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I soldi al popolo greco. E quelli alle sue banche

Il bail-out della Grecia del 2010 ha sostituito debito privato con debito pubblico. E certo parte delle risorse sono finite a banche tedesche e francesi. Ma perché gli aiuti alle banche greche non dovrebbero essere conteggiati nel totale di quanto ricevuto dal popolo greco? Due questioni separate.

Chi ha preso i soldi dei bail-out. E quando
In un nostro recente articolo, abbiamo cercato di confutare la tesi secondo cui tutti i soldi del bail-out del 2010 siano serviti per salvare le banche di alcuni paesi, a danno dei cittadini greci. Che una parte, anche significativa, sia finita nelle casse delle banche estere è invece naturale dal momento che il piano (sui cui meriti si può discutere) si proponeva di sostituire debito privato con debito pubblico per proteggere il sistema finanziario europeo e allo stesso tempo rendere il debito greco più sostenibile.
Luigi Zingales risponde ricordando, giustamente, che nel calcolo del dare e avere bisogna tenere conto che le istituzioni europee hanno erogato, a fine 2011, solo 72,8 miliardi dei 110 promessi dalla Greek Loan Facility.
L’obiezione è fondata, ma è pur vero che il resto dei fondi promessi sono poi arrivati nel 2012, insieme a quelli del secondo piano di aiuti. Zingales, citando alcuni dati riportati da Yannis Mouzakis, sostiene che solo 27 miliardi (l’11 per cento) dei complessivi 237 miliardi dei due programmi di bail-out siano andanti al governo greco.
La tesi non ci convince, perché l’analisi da lui citata non sembra tenere in conto che, per esempio, i 122 miliardi circa allocati a rimborso di interessi e capitale sono in parte finiti a imprese, banche e cittadini greci. Anche i 48 miliardi circa utilizzati per la ricapitalizzazione delle banche greche non sono forse un aiuto indiretto ai cittadini greci? Dopotutto, le banche greche furono ricapitalizzate anche perché non in grado di recuperare gran parte dei prestiti fatti a imprese e famiglie greche. Ecco perché riteniamo sia più corretto guardare ai dati della Bank of International Settlements (Bis), che consolidano i crediti esteri delle banche e tengono in conto della nazionalità del creditore effettivo. Secondo i nostri calcoli (maggiori dettagli a disposizione sulla nostra pagina web), circa il 50 per cento dei 72,8 miliardi erogati fino al dicembre 2011 sono finiti nelle casse delle banche tedesche e francesi. La percentuale scende al 25 per cento dei fondi erogati invece fino al giugno 2012 (149 miliardi).
Tre obiezioni a Tsipras
La nostra impressione è che Zingales metta insieme due questioni che sono separate: la prima è se i creditori siano stati sufficientemente puniti per la loro mancanza di prudenza (eccesso di credito nei confronti dei paesi periferici), la seconda è se la Grecia abbia ricevuto abbastanza denaro dai due programmi di salvataggio.
Per quanto riguarda la prima, Zingales ha ragione e noi stessi abbiamo scritto nel maggio 2010 che la Grecia doveva andare al default con l’assistenza delle istituzioni. È probabile che una punizione maggiore per i creditori fosse opportuna (come sosteneva la Germania), anche se esistevano preoccupazioni legittime sui rischi di contagio e sulla possibilità di organizzare un default concordato in tempi ragionevoli. Evitare un eccesso di contenzioso e dare subito crediti agevolati alla Grecia era necessario per consentire al governo greco di coprire disavanzi enormi e alleggerire il costo della ristrutturazione fiscale.
Per quanto riguarda invece la seconda questione, di cui si lamenta Alexis Tsipras, e cioè che il popolo greco non ha visto un soldo, conviene lasciare da parte il problema del se e quanto siano stati puniti i creditori. Non ci è chiaro perché un eventuale favore alle banche tedesche e francesi abbia comportato un danno per il popolo greco.
A noi sembra ragionevole fare a Tsipras le seguenti obiezioni.

  1. L’affermazione secondo cui “i soldi delle istituzioni che sono serviti a ripagare i creditori non sono andati al popolo” è, quanto meno, controversa. Gli interessi che paga il governo greco sul proprio debito sono parte del pagamento posticipato di un beneficio reale ricevuto in passato. Se il pagamento è fatto da un’istituzione esterna alla Grecia, vuol dire che il popolo greco ha avuto qualcosa senza pagarla.
  2. Quando noi e Zingales facciamo la differenza tra i soldi ricevuti dalle banche e quelli dati a prestito al governo greco, trascuriamo di sottolineare che questa transazione include il vantaggio (per il governo greco) dell’allungamento delle scadenze e della riduzione degli interessi. Secondo Olivier Blanchard, “la trasformazione di debito privato in pubblico avvenne con termini molto migliori per il governo greco, in particolare con tassi al di sotto del mercato e scadenze più lunghe”. E, infatti, “la spesa per interessi nel 2014 era di 6 miliardi di euro (3,2 per cento del Pil), contro i 12 miliardi del 2009”, ovvero prima del primo bail-out. Per esempio, i tassi di interesse sui prestiti bilaterali del Greek Loan Facility erano vicino al 3 per cento, quando i rendimenti di mercato sui titoli greci erano più del doppio. E i prestiti successivi, attraverso il Efsf, hanno tassi ancora inferiori.
  3. Non si capisce perché l’aiuto ingente alle banche greche sia da espungere dal totale degli aiuti al popolo greco. È vero, come dice Zingales, che la fuga dei capitali ha vanificato l’effetto positivo che l’aiuto avrebbe avuto sull’economia greca, ma la fuga è responsabilità del governo greco (soprattutto, negli ultimi mesi, delle tattiche di Syriza). Infatti, come scrive John Cochrane, una delle differenza tra gli Stati Uniti e l’Europa è che se, per esempio, Chicago fallisse le banche di Chicago non fallirebbero. Al contrario, le banche europee sono nazionali e, anche per le distorsioni indotte dalle regole di bilancio di Basilea, sono piene di titoli del debito pubblico del proprio paese. Quindi, il fallimento di un paese comporta quasi automaticamente il fallimento del suo sistema bancario. Una soluzione potrebbe essere la “europeizzazione” delle banche proposta dallo stesso Zingales, ma che difficilmente è attuabile nei tempi strettissimi dettati dell’evolversi della crisi greca (e, più in generale, del debito dei paesi della periferia dell’Eurozona).
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  1. Rainbow

    Analisi condivisibile,specie nel passaggio”non si capisce perché, in questa contabilità, i soldi ricevuti dalle banche greche devono essere espunti dal conteggio”! Mi sembra lapalissiano che le risorse confluite nelle banche greche, o a titolo di ricapitalizzazione, o ad altro titolo, siano state un aiuto indiretto all’economia della Grecia evitando il collasso del suo sistema creditizio! In tutta questa contabilità, sarebbe utile conoscere, in definitiva,sul totale degli aiuti, la quota parte confluita nelle Banche francesi e tedesche,e quella rimasta in Grecia,tra aiuti alle Banche greche, fondi al governo Greco,ai risparmiatori, etc! A spanne, leggendo tutte queste ricostruzioni ,siamo a 50 e 50, più o meno; quindi e’assolutamente falso che in Grecia non sia rimasto niente,come sostengono i populisti! Per quanto riguarda l’haircut del 2012, che secondo alcuni non avrebbe praticamente comportato perdite ai creditori esteri (ossia,non sarebbero stati puniti abbastanza!) perché costoro avrebbero smobilizzato prima i titoli greci (li avrebbero mollati alle istituzioni Ue, Fmi che avrebbero finanziato il salvataggio), c’e’anche da dire che è ragionevole presumere che parecchi intermediari ( perché il salvataggio non era scontato, né prevedibile a priori), non appena lo spread cominciò a salire e questo accadde nel febbraio 2010, abbiano venduto in perdita i titoli greci sul mercato secondario (perché “scottavano”, la Grecia era a rischio default!) contabilizzando perdite.

  2. marcello

    Se la disaggregazione dei bailout doveva servire a legittimare queste conclusioni allora ci si poteva limitare a riportare quello che hanno sempre detto i tedeschi chi ha debiti ha sempre torto. Le banche USA non falliscono perchè hanno investito in titoli pubblici, in compenso “falliscono” perchè hanno derivati e impieghi che sono multipli a n cifre del loro capitale. Per esempio le prime 4 banche USA hanno capitali per qualche centinaio di miliardi e impieghi per oltre 3 volte il PIL mondiale.
    Nel 2009, le banche italiane erano piene di risparmiatori che avevano investito in attività rischiose il cui valore era svanito, anche quelli che avevvano fatto semplici operazioni pct. Non mi smebra che qualcuno li abbia rimborsati.
    Non ricordo che tutti abbiano detto che i bailout hanno salvato SOLO le banche Tedesche e Francesi: Ma è sicuro che le banche Tedecshe e Francesi avevano leve fuori scala e, se non tutte, diverse avrebbero avuto gravi problemi di bialncio. La Germania aveva salvato le banche locali e commerzbank impiegando alcune centinaia di mld, le banche francesi avevano leve attorno a 50.
    Un investimento in titoli è rischioso e se non ci si assicura con CDS, soprattutto quando almeno dal 2004 (inchiesta di Le Monde) si sa Urbi et Orbi che è il paese è in grave dissesto, la responsabilità non può essere traslata sull’emittente, come è avvenuto trasformando i titoli in prestiti e facendosi rimborsare. Chi è più forte sceglie le regole che si rispettano?

  3. ambrogio molteni

    l’articolo di Borri/Reichlin mi sembra perfetto, e smantella uno dei miti che circolano sui “salvataggi” della Grecia. Però non parla dell'”hair-cut” del marzo 2012, riferito ai debiti della Grecia verso i privati; penso che anche questo importante fattore vada tenuto in considerazione nel “dare/avere”.

  4. bob

    ancora nessuna sa e ne discute di quale Europa vogliamo fare, per cui il dibattito rimane meramente contabile invece deve essere principalmente politico. Premettendo che siamo in un Paese con altra presenza di populisti all’ingrosso e smemorati di lungo corso, personalmente sono allergico alla artificiosa creazione di ” luoghi comuni” e di ” nemici da combattere”. Per cui addossare tutte le responsabilità alla Germania è frutto di quanto detto sopra. E’ colpa della Germania se 35 anni fa fece il progetto Golf invece della “truffa” Arna- Alfa Sud, diventando il primo produttore di auto al mondo? E’ colpa della Germania se ha delegato il futuro della Chimica a gruppi con Henkel e Bayer invece che delagarli ” al varacchinaro di Treviso”? E’ colpa della Germania se per 20 anni abbiamo avuto Ministro delle Riforme un signore alticcio di Varese? Allora posso criticare alcune leggi europee palesemente sbilanciate verso interessi “nordici” ( vogliamo vedere chi siede tra i banchi di Bruxelles?) ma fare finta di non ricordarsi gli ultimi 30 anni di politica macchietta italiana oltre che da ingenui è dannoso per noi stessi….e per i nostri figli

  5. Roberto Boschi

    E’ appurato che una parte dei soldi del bail out sia andato alle banche Greche, un’altra parte alle banche Francesi e Tedesche. Non si riesce a capire quanto agli uni e quanto agli altri, ma che sia andata così nessuno lo mette più in dubbio. Quindi primo punto fermo: una parte dei soldi che ha messo il Governo Italiano (insieme agli altri Paesi che partecipano all’ESFM – ESM) ha permesso di rimborsare crediti di banche Francesi e Tedesche.
    Vorrei introdurre una nuova variabile non considerata dai 2 autori: chi erano (sono?) i soci/proprietari delle banche Greche salvate? E’ una domanda a cui non so rispondere, ma a suo tempo ho letto che le partecipazioni di Banche Francesi e Tedesche nel capitale delle banche Greche era, allora, rilevante. Ripeto: non ho trovato fonti a riguardo, ma, se così fosse, una parte degli aiuti alle banche Greche sarebbe, di fatto servita, ancora una volta, alle francesi e tedesche. O no? sarebbe utile che i 2 autori indagassero anche questa linea, così da dissipare i dubbi di molti (anche i miei) di voler “piegare” i dati per confutare la tesi del salvataggio delle banche europee e non per voler fare chiarezza.
    Grazie della eventuale e gradita risposta.

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