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Come dimezzare l’evasione in tre anni *

Non è vero che l’evasione non si può debellare. Con modifiche legislative mirate e strumenti tecnologici che la rendono più difficile da attuare e più facile da individuare, è possibile ridurla drasticamente. Liberando risorse per una contestuale e rilevante riduzione delle imposte.

L’EVASIONE NELLA TEORIA

Il modello teorico canonico sulla evasione fiscale prevede che il comportamento dei contribuenti dipenda dalla probabilità di essere scoperti (numero di accertamenti) e dall’entità della pena potenziale. (1) In teoria, operando sulle due leve l’evasione potrebbe essere sconfitta.
Questo modello è stato esplicitamente alla base della strategia dell’amministrazione finanziaria italiana negli ultimi sei anni, ed è quello che ha giustificato una politica aggressiva nei confronti dei contribuenti orientata ad aumentare (peraltro senza riuscirci) il numero degli accertamenti, basata sui blitz, l’uso forte di Equitalia, e altro ancora.
Nel dibattito teorico il modello Allingham-Sandmo è stato contestato in quanto non sembra spiegare perché, pur con il numero di verifiche piuttosto basso (4-5 per cento delle dichiarazioni) che le amministrazioni di tutti i paesi sono in grado di effettuare, l’evasione in molti paesi sia ragionevolmente contenuta o comunque più bassa di quello che il modello teorico sembrerebbe indicare. La critica si basa su un evidente equivoco, in quanto non va dimenticato che, oltre alla tradizionale attività di verifica, le amministrazioni dispongono di altri strumenti di controllo che equivalgono o spesso sono più potenti delle verifiche stesse; basti pensare alle ritenute alla fonte sui redditi da lavoro dipendente o da capitale o alle ritenute d’acconto, o alla possibilità di incrociare dati di diversa provenienza. Ne deriva che i contribuenti effettivamente accertati ogni anno sono in realtà molti di più del 4-5 per cento. Il modello base quindi funziona, ma per motivi diversi da quelli su cui si basa la sua interpretazione più diffusa.

LA STRATEGIA PER RIDURLA

Questa considerazione consente di prospettare una via diversa per la riduzione dell’evasione: non solo la repressione ex post, ma anche e soprattutto una attività di prevenzione, agendo prima di tutto sulle regole del gioco attraverso misure di carattere legislativo, procedurale e organizzativo in grado di interferire in modo mirato con i meccanismi stessi dell’evasione, che per questo devono essere accuratamente individuati e analizzati.
È stata la strategia seguita durante i Governi di centro-sinistra nei periodi 1996-2000 e 2006-2008, con risultati molto rilevanti che in parte permangono ancora oggi. Tuttavia, è stata abbandonata e contraddetta dai Governi successivi, compresi quelli di Mario Monti ed Enrico Letta, e quindi si è diffusa la convinzione che il fenomeno non si possa debellare.
Così non è. Al contrario, si può dimostrare che introducendo modifiche legislative mirate e utilizzando strumenti tecnologici che la rendono più difficile da attuare e più facile da individuare, è possibile ridurre drasticamente l’evasione fiscale, senza che questo comporti nessun aggravio, neanche amministrativo, per chi già paga regolarmente le tasse, rendendo così disponibili risorse per una contestuale ed egualmente rilevante riduzione delle imposte.
Ciò è spiegato formalmente in un lavoro accademico in corso di pubblicazione e in un rapporto dell’associazione Nens che elabora un modello statistico in grado di stimare, per la prima volta, l’entità dell’evasione dell’Iva associata a singoli specifici comportamenti dei contribuenti. (2)
Vengono individuati quindici diversi comportamenti che producono l’evasione dell’imposta e l’ammontare collegato a ciascuno di essi. I risultati, mentre confermano l’entità complessiva della evasione dell’imposta trovati da altri precedenti studi, consentono di comprendere molto meglio la dinamica dei comportamenti dei contribuenti e di individuare idonee misure di contrasto.
L’evasione dell’Iva è alla base della successiva evasione delle imposte dirette e dell’Irap, sicché più riduzione del fenomeno comporta in teoria un recupero di gettito molto più elevato.
Le misure di contrasto individuate sono numerose. Tra queste, l’uso del meccanismo del “reverse charge” (autofatturazione) in alcuni settori, strumento tra l’altro in grado di eliminare il ricorso a fatture false (vedi Mose); l’applicazione dell’aliquota ordinaria per gli scambi intermedi; l’adozione del metodo di calcolo base per base, anziché imposta da imposta per le cessioni al consumo finale del commercio, l’adozione generalizzata della fatturazione telematica; l’introduzione degli scontrini telematici e di una speciale carta telematica per i pagamenti per i quali viene rilasciata la ricevuta fiscale anziché lo scontrino; l’accredito diretto nel bilancio dello Stato dell’Iva dovuta dalla Pa.
Il recupero del gettito complessivo stimato dal modello è imponente: (almeno) 60 miliardi di euro. Alcune delle misure proposte potrebbero essere adottate ed essere efficaci subito, altre richiedono tempi di attuazione più lunghi, ma entro tre anni l’intera riforma potrebbe essere a regime.
Come sempre, questi dati vanno presi con la dovuta cautela. Valutazioni più precise si potrebbero ricavare se si disponesse delle banche dati del ministero. Tuttavia, i risultati sono tali da non poter essere ignorati. E segnalano altresì l’urgenza di un deciso cambio di indirizzo nella gestione dell’Agenzia delle Entrate: infatti certi studi, riflessioni, elaborazioni e proposte non dovrebbero essere delegati e lasciati alla buona volontà di studiosi indipendenti, ma dovrebbero rappresentare uno dei compiti istituzionali fondamentali di una buona amministrazione finanziaria.

Leggi anche:  Per cancellare i debiti col fisco serve una strategia

Su questo tema si tiene giovedì 12 giugno un convegno a Roma organizzato da Nuova economia nuova società (Nens).

 

(1) Vedi Allingham M.G. e Sandmo A., “Income Tax Evasion: a Theoretical Analysis”, Journal of Pubblic Economics, 1972.
(2) Vedi, rispettivamente, Visco V. (2011): “What do (disloyal) Tax Payers do: a Taxonomy of the Mechanisms of VAT Evasion in Italy and proposed remedies”; Nens, “Misure di contrasto all’evasione fiscale: una proposta di riforma del regime Iva”, in www.nens.it.

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76 commenti

  1. Asterix

    Tutto molto interessante ma molto vago. Visco critica Tremonti che partecipa alle Tavole rotonde fra ex ministri dell’economia, lanciando spunti senza spiegarle nel dettaglio e poi scrive un articolo dove non dice altro se non che il 12 giugno il Nens (in una sede segreta, sconosciuta nello stesso sito del Nens) sapremo la soluzione per la lotta all’evasione fiscale, male eterno del nostro Paese?

  2. AM

    L’Autore elenca 2 fattori che incentivano l’evasione: (1) probabilità di essere scoperti e (2) sanzioni. Dimentica tuttavia la pressione fiscale. Se l’aliquota è il 20% evadendo si guadagna poco e non vale la pena di rischiare. Ma se l’aliquota è il 50% l’evasione rende molto e può indurre a rischiare. Sarebbe come ritornare alla pena di morte per ridurre il numero di omicidi

    • Salvo Danilo

      L’economia sommersa fu molto alta anche quando la pressione fiscale si aggirava intorno al 30% del Pil. Paesi europei con analoghe caratteristiche di pressione fiscale evadono molto meno, le ragioni stanno altrove ovviamente e sono da leggere nel mio intervento sotto.

      • AM

        L’economia sommersa o informale non necessariamente rappresenta evasione fiscale. Nei paesi sottosviluppati l’economia sommersa è rilevante pur in presenza di pressione fiscale bassa (ad es in molti paesi è inferiore al 20%) ma non è da considerarsi come evasione. Pensiamo all’autoconumo nelle arre rurali e all’economia non monetaria. Anche in Italia si ha economia sommersa che non è da considerarsi evasione fiscale quando la famiglia coltiva un orto, alleva animali da cortile, si dedica sistematicamente alla pesca, si riscalda d’inverno con stufe a legna raccolta nei boschi. Ma anche quando un idraulico lavora gratis per la famiglia, per parenti o amici. Lo stesso dicasi per un elettricista, un muratore, un falegname, un medico, un ragioniere, una stiratrice, una manicure, etc. Tutte queste persone nei casi citati non emettono fatture, ma non mi sento di chiamarli evasori fiscali.

        • Salvo Danilo

          Economia informale ed economia sommersa, secondo l’Istat, non sono da confondere.

          • AM

            Sia nella terminologia corrente che in quella delle scienze economiche economia, informale e economia sommersa sono generalmente considerati sinonimi come si legge nella Treccani. Non conosco la posizione adottata dall’Istat.

  3. Enrico

    Non vorrei sembrare drastico, ma alla fine:
    1) equiparare evasione a furto (e galera per gli evasori)
    2) ridurre il contante in circolazione (bancomat che non rilasciano piu di 50€/mese)
    3) pagamento elettronico

    • AM

      Non solo drastico, ma anche troppo semplificato. Possiamo essere d’accordo in linea di principio su evasione fiscale = furto, ma la realtà è molto più articolata. Vi è innanzi tutto l’elusione, che è cosa diversa dall’evasione. Vi possono poi essere errori per cui si pagano più o meno tasse del dovuto. Errori possibili in un sistema fiscale così complesso e soggetto a continui cambiamenti come quello italiano. Ancora più difficile determinare l’esatto imponibile per un’impresa, soprattutto nel caso di impresa multinazionale con scambi infragruppo e transfer price. Poi ci sono i ritardi nel pagamento delle imposte dovuti a dimenticanze, morosità della clientela e della stessa pubblica amministrazione (pensiamo ai pensionati ancora in attesa del CUD). Il tetto di 50 Euro al mese da bancomat è ridicolo. Con questa somma non si arriva neppure al totale delle elemosine elargite ai mendicanti, delle mance ai camerieri, lavavetri e posteggiatori, delle offerte nelle chiese da tutta una famiglia. E poi il pagamento elettronico non è sempre possibile. Infine si sono dimenticati gli assegni bancari e circolari che essendo non trasferibili sono pagamenti tracciabili.

      • rob

        Qualcuno mi deve spiegare perché per uno stato burocrate e inefficiente io non posso portare in tasca quello che voglio e perché devo avere un conto in banca. Ma vi siete mai fatti un giro a Berlino a Londra a Vienna in un ristorante e pagando in contanti avete mai ricevuto uno scontrino. Io mai? Tutti evasori o una diversa concezione di cittadino – Stato.

        • Enrico

          Caro Rob, lo spiego brevemente e semplicemente (ovviamente questa è la mia visione del mondo, senza pretesa di universalità; lo scambio di idee, anche acceso, è sempre costruttivo): non può portare in tasca quello che vuole perché siamo una comunità con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti. Se Lei decide di tenersi quello che vuole perché reputa giusto così va bene, ma sia coerente e si rivolga solo a strutture private (ospedali, scuole, sicurezza, per lei e la sua famiglia) solo in questo caso, se rispetta questi tre punti, allora il non pagare ha un suo valore, altrimenti rimane solo un “furbo” che prende quando c’è da prendere e non dà quando c’è da dare. Se le regole non piacciono si chiede di cambiarle, ed in attesa *non* si è giustificati ad infrangerle.

          • rob

            Uno Stato deve dirmi, come in tutto il mondo, quanto “costano” i suoi servizi, punto! Il peggior furto in assoluto è ricevere uno stipendio sicuro senza sapere da dove viene, il peggior furto è fare carriera per anzianità, il peggior furto è dividersi la ricchezza che persone intraprendenti creano, il peggior furto è stare in un posto a vita bravi o meno bravi, etc.

          • Enrico

            Concordo, ma questo non è inerente alla questione tasse e relativi doveri (per sgombrare il campo da possibili illazioni: non sono un dipendente statale che difende il pagamento delle tasse perchè ne deriva il proprio stipendio e su questo argomento ci sono miei post non leggeri).

          • rob

            Ma a fronte di quello che ho detto cosa c’entrano i doveri? Io se decido di fare il barbiere con 10 mq di negozio devo sapere dallo Stato quanto mi costa per i servizi che lui stesso mi offre, lo devo sapere il 1° gennaio, ma lo Stato non può permettersi di impiegare 78 giorni per le pratiche di apertura. Non può permettersi di prendersi 1000 euro su un passaggio di proprietà di un auto dove in Olanda costa 9,50 euro. Di quali doveri parliamo a fronte della follia!

        • Maurizio Cocucci

          Non so quali ristoranti lei frequenti all’estero ma la “Rechnung” è obbligatoria, sia essa emessa sotto forma di scontrino, ricevuta o anche fattura vera e propria, a prescindere che si paghi con carte di credito o in contanti. A me non è mai capitato di uscire senza e senza necessità di farne esplicita richiesta (tranne quando pago con carta aziendale per cui richiedo la fattura). Le sanzioni sono pesanti per chi non emette alcun documento e le imposte sono inferiori oltre che in numero di gran lunga meno di quelle di un esercizio in Italia, questo disincentiva la tendenza ad evadere.
          Poi non nego che ci sia dappertutto chi prova ad evadere, magari se a pagare è una persona riconosciuta come turista a tutti gli effetti. Probabilmente io non do questa impressione.

          • rob

            A Vienna per 10 giorni non ho ricevuto uno scontrino. Ma il punto non è questo. Da noi un signore ci viene a dire candido candido come si fa ad eliminare l’evasione in 2 anni, perché non ci dice che da domani la tassazione è al 25% perché voglio una evasione = a zero. E’ evidente che una classe burocrate cerca di difendere l’ormai indifendibile . Andate a vedere quanto ha incassato di IVA lo Stato con la detrazione sulle ristrutturazioni? Altro che blitz da gendarmeria messicana.

    • rob

      Ma perché Lei dovrebbe privarmi della libertà?

      • Enrico

        Perché l’evasione è un furto: ci si tiene soldi non propri. Posso discutere sul fatto che le tasse siano troppo alte, che ci siano balzelli, etc. Ma questo non giustifica il tenersi i soldi della collettività. Posso essere ateo ma non è una giustificazione per prendermi i soldi della bissola in chiesa.

        • rob

          “Ridurre il contante in circolazione (bancomat che non rilasciano più di 50€/mese)
          3) pagamento elettronico”
          questo lo ha scritto lei! Io non voglio avere una carta: posso farlo? Posso girare con il mio contante? Il suo è un discorso che conosciamo purtroppo fin troppo bene. Anche chi ha il culo seduto comodo su un fittizio posto burocratico si tiene soldi non suoi, anzi per tenerseli ci crea pure una legge e tutte le pastoie che ne seguono.

          • Enrico

            Come Le ho già risposto sotto: non sono un dipendente statale, quindi possiamo sgombrare il campo da possibili dubbi sul fatto che i miei commenti siano interessati. Guardi, mi verrebbe da risponderle, facendo finta che le proposte scritte siano legge, che non può girare con il suo contante non più di quanto possa andare a 200km/h o girare armato. Il mio discorso è relativo a quando/quanto possiamo essere autorizzati ad infrangere le leggi se le ritieniamo ingiuste

          • rob

            Il principio che se ho il contante sono un bandito a prescindere, se ho una attività sono un delinquente a prescindere non può passare per un principio di democrazia. Lo Stato deve fare leggi e regole non creare burocrazia per poi usarla come forma di potere e di ricatto.

          • Luca Colombo

            Caro Enrico, l’esempio è chiaro. Ma, esempio per esempio, ci sono paesi in cui girare armati è un diritto sacrosanto protetto dalla Costituzione. Il limite di velocità varia da paese a paese. Quindi è innanzitutto questione di scelte e di convenzioni, non ci sono giudizi morali assoluti da esprimere. Molti potrebbero obiettarle che è l’individuo a venire prima della collettività, quindi che sono le tasse ad essere, per definizione, un furto della collettività ai danni del singolo. Io non la penso così, ma è un punto di vista da tenere in considerazione, perché equiparare l’evasione a un furto è concettualmente pericoloso. Se mi fornisci un bene o un servizio e io non te lo pago, puoi in senso lato affermare che io ho rubato quel tuo bene o quel servizio, ma certo non che hai dei diritti a prescindere sui miei soldi. Con lo Stato è leggermente diverso perché sono forzato (dove l’elemento di coercizione non è proprio secondario) a pagare dei servizi a prescindere che li voglia o che li ritenga utili, ma continua a valere il principio che i soldi che mi guadagno sono miei e di nessun altro. Posso chiamare furto alla collettività quello di colui che non dichiara un euro e poi manda tre figli al nido comunale a retta zero, o chi non paga la Tarsu e produce dieci chili di spazzatura al giorno, non l’evasione tout court. Sono formalismi fino a un certo punto, visto che si propone di equiparare i reati. Ma allora cosa facciamo, processiamo per furto anche il funzionario pubblico assenteista o improduttivo? Lasciamo ai grillini certe sparate demagogiche. Dal punto di vista sostanziale, la questione è fino a che punto la collettività è comunità (quindi parte di noi stessi) e fino a che punto è un Leviatano impersonale e oppressivo. Ps io mi sento sempre e comunque autorizzato a infrangere leggi che ritengo ingiuste. Il punto è essere disposti ad assumersi la responsabilità dell’infrazione ed essere estremamente onesti nel individuare il confine tra cosa per noi è giusto e cosa è conveniente.

          • Enrico

            Grazie della risposta. Ovviamente ci si scambia opinioni personali senza pretesa di universalità. Sono in disaccordo con la relativizzazione della legalità, si può discutere di tutto ma se un atto è illegale lo si tratta come tale (anche se in altri Paesi non lo è; altrimenti perché arrestare i trafficanti di armi da guerra? in alcuni Paesi possono venderle). I miei commenti derivano principalmente da quello che Lei esprime chiaramente nelle ultime tre righe: mi piacerebbe vedere che un contribuente dica al fisco “ho guadagnato 10, ti devo 5 ma te ne do 2 perché ritengo giusto cosi” e sia pronto alle conseguenze e a sostenere le proprie ragioni. Non che nasconda i soldi.

    • martino

      Tutti sempre contro il contante! Io lo uso ben poco, ma con tutte le invenzioni degli ultimi anni avrei paura se lo eliminassero. Vi dicono niente mille balzelli imposti dalle banche? Costi di transazione da pagare a carta di credito o banca o posta per pagare il bollo auto, il canone rai, ecc. I costi delle operazioni? Senza contare i balzelli dello stato su investimenti in titoli, bollo conto corrente, ecc. Chi ci salverebbe poi?
      Ma soprattutto, alla luce delle belle notizie che si leggono sui giornali ( indagini su Carige, MPS, Unicredit, evasione sanata qualche anno fa dalle stesse grandi banche, ecc), non vi sembra ci sia un piccolo controsenso in quello che dite: dare i soldi ad evasori/corruttori/elusori (banche) perchè questi controllino che il cittadino comune non evada?
      Ultimo cosa: non è che molte delle tangenti e delle grosse evasioni siano movimenti conto su conto via telematica? Gestite da chi? Dalle ban……
      Per me l’evasione andrebbe combattuta con la semplificazione del sistema: basta TASI, TARES, IMU, irpef, assegna familiari, detrazioni, deduzioni,bollo auto, canone rai, ecc. Basta addizionali di ogni genere. Un sistema semplice senza mille distinzioni spesso inique, pre calcolato dallo Stato ( se ho degli immobili regolarmente accatastati, perchè devo calcolare IMU, TASI, TARES, ecc. magari pagando un professionista e comunque rischiando di incorrere in errore? Perchè devo conservare gli scontrini parlanti, quando potrebbero essere già memorizzati al livello centrale ogni volta che uso la tessera sanitaria? Perchè non mi vengono conteggiati automaticamente i contributi pagati per colf regolarmente assunta?ecc). Il cittadino risparmierebbe tempo e denaro. Lo Stato avrebbe un sitema semplice anche da controllare, e potrebbe dedicarsi ai signori di cui sopra, e scoprire più celermente le loro malefatte.

    • Maurizio

      Enrico ma guarda che molti che con 50 € al giorno sopravvivono e non si curano di come li percepiscono. C’e un proverbio siciliano che dice che 3 sono i potenti, il Papa, il Re e chi non ha niente. Ormai la fascia di chi non ha niente si sta ampliando e dunque anche se azzeri il contante non risolvi il problema o pensi di arrestarli tutti?

  4. michele

    Per me l’evasione è una delle disgrazie del nostro paese più facili da debellare. Se si avesse la voglia di sfidare i disonesti.
    Scacco matto all’evasione in 4 mosse.

    1) Eliminazione denaro contante, banconote da eliminare: 200€ e 500€.
    2) Potenziamento delle banche dati e incrocio di esse. Così da individuare subito i malfattori.
    3) Segnalazione anonima alla GDF di attività in cui si evade (il 117 non accetta segnalazione anonime)
    4) Tutti proventi ottenuti dalla lotta all’evasione utilizzati per abbassamento imposte dirette come Irpef e Irap.

  5. Alberto

    Il “Tesoretto” di 6 miliardi di Visco e Tps nel 2008 parla chiaro. Si può fare senza nessuna modifica legislativa e senza aggravi. Basta volerlo.

  6. Antonio Nieddu

    Io sarei anche d’accordo con tutto questo.
    Ma secondo me esiste una cosa molto più importante: avvicinare il momento del controllo al momento della dichiarazione. Quattro/cinque anni sono troppi. I contribuenti si dimenticano di ciò che è successo, non capiscono ciò che gli sta succedendo e – chiaramente nei casi “dolosi” – perpetuano il loro comportamento (viceversa, nei casi di semplici errore, si trovano a sbagliare in maniera reiterata per vari anni – sino al momento del primo controllo – pur credendo di essere nel giusto – e volendo essere nel giusto – e pagando sanzioni che potrebbero essere evitate con un controllo più ravvicinato rispetto alla dichiarazione). In questo modo ci potrebbe essere anche margine per la riduzione delle sanzioni: se si recupera maggiore imposta, parte degli incassi potrebbe essere destinata ad una riduzione di sanzioni o ad una loro più equa rimodulazione.

  7. marcello

    La deterrenza è il prodotto della probabilità di essere scoperti per l’entità della sanzione. Tuttavia se la probabilità di essere scoperti è molto bassa, nell’ordine di qualche punto percentuale, non importa quanto sia elevata la sanzione, il meccanismo non funziona. Non funziona per il motivo molto semplice che l’utilità attesa, cioè il modello normativo/descrittivo alla base del comportamento razionale dell’agente economico, non riesce a dar conto delle piccole probabilità. Lo scenario è esattamente lo stesso che si determina allorchè si considerano gli eventi catastrofici. La teoria delle decisoni ha rappresentato chiaramente i limiti della funzione dell’utilità attesa, ma ha anche offerto una rappresentazione alternativa del problema e individuato alcune soluzioni.
    Nel caso delle violazioni del codice della strada, si è introdotto il Tutor che come noto, rende la probabilità di essere scoperti pari a 1. Ma ovviamente questa strada non è percorribile nel caso dell’evasione fiscale. E allora che fare?

    Vorrei ricordare che l’ultimo atto del Ministro Visco fu di rendere pubbliche e facilmente consultabili on-line le dichiarazioni dei redditi di tutti i contribuenti. Fu un atto geniale nella sua semplicità. Chiunque poteva verìficare, senza ricorrere a redditometri, studi di settore e quant’altro, quello che dovrebbe essere alla base di ogni accertamento: la corrispondenza tra reddito dichiarato e ricchezza posseduta e ostentata.

    Vi fu una levata di scudi in nome del diritto alla riservatezza, su documento che per definizione è pubblico, cioè liberamente acquisibile.

    I dati rimasero disponibili solo per poche ore, ma chi ebbe la fortuna di scaricare e consultare gli ammontari dichiarati ebbe non poche sorprese. Cosa accadrebbe se questa pratica venisse ripresa e attuata con continuità?

    Forse la strada per battere l’evasione è più semplice di quanto si pensi e proprio il Ministro Visco l’ha inequivocabilmente indicata.

  8. Vi sono tre categorie di evasione:
    – evasione di massa, presente in quasi tutti i paesi, naturale che dove vi sono le aliquote più elevate, sarà più elevata, va combattuta, con l’educazione scolastica, si deve fare capire l’importanza di pagare le tasse giuste, quindi si deve prima abbassare le tasse e poi colpire gli evasori;
    – l’evasione dei grandi gruppi multinazionali, basta vedere ciò che paga la Apple in tutto il mondo, paga il 5% sugli utili, qui si deve intervenire con la legge, se la Apple vuole vendere in Italia deve pagare le imposte, altrimenti va a vendere in Africa.
    – l’evasione delle grandi truffe, qui parliamo principalmente dell’Iva, imposta europea, si verifica quando vi è il salto dell’imposta, ossia vi è lo scambio senza applicazione dell’Iva, principalmente avviene negli scambi tra paesi europei, ad esempio gli acquisti fatti dalla Germania sono fatti senza applicazione dell’Iva, poi in Italia si effettua la truffa carosello e i prodotti tedeschi vengono venduti con lo sconto del 20%, noi siamo gli evasori e i tedeschi incassano il corrispettivo del prodotti! ciò avviene in tutte le vendite on line, tutti lo sanno e nessuno interviene! la misura e possibile perché ancora da oltre 20 anni l’Europa sta applicando il criterio della tassazione dell’Iva nel paese di destinazione e non nel paese di origine come prevedeva la direttiva europea. Perché non si applica la direttiva? Chiediamolo alla Merkel?

    • rob

      Quando c’è gente che ragiona con il principio della “lotta di classe ” e dei diritti acquisiti (senza volere sapere da quali risorse vengono quei diritti) il suo corretto e onesto intervento è per queste persone fantasia.

    • Amegighi

      Ho capito il “sistema”, ma mi chiedo: varrà probabilmente anche all’inverso, cioè per capirsi da Italia verso altri Paesi europei (compresa Germania). E cosa succede ? Sconti anche lì ed evasione? E se invece non succede così, cosa c’è di differente? I controlli? La prego di non interpretare male. Non intendo criticare il suo corretto intervento, ma solo cercare di capire. Se il problema è europeo, allora la risoluzione giustamente deve essere europea. Se invece il problema è italiano la risoluzione è differente, magari europea ma ad uso e consumo italiano. Una piccola aggiunta da ignorante. In Germania gli acquisti ad esempio con fondi di ricerca (statali) non pagano l’Iva. Non si paga l’Iva neppure con acquisti con fondi di ricerca Europei (progetti Erc). Si paga invece in Italia utilizzando i fondi di ricerca statali italiani. Anche qui, c’è una differenza che non capisco.

      • Il salto dell’Iva viene fatto dai paesi importatori all’interno della Ue, in ogni caso la truffa viene fatta al paese importatore, nel caso in esame dall’Italia, ma chi se ne avvantaggia economicamente è la Germania che in tale modo vende i suoi prodotti, al contrario se si fosse passati al regime definitivo della tassazione nel paese di origine ciò non sarebbe potuto accadere.

    • Maurizio Cocucci

      Non è proprio così. L’Imposta sul Valore Aggiunto si applica a tutte le cessioni di beni e servizi all’interno di uno Stato (in questo caso in Italia) e non all’estero perché ogni esportazione, a prescindere che si tratti di Ue o extra-Ue, non è gravata da Iva. Quindi se una ditta italiana vende ad un’altra ditta (non privato quindi) un bene (o un servizio) farà pagare solo il costo effettivo del prodotto. In caso contrario se una ditta italiana acquisterà un bene (o un servizio) dall’estero pagherà allo stesso modo solamente il prezzo dello stesso. Reciprocamente le due ditte applicheranno l’imposta prevista nei rispettivi Paesi (ad esempio l’Iva per l’Italia, la MwSt per la Germania, la Vat per la Gran Bretagna, etc.) al momento di mettere in vendita i beni acquistati. Quindi semmai è il Paese esportatore che ‘perde’ l’imposta, non quello importatore. Poi va aggiunto che coloro che vendono all’estero almeno il 10% del proprio fatturato sono considerati esportatori abituali e tale status permette loro di godere del credito d’imposta da esercitare sugli acquisti effettuati nel proprio Paese scontando l’Iva. Cioè ad esempio se una ditta avesse fatturato nell’anno 2013 complessivamente 100 mila euro e 10 mila fossero quelli conseguiti vendendo all’estero (Europa o no non fa differenza), la ditta in questione vanterebbe per quest’anno un credito d’imposta (un cosiddetto Plafond) pari a 10 mila euro, ovvero possono acquistare beni e/o servizi fino a tale ammontare senza pagare l’Iva. Nel caso quindi di Italia-Germania è proprio il contrario, importando più di quanto esportiamo è lo Stato italiano a guadagnarci e quello tedesco a perderci in termini di imposte.

      • Il Sig. Cocucci dovrebbe leggere più attentamente i commenti, in ogni caso nel commento affermavo che il salto dell’imposta che in Italia avviene con l’importazione agevola il meccanismo delle truffe carosello e facilità quindi le importazioni che in Italia provengono principalmente dalla Germania.
        Con le truffe carosello vengono venduti in Italia i prodotti tedeschi con lo sconto del 19% (22%-3%corrispettivo della cartiera), naturale che chi ci guadagna sono i venditori e gli acquirenti, naturale ci perde lo stato italiano per il mancato introito dell’Iva.
        Al contrario se si applicava l’IVA nel paese di origine, come era fissato nella direttiva, vi sarebbero stati i conguagli tra gli stati dell’Iva, essendo un’imposta sui consumi deve essere sempre pagata sul territorio dove avviene il consumo. La Germania si è opposta a tale meccanismo previsto dalla direttiva perché non si fida degli stati, resta il fatto che oggi siamo invasi dei prodotti tedeschi che vengono commercializzati con tale truffa in Italia, nessuno dice che sono i tedeschi che truffano, loro si avvantaggiano da tale truffa.
        Lo stato ha tutti i meccanismi per fare cessare tale tipologia di evasione, a mio avviso dovrebbe estendere la responsabilità al mancato pagamento dell’Iva all’esportatore estero, naturale che occorre intervenire con una normativa europea.

        • Maurizio Cocucci

          Ma non è così! Lo spiego con un esempio semplice. Si supponga che io apra qui una attività di vendita di aspirapolveri di fabbricazione tedesca. Con le regole attuali il fornitore tedesco mi venderà il suo prodotto senza applicare l’imposta prevista in Germania pari al 19%, ad esempio €100,00 per esemplare anziché € 119,00. Io venderò poi l’aspirapolvere con un determinato margine di ricarico, supponiamo del 100%, inoltre dovrò applicare l’imposta prevista in Italia del 22% quindi ogni esemplare costerà € 244,00, di cui 200 euro sono miei e 44 euro sono dello Stato (Iva al lordo di eventuali detrazioni). Come vede lo Stato non ci perde nulla.
          Lei sostiene che il fornitore tedesco non facendomi pagare l’imposta prevista in Germania, la MwSt o Iva tedesca del 19%, consentirebbe a me di godere di una specie di sconto di pari ammontare, ma non è così. Se infatti lui mi facesse pagare € 119,00 anzichè € 100,00, io vendendo il prodotto sempre a € 244,00 avrei i miei 200 euro e per ciò che riguarda l’Iva riceverei 44 euro sui quali scontare (detrarre) i 19 euro pagati per l’acquisto, quindi lo Stato incasserebbe (in mancanza di ulteriori detrazioni) 25 euro anziché i 44 euro del caso precedente. Semplicemente l’imposta dovuta (se applicata) verrebbe scontata da quella incassata dalla vendita.

          • Il Sig. Cocucci deve inserire nel suo meccanismo, la truffa carosello, consistente nel creare una società finta in Italia cosiddetta cartiera che fa l’importazione: dovrebbe versare l’Iva, ma non la versa; la cartiera rivende alla società “buona” italiana che a sua volta vende al privato. L’Iva non versata dalla cartiera viene utilizzata per concedere lo sconto sul prezzo, in tale modo si vendono gli aspirapolvere tedeschi con un prezzo inferiore a quello dei prodotti italiani. L’Europa conosce bene questo meccanismo: ha fatto anche una direttiva anti frode, sta cercando con il reverse charge di impedire tale tipo di truffa. La cosa è difficile: solo applicando la tassazione nel paese di origine questo meccanismo potrà essere contrastato, in fin dei conti la tassazione nel paese di origine era il criterio previsto dalla direttiva europea, perché non si è attuato? Visco se vuole può darci ma risposta, lui conosce bene la questione.

          • Maurizio Cocucci

            La truffa chiamata “Carosello” è semplicemente uno dei vari espedienti per truffare lo Stato, truffa che riguarda malviventi e non la maggior parte delle attività che invece opera regolarmente. Tra l’altro Lei nemmeno conosce così bene il meccanismo perché nella sua prima replica crede che lo “sconto” sia pari all’aliquota Iva tedesca (al 19%) ma non è così, quella che viene evasa è quella in vigore qui e quindi al 22%. L’importatore fittizio (cioè un titolare di partita Iva ma che ha la funzione solo di emettere fatture false) acquista ufficialmente, ma non materialmente, il prodotto o il servizio per poi far risultare che lo rivende al beneficiario il quale a quel punto può detrarre l’Iva pagata (sulla carta) all’importatore fittizio (il quale infatti non la verserà mai al fisco) che è pari appunto a quella in vigore qui: 22%, non 19%!
            Lei ha scritto: “La Germania si è opposta a tale meccanismo previsto dalla direttiva perché non si fida degli stati, resta il fatto che oggi siamo invasi dei prodotti tedeschi che vengono commercializzati con tale truffa in Italia, nessuno dice che sono i tedeschi che truffano, loro si avvantaggiano da tale truffa”.
            Intanto le consiglio di prestare attenzione a ciò che scrive perché con la frase “sono i tedeschi che truffano” Lei in assenza di prove a supporto di ciò commette un reato di diffamazione visto che questa truffa riguarda tutti i beni soggetti ad importazione (e non solamente dalla Germania) e le ditte straniere non traggono alcun giovamento dato che i malfattori (italiani e comunque in numero estremamente minimo rispetto al totale degli importatori onesti) mettono in atto questa truffa per lucrare crediti di imposta non meritati, non certo per vendere a minor costo il prodotto. La Germania poi non si è opposta mai a quella che non è una direttiva, ma una normativa (dovrebbe conoscere la differenza), e che la sua attuazione è rimandata a quando si raggiungerà l’armonizzazione delle politiche fiscali. Basta informarsi per verificarlo. E godere di onestà intellettuale.

          • Il 19% è lo sconto praticato ai consumatori, pari all’Iva italiana del 22% e il 3% che è il costo della cartiera, mai detto che i tedeschi sono truffatori, si avvantaggiano della truffa, ossia grazie ai truffatori vendono più beni, la questione e naturale, sul mercato italiano il prodotto che transita tramite la truffa arriva con lo sconto del 19%, i consumi aumentano.
            La direttiva che istituì l’IVA affermava che la tassazione nel paese di origine sarebbe stato il regime definitivo dell’Iva, naturale che occorreva una uniformità delle aliquote negli stati membri, fino a quel momento si sarebbe adottato il principio di tassazione nel paese di destinazione.
            Oggi, questo principio è stato abbandonato, il criterio della tassazione nel paese di destinazione è divenuto da criterio transitorio, il criterio definitivo di tassazione per l’IVA.

  9. Enrico

    Un provvedimento molto semplice, anche se di poca rilevanza ma a costo zero: abolire il regime fiscale di vantaggio ex art. 27, commi 1 e 2 del D.L. 98/2011 (poi convertito in legge) per i soggetti di età maggiore di 50 anni. Tipico esempio di elusione.

  10. Guest

    Viene provocatoriamente da sorridere. Corruptissima re publica plurimae leges (Terenzio, qualche millennio fa). Semplificazione fiscale e di norme da esegesi talmudica ridicole. Cash removal ed accordi con la Svizzera. E battiamo l’evasione in un giorno, visto che siamo in vena di proclami. Il Dott. Visco è stato Ministro delle Finanze nel Governo Prodi (1996) e nei governi D’Alema (1998 e 1999), Ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica nel Governo Amato (2000). Come mai così celere in una simile indicazione?

    • Jeanne

      Non è Terenzio, è Publio Cornelio Tacito. Per il resto concordo. Del Dr. Visco ricordiamo solo le aliquote Irpef ancora vigenti.

    • Bumblebee

      Tacito, non Terenzio.
      Nel merito, Visco e i suoi successori tollerano che ogni giorno l’Amministrazione delle finanze operi in contrasto con lo “statuto dei diritti del contribuente” e, in qualche caso, con la Costituzione (per esempio, quando impongono ai morti (in pratica, ai loro eredi) di pagare l’imposta detta “Canone Rai” anche nel periodo dell’anno successivo alla data di decesso.
      L’Amministrazione dello Stato non ha nessuna credibilità – anche per la corruzione e gli sprechi che ogni giorno vengono resi noti – e gli italiani ne traggono motivo per autoridursi le imposte/tasse. Fanno bene? Non lo so, ma solo così sopravvivono (dal tempo dell’Unità di Italia in poi, ma forse, anche da prima.
      Quarant’anni fa – quando fu istituita l’Anagrafe fiscale – iniziarono a dirci che avrebbero eseguito “controlli incrociati”. Li hanno mai fatti? Conoscete qualcuno che sia stato oggetto di controlli eseguiti con tale metodo? E come mai, da più di vent’anni dalla legge che la prevedeva non è stata istituita l’Anagrafe centralizzata, né la Carta di identità elettronica – istituita per legge da 23 anni?
      Come mai da un trentennio ogni Governo promette l’informatizzazione della P.A. e niente viene fatto? Come mai si continua ad agitare lo spettro dello “scontrino fiscale”, che in Germania non è neppure obbligatorio? Forse che in Germania l’evasione fiscale è maggiore che da noi perché manca tale pezzo di carta (reso obbligatorio quando Visentini era Ministro delle Finanze e presidente dell’Olivetti – la prima produttrice di registratori di cassa). “Italiani, siate seri”, come diceva Garibaldi ai napoletani nel 1859. Il resto verrà.

  11. Asterix

    Finalmente dopo aver letto le proposte del Nens si può dare un giudizio più fondato. Nel 2009 era uscito un libro sulla materia oscura dell’Iva che indicava nell’Iva il cuore della crisi fiscale del sistema tributario italiano. Apprezzabile che dopo 5 anni qualcuno si sia accorto del problema. Importante anche lo studio dei meccanismi attraverso i quali si crea l’evasione Iva, che finalmente sgombra il campo da certi luoghi comuni secondo cui è il consumatore ad intascarla. Ottima l’analisi sulla evasione per necessità (segnalata dal gruppo Giovannini) che si tramuta spesso in una frode ai danni dell’Inps. E’ incredibile che si scopra oggi che il “nero” non si fa vendendo senza fatturare (così si gonfia il magazzino e si incappa nei controlli presuntivi del fisco) ma acquistando in nero (informate la Sose). Inoltre nell’analisi non si considera che l’evasione Iva al consumo ha un effetto moltiplicatore sull’evasione delle fasi anelli intermedie con minore Irpef/Ires versata, minori contributi previdenziali, l’accesso a regimi agevolati non spettanti grazie a ricavi omessi. Sulle soluzioni però ho qualche dubbio. Interessante il tema dell’aliquota Iva unica sui cui deciderà l’Ue (con le eccezioni necessarie: casa e alimenti) che potrebbe avere effetti positivi sui consumi, ma le altre soluzioni non appaiono particolarmente innovativi: scontrino elettronico e pagamenti con carta elettronica sono soluzioni che avvantaggiano gli intermediari finanziari, ma inutili senza una norma generale sul contrasto di interessi. Sull’Iva delle Pa credo che si stia prendendo un grosso abbaglio (vedi critiche ad articolo di Delbono). Gli altri aspetti del progetto dovrebbero essere verificati prima con Bruxelles (ad esempio un utilizzo generalizzato del reverse charge) per evitare di introdurre come al solito in Italia norme sulla cui efficacia all’estero si discute ancora, con il rischio di auto flagellarci.

    • rob

      Se l’ Iva è la madre di tutte le evasioni, sarebbe da rivedere anche i dati sull’export! Siamo o non siamo Paese esportatore?

  12. piertoussaint

    Dissento severamente dal prof. Visco, per il motivo che non ha speso una parola sul fatto che, pur essendo l’evasione fiscale un fatto certamente censurabile, il problema vero risiede nello Stato, essendo lo Stato il primo mega-dilapidatore istituzionale delle risorse. Quindi, il nocciolo del problema è a monte dell’evasione. E, se vogliamo salvarci, è proprio nella natura dello Stato che dovremo andare a incidere. Ma, non essendoci scorciatoie, questa cosa passa soltanto attraverso la crescita della sussidiarietà.

    • Salvo Danilo

      La sussidiarietà di Don Verzè?

      • piertoussaint

        No, quella di Pier Luigi Zampetti, secondo Dottrina Sociale.

        • Luca Colombo

          Mi scuso se l’intervento sembra esclusivamente provocatorio, ma è più forte di me notare che la sussidiarietà di Zampetti è teoria e buone intenzioni, quella Don Verzè realtà fattuale. Allora, per esempio, fatte le debite distinzioni, si usi lo stesso metro di giudizio per distinguere il socialismo reale dalle buone intenzioni dei suoi teorici. Nella Regione Lombardia ciellina la sussidiarietà è stata, né più né meno, una dilapidazione di risorse pubbliche. Non mi risponda che la Lombardia ha la migliore e la più efficiente sanità d’Italia, ce l’hanno anche altre regioni che non hanno dato tutto in mano alla Compagnia delle Opere, e comunque in Lombardia la sanità andava benissimo anche prima di Formigoni…

          • piertoussaint

            Capisco l’obiezione. In effetti, se ne potrebbe discutere all’infinito, senza approdare a nulla. Il punto è, a prescindere, in questa sede, da quanto è accaduto in Lombardia, se la sfida che ci lancia Zampetti meriti di essere meditata e provata oppure rassegnarsi al fatto che la soluzione al problema politico non esiste.

          • Luca Colombo

            Non dubito che meriti di essere meditata. Ma, appunto per restare in questa sede, il problema è: 1) l’eccesso di tasse, in termini assoluti; 2) l’assenza quasi totale di servizi di qualità a fronte di tante tasse estorte ai cittadini. Quello che serve è delimitare il perimetro dei servizi pubblici a quelli essenziali (non per fare demagogia spicciola, ma gli F35 non lo sono), razionalizzare la spesa, aumentare la produttività del settore pubblico. Non che sia semplice, ma non vedo in cosa la sussidiarietà rappresenti la pozione magica rispetto a un uso inefficiente delle risorse, se sussidiarietà significa trasferimento di funzioni pubbliche al privato (o al terzo settore), ma pagato sempre con risorse pubbliche.

  13. Aldo Mariconda

    Non sono un docente o un fiscalista, ma un ex dirigente industriale che ha passato una vita nel MKTG nel settore ICT. Vorrei fare alcune considerazioni:
    1- Vi è una fascia di evasione credo ineliminabile. Quando lavoravo in Danimarca negli anni ’70 si stimava che l’evasione in DK, Svezia e Norvegia fosse dal 7 al 9%.
    2- Avere invece come in Italia una fascia stimata a volte intorno al 20%, ma qualche anno fa soprattutto ho letto anche del 28% è sicuramente un fenomeno patologico. I fattori negativi che spiegano questo fenomeno sono, almeno, i seguenti:
    – La struttura economica del Paese, costituita da relativamente pochissime grandi aziende, poche aziende medie almeno se raffrontate a U.S. e ai Paesi del Centro e Nord Europa, la pletora delle c.d. Very Small Enterpreses che secondo la definizione europea sono quelle con meno di 10 addetti.
    – Il segmento di attività in cui opera l’azienda, sia quanto ai prodotti trattati sia quanto al cliente finale, consumer o industrial e/o professional. Ho visto, p.es., ristrutturando casa e quindi con i vantaggi fiscali del 36% e ora del 50%, aziende che fanno impianti di riscaldamento non irrilevanti che a dicembre erano arrivate alla fattura numero 25! Ho sul tavolo una fattura di un’officina fabbrile datata giugno che porta il numero 21!
    – La scarsa convenienza del privato a farsi fare la fattura con un’IVA al 22%
    – Ultimo ma non meno importante: il minor senso civico di noi italiani rispetto p.es. ai popoli scandinavi e più in genere del Centro/Nord EU.
    Oggi la grande distribuzione credo abbia ridotto l’evasione nel commercio consumer, facendo chiudere anche tanti negozi tradizionali, ma ricordo a Venezia a metà degli anni ’80 un negoziante centrale nel settore abbigliamento che mi chiese come organizzare la gestione degli articoli con il codice a barre.
    Ebbene, dopo un lungo colloquio, se ne uscì con un’affermazione che ha reso inutile ogni discorso: aveva un nero pari al 40% dei ricavi (sic)!
    Aldo Mariconda – Venezia

    • Zorma

      Erano gli anni ’80, appunto. Il mondo cambia. Quel mondo non esiste più da alcuni anni almeno. Purtroppo molte persone, in perfetta buona fede, ragionano ancora basandosi su fatti, situazioni e parametri (tra)passati.

  14. eccettodoveindicatoaltrimenti

    Dopo essere riuscita a fare iscrivere come “prestatore ” d’opera all’INPS un musicista che mi da lezioni private di musica per poterlo pagare con i voucher telematici e avere ancora discusso della carta ,di come funziona, dopo varie volte dedicate a spiegargli il funzionamento del sito dell’Istituto di previdenza sociale, altra discussione: forse dalla carta per prelevare i voucher non potrà prelevare i contributi! Allora, discussione sul pagamento della previdenza e delle tasse sulle paghe o sugli “stipendi” o aprendosi una partita Iva: secondo lui lo stipendio era “a parte” e la previdenza e le tasse erano aggiunte dopo dal datore di lavoro (in questo caso io!) e della partita Iva non sapeva niente.

  15. Salvo Danilo

    La grande evasione fiscale in Italia è stato un progetto di politica economica passiva portato avanti dai governi dagli anni ’70. L’Italia storicamente ha basato il suo sviluppo industriale sulla competitività del costo della manodopera tenendo bassi salari e disoccupazione alta, puntando molto sulle esportazioni. Sul finire degli anni ’60 le rivendicazioni salariali furono uno dei fattori che misero in crisi l’industria italiana, all’aumento dei diritti e dei salari poi non corrisposero ad un aumento proporzionale della domanda interna, gli italiani risparmiavano. Quindi i grandi gruppi esternalizzarono sempre di più le linee produttive incentivando la nascita di numerose piccole imprese meno sindacalizzate e più flessibili anche fiscalmente (lavoro famigliare, prestazioni e straordinari in nero etc).
    In quegli stessi anni l’occupazione nell’industria calò drasticamente e la nascita di piccoli o piccolissimi commerci e partite iva funzionò per assorbire una grande massa di lavoratori che si sostennero anche grazie all’evasione (una specie di sussidio auto assegnato), mentre l’agricoltura rimase tecnologicamente arretrata e i servizi avanzati stentarono a decollare ed incentivare la formazione di lavoratori qualificati.
    I governi degli ultimi 20 anni hanno dovuto affrontare il problema del consenso di questo numeroso gruppo sociale. Inasprire i controlli e regolarizzare significava non sono perdere molti voti, ma anche dover dare risposte concrete sul piano del welfare, dell’occupazione e dei servizi pubblici. Non solo: la mancanza cronica di una politica industriale di investimenti e di sviluppo dell’agricoltura e quindi una competitività sempre decrescente dei prodotti italiani avrebbe dovuto fare i conti con i costi maggiori che un sistema “regolare” avrebbe comportato.
    In conclusione il problema di fondo è la ripresa degli investimenti pubblici e privati e degli investimenti in capitale umano che sono gli unici elementi di crescita nel lungo periodo. L’evasione è solo la conseguenza di uno Stato e di un sistema produttivo che se dovesse chiedere di adempiere ai cittadini i propri doveri, sarebbe costretto a dargli anche i diritti corrispondenti. Probabilmente questa operazione, già difficilissima, non è politicamente conveniente.

  16. gianni000007

    Ma se fosse vero che quella descritta “È stata la strategia seguita durante i Governi di centro-sinistra nei periodi 1996-2000 e 2006-2008, con risultati molto rilevanti …” Perché Visco non ha tagliato le tasse e invece le ha sempre aumentate?

  17. Luca Colombo

    L’evasione va combattuta tout court, per una lunga serie di ragioni economiche, sociali e morali. Ma le banche?

    Mi sembra inconcepibile che nessun giornale, nessun Vincenzo Visco o nessun autorevole professore della Bocconi voglia non dico affrontare di petto, ma almeno mettere a tema (non fosse altro per smentire certi petulanti dietrologi) la questione delle banche e dell’enorme, gigantesca, incredibile evasione/elusione fiscale di cui sono responsabili.

    Lo dico subito: non ho dati incontrovertibili, ma solo i sospetti di un cittadino qualunque mediamente ignorante. Del resto, come potrebbe essere altrimenti? Di certo i continui scandali, i cartelli, le norme compiacenti sui tassi usurari, le truffe ai piccoli risparmiatori, le sedi alle Cayman delle banche che “posseggono” Bankitalia già mi fanno propendere per una presunzione di colpevolezza anche in materia fiscale. Se aggiungiamo la totale opacità delle misteriose stanze di compensazione come Clearstream (50 trilioni di euro di transazioni annue, 10 mila miliardi di euro di depositi, conti riservatissimi) comincio a diventare sospettoso in modo patologico. Trovo indecente, anche se non mi sorprende troppo, che nessun governo metta in agenda la trasparenza di queste istituzioni finanziarie. Del resto una sentenza della Cassazione ha parlato si sostanziale impunità fiscale per le banche, ma non mi pare che si sia scatenato un dibattito molto acceso in proposito.

    Al di là delle vere e proprie truffe e dei lavaggi di denaro nei paradisi fiscali, mi piacerebbe capire meglio come funzionano i bilanci delle banche. In particolare, come viene contabilizzata la “liquidità generata”, in sostanza il denaro creato dal nulla grazie al sistema della riserva frazionaria. Si tratta di diversi miliardi di euro (stando ad alcuni azionisti di minoranza, solo per Unicredit e solo per il 2013, 500 miliardi di euro – sic). Con quale criterio viene tassata tale massa di liquidità?

    Mi rendo conto che lo strapotere e l’impunità fiscale delle banche non riguardano solo noi, e che quindi a parità di condizioni abbiamo comunque un sistema fiscale inefficiente e ingiusto da un lato e una spesa pubblica inefficiente e inefficace dall’altro. Gran parte dei commenti (senso civico, prevalenza delle PMI, informatizzazione della PA ecc) ha molto senso. Ciò non toglie che l’omissis sulle banche mi risulti incomprensibile: è una mia ossessione senza fondamento razionale o siamo di fronte a una rimozione collettiva?

    • rob

      L’evasore assassino o se vogliamo lo stereotipo sono mogli e marito con un bar che invece di battere 10 scontrini ne battono 7. Quindi non si tratta di “rimozione collettiva” si tratta di un fatto culturale che ben conosciamo in questo paese. Ad un signore che intraprende lo Stato dovrebbe dire quanto costano i suoi servizi, quanto tasse deve versare per la sussidiarietà e lasciarlo in pace dopo averlo ringraziato per essersi dato da fare. Non so se lei ha l’età per ricordarsi certi slogan come “lo Stato deve darmi un lavoro”; io preferirei che “lo Stato mi facesse fare un lavoro”. La rimozione collettiva è sì avvenuta ma dal fare il rivoluzionario a un bel comodo e inutile lavoro sulle spalle di tutti.

      • Luca Colombo

        Riesce difficile capire cosa c’entri la sua risposta con quanto io dico nel mio intervento.

        • rob

          “La questione delle banche e dell’enorme, gigantesca, incredibile evasione/elusione fiscale di cui sono responsabili”. Lei ha posto il problema sulle vere dimensioni della evasione: le banche! La mia risposta è verso coloro che vogliono far credere che l’evasore-tipo è il disgraziato che cerca di mettere su una piccola impresa per sé e per la sua famiglia. Quindi mi sono riallacciato al suo discorso, sostenendo che non si tratta di una rimozione collettiva, ma di una cultura radicata (di cui ben conosciamo le radici) che pervade questo paese da troppo tempo. Comprende adesso?

          • Luca Colombo

            Ok grazie, ora è un po’ più chiaro, ma solo un po’. Non direi che esista una cultura pro-banche, se è questo che lei intende. Se definiamo la cultura un sistema di simboli, valori e regole non scritte possiamo ben dire che in Italia, in generale (poi come è ovvio ad ogni generalizzazione bisogna fare la tara), esiste una in effetti diffusa cultura dell’illegalità. E’, pertanto, sempre difficile stabilire il confine tra un’evasione di sopravvivenza (che sicuramente esiste) del piccolo commerciante e il furto alla collettività del chirurgo che non fattura le visite.

            E’ anche vero che i peggiori evasori totali, con tre Ferrari e due yacht non dichiarati, per quanto moralmente censurabili e giustamente perseguiti dalla giustizia, sono a mio parere economicamente meno colpevoli di una qualsiasi banca. Mi stupisce che se ne parli così poco. Anzi, come ho detto, non mi stupisco, visto che le banche son padrone di mezzo paese, compresi i grandi gruppi editoriali, e ormai esprimono direttamente ministri e partiti. Mi piacerebbe però che qualche libero e autorevole pensatore come l’autore di questo articolo, che invito a rispondere ai commenti dei suoi lettori, affrontassero l’argomento con trasparenza e senza troppa diplomazia.

            Per il resto, mi restano molto oscuri i passaggi sulle tasse per la sussidiarietà (?) e sugli slogan rivoluzionari/statalisti, ma fa niente.

          • rob

            …sarò io poco chiaro! Vado per punti: si è voluti far credere che l’evasione è il male di questo Paese senza però descrivere la folle burocrazia che ha questo Paese. Allora non possiamo far credere che l’evasore-tipo è il salumaio. Lo sarà anche, ma proviamo prima di fare slogan a metterlo in condizioni di lavorare con 4 regole. Per chi fa il controllore controllare 4 regole è molto più semplice che controllarne 5000. L’ Abruzzo ha leggi regionali 4 volte più dell’ intera Inghilterra. Allora è inutile curare il male ai piedi quando sta in testa. Chi apre una attività deve sapere quanto “costano” i servizi dello Stato a priori . E’ da paese civile che si paghino anche imposte (sussidiarietà) per aiutare la collettività . La cultura del tutto garantito (rivoluzionari/statalisti) senza sapere da dove si prendono le risorse è molto radicata in questo Paese e sappiamo bene la sua radice….

  18. dvd

    Tutte le volte che leggo interventio dell’ex Ministro e forse nuovo, prossimo Ministro Visco mi domando se sono io che vivo in un altro Stato o cosa. Premetto che tutto quello che dice Visco è assolutamente condivisibile in teoria, così come nella pura teoria lo era la sua creazione Irap. La questione si ribalta poi tutta nella pratica. La gente comune che poi alla fine deve pagare le imposte fa ragionamenti più semplici e spicci rispetto al teorico Visco e in sostanza se non riesce ad arrivare alla fine mese oppure a portare a casa uno stipendio dignitoso o a pagare i propri dipendenti lascia indietro le imposte e tasse varie che sono oggettivamente elevate in modo sproporzionato rispetto al resto dei paesi europei, legittimati moralmente dalla dilagante corruzione e assenza di servizi pubblici. Punto e a capo sig. Visco. Se si vuole essere intellettualmente più onesti, chi fa politica o politica economica come lei fa da sempre o da parecchio, dovrebbe per me dire che prima di argomentare ed escogitare meccanismi di controllo e di coercizione fiscale più puntuali bisognerebbe impegnarsi ad eliminare dispersioni di denaro pubblico e malversazioni di stato istituzionalizzate e avere il coraggio di approvare riforme fiscali che pongono l’impresa e l’imprenditore (se è vero che solo l’impresa dà lavoro e non torniamo al centralismo statale ma qui andremmo oltre) al centro del disegno e collaborare con essi e con i loro collaboratori per comprenderne i loro bisogni sul territorio e abbassare drasticamente le imposte togliendo anche adempimenti fiscali inutili e cervellotici. Solo così caro ex ministro Visco si riuscirà a debellare l’evasione. Se viceversa continuiamo a considerare l’impresa e l’imprenditore ladro e farabutto e ci approcciamo ad essa come la centrale del malaffare in Italia che è provato nei fatti che sta da ben altre parti e per lo più nella pubblica amministrazione che poi deve controllare noi cittadini si va poco lontano, caro ex ministro. O meglio continueremo a “creare” dei piccoli Pol Pot locali nella Pubblica Amministrazione privi di visione strategica e lungimiranza, per loro stessi in primis, se va bene, oppure piccoli tangentisti e ladri di polli.

    • Enrico

      Bel commento: lucido, bilanciato, educato e senza acredine. Condivido al 100%.

  19. Manuel Giangualano

    Ma poi siamo proprio sicuri che il gettito che dovesse arrivare dalla lotta all’evasione, non serva a coprire qualche altro buco e non a tagliare le tasse? Siamo proprio sicuri che i controlli possano essere fatti per tutti? Anche per chi è nulla tenente ed è border-line? Cerchiamo di capire perché, a volte, c’è l’evasione.. Non siamo sempre in presenza di casi come il Mose. Dott. Visco, non basta un’analisi teorica, come la fa (bene) lei, bisogna girare in mezzo alla gente, alle piccole imprese. Siamo sempre allo stesso punto: la politica è lontana dal Paese. Forse siamo senza speranza.

  20. Tre

    Voglio proporre alla Vostra attenzione questa mia ipotesi: se decidessimo di usare soltanto la moneta elettronica o per importi superiori a € 9,99 e che ad ogni transazione venisse applicata una piccola commissione (0,0005 – 0,002 %) sull’importo e direttamente versato nelle casse dello Stato, avremmo risolto il problema del lavoro in nero, dell’evasione e delle false fatturazioni, risparmiato sulla stampa della carta moneta ed essendo tutto tracciabile nessun furbo di turno! Una piccola Tobin-tax ci salverebbe dal collasso fiscale! Vi ringrazio per l’attenzione.

    • rob

      Le fantasie servono per scrivere favole, alcune volte!
      Non per gestire la realtà quotidiana!

    • piertoussaint

      Ci sono due fulcri del problema. Uno, che, a prescindere dall’evasione fiscale, lo Stato, per sua natura, spreca sistematicamente una quantità industriale delle risorse drenate con le tasse. E questo non è più accettabile. Due (collegato al primo) che la democrazia rappresentativa, senza sussidiarietà, vira in oligarchia bancarottiera. Quindi, la vera posta in gioco è a monte del’evasione fiscale.

    • Luca Colombo

      L’ipotesi sarà sicuramente dettata da buone intenzioni, ma dà per scontate troppe cose. Primo, che ci sia effettivamente un collasso fiscale da scongiurare quando in realtà il deficit fiscale è da tempo quasi esclusivamente dovuto all’andamento dei tassi di interesse sul debito (un dettaglio questo che non possiamo liquidare troppo facilmente). Secondo, che l’evasione funzioni solo grazie ai pagamenti in nero all’idraulico o al dentista, quando invece esiste un oceano di elusione/evasione fiscale (banche, assicurazioni, fondi, multinazionali, case da gioco) che dovrebbe essere la priorità assoluta del fisco. Terzo, che non ci sia in effetti un eccesso di tassazione dal quale alcuni si difendono per puro istinto di sopravvivenza. In tal caso stiamo proponendo di risolvere l’eccesso di tassazione con una nuova tassazione! (E chi scrive è in linea di principio favorevole alla Tobin Tax, ma il troppo stroppia). Quarto, che la sparizione del contante non abbia alcun pericoloso effetto collaterale, primo fra tutti quelli di consegnare definitivamente l’economia in mano ai computer delle banche, cioè in mano al soggetto che è stata la causa scatenante della crisi finanziaria globale degli ultimi anni. (Altro passaggio che tutti dimenticano! Una delle più grandi operazioni di marketing della storia, o se vogliamo di lavaggio del cervello globale, alla quale nessun Visco si è mai veramente opposto, è stata quella di trasformare la crisi bancaria in crisi del debito sovrano. Notare che i bilanci degli Stati si sono appesantiti proprio per salvare le banche! Se questi non sono dei geni del male). Già ora, qualcuno mi smentisca se non è così, la creazione di denaro dal nulla grazie alla riserva frazionaria non è molto trasparente e sfugge alla tassazione (se io ti presto capitale che non ho, e tu mi restituisci capitale più interessi, perché io devo pagare le tasse solo sugli interessi? Ed essendo la contabilità delle banche tutto tranne che trasparente – normale che abbiano tutte filiali alle Cayman? – a quanto ammonta davvero questa “liquidità generata”? Come fidarsi nel momento in cui tutto il denaro diventa virtuale, cioè un numero nella memoria di un pc?). Infine, resta il fatto che alle tasse versate deve corrispondere un servizio reso in modo efficace ed efficiente alla collettività, mentre in Italia palesemente non è così.

  21. nicolas

    Le politiche di lotta all’evasione fiscale si sono indirizzate verso il piccolo imprenditore attraverso gli accertamenti presuntivi emessi da irresponsabili inseguitori di budget d’ufficio quando la vera evasione (vedi Mose, Expo e tanti tanti altri sulla cresta dell’onda) ha continuato indisturbata nel suo cammino delinquenziale. Gli organi preposti, dotati di strumenti potentissimi generati per intercettare questi forme infami di diseguaglianza sociale (diseguaglianza perché il piccolo tra costi indeducibili, carico fiscale e previdenziale, sanzioni create attraverso la diabolica burocrazia sovrana, norma opportunistiche somministrate dagli apparati amministrativi con ambizioni legislative hanno affamato la classe media con una pressione reale ben oltre il 65 %), si sono girati dall’altra parte manifestando la loro mediocrità dirigenziale.
    Dott. Visco, mi permetta delle domande;
    Quando si batterà a favore del nostro legislatore per norme comprensibili scevre dell’intervento amministrativo/burocratico (tanto vale, per parità di mezzi, permettere l’abrogazione della norma fiscale per referendum)? Quando si batterà a favore di un fisco semplice ed equo (la sfido a compilare correttamente una dichiarazione dei redditi di un piccolo commerciante -per i non addetti ai lavori sono ”solo” 54 pagine-)? Quando si batterà per il rispetto dello statuto dei diritti del contribuente? Non finisca nell’oblio del commentatore asettico e lontano dal mondo reale.

  22. Eutidemo

    Furto è rubare a una o più persone. Evasione è rubare alla collettività, cioè a tutti. Quindi è immensamente più grave. Se il furto è punito con la galera, come dovrebbe essere punita l’evasione?

  23. Giuseppe Vitali

    Gentile Dottor Vincenzo Visco,
    il sistema per eliminare l’evasione fiscale è molto più semplice di quanto dice Lei, basterebbe permettere ai lavoratori dipendenti ed ai pensionati (anche alla partite I.V.A. e ai disoccupati, questi ultimi non avendo reddito come “premio per la lotta all’evasione fiscale) di portare in detrazione l’I.V.A.ed essendo queste categorie citate comprendendo anche i loro famigliari un “esercito” di circa 50.000.000 di “controllori” il controllo sarebbe capillare e non sfuggirebbe più un centesimo. In sintesi il cosiddetto conflitto d’interessi.
    Personalmente sono 21 anni che provo ad inviare questa semplice proposta di legge, ma di quanto scrivevo tutto quello che ha fatto comodo è stato utilizzato compreso anche il tesserino sanitario per acquistare i medicinali per detrarli, ma la cosa principale no. Ora la mia proposta è arrivata alla sesta Commissione del Senato, ma sembra che nessuno abbia interesse nemmeno quelle trasmissioni televisive dove i conduttori sembrano stracciarsi le vesti per i più deboli.
    Il problema è: ma c’è qualche politico che vorrebbe mettere le mani sull’evasione fiscale? Ormai tutti sappiamo che questa permette di creare fondi neri per pagare tangenti che contengono anche i finanziamenti illeciti ai partiti, sarà forse per questo che non capiscono la semplicità di recuperare l’evasione fiscale?
    Con oltre 300.000.000.000 di evasione fiscale l’anno si potrebbero dare qualcosa

  24. Giuseppe Vitali

    Segue:
    e si Caro Dottore perché l’evasione fiscale va ben oltre i 300.000.000.000 di euro l’anno, ora ce lo dicono anche alcuni parlamentari della Lega e di Forza Italia per propagandare la Flat Tax al 15% (cosa assurda e demenziale che con una equazione semplice (ad una incognita) che si impara nella scuola media inferiore si capisce che è inproponibile, sostenendo che l’evasione fiscale è di 416.000.000.000 di euro l’anno. Stessa cifra che per sostenere l’equilibrio dei nostri conti in Europa vanno a dire i nostri politici.
    Ebbene, con 300.000.000.000 recuperati all’evasione fiscale si potrebbero dare qualcosa come 4.000.000 ( ha letto bene) di nuovi posti di lavoro con uno stipendio lordo di 75.000 euro l’anno, qusti nuovi posti di lavoro ridarebbero nelle casse dello Stato ogni anno ulteriori 84.000.000.000 di euro come I.N.P.S. e circa ulteriori 60.000.000.000 di euro come I.R.P.E.F.. Inoltre, ci sarebbero altri 40.000.000.000 di euro come T.F.R. in più ogni anno.
    Come vede rispettando la Costituzione ed il buon senso si potrebbero risolvere tutti o quasi i problemi del Paese: il lavoro, le pensioni che si potrebbe per assurdo tornare a regalarle come prima, il debito pubblico che potrebbe essere ridotto drasticamente in pochi anni, il fatto che finalmente i giovani avendo un lavoro sicuro potrebbero tornare a sposarsi e fare figli, etc..
    Il metodo che propongo oltre ad essere semplice non costerebbe nulla allo Stato perché i circa 30.000.000.000 di euro ogni anno da res

  25. Giuseppe Vitali

    Segue:
    restituire verrebbero compensati dal recupero dell’I.V.A. ora evasa come sostengo da sempre e dal 2012 anche dalla Corte dei Conti che dichiarava che ogni anno 36.000.000.000 di I.V.A. venivano evasi, che abbiano letto anche loro la pia proposta??????????????
    Come abbiamo visto nulla impedirebbe di mettere in piedi la mia proposta, ma la domanda già posta è: c’è qualche politico che vorrebbe portare avanti una cosa del genere, e se si il sistema glielo permetterebbe???????????
    Vorrebbe dire mettere le mani in un oceano di soldi sporchi e tagliare introiti di un mucchio di persone importanti.
    D’altra parte come già scritto invio questa proposta da 21 anni, faccio prima a dire a chi non l”ho inviata che a chi invece l’ho inviata, già nel 1996 mi sentii dire da alcuni giornalisti di economia: ” Dottore Lei dice cose sacrosante ma se noi pubblicassimo per intero quello che ci ha inviato il giorno dopo ci chiudono il giornale”. Come vede non è facile poter parlare di queste cose seriamente, d’altra parte a mai sentito qualche politico o “esperto” parlare in Tv di quello che si potrebbe fare con l’evasione fiscale o come recuperarla semplicemente???????
    Anche il meno dotato capisce che le cose per riuscire devono essere più semplici possibili e allora i nostri politici se ne inventano una ogni giorno sull’evasione fiscale, cos’ di trovata in trovata sono già passati circa 70 anni dalla fondazione della nostra Repubblica,
    Distinti saluti

    • Francesco Natali

      Ciao Giuseppe, se ho capito bene permettendo a ciascun cittadino di detrarre dalle proprie tasse ogni anno l’IVA pagata sugli acquisti, per lo Stato in termini di gettito erariale non cambierebbe niente.
      Ovvero il gettito erariale nel suo complesso aumenterebbe (a seguito dell’importo versato dalle partite IVA costrette a farlo) di un importo uguale alla sua diminuzione (a seguito della deduzione operata dai privati sull’IRPEF).
      Riassunto in una equazione:
      x=aumento gettito IVA
      y=diminuzione gettito IRPEF
      x-y=0
      Se questa mia estrema semplificazione è vera allora il tuo sistema potrebbe portare “solo” ad una redistribuzione del reddito secondo criteri di giustizia ma non ad un gettito maggiore.

      Lasciando il governo qualunque esso sia avrà pochi cittadini pronti a lamentarsi ma inermi, visto che con il voto non possiamo risolvere la questione.

      Al contrario il governo che adottasse il tuo sistema molto probabilmente perderebbe il voto di gran parte delle partite IVA che tra lavoratori autonomi, imprese individuali e società sono tanti e tanti milioni.
      Senza contare che le tasse sono alle stelle e se si costringessero le partite IVA pagarle molte di queste fallirebbero –> fallendo non pagherebbe più tasse –> e licenzierebbero dipendenti che non avrebbero più reddito da detrarre i quali si accanirebbero inesorabilmente su quel governo che mirava alla redistribuzione della ricchezza a loro favore.

    • Francesco Natali

      Ho usato in maniera confusa i termini deduzione e detrazione ma questa sarebbe una questione da approfondire su quale metodologia utilizzare tra le due. Comunque mi ha fatto piacere leggere il tuo commento perchè pure io avevo riflettuto su una soluzione analoga ma senza trovare una risposta adeguata e fattibile. Ciao.

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