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Una tassa sull’uso del contante per combattere l’evasione?

Combattere l’evasione fiscale significa anche ridurre quella parte che prevede un avallo da parte del compratore. A un ampio insieme di deduzioni e detrazioni fiscali andrebbe perciò affiancata una imposta sui prelievi da conto corrente. Una redistribuzione dagli evasori agli onesti.

INCENTIVI CONTRO L’EVASIONE
120 euro oppure 100 senza ricevuta e in contanti? Quante volte ci siamo visti rivolgere questa domanda al momento di pagare il medico, l’avvocato, l’idraulico o l’elettricista? Buona parte dell’evasione fiscale italiana esiste perché troppo spesso la risposta è: “100 senza ricevuta”. L’assenza di ricevuta, infatti, rende più difficile l’accertamento dei redditi e del valore aggiunto realizzato, rendendo più facile evadere. Non sorprende quindi che molti professionisti e commercianti siano disposti a offrire uno sconto consistente per non emettere ricevuta.
Come fare per ridurre questo tipo di evasione che noi definiamo “collaborativa”, dal momento che prevede un avallo da parte del compratore? Chiaramente se tutti si rendessero conto dei benefici di lungo periodo della richiesta della ricevuta, tra cui l’aumento del gettito e la conseguente riduzione futura della pressione fiscale, il problema sarebbe facilmente risolto. Ma questi benefici sono incerti e, comunque, differiti nel tempo, mentre lo sconto offerto dal potenziale evasore è certo e immediato.
Una soluzione per ridurre l’evasione però c’è: incentivare la richiesta della ricevuta attraverso un insieme molto ampio di deduzioni e detrazioni fiscali, e, contemporaneamente, scoraggiare l’uso del contante attraverso una imposta sui prelievi da conto corrente.
Lo sgravio fiscale, ottenibile con la presentazione della ricevuta della transazione in sede di dichiarazione dei redditi, è solo un’estensione del sistema già previsto nel nostro ordinamento fiscale per le spese mediche, per le ristrutturazioni edilizie (temporaneamente) e altro.
L’imposta sui prelievi è invece un elemento nuovo, che vale la pena approfondire.
Innanzitutto, l’imposta dovrebbe essere applicata su tutti i prelievi da sportelli bancari o bancomat e addebitata direttamente dalla banca sul conto corrente nel momento in cui viene effettuato il prelievo.
Dal momento che l’uso del contante nelle transazioni diventerà più costoso per i consumatori, ci saranno meno pagamenti in contanti e più pagamenti con strumenti tracciabili come carte di debito, carte di credito e bonifici. Dato che è molto difficile evadere le tasse se i pagamenti sono tracciabili, ci sarà anche meno evasione.
La riduzione dell’evasione determinerà ragionevolmente un gettito fiscale aggiuntivo che, unito al gettito dell’imposta sui prelievi, può coprire le nuove detrazioni e deduzioni fiscali, sostenere alcuni gruppi sociali più deboli che al contante non rinunciano (anziani) e sussidiare la moneta elettronica, i cui costi sono ancora molto alti sia per i compratori (canone annuo per l’uso della carta di credito, costo per transazione, bolli eccetera) che per i venditori (costo di attivazione e canone di utilizzo del Pos, commissioni sulle singole transazioni), mitigando i potenziali effetti recessivi.
In altre parole, lo scopo non è fare cassa aumentando la pressione fiscale, ma combattere l’evasione e favorire una redistribuzione dagli evasori agli onesti.
CHI GUADAGNA E CHI PERDE
Ma i contribuenti ci guadagnano o ci perdono? Per tutti i contribuenti onesti ci sarà un guadagno derivante dallo sgravio fiscale (per chi non paga Irpef, ad esempio perché ha un reddito molto basso, si può prevedere un cash‐back sostitutivo dello sgravio fiscale).
Ci sarà però un costo derivante dall’imposta sul circolante, che non sarà interamente sostituito dalla moneta elettronica, per quei contribuenti che pur essendo onesti non rinunciano al contante, ad esempio perché trovano gravoso utilizzare le nuove tecnologie (i più anziani). Per questi ultimi, si potrebbero prevedere conti correnti e carte di pagamento gratuite (incentivo a passare alla moneta elettronica); e un meccanismo di redistribuzione a loro favore, per esempio utilizzando parte dell’extra‐gettito derivante dalla riduzione dell’evasione per incrementare le pensioni, iniziando da quelle al di sotto dei mille euro (restituzione della tassa sul contante). Per i disonesti ci saranno invece solo i costi legati all’imposta.
Nel medio-lungo periodo, assumendo che molti si convinceranno a munirsi di conto corrente, ad esempio sfruttando un effetto “contagio”, ci sarà quindi una massiccia redistribuzione di reddito dagli evasori ai contribuenti onesti.
Inoltre, sempre nel medio‐lungo periodo, la riduzione dell’evasione può anche determinare, a parità di uscite, una diminuzione della pressione fiscale per tutti.
UN ESEMPIO CONCRETO
Facciamo un esempio semplice. Consideriamo una fattura di 100 euro su cui si applica il 22 per cento di Iva, relativa a una spesa attualmente non detraibile.
Supponiamo anche che l’esercente abbia sostenuto 70 euro di spese, fatturate regolarmente.
In caso di emissione di fattura e di conseguente dichiarazione dell’importo da parte dell’esercente finale, lo Stato incassa il 4,97 per cento di Irap più il 27,50 per cento di Ires (imposta sul reddito delle società), quindi circa 3
9,7 euro dal venditore finale (calcolato su 30 euro) e circa 22,7 euro dal fornitore (calcolato su 70 euro).
Per quanto riguarda l’Iva, l’esercente ha pagato 15,4 euro al suo fornitore (calcolato su 70 euro) e incassa 22 euro dall’acquirente finale, versando quindi 6,6 euro.
L’incasso totale per lo Stato è 9,7+22,7+22=54,4 euro.
Se il venditore non rilascia la fattura e non dichiara i redditi, lo Stato perde 9,7 euro di mancata Ires e Irap e 6,6 euro di mancata Iva, per un totale di 16,3 euro, ossia circa un terzo di quanto dovuto.
Il consumatore paga 115,4 (122 meno i 6,6 euro di Iva evasa), mentre il venditore ha un utile netto di 30 euro (115,4-15,4‐70).
Supponiamo adesso che ci sia un’imposta sul prelievo di contante del 5 per cento e una detraibilità al 7 per cento della spesa.
Al consumatore che paga con moneta elettronica (evitando l’imposta sul contante) il bene o servizio costerebbe, in caso di richiesta di ricevuta, il 93 per cento di 122 euro (grazie alla detraibilità del 7 per cento), cioè 113,5 euro.
Quindi, per il venditore, l’unico modo per convincerlo a non chiedere la ricevuta è offrire il bene o servizio a un prezzo uguale o inferiore a 108 euro, dato che 108*1,05=113,4 (1,05 perché al prezzo di 108 euro abbiamo aggiunto il 5 per cento per il pagamento in contanti).
Ma a questo prezzo l’utile netto per il venditore è al massimo 108‐15,4(Iva fornitore)‐70=22.6 euro, mentre nel caso di emissione della fattura l’utile sarebbe di 122-22‐70‐9,7(Ires+Irap)=20,3 euro.
Se il venditore ritiene che non sia giustificato rischiare una multa (e forse una perdita di reputazione o, semplicemente, una figuraccia) per guadagnare solo 2 euro, emetterà la fattura.
In questo caso, lo Stato recupera i 16,3 euro evasi al costo di 8,5 euro (a causa della detraibilità del 7 per cento), con un guadagno netto di 7,8 euro. In caso contrario, lo Stato incasserà 5,4 euro di imposta sul circolante (il 5 per cento di 108 euro), recuperando parte dell’importo perso a causa dell’evasione. Il risultato è un aumento di gettito fiscale e una riduzione dell’evasione. I consumatori finali, comunque vada, ci guadagnano.
Può funzionare? L’ostacolo fondamentale è la possibilità di un aumento dell’economia sommersa che opera in contanti.
Negozianti, artigiani e professionisti, infatti, potrebbero essere tentati dall’uso del contante per il pagamento dei fornitori e dei dipendenti, i quali a loro volta useranno il contante, a questo punto non tassato, per i loro acquisti e così via.
Per evitare questa possibilità si dovrebbe disincentivare il risparmio e l’investimento in contanti, ad esempio vietando l’acquisto di strumenti finanziari, beni immobili o beni durevoli con denaro contante.
Oggi il divieto di utilizzo del contante per transazioni al di sopra dei mille euro di fatto impedisce molte di queste transazioni, ma si potrebbe fare di più abbassando il limite.

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39 commenti

  1. oscar

    bravo, ci mancava un’altra misura deflazionistica…

    • Ma stiamo pazziando!!!! – se pensiamo che si vogliono eleminare gli scontrini, siamo alla frutta – perché non prendere ad esempio la dove il sistema fiscale funziona, magari migliorandolo – perché il poro santaro (contribuente) lo deve avere sempre nel D……o, – la somma degli scontrini di spesa a fine anno utili per le detrazioni alle famiglie, pensiamo che non funzioni!!!! – se funziona in altre realtà perché non dovrebbe funzionare da noi! – quando si parla che il sesso oggi viene calcolato nel Pil – “ma ‘sta legge Merlini la vogliamo buttare alle ortiche” (fino ad oggi a generato solo sfruttamento e delinquenza), riaprire quelle che una volta si chiamavano case chiuse!!! ci sarebbe più sicurezza per gli avventori e non da ultima quella delle ragazze innanzitutto per la salute – e lo stato incasserebbe (la famosa marchetta) – la droga! in farmacia (sicuramente più sicura). oppure aspettiamo che prima o poi gli italiani stanchi delle continue angherie prese per i fondelli e richieste di tasse o balzelli si incazzino e incomincino a fare un po’ di rivoluzione. – Ci beccano in troppi sul sesso sulla droga sulle leggi fatte membro di segugio -Prima o poi finirà, ce da augurarsi che non vengano innalzate le forche per coloro che prendono compensi a 5 zeri e che deputati a far quadrare i conti, li fanno quadrare sempre per i soliti noto, mentre per il popolo (cencioso) fa qualche aumento di tasse si inventano cose astruse che non portano a nulla. Che dire!!!! Dio salvi la nazione

  2. Rino Impronta

    È’ mia intenzione fare un commento propositivo, illustrando, da esperto in gestione e circolazione del contante, una soluzione semplice ed efficace. L’uso della moneta elettronica, sarebbe la soluzione al problema. Ma il sistema bancario e’ poco collaborativo e molto oneroso. Il numero dei caratteri a disposizione mi sembra limitato. Qualcuno sarebbe così gentile da segnalarmi un diverso indirizzo di posta elettronica. Potrei così dare anch’io il mio piccolo contributo. Grazie e a presto, Rino Impronta.

  3. bellavita

    sarebbe l’ennesima tassa sul macinato di questo triste paese, se anche gli studiosi non proporre di meglio. sarà il caso di tornare al brigantaggio…Io pago in nero le cure urgenti che il SSN nazionale non mi dà in assoluto o non mi dà tempestivamente, e altrimenti diventerei un invalido. Se qualcuno cerca di impedirmelo mi ribello, preferisco diventare un invalido carcerato. NB lo sconto è molto maggiore del 20%, vuol dire che sposterò il mio conto oltre frontiera, e farò i pagamenti di lì sui conti che apriranno i miei dottori.

  4. Fernando Di Nicola

    Interessante ma il cruciale esempio numerico è viziato dal riferirsi a soc di capitali e non imprese di persone, che hanno aliquote marginali esplicitamente più alte (le soc di capitali hanno aliquote marginali effettive altrettanto alte, ma che si formano come somma di diversi stadi di tassazione). Resta il maggior incentivo ai margini a certificare i corrispettivi in presenza di una imposta sul contante.

    • Domenico

      Però se per le ditte individuali la tassazione ha un coefficiente marginale maggiore, allora, nel caso dell’esempio, applicando le tasse sul circolante, l’utile netto della vendita senza fattura porterebbe un maggior profitto al negoziante rispetto a quello fatto con fattura (la teoria di Arthur Laffer ci può venire in aiuto).
      Rimarrebbe più efficace per lo stato e per l’economia una detrazione documentata dei costi rispetto ad una tangente sul circolante.

  5. Giglio

    Come sempre ci si arrovella in continuazione sul come far pagare le tasse ai comuni cittadini. Troviamo invece un modo sicuro affinchè chi di dovere usi questo denaro propriamente e non vada disperso in mille rivoli senza giungere poi allo scopo. Anche questo può essere un modo per giungere ad abbassare le tasse e dare il via ad un circolo più virtuoso.

  6. Domenico

    Alla fine le regole anti-evasione hanno sempre un effetto pro-evasione e contro la fascia sociale più debole.
    La lotta all’evasione con queste furbate sposta i costi di signoraggio della moneta, dallo stato al cittadino, e da la possibilità, a chi gestisce le transazioni fatte con moneta elettronica, di poter gestire le informazioni su usi e costumi del consumatore. La gente non sa cosa loro possano farci. Molte persone rinunciano alle carte fedeltà dei supermercati proprio per questo motivo, perdendo anche ai gli sconti extra che queste offrono.
    E lo stato? Che rispetto al passato aumenta sempre più le tasse riducendo sempre più la spesa virtuosa a favore di quella viziosa? Qualcuno direbbe: lo si fa solo per ridurre il debito pubblico. Già! … Mah!… Infatti… si vede!….
    Se in passato, il costo di signoraggio della moneta era a carico dello stato, oggi invece per sbarazzarsene, mette in piedi questa farsa, eliminando la moneta a corso legale incentivando quella elettronica delle banche con tutti i costi che ne conseguono per il cittadino debole.
    Perché per eliminare l’evasione siamo costretti a perdere la nostra libertà?
    Per questo credo sia migliore, per lo stato, per l’economia e per la società, una detrazione fiscale sulla spesa dei consumatori rispetto alla tassazione sulla moneta circolante.

  7. Perché non diminuire drasticamente l’aliquota sulle transazioni minime, diciamo fino a 100 euro? Una aliquota del 5% renderebbe l’evasione assai meno interessante per chi acquista.

  8. Renato

    ci vorrebbe solo serieta’. da parte di tutti. come si fa a chiedere pos per professionisti ed artigiani e poi non renderne obbligatorio l’uso ? ecco mi ripeto solo serieta’, poi tutti gli esempi sono buoni.

  9. Michele

    Alcuni commenti telegrafici: 1) la semplificazione dove va a finire? 2) ho l’impressione che esiste gia ora un circuito economico fatto di tutto contante che mai passa per le banche 3) l’esempio numerico non funziona: il commerciante che vende in nero recupera l’iva pagata (magari se la fa rimborsare) sui suoi acquisti 15,4€ e si trova con una perdita fiscale in piu pari ai costi di acquisto del prodotto 70 con cui riduce imponibile ires e irap 4) alla fine qs tassa graverebbe solo sui vecchi che usano il contante prelevato in posta per pagare la spesa alimentare giornaliera (e sai quante maledizioni ti tirano…)

  10. antonio

    Bella proposta! Facciamo che i nostri soldi se li tiene direttamente lo stato. Per pagare un caffè, invece di dare al barista la moneta da un euro gli do un modulo che lui dovrà inoltrare al MEF.

  11. Massimo Gandini

    Una mostruosità tutta volta a favorire banche e parassiti vari,; e se lo Stato e i vari assisititi che campano sullle spalle degli altri fossero sottoposti a una bella cura dimagrante non sarebbe forse meglio?

  12. Franco

    Io proporrei invece la stessa cosa ma da una prospettiva diversa. Perché invece non tassare i depositi in contante? Sposto così l’eventuale onere dal privato al professionista, al negoziante per finire all’industria o al grossista. Se vado a farmi cambiare la marmitta spendo 100 euro di materiale e 50 di manodopera, il meccanico paga la marmitta al grossista con fattura (nel migliore dei casi) i 50 euro é il suo nero. La moglie va al supermercato a fare la spesa ma il supermercato non accetta il contante della signora perchè quando andrà a depositarli verranno tassati, idem per il dipendente del nostro meccanico che si troverebbe in difficoltà a smerciare il contante. Fa sorridere l’idea, proposto da commenti precedenti, di questi fantomatici anziani italiani rimbambiti mentre quelli inglesi o tedeschi per non parlare degli statunitensi sarebbero sveglissimi!!!! Esistono carte ricaricabili per piccole cifre senza bisogno di digitare pin ( le ho usate in Belgio per pagare il giornale o il caffè) per non parlare dei futuri pagamenti con cellulari

    • angelo

      Diventerebbe quindi più conveniente mantenere il denaro nella forma contante, senza depositarlo. Tutte quelle spese di carattere “corrente”, si sposterebbero dalla moneta elettronica al contante e addio Belgio: un circuito economico separato per chi ha flusso di cassa contante, diverso da coloro che sono obbligati ad operare su conto corrente, che non avrebbero disincentivo alcuno nel continuare a pagare il dentista senza fattura con sconto evasione e in contanti.

  13. tOM

    Alla fine quello che più colpisce è che in una banale transazione economica (122€) il 45% dei soldi del consumatore finisca nelle casse dello stato. Magari per combattere l’evasione basterebbe una tassazione più umana…

  14. giorgio

    Creare un nuovo tributo (quello sul contante) per ridurre l’evasione mi sembra una soluzione piuttosto complicata e che finisce per penalizzare chi, per vari motivi non può fare a meno, o trova più comodo, usare il contante. Molto più efficace sarebbe allargare i casi in cui si può detrarre o dedurre l’Iva pagata al venditore di un bene o al fornitore di un servizio. Il fisco ci perde per l’Iva portata in detrazione dal consumatore ma ci guadagna perché il professionista è costretto a dichiarare guadagni reali. Il fisco ha bisogno di regole semplici, non di continue innovazioni complicate.

  15. bob

    ..andate a rivedervi le dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Bari Emiliano ( sinistra doc) sulla follia della limitazione dell’ uso del contante . In sintesi una follia detto da lui! Non esiste il nero o il chiaro esiste una economia che funzioni e una libertà sacrosanta di scegliere di non avere a che fare con una banca. Lo Styato vorace deve dimagrire a me sta benissimo se faccio il parrucchiere in 16 mq mi dica all’inizio dell’anno che per i servizi che mi garntisce lui costa x e li prentenda in anticipo il 1° Gennaio il resto è solo disinformazione per alimentare una burocrazia folle che sta generando una autentica “lotta di classe”

  16. AM

    Evitiamo di colpire il cittadino con ulteriori balzelli che oltretutto potrebbero danneggiare il turismo, una delle poche risorse che ci sono rimaste. Concordo con Domenico e gli altri che mi hanno preceduto nel bocciare questa proposta statalista che genera perplessità sia sotto l’aspetto economico che sotto quello etico. Vi sono altre vie per combattere l’evasione fiscale

  17. Fabio Halt

    Bravissimi. In altre parole, auspicate che il controllo della liquidità sia esclusivamente in mano alle banche. Anzi, auspicate che vi sia un intermediario obbligatorio, la banca, tra il proprietario del denaro e il denaro. Infine, vediamo di capirci sulla questione dell’evasione e/o elusione: Banca Intesa, la più grande banca italiana, non paga un centesimo di tasse in Italia bensì qualche bazzecola in Lussemburgo. Vogliamo far pagare prima loro?

  18. Giuseppe

    Mi fa piacere di essere perfettamente in linea con quanto dettagliato. A mio avviso ci sarebbe da apportare alcuni correttivi:
    – tutti i cittadini dovrebbero essere titolari di almeno un rapporto di conto corrente a partire da 14 anni, identificato dal codice fiscale ed esente da spese, commissioni e/o bolli, ma anche di interessi;
    – il rilascio di carte bancomat senza spese
    – ridurre al minimo le commissioni per attivazione di pos, recesso e commissioni sulle operazioni;
    – limitare per legge l’uso del contante a 5 euro.
    Gli effetti si vedrebbero da subito e dovrebbero essere destinati per 1/3 a diminuzione del debito pubblico, per 1/3 ad un minore prelievo fiscale e per 1/3 per investimenti.
    Il tutto senza dimenticare di continuare a ridimensionare le spese improduttive e limitare i costi della politica a tutti i livelli.
    Tutti i dati contabili, in primo luogo il debito pubblico, portati a conoscenza di tutti i cittadini in tempo reale e su apposita rete tv. Senza dimenticare che il debito è degli italiani e gli italiani hanno il diritto di controllarlo.

  19. Alessandro

    Al posto di inventarsi una tassa per la ricchezza che comunque sia resta in Italia…si pensi allo scandalo delle slot macchine e ai big evasori con Amazon, Google, Ebay, Microsoft, Enel, Eni, Sky…con poche righe si recupererebbero ingenti somme invece di pensare a metodo che servono solo a dare il colpo di grazia all’inflazione che non c’e’! Qualcuno dica quanto costa la moneta elettronica, quanto intasamento da denunci di furti di identità ci sono nelle nostre caserme e nelle questure….Non mi pare che Visa e Mastercard paghino qualcosa allo stato italiano per supportare queste attività…che paghiamo noi!

  20. Luca

    Buonasera la mia proposta è questa: tassare il risparmio futuro ovvero tassare l’incremento patrimoniale anno su anno. Ciò comporterebbe:
    1. Minore propensione al risparmio e rilancio nell’immediato dei consumi 2. Paga le maggiori tasse solo chi non ha bisogno di spendere 3. Possibilità di diminuire l’IVA finanziandola con parte delle nuove entrate con innesco di un ciclo virtuoso per i consumi 4. Incentivo a documentare le spese e conseguente diminuzione della evasione.

    • andrea

      Non male come idea. Non si tassa più qualcosa che c’è, ma si tassa oggi qualcosa che ci sarà in futuro. E poi, questo risparmio cattivone, dovrebbe essere eliminato tout court, tramite legge. Non si possono vedere tutte queste persone che prima risparmiano e poi investono, magari creando imprese e quindi lavoro. Via il risparmio! Passato, presente e futuro! Lunga vita ai posti pub (bl) ici

  21. Burocracy

    ho visto articoli superficiali, ma questo è nella top ten. “abbia sostenuto 70 euro di spese, fatturate regolarmente” e scaricabili integralmente dal reddito, che non è vero, il che spiega la discrepanza enorme italiana tra aliquote e tassazione effettiva.
    “l’aumento del gettito e la conseguente riduzione futura della pressione fiscale,” non è vero. le entrate fiscali salgono sempre da anni ( curva “monotona crescente”), e la tassazione sale. il ciclo è “promessa -spesa- tassazione – entrate fiscali”, e la cosa è stata ottenuta al prezzo di……
    “incentivare la richiesta della ricevuta attraverso un insieme molto ampio di deduzioni e detrazioni fiscali,” che sono state ridotte da tutti i recenti governi, anche in via retroattiva. tengo a ricordare che la retroattività ha impatti molto forti su un sistema simile a quello proposto dagli autori, perchè se il cittadino non si fida, ha un altro motivo di incentivo all’uso del contante: salvarlo.
    Naturalmente, gli autori non si pongono il problema dell’elasticità della domanda rispetto al prezzo, che stimano a zero: la gente compra a 120 le stesse quantità che compra a 100, alla faccia dell’assunto forte! e tutto per finire l’articolo proponendo una cosa che è già in vigore!
    “Per evitare questa possibilità si dovrebbe disincentivare il risparmio e l’investimento in contanti, ad esempio vietando l’acquisto di strumenti finanziari, beni immobili o beni durevoli con denaro contante.”

  22. ma non le sembra che ci siano abbastanza balzelli nel nostro paese? Ed invece introdurre una deducibilità fiscale per una serie di costi per il cittadino? Forse questo incentiverebbe a chiedere scontrini e ricevute fiscali. Se potessi redigere un piccolo bilancio familiare al termine dell’anno con i quale posso dimostrare i miei costi ed in virtù di questo avere una deduzione a livello di Irpef forse sono più incentivato. L’idea di introdurre un’altra imposta misembra aberrante e soprattutto si presta ad una infinità di distorsioni. Si è mai accorto che a voler ritiurare i sildi in contanti sono soprattutto le persone più anziane che raramente utilizzano con familiarità i mezzi informatici? Mio padre di 84 anni va in giro con le banconote, è stato abituato così ed insieme a lui tutta la generazione di coloro che oggi sono definiti anziani o “grandi anziani”.

  23. gl lombardi-cerri

    Spiecente ! La soluzione è una e una sola : riorganizzare RADICALMENTE con criteri produttivistici questo Stato scalcinato e RIDURRE le tasse a seguito dei guadagni prodotti dalla riorganizzazione.
    Diversamente ( e lo insegna la storia) rivoluzione in vista.

  24. DOmenico

    Gentili Signori:
    La vostra proposta la definisco “da evasi dal manicomio”. E’ possibile che ogni giorno si svegli a un nuovo genio la mattina dicendo “ho inventato una nuova tassa”?
    Non credete che sia arrivato il momento di portare la tassazione al 12% per tutti?. Vedrete come nessuno evaderà, come le Google and Co. verranno in Italia invece di fuggire spaventati.
    Provare per credere.

    • bob

      ..la follia di questi “signori” potrà, non dico terminare ma “impaurirli” da farli riflettere quando in piazza scenderanno persono non professioniste e facce mai viste. 40 mila facce nuove e sconosciute tanti anni fa a Torino cambiarano il corso delle cose

  25. angelo maresco

    Il pagamento con carta di credito, prevede una commissione bancaria: in tempi di pagamento POS generalizzato, ovviamente l’esercente, dovrebbe decurtare tutti i propri guadagni del 3% (o quale che sia la commissione) oppure ricaricare la commissione sul cliente, con un aumento dei prezzi.
    Il piccolo esercente invece (negozio, dottore, professionista) continuerebbe la pratica precedente, lo sconto equivalente alla tassa sul contante, garantendosi così un prezioso canale di approvvigionamento del contante non tassato (pure esente irpef). Contante che diventerebbe improvvisamente ‘prezioso’.
    La tassa quindi colpirebbe in modo diseguale e ingiusto: coloro i quali hanno un accesso privilegiato al contante se ne approvvigionerebbero senza tassa alcuna e avrebbero in mano il potere del flusso di cassa contante senza costi. Gli esercenti onesti sarebbero obbligati a far fronte all’aggravio costi della commissione bancaria. Mentre coloro che pagano la tassa allo sportello (lavoratori dipendenti che ricevono il salario su conto corrente) sono quelli che sono impossibilitati ad evadere (Irpef trattenuto alla fonte) e che pagherebbero di tasca loro la tassa sul contante destinata a contenere l’evasione (altrui) anche sotto forma di commissioni POS ricaricate sui prezzi.
    Insomma, una ipotesi errata, che non tiene conto delle conseguenze e che non risolverebbe alcun problema.

  26. andrea

    Volete un’idea per combattere l’evasione? Ridurre drasticamente le aliquote fiscali max 25%. Pagare meno per pagare tutti.
    Ma capisco che chi lavora all’interno di un posto pubblico (leggasi università) questa può essere una soluzione non ottimale. Meglio rub… ehm prelev… ehm… tassare i cittadini per creare i propri stipendi.

  27. BITCOIN, ecco la soluzione!

  28. Sergio

    L’idea che ad un incremento del gettito corrisponda una diminuzione delle imposte, il famigerato “se tutti pagassero le tasse, ne pagheremmo meno”, è evidentemente falsa.
    È successo sempre l’opposto, basti ricordarsi l’assalto ai vari “tesoretti” per i quali nessun politico ha mai ipotizzato, neppure nei sogni, di abbassarci le tasse.
    Incrementando il gettito fiscale lo stato spende semplicemente di più e le famiglie e le aziende, semplicemente, si impoveriscono ulteriormente.
    Per giunta, la spesa pubblica oltre il 50% del PIL diventa un fiume in piena per gli appalti gonfiati i cui proventi finiscono nei conti dei corrotti e della criminalità organizzata con tracciatissimi bonifici.
    Ogni incremento del gettito fiscale, ormai, va dritto a finanziare mafia e corruzione.

  29. piero

    Mi sembra un’ottima proposta illustrata in modo efficace ancorchè non del tutto nuova (ricordo un suggerimento analogo di Milena Gabbanelli). Tecnicamente, mi pare che il “prelievo sui prelievi” sia una tassa di scopo

  30. Gianfranco

    obiezione: che combattere la evasione aumenti il gettito fiscale e’ ovvio, che pero questo faccia dimnuire il peso della tassazione no: I soldi in piu’ verrebbero probablmente sprecati o malusati secondo Il malcostume vigente ed al quale NON e’ stato opposto alcun provvedimento. La seconda obiezione: non e’ vero che chi accetta di non prendere la ricevuta (con IVA) e’ collaboratore dell’ evasore, ma: e’ evasore lui stesso (appunto dell’IVA che e’ una tassa a carico del consumatore). Di per se affermare “questo e’ l’importo + 22% di tasse” e’ corretto ed e’ solo una ipocrisia di stato quella di scoraggiare o bollare come scorretto tale atteggiamento, in quanto nasconde al cittadino la esosita dello stato che tende a farne scivolare la colpa sul fornitore del servizio

  31. Alberto

    (1) Tassare il prelievo del contante contraddice l’assunto che permette l’uso del contante. La libertà di pagare nelle modalità che si desiderano viene negato, e quando viene negata una libertà siamo in una dittatura.
    (2) Il limite all’uso del contante a 1000 € non impedisce che di fatto non esistano transazioni in nero sopra tale importo, oppure gli articolisti ritengono che la criminalità imponga il pizzo con bonifico o carta di credito ?
    (3) Le banche a Cipro hanno insegnato che a norma di Legge, quando il denaro e depositato sui C/C il prelievo forzoso non solo è più probabile ma colpisce anche più denaro. I C/C possono venire bloccati in ogni momento, le carte clonate o il denaro sottratto; chi non conosce i mezzi informatici, non sa di cosa parla quando parla di sicurezza.

  32. Gabriele

    Non si combatte così l’evasione, punto. Che lo dicano dicano due accademici o due uomini di strada non cambia il fatto che nella vita reale o non si avrà un miglioramento della riduzione dell’evasione o peggiorerà e creerà più frustrazione per tutti (tassare o diminuire l’uso di un mezzo di pagamento libero e accettato da tutti è veramente di cattivo gusto).

  33. vincenzo

    Condivido l’argomento di Immordino e Russo. Aggiungo solo che l’uso della moneta elettronica dovrebbe essere un comportamento naturale cosi come lo è in Francia o molti altri paesi. La forzatura in Italia è che bisogna sempre “dettare regole”. L’italiano medio (e io mi considero tale) è un personaggio che non fa nulla se non gli viene imposto da qualche normativa. Non abbiamo la capacità di di assumere un comportamento “naturale” semplicemente perchè considerato leale e corretto ma aspettiamo che ci venga imposto; siamo abituati ad essere guidati da qualche norma. La storia dei nonnetti è una scusa, tra un nipotino e un altro infilare una carta in un pos o in uno sportello bancario non è poi trascendentale …… un occasione per educare i nostri nonni e renderli autonomi …. se fossimo capaci.

  34. roby d.

    E secondo i politici scienziati e legiferatori (a scapito nostro), chi ha i soldi in nero prima li deposita in banca e poi li preleva con il bancomat,

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