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Tasse sulla casa, sì o no?

L’abolizione della Tasi sulla prima casa è probabilmente una mossa elettoralmente efficace, ma allontana il sistema fiscale dagli obiettivi di equità che si prefigge. Per dar respiro al mercato immobiliare, è meglio alleggerire le imposte sulla compravendita e aggiornare i valori catastali.

Buone soluzioni, anche se non le migliori possibili
La promessa dell’estate – l’abolizione della Tasi sulla prima casa – ribadita con forza al Meeting di Rimini di Comunione e liberazione dal presidente del Consiglio, si appresta a diventare uno degli argomenti caldi del prossimo autunno.
Prescindendo dal ruolo redistributivo e di equità dell’imposta, alcune difficoltà dell’operazione sono già state efficacemente illustrate da Massimo Bordignon che ha sottolineato come, al di là del problema delle coperture, l’ennesimo intervento sull’imposizione sulla prima casa rischi di complicare ulteriormente il sistema della tassazione degli immobili nel nostro paese, già abbastanza ingarbugliato, senza risolverne alcune distorsioni.
Ma la questione farà discutere perché la maggioranza degli italiani paga la Tasi sulla prima casa. L’imposta genera un flusso ingente di risorse per l’erario: 3,5 miliardi, ben 58 euro e 50 centesimi in media per ogni cittadino italiano. Si tratta di un’imposta sul patrimonio immobiliare: l’unica rilevante imposta patrimoniale del nostro sistema tributario. Altri tipi di patrimoni non sono tassati, al di là della volontà politica di farlo, perché la loro mobilità ne rende molto difficile l’accertamento. Tant’è vero che nel novembre 2012 nel presentare l’Imu (come l’imposta fu allora chiamata), il neo-nominato presidente del Consiglio, Mario Monti, fece riferimento proprio all’impossibilità di colpire altri tipi di patrimoni, suggerendo il ruolo dell’Imu come parziale patrimoniale. Certo, non la soluzione ottimale, ma il meglio che si potesse fare in un sistema economico pervaso dall’evasione fiscale, quella che gli economisti chiamano una soluzione di second best. Si trattava cioè di una soluzione pragmatica capace di raggiungere obiettivi concreti anche se non esattamente quelli migliori in assoluto.
Il termine sembra suggerire il contrario, ma in molti casi questo tipo di soluzioni pragmatiche è da preferirsi a quelle ottimali – di first best. Dani Rodrik in un suo contributo fondamentale del 2008 ha mostrato l’importanza delle soluzioni pragmatiche – apparentemente non ottimali – nel processo di riforma delle istituzioni nei paesi in via di sviluppo, nei quali l’entità dell’economia sommersa e il malfunzionamento dei mercati rendono impossibile replicare soluzioni ottimali in stile occidentale.
Riformare la Tasi, non abolirla
Il dibattito sulla Tasi e sulla sua abolizione ha ignorato finora il ruolo che questa può svolgere come pragmatica soluzione all’impossibilità di introdurre un’imposta patrimoniale generale nel contesto italiano, caratterizzato da tassi di evasione ed elusione fiscale simili a quelli di un paese in via di sviluppo.
La Tasi è stata giustamente presentata come local tax – imposta cardine del federalismo fiscale. Ma non si può trascurare il suo ruolo nella tassazione sui patrimoni nel nostro paese, dove l’80 per cento della popolazione vive in una casa di proprietà e oltre il 30 per cento dell’attività economica è sommersa.
La Tasi è un’imposta calcolata sulla rendita catastale: il possesso dell’immobile genera un reddito (figurativo) che viene tassato. Dal punto di vista dell’equità, si tratta di un reddito da capitale come altri e non vi è motivo di distorcere il sistema fiscale con un trattamento di favore. D’altra parte, in molti casi la Tasi rappresenta un peso eccessivo per quelle famiglie che si trovano a dover pagare un’ingente somma di imposta sulla prima casa, pur avendo un reddito basso: si tratta di una criticità riscontrata e conosciuta.
Per risolverla, occorre chiedersi perché famiglie con redditi bassi vivano in case con una rendita catastale elevata. Se trascuriamo le dimensioni affettive che possono legare una persona alla sua abitazione, di cui un sistema tributario non si deve far carico, rimangono tre possibili risposte: 1) le rendite catastali non riflettono il reale valore degli immobili, 2) è complicato e dispendioso vendere casa e comprarne un’altra proporzionata alle proprie possibilità economiche, 3) il reddito reale della famiglia è in realtà più alto di quanto non appaia dalle dichiarazioni dei redditi.
Si tratta di tre situazioni concrete che si verificano di frequente. Le prime due suggeriscono possibili interventi di riforma della Tasi: da una parte l’aggiornamento delle rendite catastali, troppo spesso non allineate al reale reddito figurativo generato dalle abitazioni, dall’altra l’alleggerimento delle imposte sull’acquisto della prima casa, che stimolerebbero il mercato e favorirebbero una più razionale allocazione delle abitazioni.
La terza situazione, invece, suggerisce che la Tasi sulla prima casa è uno strumento pragmatico – di second best appunto – per il recupero dell’evasione fiscale e che quindi non dovrebbe essere abolita.
L’articolo è disponibile anche su www.tvsvizzera.it

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26 commenti

  1. F. M. Vergari

    Sostenere che un sistema fiscale non debba farsi carico del legame affettivo che lega una persona alla prima casa spiega benissimo perchè la TASI sia tanto odiata dalla stragrande maggioranza degli italiani e come la scienza tributaria, pur discettando di equità orizzontale e verticale, sia essa stessa spesso iniqua e arida.
    F.M. Vergari

  2. Vito Di Lascio

    Famiglie con redditi bassi possono vivere in case con reddita catastale alta anche per altre ragioni. Ad esempio: 1)case ereditate; 2)case costruite in un periodo storico durante il quale si aveva un più alto reddito; 3)case costruite con sacrificio attingendo ai risparmi. In tutti e 3 i sopra citati casi, l’abitazione é stata già largamente e lungamente tassata, direttamente o indirettamente (risparmi), ed ora viene ingiustamente ed elevatamente “ritassata”.

  3. serlio

    ci risiamo: i soliti intellettuali che tengono conto che un’immobile costa e non rende (si certo non c’è la spesa per l’affitto, ma la si confronti con il mancato reddito da interessi, i costi per l’acquisto e un eventuale mutuo ed ecco che la convenienza diviene piuttosto esigua). Bella la storia del reddito figurativo, ma una mancata spesa non equivale ad un reddito, non ho più soldi in tasca da spendere per altre cose.

  4. Sono perfettamente d’accordo con l’autore. Bella la soluzione del rebus tasse immobiliari alte vs reddito basso del proprietario! La tassazione della prima casa è socialmente giusta, economicamente sana, potrebbe essere ambientalisticamente utile e rimane fiscalmente indispensabile. Sarebbe più valido eliminare invece la tassazione delle transazioni, antieconomica (frena la destinazione più efficiente delle risorse delle famiglie) e ingiusta (i grandi proprietari la evitano attraverso intestazioni societarie). E sconcertante che il presidente del consiglio di un governo di centro sinistra abbia proposto l’abolizione delle tasse sulla prima casa, reintrodotta nelle condizioni che tutti ricordiamo; ma è ancora più sconcertante che a parte l’autore e alcuni ambienti accademici nessuno protesti, anzi che tutte le forze politiche e sociali, sindacati dei lavoratori come quello degli imprenditori, applaudano alla misura che danneggia i loro interessi!

  5. Daniele Marcucci

    A mio avviso usare la Tasi sulla prima casa come strumento patrimoniale è un errore, perche si introduce l’ennesima distorsione del sistema fiscale, si perde il legame fra la tassa e lo scopo per cui dovrebbe essere usata: la Tasi dovrebbe finanziari i servizi locali, questo è il suo scopo e così dovrebbe essere usato il gettito. In questo modo gli italiani sarebbero più consapevoli ed ipoteticamente potrebbero anche pagare volentieri, vedendo i benefici che ne derivano. Usare quindi la Tasi per compensare altri problemi del sistema fiscale non fa che rendere la situazione più ingarbugliata.

    • Amegighi

      Ma è così: Tasi=TAssa sui Servizi Indivisibili. Servizi Indivisibili dei Comuni. (polizia locale, protezione civile, viabilità, manutenzione del verde pubblico, tutela dell’ambiente, del territorio, degli immobili comunali, del patrimonio storico, artistico e culturale, pubblica illuminazione, socio-assistenziali, cimiteriali e relativi alla cultura e allo sport.) Tanto è vero che il Comune (il Comune) deve anche stabilire l’elenco dei Servizi a cui verranno destinati i soldi raccolti.
      Un bell’esempio di come in Italia, da una parte l’ “ignoranza” dei cittadini (che non vanno a leggere e a informarsi) e dall’altra la “furbizia” di certi politici, distorce totalmente la realtà.

  6. Rainbow

    Concordo completamente con il Prof. Brunori che ringrazio per aver scritto questo articolo che comprova con solide argomentazioni la ratio delle tasse sulla casa! Peccato che siamo in pochi a pensarla cosi,la vulgata populista,corroborata da tanti analisti,e’invece entusiasta della paventata abolizione delle tasse sulla casa; per questa ragione Renzi si sta orientando ad abolire le tasse sulla casa,invece della più utile riduzione delle tasse sul lavoro,o sulle imprese (Corporate Tax,Irap,etc) che agendo sull’offerta potrebbe migliorare la competitivita’favorendo crescita,sviluppo ed occupazione ( altro che jobs act!).
    Le tasse sulla casa esistono, in misura anche maggiore, persino negli U.S.A,ed in U.K,paesi liberisti a bassa tassazione! Non e’vero che la prima casa non produce alcun reddito,essa fornisce il cosiddetto “servizio abitativo”,ossia il mancato pagamento dell’affitto,contabilizzato nel P.I.L Nazionale! Premetto che parlo contro il mio interesse perche’ posseggo due case,e pago volentieri le tasse su di esse non ritenendo,come idea generale,che le tasse siano”il male assoluto” come va di moda da qualche tempo; e poi’ lo ritengo politicamente giusto,sono un antipopulista,e so che quelle tasse finanziano gli Enti Locali che mi restituiscono quei denari sotto forma di Trasporto Pubblico,Assistenza Sociale,strade,asili nido,etc! In Italia,da qualche tempo,vige una clamorosa ipocrisia di cui nessuno si accorge! Da un lato Si chiede allo Stato una maggiore presenza per tante cose,come assistenza e gestione dei profughi ( lo chiede persino Salvini che vorrebbe più controlli,e quindi più risorse per selezionare gli arrivi!),più stanziamenti per la scuola,perla ricerca,per le pensioni(allentare la Legge Fornero!),etc, e poi,contemporaneamente, si chiedono tasse più basse,e spesa pubblica minore! Se si tagliano le tasse,conseguentemente, lo Stato riduce il suo peso ed il ruolo per cui non si può più evocarlo per ogni cosa come si fa ora!

  7. Mariano

    L’equazione macroeconomica del reddito nazionale ci insegna che sarebbe meglio detassare i redditi da lavoro, tuttavia illustra anche come togliere la tasi porti ad un aumento degli investimenti. Apprezzo quindi l’operato del governo (anche se imperfetto).

  8. Giuseppe P.

    Recupero dell’evasione tramite la TASI? Gentile sig. Brunori, lei sa benissimo che i due insiemi (evasori fiscali, assoggettati alla TASI) non coincidono, ciononostante lei giustifica che una patrimoniale mascherata spari nel mucchio e colpisca anche gente in crisi di liquidità, o peggio, neo-disoccupata.
    Non cita poi le folli imposte di registro da pagare in caso si voglia vendere la casa troppo costosa e prenderne una più piccola.
    Infine, se una patrimoniale deve essere, lei non parla di dedurre il carico debitorio (mutui, prestiti) dal valore catastale dell’immobile.
    Caro sig. Brunori, lei ammanta con parole cool, quale “second best”, idee in realtà piuttosto abiette, e forse non se ne rende neanche conto; e ci può stare, visto che sono sicuro che per lei l’avvicinarsi di date come il 16 giugno o 16 novembre non genera alcuna preoccupazione.

  9. marcello

    Se come si è d’accordo la Tasi è una tassa sul patrimonio, allora se si vuole abolire la Tasi sulla prima casa la si sostituisca con una tassa sul patrimonio famigliare comunque e ovunque detenuto, sul modello francese. Il gettito per esempio sopra gli 800mila euro sarebbe più che doppio e colpirebbe i ricchi. Se il 60% della ricchezza delle famiglie è in immobili, una loro tassazione al di sopra di un certo valore non solo è inevitabile ma è anche equo,in un paese dove il 10% delle famiglie ha oltre la metà della ricchezza privata del paese. Inoltre il gettito in % del PIL dell’insieme delle tasse sulla casa in Italia è superiore solo a quello della Spagna, ma inferiore a quello degli USA per esempio, con una percentuale nettamente inferiore di proprietari (55% contro 76% cito a memoria, potrei sbagliare la seconda cifra). Infine sul settore immobiliare vorrei ricordare e la sua utilità per l’economia nazionale vorrei ricordare che per esempio a Roma negli ultimi venti anni si sono persi oltre 300.000 abitanti, ma si sono costruiti 90 mln di mc di abitazioni, la maggior parte delle quali sono rimaste invendute, in nuovi insediamenti senza opere di urbanizzazione e servizi.

  10. lorenzo

    la tassa sulla casa e’ giusta, paradossalmente, solo per la prima casa e per le seconde case sfitte, perche’ colpisce il loro reddito virtuale, mentre sulle seconde case affittate gia’ si paga la tassa sull’affitto, un’ulteriore tassa e’ vassatoria. Cio’ detto, rimane che il problema grosso della TASI e’ che i cittadini la percepiscono come particolarmente iniqua. Qui negli USA, tutti sanno bene come le tasse sulle case vengono usate – soprattutto per la scuola – e questo le rende molto piu’ digeribili.

  11. Federico Diamantini

    Sono sinceramente confuso: questa storia del “reddito” derivante dal possesso di una casa mi appare una panzana clamorosa. Qualora esistesse, avendo acquistato una casa, ne ho attualizzato il valore al momento dell’acquisto (o no?). Faccio inoltre presente che l’acquisto di una casa deriva, di norma, dall’uso di denaro “netto”, già tassato e l’acquisto della stessa prevede anche la corresponsione di ulteriori tasse (vedi IVA). In aggiunta, il ripetere che “così fan tutti” non mi sembra un argomento così incisivo a favore (in USA c’è ancora la pena di morte, estremizzando). Trovo inoltre argomentativamente debole sia il fatto che si consideri la Tasi una soluzione di second best (io, Stato, non riesco a intercettare tutti i flussi di reddito, certifico la mia incapacità e mi rifaccio sui soliti noti), sia che l’abolizione sarebbe un soluzione regressiva, perché favorirebbe i ricchi (se qualcosa non è da tassare, non è giusto tassarlo a prescindere, sia se a favore dei ricchi o dei poveri). Mi piacerebbe sapere anche perché si è così affezionati alle patrimoniali, visto che, di nuovo, per la maggior parte di noi, sono soldi, immobili, investimenti già tassati alla fonte. Bello il terzo caso di possesso di un immobile sopravvalutato rispetto alle potenzialità in chiaro di una famiglia: come al solito, gli Italiani, di partenza, sono tutti dei furbi e degli evasori.
    Siamo sempre lì: incapaci o non intenzionati a voler combattere elusione ed evasione e quindi a chi ci rivolgiamo?

    • marcello

      Dalla Nota esplicativa del MEF sulle dichiarazioni dei redditi 2013.
      “I redditi da lavoro dipendente e da pensione superano l’82% del reddito complessivo dichiarato, in particolare il reddito da pensione supera per la prima volta il 30% del totale del reddito complessivo….L’imposta netta Irpef ha un valore medio di 4.910 euro (+0,6% rispetto all’anno precedente) ed è dichiarata da circa 31 milioni di soggetti pari al 76% del totale dei contribuenti. Circa 10 milioni di soggetti hanno un’imposta netta pari a zero….Analizzando i contribuenti per fasce di reddito complessivo si nota che nella classe fino a 15.000 euro si colloca il 46% dei contribuenti, che dichiara solo il 5% dell’Irpef totale, in quella tra i 15.000 e i 50.000 euro si posiziona il 49% dei contribuenti, che dichiara il 58% dell’Irpef totale, mentre solo il 5% dei contribuenti dichiara più di 50.000 euro, ma versa il 37% dell’Irpef totale.
      I soggetti con un reddito complessivo maggiore di 300 mila euro sono anche tenuti al pagamento del contributo di solidarietà del 3% sulla parte di reddito eccedente tale soglia: si tratta di circa 30.000 soggetti (0,1% del totale contribuenti), per un ammontare complessivo di 252 milioni di euro (circa 8.700 euro in media)”.
      Non mi sembra che ci sia una corrispondenza tra redditi e ricchezza, quindi ciascuno tragga le proprie conclusioni. La patrimoniale oltre una certa soglia mi sembra una tassa più che legittima a meno che la prospettiva non sia il sudamerica. Basta dirlo

    • Rainbow

      Le case si possono acquistare anche mortis causa, cioè per eredità,o per donazione! E le tasse di successione sono state praticamente abolite! Ed e’per questo che,persino i liberali/liberisti autentici (non Berlusconi, o,Renzi!)sono tendenzialmente contrari sia ad abolire le tasse di successione, sia quelle sugli immobili! Non e’un delitto ereditare, e’una fortuna, ma un autentico liberale (Einaudi docet!) è favorevole ad una tendenziale uguaglianza dei punti di partenza e delle opportunità,per cui costoro, pur essendo favorevole a tassare poco ( + Stato-mercato,per capirci!) preferiscono mantenere un minimo di tassazione sia sulle successioni, sia sui patrimoni! Aggiungo che in Italia il lavoro e’ tassato tanto, i patrimoni poco! Ecco perché tutti gli studiosi di buon senso consigliano di abbassare le tasse sul lavoro,e non sui patrimoni! Gli ultimi dati sulle diseguaglianze mostrano che aumentano più quelle patrimoniali,c he quelle legate al reddito e c’e’anche una ripresa delle ricchezze e delle rendite ereditate, rispette a quelle prodotte dal lavoro.

  12. Andy Mc TREDO

    Concordo con l’autore solo quando afferma che l’abolizione della Tasi – ex Imu (brutta cosa già nel nome) – è una mossa essenzialmente elettorale. La tassa più odiata dagli italiani non ha mai avuto (giustamente) vita facile. Non so per il resto del mondo ma per noi tassare il frutto di tanti sacrifici (nostri o dei nostri genitori) è aberrante, meglio un aumento dell’Iva ( tanto quasi tutto quello che comprimo è superfluo ) o delle imposte sui redditi (tanto ormai di lavori veramente faticosi o usuranti ce ne sono pochi). Per quanto riguarda il reddito figurativo di una casa (abitata o meno) allora perché non pagare con soldi figurativi ( ricordo un racconto medioevale in cui il signore del luogo voleva esigere una tassa sul profumo d’arrosto: essa fu prontamente pagata col suono delle monete…!). Le uniche situazioni ben disciplinate dalle nuove norme (rispetto all’Ici di ormai antica memoria ) sono i casi di prima abitazione ormai non più utilizzata dal proprietario ( indipendentemente dai motivi siamo in presenza di un’abitazione posseduta ma non utilizzata: sarebbe il caso di mutarne intestazione o affittala o cederne l’uso al comune o ad altro ente pubblico…). Infatti tassare (anche oltre a quanto attualmente previsto) le case sfitte o “a disposizione” sarebbe da intendersi solo come incentivo a trovarne una migliore collocazione (affitto o vendita).

  13. Claudio61

    Quando le tasse sono troppo alte si rivelano controproducenti anche per lo stato che le emette. Basta fare due conti per rendersene conto. Il Dr.Brunori ragiona come un economista politico. Siamo purtroppo pieni di questa categoria di economisti, sarebbe forse più utile avere gente che si occupasse di modelli matematici. L’ammontare della tassa sulla casa sta distruggendo il mercato immobiliare e credo che questo sia incontrovertibile. Sono per ora solo gli incentivi alle ristrutturazioni che lo tengono (parzialmente) in piedi, ma nessuno compra più immobili nè vecchi nè tantomeno di nuova costruzione. Molto bene quindi l’abolizione della tassa decisa da Renzi, a mio parere: va nella giusta direzione.

  14. Andy Mc TREDO

    Salve, in proposito a quanto affermato nell’articolo voglio raccontare una storia (ogni riferimento a fatti o persone realmente accaduti o esistiti….ecc ecc).
    Brianza ( o Romagna, o Marca Trevigiana..). Un imprenditore (fabbrichetta, 14 operai, figlie impiegate nell’azienda, moglie, amante, …) per 30 anni fa le cd budelle d’oro, non disdegnando artifici contabili, evasioni, lavoro nero, e quantaltro. Abita in un lussoso appartamento sopra l’azienda (classificato ufficio o foresteria) ma risulta residente coi genitori (ebbenesi, è anche un bamboccione 50enne). Chiaramente il grosso dei guadagni è in oro, quadri, ferrarino intesto alla ditta, un tenore di vita senza soverchie limitazioni e quant’altro non rilevabile dal fisco. In questi anni i suoi operai si sono fatti la casa pagando fior di interessi di mutuo, hanno allevato 2/3 figli, hanno cambiato 2/3 macchine e fatto i canonici 15gg di vacanze al mare.
    In pratica tassando la prima casa vogliamo far pagare a loro (gli operai e genitori) le tasse non pagate dall’imprenditore?

  15. AM

    La tassazione del patrimonio, con franchigia o aliquota progressiva, sarebbe oggi in Italia causa di iniquità. I più ricchi possono permettersi infatti con l’assistenza di costosi consulenti italiani e stranieri di ricorrere ad accorgimenti con intestazioni di comodo che permettono un frazionamento artificiale del patrimonio. La patrimoniale sulla casa impedisce le aliquote progressive ma consente di tassare tutte le case presenti in Italia, anche se di proprietà di stranieri o residenti all’estero e quindi colpisce anche le intestazioni di comodo. Vi è tuttavia il problema degli immobili non dichiaratiall’estero posseduti da italiani o da stranieri residenti in italia. Ebbene ci sono in Italia centinaia di migliaia di immigrati stranieri che possiedono immobili nel paese d’origine, ma solo una parte infinitesima compila il Quadro RW. Vi sarebbe quindi un’evasione quasi totale da parte degli immigrati. Solo nel giro delle mie conoscenze quasi tutti gli immigrati possiedono immobili o quote di immobili nel loro paese, ma nessuno li dichiara in Italia.

    • marcello

      Quindi se ho ben capito non si dovrebbe fare una patrimoniale in Italia perché gli immigrati, presumo quelli regolari extra comunitari, cioè 3 milioni di individui, hanno una qualche proprietà all’estero, magari in un LDC. Per questo motivo non ci curiamo di quel 10% di famiglie italiane che possiede oltre 4.600 mld di ricchezza. Houston abbiamo un problema!

      • AM

        Ci sono, come ho detto, anche ricchissimi italiani che sfuggirebbero in tutto o in parte alla patrimoniale assumendo residenza all’estero (delocalizzandosi) o operando un frazionamento artificioso del patrimonio. Vi sono poi i residenti stranieri che sfuggirebbero dal momento che già oggi non compilano il mod. RW.

      • Andy Mc TREDO

        Come ben evidenziato in questa discussione e in quella seguente all’artico “per chi suona la Tasu” i problemi son ben più di uno!

  16. La Tasi sulla prima casa è solamente fastidiosa, come il bollo auto e il canone tv (che colpiscono il possesso di un bene). La tassa iniqua, da abolire e ritengo al limite della correttezza costituzionale, è l’Imu sulla seconda casa in modo particolare quando questi cespiti sono sfitti, da ristrutturare…non generano alcun reddito. Nel veronese le aliquote sono tutte sul massimo possibile, e molti cittadini chei vi hanno investito Tfr e mutuo per dare un domani un tetto ai figli si trova in ‘mezzo al guado’ senza poter vendere (il mercato è crollato) senza poter rienrare in possesso se l’inquilino, quando c’è, non paga. Per molti il possesso di due/tre appartamenti si sta rivelando un problema (paradossalmente)…Trovo molto strano che queste problematiche non trovino la risonanza che meritano.

  17. Henri Schmit

    Condivido alcuni commenti all’ottimo articolo del prof. Brunori, in particolare rainbow e marcello. Un’ultima osservazione: solo parlare di tassa patrimoniale è estremamente e controproducente per il fisco, cioè per noi, tranne per gli immobili – che non possono scappare. All’inverso è assurdo pretendere tassare il possesso (contrariamente al reddito) di immobili detenuti all’estero. Se i residenti preferiscono investire in immobili siti in altri paesi una valida (esclusa l’evasione) ragione ci sarà, sono più interessanti come investimento, rendono di più o sono tassati meno. E questo il limite al livello marginale sopportabile di tassazione immobiliare, la sana concorrenza fra economie diverse e fra fiscalità diverse.

    • marcello

      Lo spirito di una patrimoniale dovrebbe essere quello di ridurre le disuguaglianze o meglio usare il gettito per ripristinare un minimo di condizoni di equità. Allo stato, a parte l’IVA che però è evasa abbondantemente (ricordo una proposta del ministro Visco che eliminava questa possibilità ma avversata da tutti) ed ha un effetto distorsivo sui prezzi e quindi sui mercati, l’IRPEF è una tassa sul lavoro dipendente e pensioni e non si capisce come si possa recuperare le distorsioni in un paese in cui è così evidente la divaricazione tra reddito e ricchezza. Tutte eredità? ma via se ancora ieri a Roma ogni 10 esercizi controllatui solo 4 emettevano scontrini fiscali. La concentrazione della ricchezza in Italia, l’ex paese del ceto medio, è così pronunciata che sempre più stiamo diventando un paese sud americano. Se il fenomeno ha dimensioni mondiali e investe molte economie avanzate, in Italia non è, come negli USA (in misutra minore in Germania), dovuto al fatto che la produttività è cresciuta più del doppio dei salari e che questa differenza ha accresciuto rendite e profitti, ma dal fatto che i redditi dichiarati non corrispondono a quelli percepiti e che la ricchezza si è in conseguenza molto concentrata. L’elusione all’estero, i frazionamenti sono argomenti marginali. I capitali illegalmente detenuti all’estero sono stimati tra 230-250 mld, la ricchezza del 10% delle famiglie è di oltre 4.600 miliardi qual è il problema? Gli immobili esteri dal 2012 sono soggetti a IVIE

  18. Franco

    Imposte sugli immobili… I valori catastali sono già stati “ritoccati”: 1.05 e 1.60 (sic!). Qualcuno pensa che con qualche equazione si possa determinare un valore di mercato e realizzare l’equità. Beata ingenuità. Poi chi lo farebbe? Una pubblica amministrazione così efficiente?

  19. Henri Schmit

    Questo capitolo non è chiuso. Prima o poi un ennesimo governo di salvezza nazionale dovrà reintrodurre la tassazione delle prime case nel rispetto della logica difesa nell’articolo commentato. Sarebbe utile tener conto anche dai dati comparativi riassunti nell’ottimo articolo di Thomas Manfredi del 1° ottobre su Linkiesta.

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