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Se tra i più ricchi aumentano i pensionati

Come è cambiata la distribuzione del reddito negli anni della crisi? Un’analisi su dati amministrativi per la provincia di Trento ci dice che la quota di reddito totale del gruppo più povero è scesa, così come quella dei più ricchi. Ma tra questi ultimi sono aumentati i pensionati.
Effetti della crisi
La grande recessione iniziata nel 2008 ha colpito duramente l’economia italiana. Il Pil reale procapite del 2014 è risultato di circa il 16 per cento inferiore rispetto al 2007, ma la distribuzione del reddito non pare essere cambiata in maniera significativa. Su lavoce.info Andrea Brandolini ha efficacemente spiegato che la disuguaglianza familiare è rimasta sostanzialmente costante se misurata con indici come quello di Gini e utilizzando dati di indagini campionarie sui redditi e sui consumi delle famiglie italiane. Questo perché l’effetto della grande recessione è stato di deprimere il potere d’acquisto delle famiglie più povere, ma anche di quelle più ricche. Il problema delle indagini campionarie, tuttavia, è che rappresentano poco fedelmente gli estremi della distribuzione dei redditi.
Per capire qualcosa di più della dinamica dei redditi bassi e alti è quindi necessario usare fonti di dati amministrativi. Presso FBK-Irvapp, grazie alla collaborazione con l’Istituto di statistica della provincia autonoma di Trento, abbiamo recentemente potuto studiare tutte le dichiarazioni, previamente rese anonime, dei redditi individuali (modelli Unico, 730 e 770) dei residenti della provincia di Trento, percepiti a partire dall’anno 2007 (ossia subito prima dell’inizio della crisi) fino al 2012. Certo, il Trentino non è l’Italia, ma la distribuzione dei redditi di questa provincia non è così dissimile da quella dell’intero paese e, soprattutto, questi sono gli unici dati amministrativi sulle dichiarazioni individuali ai quali sia stato fin qui possibile avere accesso.
Le variazioni per quattro gruppi di reddito
Nelle analisi qui presentate abbiamo diviso la distribuzione dei redditi complessivi (ossia lordi) in quattro gruppi. Sulla base del loro ordinamento dal più basso al più alto, abbiamo identificato tre quantili: il 10°, che indica il livello di reddito tale per cui nella popolazione dei contribuenti c’è il 10 per cento di individui con reddito inferiore a esso; il 50° (o mediana), che indica il reddito che divide la popolazione esattamente in due; e infine il 99°, che indica il livello di reddito superato solo dall’1 per cento della popolazione totale. Quest’ultimo gruppo aveva nel 2007 un reddito medio di 180mila euro (ai prezzi del 2014), quasi nove volte quello dell’intera popolazione. All’altra estremità, i contribuenti con il reddito più basso (sotto il 10° percentile) percepivano mediamente circa mille euro, complessivamente solo 0,5 per cento del reddito complessivo di tutta la provincia.
La figura 1 illustra la dinamica della quota del reddito totale nei quattro gruppi considerati. La linea che identifica i redditi più bassi è decrescente e sempre sotto lo zero e indica che la variazione percentuale della quota del reddito totale, già esigua, di questo gruppo si è ulteriormente assottigliata, di circa il 5 per cento nel corso del periodo considerato.
La linea che identifica la quota del reddito dei più ricchi rispetto al reddito totale della popolazione trentina mostra una riduzione ancora maggiore, di circa il 10 per cento, anche se è opportuno ricordare gli elevati livelli di reddito di partenza di quest’ultimo gruppo.
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Ma quali sono le principali fonti di reddito dei contribuenti trentini? I dati di cui disponiamo ci consentono di distinguere i contribuenti tra tre tipi di reddito prevalente: (i) da lavoro dipendente, (ii) da pensione e (iii) ‘redditi altri’ (da impresa, da lavoro autonomo e da capitale finanziario, quando riportato nella dichiarazione dei redditi). Il capitale immobiliare è stato escluso per ragioni di coerenza contabile tra diversi anni.
Tra i contribuenti con reddito oltre l’ultimo percentile, nel 2007, si trovavano per lo più (56 per cento) soggetti la cui fonte principale erano i ‘redditi altri’. I rimanenti (circa il 40 per cento) erano soggetti con reddito prevalente da lavoro dipendente oppure da pensioni (4 per cento). Per contro, per oltre il 70 per cento dei contribuenti situati nel primo decile della distribuzione dei redditi (quelli più poveri) la fonte principale di reddito era costituita da lavoro dipendente.
Come è mutata la composizione per fonte di reddito di questi gruppi di contribuenti dall’inizio della crisi al 2012? La figura 2 riporta le variazioni delle quote dei contribuenti per tipo di reddito prevalente rispetto al 2007, limitatamente al primo decile (figura in alto) e all’ultimo percentile (figura in basso). Le variazioni delle quote di percettori per diverse fonti di reddito prevalente risultano relativamente contenute (al più del 10 per cento) nel caso dei contribuenti rientranti nel primo decile. Per quanto riguarda i contribuenti con redditi oltre il 99° percentile, invece, la quota di soggetti la cui fonte di reddito maggiore sono i ‘redditi altri’ risulta diminuita del 20 per cento, mentre è notevolmente aumentata la quota dei percettori di reddito da pensione. Infatti, la presenza di costoro nell’ultimo percentile è aumentata di oltre il 60 per cento, un incremento che – per quanto ci è dato sapere – non ha eguali in nessun altro paese. È evidente che ciò è conseguenza della maggiore neutralità dei redditi da pensione al ciclo economico, ma rimane pur sempre un fenomeno rilevante considerato il perdurare della crisi economica.
Negli Stati Uniti, e non solo, si parla spesso del fenomeno dei “working-rich”, ossia dell’aumento della quota di percettori di reddito da lavoro tra i soggetti collocati nei percentili più alti. Se il fenomeno che abbiamo evidenziato per il Trentino fosse confermato anche per tutto il territorio nazionale e proseguisse nei prossimi anni, si dovrà trovare un termine nuovo per denotare questa peculiarità tutta italiana.
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Contro la povertà 80 euro non bastano

  1. Rainbow

    Qualcuno comunichi questa richiesta a Floris ed a Ballarò,ed altri talk-show simili che,ogni volta che si parla di pensioni,ci mostrano pensionati con redditi miseri che non arrivano a fine mese! La cose sono sempre più complesse di come appaiono o vengono fatte apparire specie in televisione dove si banalizza tutto! Inoltre,per quanto concerne le pensioni,c’e’anche da dire,e non lo fa nessuno,che mentre le retribuzioni del pubblico impiego,per esempio,ed anche alcune categorie del settore privato,sono bloccate da anni ( perdita di potere d’acquisto perche’i contratti sono bloccati dal 2010), le pensioni,tranne quelle più alte,sono state rivalutate all’inflazione ( anche con inflazione ferma o bassissima!)!

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