Il nuovo regime opzionale garantisce un’esenzione parziale da imposte dirette e Irap del reddito delle imprese derivante dalla concessione o dall’utilizzo diretto di opere d’ingegno, marchi e brevetti. Non è un incentivo alla ricerca, ma una mossa difensiva in un contesto di competizione fiscale.
IL NUOVO REGIME OPZIONALE SUI REDDITI DEI BENI IMMATERIALI
Il dibattito sulla Legge di stabilità si è concentrato principalmente sugli interventi con maggiore impatto finanziario: il rinnovo del bonus degli 80 euro, la riduzione dell’Irap, l’anticipo del Tfr, la decontribuzione per i neoassunti. Nel campo delle imposte vi sono tuttavia alcune novità che meritano attenzione, anche se produrranno effetti finanziari di minor rilievo. Rientra fra queste il nuovo regime opzionale dei proventi derivanti dall’utilizzo dei beni immateriali.
Il nuovo regime garantisce in primo luogo un’esenzione parziale dalle imposte dirette e dall’Irap del reddito derivante dalla concessione o utilizzo diretto di beni immateriali (opere dell’ingegno, marchi, brevetti) da parte di imprese (società di capitali, società di persone, imprese individuali). L’esenzione crescerà gradualmente (30 per cento nel 2015, 40 per cento nel 2016), per stabilizzarsi al 50 per cento a regime. Per le società di capitali l’esenzione del 50 per cento del reddito ridurrà il carico fiscale complessivo di Ires e Irap dal 31,4 al 15,7 per cento.
In aggiunta a quella parziale sul reddito, il regime opzionale prevede l’esenzione delle plusvalenze derivanti dalla cessione dei beni immateriali, a condizione che almeno il 90 per cento del corrispettivo della cessione sia reinvestito nella manutenzione o nello sviluppo di altri beni immateriali, prima della chiusura del secondo periodo d’imposta successivo alla vendita.
Il regime agevolato è soggetto a una serie di limiti. L’opzione è possibile solo se l’impresa svolge attività di ricerca, anche mediante contratti stipulati con università ed enti di ricerca. Non tutto il reddito gode dell’esenzione, ma solo la quota data dal rapporto fra tra i costi sostenuti per il mantenimento, l’accrescimento e lo sviluppo dell’intangibile e i costi di produzione del bene (la precisa definizione degli elementi di tale rapporto è demandata a un futuro decreto). Infine, sono esclusi dall’agevolazione i marchi esclusivamente commerciali.
Nella relazione tecnica, il costo complessivo dell’agevolazione è indicato in circa 140 milioni di euro a regime. Ma si tratta di una stima che sconta grandi margini d’incertezza essendo basata su dati indiretti e ipotesi non immediatamente verificabili.
Quali sono le motivazioni della nuova agevolazione? Si tratta di un tentativo di stimolare gli investimenti in ricerca e sviluppo? Forse, ma non sarebbe lo strumento più efficiente. L’interpretazione più convincente è invece che si tratti di una mossa difensiva rispetto alle scelte operate da altri paesi.
La detassazione dei redditi prodotti dai beni immateriali non è una novità in ambito internazionale. Negli ultimi anni questi regimi, noti come patent box, si sono diffusi rapidamente in Europa, dove sono presenti in Belgio, Francia, Olanda, Spagna e Regno Unito. L’interpretazione comune è che la patent box sia uno strumento di competizione fiscale in un contesto in cui i beni immateriali hanno assunto un ruolo centrale nell’attività delle multinazionali.
PERCHÉ NON È UN INCENTIVO ALLA RICERCA
La detassazione dei redditi prodotti dai brevetti premia l’attività di ricerca con un grande ritardo (il processo che porta ai brevetti può durare diversi anni) e solo nel caso cui abbia successo. Si tratta quindi di un incentivo meno efficace rispetto ad altri strumenti, quali i crediti d’imposta. La stessa Legge di stabilità attiva crediti d’imposta per le imprese che aumentino le spese per ricerca e sviluppo rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Con il credito d’imposta l’impresa riceve un beneficio immediato e trasferisce una parte del rischio allo Stato che concede lo sconto fiscale anche alle attività che non produrranno risultati in futuro.
Un ulteriore limite della detassazione come incentivo alla ricerca e sviluppo è che produce nei primi anni di applicazione, un puro trasferimento di ricchezza dalla collettività ai soggetti che possiedono beni immateriali. Questi beni sono il frutto di attività già svolte e che quindi non potranno essere influenzate dall’incentivo. I loro possessori ricevono quindi uno sconto incondizionato. Per ottenere il credito d’imposta le imprese devono invece aumentare la spesa in ricerca e sviluppo.
Se la detassazione del reddito dei beni immateriali è uno strumento per stimolare gli investimenti in ricerca che sconta questi limiti, perché non rinunciarvi per rendere più generoso il credito d’imposta?
Si potrebbe rispondere che il regime opzionale non mira in realtà a incentivare la ricerca, ma piuttosto lo sfruttamento economico di marchi e brevetti. In effetti, l’agevolazione è limitata al rapporto tra i costi per mantenimento e lo sviluppo e i costi di produzione del bene immateriale. Ma quale sarebbe in questo caso la giustificazione? Perché queste attività dovrebbero essere incentivate? Dovremmo ritenere che le imprese che posseggono tali beni non li sfruttino adeguatamente. Per quale motivo?
Occorre poi tenere conto che a fronte di benefici difficili da definire, il regime opzionale crea una serie di delicati problemi di applicazione, che ruotano intorno alla determinazione dell’effettivo reddito attribuibile al bene immateriale, in particolare quando questo sia utilizzato direttamente nell’attività di impresa e quando quest’ultima sia parte di un gruppo industriale. In questi casi, la norma prevede che il contributo economico apportato da tali beni alla produzione del reddito complessivo venga determinato in via preventiva e in contraddittorio con l’Agenzia delle Entrate attraverso una procedura di ruling.
LA PATENT BOX COME STRUMENTO DI COMPETIZIONE FISCALE
Motivazioni più forti per l’introduzione della patent box in Italia possono essere individuate guardando al contesto internazionale. I nuovi modelli di business che si sono sviluppati negli ultimi anni assegnano ai beni immateriali un ruolo cruciale. E tuttavia tali beni, a differenza dei capannoni e dei macchinari, possono essere spostati da uno Stato all’altro con relativa facilità. Non sorprende quindi che i singoli paesi subiscano una forte pressione a ridurre le aliquote per indurre le multinazionali a localizzare presso di loro i brevetti e i relativi redditi o per evitare che le proprie imprese decidano di spostare i beni immateriali all’estero.
Esemplare da questo punto di vista è l’esperienza dell’Irlanda che negli ultimi anni è diventato il luogo privilegiato per la localizzazione dei beni immateriali delle multinazionali americane. Queste imprese hanno sfruttato alcune incoerenze fra i sistemi fiscali statunitense e irlandese per ridurre le imposte ben al di sotto del già basso 12,5 per cento dell’imposta societaria irlandese, utilizzando una strategia nota come “double Irish”. A seguito delle pressioni della Commissione europea l’Irlanda ha deciso di porre dei rimedi al “double Irish”, ma ha contemporaneamente annunciato l’intenzione di introdurre una patent box con l’obiettivo dichiarato di attrarre nuovi investimenti diretti esteri.
La patent box contenuta nella Legge di stabilità appare quindi soprattutto come una mossa difensiva del nostro paese per ridurre gli incentivi delle imprese italiane a delocalizzare i beni immateriali.
È tuttavia evidente che difficilmente il nuovo regime produrrà un effetto attrattivo. Questo non solo perché le patent box offerte da altri paesi continueranno ad avere aliquote significativamente più basse e condizioni meno restrittive, ma soprattutto perché la costruzione di un sistema fiscale più efficiente non può essere affidata a interventi sporadici e va inserita in una strategia complessiva. In parte, una strategia di questo tipo era stata tracciata con la delega fiscale approvata a febbraio, la cui attuazione procede tuttavia con una lentezza preoccupante. Mancano poco più di tre mesi alla scadenza dei decreti legislativi. Sarebbe veramente grave non sfruttare adeguatamente questa occasione.
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Stefano Cupelli
La Vostra analisi è chiara e precisa. E’ possibile conoscere la traduzione letterale di patent box? Grazie, complimenti, auguri e saluti.