Cosa sarà dell’Europa se vince la Brexit? Le differenze culturali, politiche ed economiche tra i diversi paesi membri potrebbero accentuarsi ancora di più, fino ad arrivare al dissolvimento dell’Unione e alla formazione di due blocchi in contrasto fra loro. Uno scenario immaginario, ma non troppo.
23 giugno 2026
Ieri, 23 giugno 2026, era il decimo anniversario della vittoria a sorpresa del referendum per l’uscita dall’Unione Europea di quello che allora si chiamava Regno Unito. È quindi di profondo valore simbolico la data scelta dal primo ministro del Resto del Regno Unito, Boris Johnson, fiancheggiato dal suo ministro degli esteri Nigel Farage, per la firma dell’accordo per l’ingresso del Ruk nell’Associazione dell’Europa Baltica presieduta da Angela Merkel. Il referendum confermativo dell’accordo, programmato per il mese prossimo, sarà una pura formalità: i sondaggi indicano una maggioranza a favore addirittura superiore a quel 68 per cento che in marzo portò la Scozia nell’Aeb.
Due Europe
Si chiude così in modo definitivo la scissione dell’Europa in due blocchi economicamente e culturalmente separati. Nonostante entrambi i blocchi avessero alacremente corteggiato l’Inghilterra, l’interesse dimostrato da Johnson per l’Unione del Mediterraneo del Nord si è rivelato spudoratamente tattico, volto a ottenere le migliori condizioni possibili nelle negoziazioni con Merkel. Da ieri, i due blocchi hanno esattamente lo stesso numero di membri e ciascuno la metà esatta dei 28 membri della vecchia Ue, che raggiunse la massima dimensione storica dopo l’adesione della Croazia nel 2013.
Simbolico anche il fatto che ognuno dei due blocchi contiene tre dei sei membri fondatori dell’originale comunità del carbone e dell’acciaio; e la simmetria è mantenuta anche dalle scelte delle quattro nazioni formatisi in seguito a secessioni da paesi membri, una tra le molte conseguenze dell’inaspettato voto del 2016.
La firma dell’accordo mette fine a un periodo della storia europea iniziato con le conversazioni, in tedesco, tra Robert Schuman, Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer, che dettero il via all’unificazione l’Europa dopo i traumi delle guerre della prima metà del secolo scorso.
Prima del referendum di dieci anni fa, c’erano stati segni premonitori, eventi che, con il senno del poi, erano chiari segnali che la fine del periodo di unità era un rischio presente e reale. La vecchia Unione si dimostrò infatti incapace di creare un piano coerente per gestire l’emergenza determinata dai profughi delle guerre civili nel medio oriente e nel corno d’Africa, il cui numero complessivo, pur grande in assoluto, era meno di un minuscolo 0,5 per cento della popolazione europea. Prima ancora l’Unione si era dimostrata incapace di proporre soluzioni sensate alla crisi economica della Grecia. Dopo la Brexit, la vecchia Unione Europea smise di attrarre nuovi membri, tutti si bloccarono in un gioco di attesa, nel sospetto, poi confermato dai fatti, che il continente si sarebbe diviso: i potenziali entranti attendevano la spaccatura, per decidere poi in quale blocco entrare, mentre ciascuno dei 28 membri aspettava che qualcun altro facesse la prima mossa. La morte dell’Ue fu davvero annunciata quando si rifiutò di appoggiare la feroce guerra all’Isis condotta da Hillary Clinton. E ancor più due anni dopo, quando i suoi leader, intenti solo ad arruolare nel loro blocco i membri non ancora schierati, chiamarono cassandre i pochi che avevano intuito le intenzioni di Vladimir Putin e poi osservarono paralizzati l’esercito di Mosca annettere indisturbato le otto regioni orientali “dell’Ucraina russa”. L’inerzia fu un mortale dilemma del prigioniero in cui la soluzione migliore per l’Europa era troppo costosa per ciascuno dei due blocchi preso a sé, nonostante fosse ovvio a tutti che le promesse dell’inesperta neo-presidente Sarah Palin di opporsi con fermezza al bullismo russo valessero meno di quelle di un marinaio ubriaco.
Davvero così separati?
Gli storici del futuro continueranno a immaginare scenari diversi, in cui il drammatico fallito attentato al principe Carlo due giorni prima del referendum non avviene, o in cui almeno 7.451 elettori non cambiano idea in conseguenza, e la Brexit è respinta. Per parte loro, i complottisti continueranno a insistere che qualcuno nei servizi segreti abbia scelto di non prevenire l’attentato nonostante le informazioni raccolte dagli infiltrati nel gruppo terrorista.
Certo, le differenze tra due visioni del mondo prevalenti nella popolazione e nelle élite politiche, culturali ed economiche delle nazioni d’Europa hanno sempre reso difficile formare politiche che accontentassero tutti, e le scelte radicalmente diverse fatte dai due blocchi in campi disparati quali l’adesione al Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership), l’atteggiamento verso i vaccini, il diritto di adottare per coppie gay e lesbiche, il commercio di cibi Ogm, il peso relativo dei diritti individuali di fronte ai poteri statali, suggeriscono che una divisione della vecchia Ue sarebbe forse avvenuta comunque.
Ma è altrettanto possibile che un deciso voto britannico a favore dell’Ue avrebbe dimostrato al resto dell’Europa e del mondo che anche la nazione più euroscettica valutava i benefici di lungo periodo decisamente superiori ai costi e avrebbe riacceso l’entusiasmo nel resto del continente e cambiato così il corso della storia del XXI secolo.
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Gab
Fiction, pura fiction per spaventare, come le sparate sulla sostenibilità delle pensioni in UK fatte dal loro “geniale” premier. Scendere così in basso da usare ogni argomento per docilmente convicere gli inglesi a un “remain” non fa altro che confermarmi che le classi dirigenti dell’europa occidentale non hanno capito nulla di cos’era la crisi, di cosa è cambiato nel rapporto tra cittadini e politica, tra cittadini e europa e che forse non hanno nemmeno capito che se tutto l’establishment si sforza così alacremente per disegnare un futuro infausto al regno unito fuori dall’UE, il cittadino-medio-scettico e sfiduciato di ogni istituzione è ancora più spinto a votare contro al sistema a fare da sè e affidare la risoluzione dei problemi a partiti populisti.
EF
Carissimo, la questione della sostenibilità delle pensioni è talmente evidente che sembra strano doverna ribadire.
1) c’è un consensus unanime (persino i Brexiters iniziano ad ammetterlo) sul fatto che il PIL scenderà
2) se il PIL scende, scendono le entrate fiscali
3) se scendono le entrate fiscali, ci sono meno soldi per le pensioni
Tutto questo a meno che il governo non decida di aumentare le tasse o di tagliare le spese altrove. Entrambe le cose sono totalmente impossibili nel DNA dei Conservatori e non potrebbero mai avvenire.
La realtà è che il popolo che sostiene il Brexit non ha capito che le elites del Brexit stanno progettando un futuro iperliberista, una Tatcher 2.0, in cui saranno spazzati via.
Gab
Scambiare perdita di Pil momentaneo con il lungo periodo mi sembra assurdo, in Norvegia e Svizzera stanno morendo di fame? Disegnare un mondo in cui fuori dall’UE c’é solo la miseria può essere vero per paesi come la Grecia che non hanno le gambe per stare in piedi da sole, ma dire che un grande paese come l’UK, dopo un’iniziale difficoltà, non possa farcela e avere tassi di crescita anche maggiori degli anemici 1-2% che é la media UE mi sembra scorretto. La veritá é che tutte le previsioni lasciano il tempo che trovano, quando ha mai visto delle previsioni azzeccate negli ultimi 15anni? Non lo sa nessuno cosa succederà in caso di brexit, non lo so io, non lo sa lei, meno di tutti gli economisti e i politici che non sono riusciti a prevedere nemmeno l’enorme bolla immobiliare americana e spagnola che ha innescato la crisi. Se prendessimo un articolo del 1996-97 sarebbe tutto un fiorire di previsioni infauste se l’Italia non fosse entrata nell’euro e rosee con ‘lavoreremo un giorno in meno e guadagneremo come un giorno in piú’ se fossimo entrati.
EF
Ma perchè bisogna ragionare sempre per iperboli, sempre e solo per rimanere attaccati alle proprie idee invece di accettare di essere corretti?
Che cosa c’entra che “Norvegia e Svizzera non stanno morendo di fame”?
Cameron ha detto che basta un piccolo (PICCOLO) abbassamento del PIL per aprire un buco nei conti pubblici. Non ha forse ragione?
E se si apre un buco nei conti non ci ssrà la necessità di intervenire sulle pensioni inglesi?
Nessuno sta dicendo che smetteranno di pagarle, queste pensioni. Stanno solo dicendo che rischiano di essere più basse.
Umbe
…le meraviglie del 2026 con GB in Europa…me le racconta ?
P.s.
Conservero’ entrambi gli scritti.
Spero di poterglieli mostrare nel 2026
MatteoZ
condivido l’invito di Umbe.
EF
Beh, di una cosa sono sicuro visto che del dibattito inglese stiamo importando solo le parti più propagandistiche e gli slogan.
Di sicuro nei prossimi anni in tutta Europa ci sarà almeno metà delle persone che risponderanno a tutto in modo pavloviano con “tutta fiction per spaventare, gli esperti di qui, la paura di la, ma io che sono furbo vado per la mia strada emotiva senza ascoltare nessuno”.
A chi non mi crede, basta vedere il commento qui sopra.
Le persone intelligenti cercano di immaginare scenari, gli altri si tappano le orecchie e gridano “la-la-la”.
EF
E ringraziamo il cielo che gli inglesi generalmente non capiscono l’italiano, altrimenti anche qui avremmo visto l’invasione del troll (fanatici, a volte pagati) che si manifesta ogni volta che un giornale “osa” fare un’articolo sul Brexit in inglese…
Chi non mi crede, vada a vedere l’edizione inglese dello Spiegel. Generalmente zero commenti, ma se si azzardano a fare un articolo critico arrivano immancabili centinaia di insulti.
La campagna stessa inglese, per chi l’ha seguita, è stata solo un insieme di insulti, banalità, piene falsità, incitazione all’odio verso gli Europei e vaneggiamenti imperiali sulla democrazia (per i quali è non-democratico tutto ciò che è deciso fuori dall’Inghilterra).
Viste le percentuali in gioco, l’UK non ne esce bene e certamente questo non faciliterà la ridiscussione delle migliaia di trattati internazionali che seguirebbe la loro uscita. Anche se fosse contro il loro interesse, credono davvero che il resto del mondo li vedrà con occhio favorevole dopo questo indegno spettacolo di demagogia?
Giacomo
Dalla voce mi aspetto qualcosa di meglio. Questo è un articoletto senza nessun supporto, che oltretutto estrapola in modo lineare dei trend che sono invece probabilmente temporanei. Spiace che accanto ad articoli seri e circostanziati ci siano queste boutades.
Marina
Grandioso!! Nemmeno Houellebecq saprebbe fare altrettanto. Che spunto fantastico per un romanzo . Sono certa che lei saprebbe scriverlo.Complimenti in tutti i sensi.
giovane arrabbiato
”La feroce guerra di Hillary Clinton contro l’Isis”
Come quella che ha portato avanti finora fornendo armi ai Salafiti?
Bullismo russo come quello di usare i Neo Nazisti ucraini per cambiare un presidente democraticamente eletto?
(Vedi Nuland:Fuck the EU).
Uno dei problemi maggiori dell’Europa è proprio quello di seguire ciecamente le follie USA (tipo alleanze con Sauditi e Qatarioti), adottare doppi e tripli standard nella lotta al terrorismo (Al Qaeda è nostro alleato adesso per rimuovere Assad, ma pensa te), ma soprattutto l’ottusità e l’incapacità dei media e degli accademici di denunciare quanto ho appena descritto.
paolo
Considerando che più i leader tedeschi chiedono il no più gli inglesi sono inbogliati a votare per il si molto semplicemente credo che gli inglesi abbiano ragione è sottrarsi al dominio economico è monetario della Germania che vuole imporre le regole della Bundesbank a tutta l’UE e fare affari con Putin.Se fossi inglese voterei Si. Siccome sono italiano mi devo tenere tutti i trattati UE. Se maleauguratamente l’incompetente Wiesman diventasse Presidente se BCE saremmo con le cravatte strette al collo e ci spennerebero ben bene.Fuori da questa UE.
EF
Altro esempio di cosa intendevo con “importazione acritica della propaganda inglese”. Commento perfettamente identico alle decine di migliaia che si trovano sui giornali popolari inglesi, perfino la punchline finale.
Slogan, idee e strutturazione dei paragrafi perfettamente adeguate con le linee guida della campagna Leave.
Maurizio Cocucci
Solo i tedeschi sono per la permanenza del Regno Unito della Unione Europea? Quanto al presunto dominio tedesco direi che è la solita affermazione poco sostenibile. Vi sono numerosi casi che dimostrano come semmai sono coloro che vorrebbero una diversa impostazione della UE ad essere non solo in minoranza, ma addirittura isolati. La difficoltà nel convincere i partner europei ad accettare l’Immigration Pact ne è un esempio (tra l’altro avendo dalla nostra parte proprio la Germania). Jens Weidmann (non Wiesman) può avere idee non condivisibili, e d’altronde è facile nel confronto tra una cultura come la nostra che è stata per decenni incline ad indebitarsi – scaricando le conseguenze sulle generazioni future – a quella che persegue invece il rigore di bilancio, ma affermare che sia un incompetente ritengo sia azzardato, tenuto conto che è il presidente di una delle più stimate banche centrali al mondo. Lo era anche la Banca d’Italia, poi le recenti vicissitudini di casa nostra ne hanno purtroppo offuscato la credibilità. E le opinioni espresse dal governatore Visco in sede internazionale a favore di una maggiore flessibilità non ha trovato molti consensi, al di là di quello che pensano in Bundesbank. La questione, caro Sig.Paolo, è che siamo noi ad essere isolati, non i tedeschi. Anche nella querelle con l’Austria per l’immigrazione, paradossalmente è stata solo la cancelliera Merkel ad esprimere un sostegno a nostro favore. Hollande, Rajoy e lo stesso Cameron non pervenuti.
marcello
Prima di dedicarmi a divinazioni e vaticini, vorrei suggerire la lettura di qualche simbolista russo, magari lo stesso Alekshander Blok, in particolare la sua Sciti, così forse si evitano caricature per descrivere cosa e come pensano i russi, ma solo forse.
Sulla Brexit, personalmente sarei lieto di un simile evento. In fin dei conti sono sempre stati contrari e hanno aderito alla CEE solo dopo il fallimento del loro progetto con i paesi nordici, e allora avevano ancora l’impero! Hanno fatto free riding contro l’euro durante la Grande Recessione, hanno spazi di autonomia inaccettabili e sconti sui conferimenti. Voglio proprio vedere cosa accadrà alla City senza le transazioni in Euro. Che altri si vogliano accodare? Ne riparleremo tra qualche anno quando gli effetti dell’uscita saranno chiari, come pure i costi.
stefano
la Brexit non ci sara’, come non c’ e’ stata l’ indipendenza della Scozia … un mio collega inglese mi ha detto che sarebbe meglio far votare gli “altri” in questo caso, gli Scozzesi sarebbero sicuramente “usciti” se gli altri BRITs avessero dovuto scegliere se tenerseli oppure no, idem sarebbe nel caso UK UE;
questi referendum sono inutili, anzi no si che son utili basta guardare la “volatilita’ ” dei mercati si vede che a qualche cosa sicuramente servono !!! va sempre peggio sempre piu’ “fatti fessi” da ogni tipo di (nostra) istituzione, politica od economica che sia …
giuseppe marioGC
Intanto questo tam-tam mediatico di stampo “strategia della tensione” fa felici e gaudenti i big fra gli operatori borsistici..
Beati loro,con un click e una puntata al ribasso delle borse si stanno spartendo qualche decina..anzi centinaia di miliardi fra sterline ed euro.
Però…con tutti i sondaggi a favore della brexit. questo era prevedile anche per i piu ingenui..e. magari dopo il tonfo delle borse scommettiamo che l’uk accetterà lo “stay” in UE??????
Maurizio Cocucci
Ieri guardavo le quote dei bookmakers inglesi e sono tutti a favore della vittoria del NO. I sondaggi sto se vengono smentiti in fondo più che un po’ di credibilità non perdono, i bookmakers invece ci rimettono denaro vero. Sono davvero curioso di vedere come andrà il referendum ma sono incline a dare più ascolto a questi ultimi. Ma per chi desse maggiore credibilità ai sondaggisti c’è la possibilità di trovare soddisfazioni monetarie oltre che dialettiche.
Henri Schmit
L’UK voterà a favore del remain, penso. La campagna referendaria sarà stata estremamente utile. Sua per aver mostrato quanto contano gli argomenti irrazionali di pancia (crisi, immigrazione e terrorismo) rispetto a quelli razionali: Profit-loss dell’appartenenza e futura fisionomia dell’UE. La bilancia P-L è per l’UK ovviamente a favore della permanenza. Ma il referendum UK avrà un peso enorme sulla fisionomia dell’UE: non ci saranno più allargamenti sconsiderati (cf. TR), non ci sarà una sembra maggiore unione politica. Maggiore rigore a far rispettare le regole condivise si, ma con la consueta procedura inter-statale. L’UE è e sarà per un altro (paio di) decenni(o) fondata sul consiglio europeo (di cui la commissione è solo un agente subalterno), non sul PE. Se poi per errore dovesse lo vincere il leave, cambierebbe poco per la fisionomia prossima dell’UE, ma forse molto di più per l’UK.
Alessandro
IMPRESSIONANTE…l’attentato c’e’ stato!
La domanda che voglio porre è questa….ma una scelta del genere si può fare sapendo già che può variare le sorti di un Paese se non di un continente…basandosi su uno zero virgola? Siamo sicuri che sia giusto rimettere scelte del genere alla popolazione? Oppure abbiamo una politica così spicciola “che si lava le mani”…per incompetenza?
Henri Schmit
1. Vincerà il remain. 2. Adesso tutti diranno che è per via del folle attentato, ma non sono convinto. 3. Tutte le consultazioni significative e libere tendono verso il pareggio (astensione, motivazione etc). 4. L ‘esito del referendum britannico cambia forse più per l’UK che non per gli altri paesi UE. 5. L’effetto secondo me positivo è quello del referendum in se. Ricorda a tutti i dati basi, materiali, politici e irrazionali di opinione pubblica (la gente insoddisfatta, sempre più povera e più esposta, spaventata). Costringe l’UE a ridefinire la propria fisionomia, le proprie priorità. Non in senso sovranazionale come vogliono i burocrati irresponsabili e i governi dei paesi incapaci di gestire a casa loro. La futura UE sarà più democratica attraverso gli stati membri e il consiglio, non attraverso strutture europee incontrollabili. Chi non starà alle regole non solo potrà andarsene, ma sarà votato fuori dagli altri. 6. La concentrazione sul maggior rispetto delle regole non vieterà la condivisione di nuove politiche mirate ( immigrazione, frontiere, sicurezza). 7. L’UE funzionerà come avrebbe dovuto fare già 15 e 25 anni fa, a cerchi concentrici o a geometria varia il come si diceva allora. Alla fine dentro o fuori sarà una questione di grado non di out-out.
marco
Ha proprio vinto il remain ahahha