITICA
Molti dei suoi studi si sono concentrati infatti sulla società meridionale e sull’economia criminale. Tra i più importanti si possono ricordare: “Economia assistita da mafia” del 1995, “Macroeconomia della mafia” del 1997, “Il nodo gordiano. Criminalità economica e Mezzogiorno” del 1999, “L’impatto criminale sulla produttività del settore privato dell’economia”, vincitore del Premio Saraceno del 2002.
Affamato di vita e di conoscenza, disponeva di un’ottima cultura generale e letteraria, rara tra gli economisti, che gli ha sempre consentito di combinare saggiamente ricerca, attività di consulenza e pubblicistica. Editorialista per il Sole 24 Ore, Repubblica Palermo, l’Unità e la Sicilia, collaboratore de lavoce.info, ha sempre sviluppato l’analisi economica con uno stile di raffinata eleganza e un’ironia sapiente.
La voglia di confrontarsi con sfide nuove e impegnarsi direttamente per migliorare il proprio territorio lo ha spinto negli ultimi anni ad accettare ruoli politici e amministrativi importanti come assessore al Bilancio del Comune di Messina, ma soprattutto assessore dell’Istruzione e della Formazione professionale della Regione Siciliana nella fase più critica per un settore come quello della formazione professionale in Sicilia che di fatto ha rappresentato per anni un ammortizzatore sociale usato dalla politica per fini elettorali-clientelari. Una breve ma significativa esperienza politica e amministrativa che gli è servita a comprendere la distanza che corre tra il teorizzare interventi di politica economica necessari per innescare lo sviluppo dei territori meridionali (investimenti in istruzione, ricerca e riqualificazione ambientale) e riuscire a realizzarli efficacemente, anche quando ci si trova ad avere un ruolo di primo piano nel governo dei processi decisionali dei territori.
Rimane di lui, soprattutto negli allievi e nei collaboratori più stretti, l’insegnamento umano accanto a quello economico. Mancheranno a chi lo frequentava quotidianamente e alla comunità accademica messinese la sua qualità umana di ascolto e attenzione verso le opinioni altrui, il suo ruolo di stimolo continuo nella produzione scientifica degli allievi della sua “scuola”, la sua pazienza garbata nell’esporre i propri argomenti e le proprie convinzioni, la sua cordialità e disponibilità verso il dibattito e il confronto.
Un approccio alla materia economica impegnato ma garbato, che rappresenta l’eredità più importante da conservare con cura per chi lo ha avuto come maestro e vuole continuarne la “scuola”. E che rimane anche una doverosa riconoscenza agli insegnamenti ricevuti negli anni passati assieme, da trasmettere con lo stesso rigore scientifico ed impegno civile ai nostri allievi. Ciao Prof.
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