La Fed mette fine all’epoca dei tassi zero. Con l’obiettivo di liberare i mercati dall’incertezza di una decisione attesa. Che però per il resto non convince. Perché alzare il costo del denaro se l’inflazione è oggi quasi nulla e anche domani ci si aspetta che rimanga bassa?
Bankitalia propone di vietare la vendita di obbligazioni subordinate al pubblico dopo che questi strumenti finanziari hanno mandato sul lastrico molti clienti delle quattro banche insolventi. Ci sarebbero anche misure meno draconiane: informare sui rischi senza mettere in crisi una fonte importante di approvvigionamento (74 miliardi) del sistema bancario.
16,5 trilioni (migliaia di miliardi) di dollari: non è l’economia di Zio Paperone, è la cifra stimata per investimenti e tecnologie nei prossimi 15 anni sulla base degli impegni presi alla Conferenza sul clima. Si andrebbe verso un nuovo modello di sviluppo che rivoluzionerebbe le logiche di governi, banche e imprese.
Mancano analisi sull’efficacia sociale dei generosi sussidi pubblici al trasporto ferroviario e ai collegamenti con le isole. Di certo, in parte sono sprecati: ne beneficiano anche persone con reddito medio-alto mentre spesso chi è più povero finisce per usare il trasporto su gomma, penalizzato dalle tasse. A conferma del fatto che la mancanza di equità rimane uno dei nodi irrisolti del paese. Cominciando dalle erogazioni di assistenza sociale: i più benestanti ricevono il 20 per cento delle risorse per il sostegno alle famiglie e il 18 per cento di quelle per il contrasto alla povertà. Oltre 4 milioni di persone in povertà assoluta, invece, non ricevono nulla.
I contratti di lavoro precari in declino a favore di quelli stabili, in aumento per tutto il 2015, come mostra il grafico che pubblichiamo. Grazie più alla decontribuzione per i nuovi assunti o più alle tutele crescenti del Jobs act? Da gennaio 2016, quando si ridurrà la prima, troveremo la risposta.
Francesco Pastore risponde ai commenti al suo articolo “Così i dipartimenti bloccano la riforma dell’università”
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