Lavoce.info

In autostrada corre la proroga (e la rendita)

Gestire un’autostrada è attività molto semplice e senza rischi imprenditoriali. Tutti gli interventi sono stati finanziati a debito e i debiti ripagati con i pedaggi. Eppure, attraverso le proroghe si perpetuano le rendite per le società concessionarie. Investimenti pagati due volte dai cittadini.
I “REGALI” AI CONCESSIONARI
Lo Stato francese, dopo aver incassato 15 miliardi nel 2005 dalla privatizzazione delle principali concessioni autostradali, si accorge oggi di aver fatto un pessimo affare, tanto che il sottosegretario al bilancio Christian Eckert ha dichiarato che gli altissimi profitti delle concessionarie sono “immorali se non illegali”.
In Italia ci si appresta invece a fare enormi “regali” alle concessionarie, senza introiti per lo Stato, occultando questi benefici sotto la veste di proroghe, previste dall’articolo 5 del decreto sblocca Italia. C’è scarsa opposizione nell’opinione pubblica (o nel parlamento) perché pochi si rendono conto di quanto valga per una concessionaria la proroga della concessione.
Possiamo fare una stima proiettando la differenza tra ricavi e costi operativi (Mol, milioni) realizzati nel 2013 per gli anni di proroga che il Governo sembra intenzionato a concedere:
ragazzi1.24
INVESTIMENTI PAGATI DUE VOLTE
I pedaggi continueranno poi a crescere nel tempo oltre i livelli del 2013 per l’inflazione e altri fattori e con essi continuerà a crescere anche il Mol; quindi le stime di cui sopra possono considerarsi una buona approssimazione del valore attuale dei maggiori flussi di cassa ottenuti grazie alle proroghe.
È una cifra imponente, circa 16 miliardi, quasi la metà della manovra annunciata da Matteo Renzi. Solo una piccola parte di questi flussi di cassa serviranno a coprire i costi degli investimenti già effettuati e non ancora ammortizzati. Per il resto, il beneficio della proroga viene giustificato dal Governo come compenso per i nuovi investimenti, circa 11 miliardi, che le concessionarie si sarebbe impegnate a fare. Pare però che il beneficio delle proroghe superi di gran lunga il costo dei nuovi investimenti, tanto più che, poi, quando si realizzano, i pedaggi vengono aumentati per coprirne i costi: finiamo per pagare due volte il costo degli investimenti, prima con le proroghe e poi con gli incrementi di pedaggio?
Alle concessionarie viene assicurato un rendimento molto elevato, 9-10 per cento (almeno), sul capitale investito, ma qual è il loro ruolo e quale il loro contributo che giustifichi tale redditività? Gestire un’autostrada è attività molto semplice: non occorre cercarsi clienti né temere concorrenza o innovazioni tecnologiche. Non ci sono rischi: nemmeno il forte calo di traffico degli ultimi anni ha ridotto i loro profitti. Gli azionisti non hanno poi mai versato in passato capitali nelle società concessionarie se non per importi irrisori, né prevedono di versarne in futuro. Tutto è stato finanziato a debito e i debiti ripagati con i pedaggi. Anche i nuovi investimenti di cui si parla verranno interamente finanziati dalle concessionarie con i margini man mano accumulati o con crediti ottenuti grazie ai flussi sicuri dei pedaggi e alla certezza che le tariffe verranno comunque adeguate per garantire il livello dei profitti pattuito. Non pare quindi che le concessionarie svolgano un ruolo che giustifichi la perpetuazione di rendite a loro favore.
Lo Stato potrebbe, alla scadenza delle concessioni, affidarle senza gara a una società pubblica emanazione dell’Anas o di Cdp reti, senza dover remunerare così generosamente alcune società private e assicurando altri benefici per la collettività, come gare per le costruzioni aperte senza preferenze per le controllate delle concessionarie. Si dice che ciò sarebbe oneroso per i prezzi di subentro da versare alle concessionarie a fine concessione per investimenti effettuati e non ancora ammortizzati. Ma a fronte di questi costi le concessionarie hanno debiti che potrebbero semplicemente passare a carico della società pubblica, che sarebbe in grado di rimborsarli con i proventi dei pedaggi, esattamente come fanno le concessionarie. Con l’unbundling la società pubblica potrebbe subappaltare con gare i vari servizi (esazione, manutenzione) alle società più efficienti, magari alle stesse ex concessionarie, senza dar vita a nuovi carrozzoni di Stato. Anche l’Autostrada del Sole fu costruita tutta a debito creando un patrimonio pubblico poi monetizzato dall’Iri.
Se venissero concesse le proroghe previste (ancora subordinate all’approvazione da parte della Commissione europea) tutta la rete autostradale italiana verrebbe “ingessata” con concessioni non più alterabili per trenta-quaranta anni e finiremmo ben presto di rammaricarcene, come avviene oggi in Francia, ma senza poter nulla cambiare se non violando i contratti con misure retroattive. Come succede oggi dopo l’altra follia dei sussidi alle energie rinnovabili.
CHI DECIDE LE PRIORITÀ?
C’è poi il problema delle scelte di priorità degli investimenti, che sembrano decisi più dalle concessionarie che li propongono che dal potere pubblico. Un buon esempio è la E45, 400 chilometri da Orte a Mestre, una delle poche arterie con due corsie per parte e senza pedaggio. Ampliare le carreggiate e costruire una corsia d’emergenza con un costo di circa 10 miliardi non parrebbe un progetto prioritario per il paese, considerando che oggi la strada è ampiamente sufficiente per il traffico (vi sono ingorghi solo per lavori di manutenzione). Ma c’è una società di progetto che preme da anni per trasformarla in autostrada – cioè per fare quegli investimenti che giustificherebbero l’introduzione del pedaggio e quindi la trasformazione di un’arteria stradale in un nuovo, profittevole (sperano) “affare”. E il Governo sembra intenzionato ad agevolarli, avendo previsto, all’articolo 4 del decreto sblocca Italia, la possibilità di concedere la defiscalizzazione con un beneficio di circa 2 miliardi per la società di progetto della Orte-Mestre.
Prima di impegnare risorse pubbliche in quello che pare un altro investimento a redditività sociale scarsa o negativa meriterebbe che fosse resa pubblica una convincente analisi costi-benefici e che si effettuasse anche un sondaggio tra gli attuali utenti dell’arteria per chiedere loro se preferirebbero viaggiare su carreggiate un po’ più ampie con corsia di emergenza, ma pagando un elevato pedaggio oppure mantenere la situazione attuale. Gli investimenti dovrebbero essere intesi ad accrescere i benefici per gli utenti o i profitti degli investitori?

Leggi anche:  Prima di Ita-Lufthansa: capitani coraggiosi e commissari straordinari*

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Zone 30, un dibattito senza dati

Precedente

Relazione tecnica 2015

Successivo

Giustizia civile: il primo passo non basta

  1. Franco

    Dubito che con Bersani, sarebbe andata così. Ma Bersani è vecchio.

    • mariosavona

      Anche Bersani e company negli anni passati hanno REGALATO ai Benetton le autostrade e non solo.

  2. Le considerazioni esposte nell’articolo sono interessanti e anche condivisibili. Tranne la proposta del sondaggio fra gli utenti, che sfocia nel populismo più ridicolo. Allora si potrebbe fare anche un sondaggio fra tutti gli italiani: preferite pagare le tasse e avere i servizi pubblici o non pagarle e arrangiarvi? Scontato il risultato, ma in capo a poco regnerebbe il caos. La corsia di emergenza in un’arteria a scorrimento veloce è un requisito di sicurezza importante, certamente non valutabile dagli utenti senza un’informazione puntuale.

  3. antonio

    Tutto vero. Purtroppo . Lo Stato di fatto alimenta un ricchissimo oligopolio impermeabile ai cambi di governo e di indirizzo strategico. Non si capisce proprio perché l’Europa non imponga vere gare di concessione che certamente migliorerebbero il servizio con costi ridotti per gli utenti. Oggi a/r tra Torino e Milano o Torino Aosta costa come un intero anno di percorrenza delle autostrade svizzere mentre in Germania le autostrade sono gratis.

  4. Condivido pienamente le cose espresse dal Prof.Ragazzi. Così com’è vera la considerazione che fa mariosavona. noi stiamo preparando una iniziativa come Fit Cisl per provare a dare più voce a tutti quelli che sono contro questo scippo perpetuo ai danni degli italiani. stiamo raccogliendo dati e dichiarazioni e approfondendo tutte le questioni. Se la voce.info e/o il Prof.Ragazzi volessero darci una mano o partecipare ne saremmo ben lieti.
    in attesa complimenti per questo articolo

  5. rob

    l’economia adesso più di prima deve avere come obiettivo la creazione e distribuzione di ricchezza. Può qualcuno spiegarmi quali vantaggi si hanno con le autostrade gestite da Benetton?

  6. angelo provera

    In questo paese la concorrenza e la libertà d’impresa non esistono. Tutte o quasi le concessioni autostradali sono state girate senza gare e attraverso passaggi azionari guidati dalla politica. Inoltre l’affare più grosso sta nel fatto che assegnano i lavori a se’ stessi. Mentre la direttiva europea prevederebbe, in assenza di una gara per l’assegnazione delle concessioni, di appaltare il 100% sul mercato con gare d’appalto.

  7. Gaetano Coletta

    E’ un caso che alla cena di autofinanziamento del PD di Renzi vengano segnalati fra i partecipanti Beniamino e Marcello Gavio, i patron di Serravalle e delle autostrade?

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén