La riforma costituzionale avrà l’effetto indiretto di abbassare le soglie di età dell’elettorato passivo e attivo per il Senato. Contribuirà così ad ampliare il peso politico delle componenti più giovani della popolazione italiana. Conseguenze anche per i partiti: chi potrebbe avvantaggiarsene.
Elettorato attivo e passivo dopo la riforma
Il dibattito sulla riforma costituzionale si è finora incentrato sui presunti rischi di tenuta democratica derivanti dal nuovo assetto istituzionale e sul ruolo del nuovo senato. Tuttavia, data la sua complessità, alcuni aspetti e conseguenze della riforma non sono ancora emersi pienamente.
L’attuale ordinamento costituzionale prevede che l’elettorato attivo e quello passivo relativi al Senato siano diversi da quelli relativi alla Camera. L’età richiesta per aver diritto di voto (elettorato attivo) è di 18 anni per l’elezione dei membri della Camera e di 25 per quella dei Senatori. Allo stesso tempo, per poter essere eletti (elettorato passivo) occorre avere almeno 25 anni per la Camera e almeno 40 per il Senato.
La trasformazione del Senato in una camera di rappresentanti dei livelli regionali e sub-regionali di governo, avrà l’effetto indiretto di abbassare le soglie dell’elettorato passivo e attivo relative al Senato. Si può quindi immaginare che la composizione demografica degli aventi diritto al voto e dei futuri membri del parlamento (in particolar modo quelli chiamati a dare la fiducia al governo) sarà simile all’attuale composizione dell’elettorato e dei membri della Camera.
Gli elettori
L’età media e mediana dei cittadini italiani che hanno diritto di voto per l’attuale Senato è di 55 e 53,7 anni, rispettivamente. L’età media e mediana dei cittadini aventi diritto di voto per la Camera, è pari a 52,3 e 51,4 anni, rispettivamente.
Come si evince dalle mappe che seguono, le differenze (in valore assoluto) tra l’età media e mediana degli elettori di Camera e Senato sono più pronunciate soprattutto nelle province del Sud, dove il numero di cittadini in età compresa tra 18 e 25 anni, relativamente agli over-25, è maggiore.
Figura 1
Indirettamente, questo suggerisce che laddove la differenza in termini di età tra i due elettorati è più marcata, la riforma costituzionale porterà a un maggiore peso elettorale di quel territorio. Semplificando, il cosiddetto “elettore-mediano” sarà un po’ più giovane e, di conseguenza, risiederà a latitudini più basse rispetto a quello attuale.
C’è anche da chiedersi quali partiti trarranno maggiore beneficio dal cambiamento nella demografia dell’elettorato. La tabella 1 prova a rispondere alla domanda mostrando la differenza media tra la percentuale di voti ottenuta dai partiti alla Camera e al Senato a livello provinciale alle ultime elezioni legislative (2013).
Il partito che probabilmente otterrebbe il maggior “beneficio elettorale” dal cambiamento nella composizione demografica dell’elettorato dovuta alla riforma costituzionale è quello che più la critica. Ovvero, il Movimento 5 Stelle. Ciò non sorprende visto che il M5S deve parte del suo successo elettorale a un uso sapiente dei social media, la cui penetrazione è maggiore nei segmenti più giovani dell’elettorato. Invece, il partito che potrebbe essere maggiormente penalizzato dal “ringiovanimento” dell’elettore mediano sembra essere proprio il Pd, ovvero il principale artefice e promotore della riforma.
Anche in questo caso, le differenze medie nascondono una certa eterogeneità territoriale. Come mostrano le mappe riportate sotto, la differenza tra la percentuale di voti ottenuta alla Camera e al Senato a livello provinciale raggiunge picchi intorno al -8 per cento per il Pd e intorno al +5 per cento per il M5S.
Figura 2
Gli eletti
È anche possibile effettuare una prima valutazione delle conseguenze che derivano dalla variazione della soglia di età per l’elettorato passivo del Senato confrontando la demografia dei parlamentari nei due rami del parlamento. L’età media è pari a circa 57,2 anni per i senatori e a circa 45,8 anni per i deputati. Una differenza notevole. Il grafico illustra la distribuzione demografica dei membri di Camera e Senato.
Grafico 1
Come si vede dal grafico, le fasce di età 30-39 e 40-49 sarebbero quelle che più potrebbero beneficiare della riforma costituzionale, in termini di maggiore rappresentatività.
Quali conseguenze?
Nel 2011, l’Economist vedeva l’Italia come una “gerontocrazia dove i giovani si sentono ostacolati politicamente”. Negli ultimi anni la situazione è migliorata, con il rinnovamento (e ringiovanimento) della leadership di molti partiti e dei membri del parlamento e del governo. Tuttavia, rimaniamo un paese con un sistema previdenziale con evidenti sperequazioni a danno delle generazioni entrate più tardi nel mercato del lavoro e in cui per ogni euro di spesa sociale allocato agli under-65, ne vengono destinati 7 agli over-65. Allo stesso tempo, alcuni ruoli chiave nell’assetto istituzionale italiano rimangono appannaggio di cittadini con un età considerevolmente superiore a quella di loro omologhi in altri paesi avanzati (per esempio, l’età mediana dei giudici della Corte costituzionale italiana è pari a 76 anni, quella dei giudici della Corte costituzionale federale tedesca è 58 anni).
Se la riforma costituzionale dovesse superare il vaglio del referendum di ottobre, il peso politico delle componenti più giovani della popolazione italiana si amplierà, direttamente e indirettamente. Un altro passo verso il superamento della gerontocrazia italiana.
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
Henri Schmit
Da gerontocrazia (che rimava con senato!) passiamo ad una più compiuta partitocrazia che l’Inghilterra (avendo respinto nel 1919 una legge proporzionale di LISTA) non ha mai conosciuto. Si risponderà: i più partitocratici sono gli Inglesi dove i due partiti principali ottengono regolarmente il 90% dei seggi. Questo è un errore: la candidatura, il voto e l’assegnazione individuale del seggio garantiscono in Inghilterra quello che in Italia manca, cioè la responsabilità politica personale di ogni deputato davanti ai suoi elettori; domani più che mai deputati e senatori italiani saranno invece responsabili solo davanti alle segreterie dei partiti. Se si preferisse un sistema elettorale “proporzionale” bisognerebbe scegliere o un sistema di lista con preferenza/e individuale/i (Svizzera, Finlandia) o un sistema individuale di voto preferenziale (Irlanda). Più piccole le circoscrizioni e più “maggioritario” sarà l’effetto di concentrazione dei seggi sui principali partiti. Qua si discute invece di premio di lista o di coalizione, che è una bella differenza, ma solo per un paio di elezioni, poi le coalizioni o correnti si organizzano all’interno dei partiti/delle liste.Tutto il resto è o incoerente o truffa premeditata. Se poi preferiamo mandare i bambini al senato, (con tutto il rispetto per il conflitto generazionale, reale) cambierei almeno il nome della seconda camera.
Mario
sulla scia dello spudorato articolo a firma Facchini-Testa pro Renzirendum del 1 luglio altro gioiello di informazione contorta a favore del si. Nonostante ”la voce” rimanga un ottimo tavolo di notizie basta il contributo di parte di alcuni per offuscarne la visione.
Michele Lalla
Le osservazioni riportate sono interessanti ma, forse, andavano evidenziati meglio alcuni rischi.
(1) Si perde il contrappeso degli anziani, ma passi.
(2) Non è detto che al Senato siano eletti i giovani; semmai, sarà il contrario: la scelta interna tenderà a cadere sull’esponente più esperto e, perciò, più vecchio.
(3) Gli anziani del partito che non possono entrare al Senato cercheranno di entrare alla Camera a discapito dei giovani.
(4) I senatori sono solo 100 e, quindi, presumibilmente non influenzeranno molto l’attuale distribuzione per età della Camera.
Per brevità mi fermo qui.
rosario nicoletti
Ad essere sincero, credo che esistano argomenti migliori di quelli presentati nell’articolo a difesa della pessima riforma costituzionale che viene proposta. Se anche fosse vero un ringiovanimento dei Senatori, è sicuro che questi, in maggioranza scelti tra il personale politico attualmente più screditato, sarebbero migliori degli attuali?