Nel 2011 le emissioni di CO2 in Italia sono state pari a 393 milioni di tonnellate. E inaspettatamente siamo riusciti a rispettare i vincoli di Kyoto. Ma si tratta di un numero così grande che è persino difficile dargli un significato concreto. Per dire, equivale al peso di 78 milioni di elefanti.
UN CLIMA DI PIOGGIA
Dopo le alluvioni di novembre scorso tutti si sono concentrati sul micro (chi doveva sistemare gli argini, mettere in sicurezza, sbloccare fondi) e pochi sullo scenario macro. Molti hanno scritto e pensato “Vergogna, la politica non fa nulla per salvaguardare il territorio”, ma siamo sicuri che il problema non sia più complesso? Come sottolinea l’Ipcc nel suo quinto rapporto “L’influenza umana sul sistema climatico è chiara e le emissioni antropogeniche recenti di gas serra sono le più alte nella storia. I recenti cambiamenti climatici hanno avuto effetti diffusi sui sistemi umani e naturali”.
Insomma: non ci sono buone notizie. E il World Energy Outlook della Iea (International Energy Agency) per il 2014 ribadisce la difficoltà di perseguire il famigerato scenario 450 ppm.
Eppure, nel 2011 le emissioni di CO2 in Italia sono state pari a 393 milioni di tonnellate. Il dato ha permesso a molti di tirare un sospiro di sollievo: rispetto al picco del 2005, la diminuzione è di circa il 15 per cento. La crisi economica e il conseguente calo dei consumi energetici è stata la leva principale di questo risultato, ma molto dipende anche dalla penetrazione delle rinnovabili nella generazione elettrica. Di fatto, l’Italia ha rispettato il vincolo di Kyoto, contro ogni più roseo pronostico.
LE EMISSIONI DEGLI ITALIANI: PIÙ DI UN ELEFANTE A TESTA
Possiamo allora rilassarci? Evidentemente no. Prima di tutto perché il cambiamento climatico è un problema globale e il solo sforzo dell’Italia non è sufficiente ad arrestare la crescita della concentrazione di gas serra in atmosfera. Ma soprattutto, avete mai provato a pensare cosa significano veramente 393 milioni di tonnellate di anidride carbonica? Da piccoli si scherzava sul peso di un chilo di piombo e un chilo di piume. Ma ora rimane comunque la sensazione che, poiché parliamo di un gas (leggero e invisibile), la nostra mente fatichi a dare significato concreto a questi numeri. Vengono in mente la balenottera azzurra: 130 tonnellate; la Statua della libertà: 8mila tonnellate; una stazione spaziale: 450 tonnellate; un boeing 747: circa 400 tonnellate. La Costa Concordia pesava 114.500 tonnellate e la nave da crociera più grande del mondo può arrivare a 200mila. Difficile dunque trovare qualcosa di concreto che si avvicini vagamente al peso di un milione di tonnellate. E invece qui parliamo di 393 milioni di tonnellate ogni anno, più di un milione di tonnellate al giorno.
Un video prodotto da Alliance for Climate Protection e Current TV, tuttavia, suggerisce un immagine decisamente evocativa: elefanti. Un elefante pesa mediamente cinque tonnellate. Gli italiani sono 60 milioni. Mettendo insieme queste informazioni sapete cosa possiamo dire? Che ogni anno un italiano genera 1,2 elefanti di CO2. Hai una famiglia di quattro persone? Ti spettano cinque elefanti ogni anno. Allora su tutta la Penisola incombono 78 milioni di elefanti all’anno: 260 elefanti ogni chilometro quadrato di territorio italiano, isole comprese, ogni anno. Messa in questi termini sembra più difficile da ignorare, vero?
Se preferite una visione meno italo-centrica, potete facilmente tradurre nella nuova unità di misura le emissioni pro-capite dei principali paesi nel mondo.
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Alessandro Lanza
Brillante. Abbiamo bisogno di capire questi problemi anche da prospettive diverse se serve, e serve, a convincere gli scettici. Brava.
Sara Guerra
Grazie Dottoressa Stefania per la rappresentazione chiara e lampante! Gli elefanti sono la metafora perfetta. Volevo chiedere se e’ possibile avere un dato di “breakdown” delle emissioni di CO2: quanta proviene da consumi domestici, da industria di produzione, da logistica.
P.Gnolo
Utile. Però forse non volevi dire che lo scenario 450 ppm, è “famigerato” che vuol dire “che gode di pessima fama”.
Antonio Carbone
Ma il problema del dissesto idro-geologico ha bisogno di un approccio Micro, non Macro!
L’articolo è encomiabile sotto l’aspetto divulgativo riguardo alle emissioni di CO2, ma è fuorviante riguardo al dissesto idro-geologico (anche se in buona compagnia con la quasi totalità della “informazione”).
Spesso la differenza tra sicurezza e rischio è di pochi metri! È questo il messaggio che non passa! Fa più comodo buttarla in caciara nel grande calderone del “cambiamento climatico” (che esiste ma non può essere il pretesto per non fare le cose che si dovrebbero).
Qualche esempio per essere chiari e divulgativi:
Se costruisco un’area produttiva o un intero quartiere in un’area golenale di un fiume, questi andranno sott’acqua anche senza cambiamenti climatici.
Se una strada o una ferrovia sono sottoposti a costoni rocciosi, le pietre cadranno in testa ai viaggiatori anche senza cambiamenti climatici!
Scusate la semplificazione ma il fatto è che le cose stanno esattamente e semplicemente così.
Invece chi ha commesso queste idiozie urbanistiche e infrastrutturali si nasconde dietro il macro-problema (che esiste) dei cambiamenti climatici di moda.
Oppure arrivano quelli che “mettono in sicurezza” tipo Unità di missione governativa di “Italia sicura”. Stendiamo un velo pietoso perché questa è un’altra storia.
Dario Predonzan
Articolo brillante. Lo si potrebbe migliorare integrando le tabelle con i dati sulle emissioni di CO2 nel 1990 (base line del Protocollo di Kyoto) e nel 2006 (l’ultimo anno prima dell’inizio della crisi economica mondiale), per verificare quello che è successo a livello globale prima e dopo Kyoto e come sono messi, i principali emettitori, rispetto alla situazione di partenza.
Alberto Rotondi
Un metro cubo di CO2 pesa due chili. Tutta l’umanità emette circa 30 miliardi di tonnellate (GigaTon) all’anno. La Terra (mari e foreste) emette e assorbe circa 700 GigaTon di CO2 all’anno, in un gioco che secondo gli scienziati è molto vicino alla sommazero. L’uomo quindi si inserisce con una quantità molto piccola, ma in grado di perturbare il sistema. Delle 30 GigaTon umane la Terra se ne mangia circa 20, infatti la crescita del mondo vegetale sta accelerando di molto, come sannio tutti gli agronomi. Resta un eccesso di circa 10-12 GigaTon/anno, che si sta accumulando in atmosfera e ha portato in 50 anni le ppm di CO2 da 280 a 400. Un volume di 10 GigaTon di CO2 gasc, se ocupasse tutta l’Italia, sarebbe alto 16 metri, un volume pari a 100 volte il lago di Garda. Per stabilizzare il sistema, sarebbe quindi necessario ridurre almeno di 1/3 le emissioni umane. Gli effetti di questo eccesso di CO2, contrariamente a quanto si pensa, non si sono ancora manifestati, ma tutti i modelli prevedono effetti catastrofici nei prossimi 100 anni.