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Un vertice Rai scelto a caso

La proposta del M5s sul sorteggio dei consiglieri di amministrazione Rai è stata snobbata da tutti, ma è tutt’altro che una stupidaggine. Ci sono infatti circostanze in cui è ragionevole affidarsi al caso. L’ipotesi del M5S potrebbe essere un buon banco di prova.

La proposta del Movimento 5 stelle per il sorteggio dei consiglieri di amministrazione Rai, è stata snobbata un po’ da tutti. Per esempio Matteo Renzi l’ha subito liquidata sostenendo che «sarebbe l’abdicazione della politica: i più bravi devono guidare la Rai». Eppure è tutt’altro che una stupidaggine. Sull’uso del sorteggio esiste una diffidenza diffusa perché può sembrare irrazionale affidarsi al caso invece che a una scelta meditata. E tuttavia tutti sappiamo che in alcune vicende della vita si ricorre all’estrazione a sorte: perché lo si fa? Perché esistono circostanze in cui può essere ragionevole scegliere in modo non razionale e in cui pertanto il sorteggio è preferibile a qualsiasi altro meccanismo decisionale. Tali circostanze sono fondamentalmente due.
QUANDO VALUTARE LE ALTERNATIVE È DIFFICILE
La prima si verifica quando la valutazione delle alternative si presenta come un’attività, costosa e incerta, perché esse sono troppo simili o perché è difficile mettere a fuoco le differenze che contano. Si rischia di spendere una quantità enorme di energie senza avere alcuna ragionevole probabilità di scegliere l’alternativa veramente migliore. In tali casi, invece, il sorteggio risulta una soluzione rapida e ragionevole. Nel 2008, per esempio, la Compagnia di San Paolo, avendo deciso di finanziare mutui agevolati a cento giovani coppie, scelse di tirare a sorte le coppie beneficiarie tra la platea dei richiedenti: la compilazione di una graduatoria avrebbe richiesto tempo e non avrebbe necessariamente individuato i più meritevoli o i più bisognosi. Allo stesso modo Jon Elster in Solomonic Judgements (1989) aveva proposto di scegliere per sorteggio il genitore al quale affidare i figli in caso di divorzio, perché l’indagine giudiziaria su quale fosse il genitore più adatto sarebbe risultata penosa e inconcludente.
QUANDO POTREBBERO PREVALERE CATTIVE RAGIONI
La seconda circostanza si verifica quando esiste il rischio che nella scelta possano prevalere cattive ragioni. In questi casi il sorteggio costituisce una soluzione appropriata perché è meglio decidere sulla base di nessuna ragione che sulla base di una ragione cattiva. La fortuna cieca è preferibile al decisore astuto che ci vede fin troppo bene. Proprio per questo si ricorre o si è ricorso al sorteggio per la scelta dei giurati, per la posizione delle liste nelle schede elettorali, per i commissari dei concorsi universitari, per la formazione delle classi in alcuni licei, per la selezione dei grandi elettori nel processo di elezione del Doge nella Serenissima o si tira la pagliuzza per affidare incarichi estremi (evitando così che ci si coalizzi contro il più debole).
PERCHÉ NON PROVARE?
La scelta dei consiglieri di amministrazione della Rai rientra in queste due circostanze? A me pare di sì. È assai improbabile che un’indagine comparativa, per quanto accurata, possa realmente scegliere «i più bravi». Ed è invece probabile che possano prevalere altri criteri (fedeltà, lottizzazione).
Il sorteggio ha senso soltanto se si può supporre che le alternative siano ragionevolmente equivalenti o fungibili. Da questo punto di vista la proposta del M5S è tutt’altro che dilettantesca: immagina che l’Agcom predisponga un avviso pubblico e, dopo aver controllato i requisiti dei candidati, ne sorteggi cinque. Prevede poi che essi siano sottoposti a un’audizione da parte dalle commissioni parlamentari che potranno esprimere un parere sfavorevole sui candidati non ritenuti all’altezza. E in tal caso l’Agcom procederà a un altro sorteggio.
E se il consiglio di amministrazione così costituito dovesse rivelare gravissimi difetti? In questo caso sarà sempre possibile cambiare strada e introdurre altre procedure in futuro. Però conosciamo già benissimo a quali effetti porta il meccanismo delle nomine «meditate» (o politiche). Perché non provarne un altro?
Questo passo potrebbe essere utile al di là del caso Rai. Oggi il sorteggio in politica è decisamente sotto-utilizzato. Ampliarne l’uso – ovviamente nelle circostanze appropriate – potrebbe accrescere agevolmente la rapidità e l’imparzialità di alcune scelte pubbliche.
L’articolo è disponibile anche su www.tvsvizzera – radiomonteceneri

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11 commenti

  1. giuseppe

    con un pool da cui sorteggiare scelto da un agcom nominata così
    http://www.ilpost.it/2012/06/08/perche-le-nomine-agcom-sono-illegali/ ?
    stiamo sereni!

    • Gaetano Stucchi

      L’analisi di Bobbio ( degna di tanto cognome ! ) è impeccabile, e distrugge definitivamente la falsa ( e ipocrita ) percezione del sorteggio, proposto dal M5S, come pura provocazione. Nella discussione in corso il sorteggio fra candidati “validati” è l’unica soluzione che disturba veramente il controllo proprietario dei partiti sul servizio pubblico. Tuttavia non va sottovalutato il punto debole della proposta ( come dice Giuseppe ): chi sceglie i validatori ? Dato per certo che i commissari AGCOM non sono più indipendenti dalla politica di un CdA RAI eletto dalle Commissioni Parlamentari, come si esce da questo circolo vizioso ? L’unica cosa che riesco ad immaginare — oltre al filtro costituito dai pre-requisiti e dalle audizioni pubbliche dei candidati sorteggiati — è di raddoppiare il metodo proposto: cioè di costringere AGCOM a nominare secondo le stesse regole ( albo dei candidabili e sorteggio ) un comitato intermedio provvisorio, incaricato appunto e solo di eseguire la procedura di nomina del Cda RAI. Almeno si raddoppierebbe la barriera “casuale”, trasparente e selettiva tra le scelte fiduciarie della politica e i criteri di oggettiva competenza e qualità alla base di una lista pubblica di “ammessi al sorteggio”.

  2. giuseppina

    concordo con Lei prof, perchè non provare!? In fondo in questo modo si potrebbero evitare i classici meccanismi perversi che inficiano le decisioni.

  3. Marco

    Oggi bene o male qualcuno sta govenando in Italia, ma la crisi politica di un paio di anni fa mi aveva portato a pensare che l’unica soluzione sarebbe stata sorteggiare i parlamentari a partire da una rosa di candidati. Una rosa abbastanza ampia e dei criteri da definire per avere persone con un buon livello culturale minimo (laurea?) e magari esperienze utili (lavorative, di relazione…?). Il caso avrebbe così rotto quei meccanismi di scambio di favori e di politica corrotta che si autoalimenta. Potrebbe bastare anche solo una legislatura, per potere così ripartire da zero e cominciare da una situazione sana… o quasi.

  4. loredano

    il sistema elettivo che ha retto, bene, la repubblica di venezia per secoli era un misto di sorteggio e scelta
    abbiamo una evidenza di funzionamento

  5. Paolo

    Riconosco che il sorteggio casuale offre garanzie di imparzialità. Ma è l’imparzialità il criterio cui ispirare una scelta così strategica per la in-formazione e l’identità culturale del paese? Scegliere il supermanager della RAI è assimilabile a un concorso con curriculo per un dirigente della PA?
    Gli esempi elencati da Bobbio di decisioni fondate su sorteggio fanno riferimento a situazioni davvero assimilabili a quella in gioco? Mutui agevolati, genitori affidatari ecc. Si tratta di beneficiari, destinatari ultimi della decisione. Non è invece la decisione sulla RAI la scelta su un soggetto che, a sua volta, avrà la responsabilità di produrre ulteriori decisioni? Non “grandi numeri” dove il sorteggio può produrre soluzioni efficaci ed eque, ma un caso ‘singolare’ e ripetibile solo ogni x anni.
    Certo in Italia sono comprensibilissimi i timori delle degenerazioni partitocratiche. Ma è col sorteggio che fuori Italia si scelgono CEO e CdA? Non è la RAI – nell’epoca dello strapotere della Tecnica e della Finanza globalizzati – uno dei pochi ambiti rimasti a disposizione della Politica nazionale? Non è forse vero che in questo momento della vita politica italiana – cfr. Incalza-Lupi – contro il potere dei grandi manager da più parti si torna a invocare lo spoils-system cioè una politica meno subalterna ai grandi burocrati? È poi molto diversa dal punto di vista della rilevanza il caso RAI da quello INPS (che gestisce circa il 20% del PIL)? Anche qui sperimentare il sorteggio?

    • Gaetano Stucchi

      Ragionevoli gli interrogativi proposti da Paolo. Provo a rispondere punto per punto.
      1. Il sorteggio proposto dal M5S non garantisace solo imparzialità, ma imparzialità fra candidati validi.
      2. È vero che i sorteggiati dovranno a loro volta prendere decisioni con competenza, ma sopratutto con indipendenza : qualità indispensabile ( competenza senza autonomia = efficienza eterodiretta ) più di una managerialità o di una eccellenza non facili da definire in modo oggettivo nel settore della produzione culturale.
      3. Il rimando alle soluzioni adottate « fuori Italia » per lo stesso tipo di problema è fuorviante : se nel nostro paese avessimo lo stesso livello di cultura civica o di etica politica di UK o Germania, il problema si porrebbe con drammaticità assai minore ( e le soluzioni possibili sarebbero più normali ).
      4. Del resto si vedano gli andirivieni di Renzi e dei suoi rispetto al modello duale della BBC, evidentemente sentito come un eccessivo allentamento del controllo « politico » sul servizio pubblico.
      5. La contrapposizione fra Tecnica – Finanza da un lato e Politica dall’altro, così come fra burocrazia e spoil system, è molto fuorviante e spudoratamente ottimista : abbiamo sotto gli occhi prove evidenti di complicità oggettiva e sistematica ( intenzionale ! ) fra i due livelli. Non due mondi – ideologie – sistemi di potere in conflitto, ma al contrario reciprocamente funzionali e corresponsabili : certo non in teoria, ma nel concreto caso storico Italia !
      6. La scelta di Boeri viene citata a sostegno della tesi anti-sorteggio, ma purtroppo è l’eccezione che conferma la regola : che mi dici, Paolo, della maggior parte dei suoi predecessori ? non sarebbe stato meglio sorteggiarli ?

  6. bob

    ..una proposta frutto di un Paese che non vuole e non ha memoria storica e che è guidato da saltimbanchi improvvisati che non sanno dove mettere mano. Un principio del genere contrasta in maniera evidente con il concetto di progetto e programmazione politica, di sistema-Paese, di indirizzo e di linne guida lungimiranti. Per dirlo con una metafora: i bidelli divenuti presidi!!

    • Piero Borla

      Da un paio d’anni i revisori dei conti nei comuni ed enti locali sono nominati per sorteggio (D.L. 13/8/2001, art. 16 comma 25). In questo caso si tratta di rompere il legame fra controllori (i revisori) e controllati (gli organi istituzionali dei comuni, che prima nominavano i revisori) E’ presto per dire se il sistema funziona; potrebbero emergere aspetti non positivi. Volendo sviluppare la proposta, bisogna lavorare sulla selezione della platea fra cui operare l’estrazione : quali requisiti, e chi li verifica (l’AGCOM non sembra l’organismo più adatto). Come è già stato detto, la Repubblica di Venezia seguiva un procedimento molto complicato

      • bob

        ..considerando anche il periodo storico la repubblica di Venezia era 4 osterie, 4 fondachi e un gruppo di signorotti che il fine settimana andavano a ubriacarsi a Mirano. La mia è una battuta ma credo che non possiamo fare esempi o accostamenti del genere……….se non per altri banali e beceri motivi

  7. LeM

    A questo punto proporrei anche di sceglierli coi gratta e vinci: sarebbe più coerente per uno stato che si regge sui proventi delle lotterie e sulla vendita di droghe legalizzate (sigarette)…

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