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Le lobby in aula, freno alle liberalizzazioni

Potenzialmente incisiva nel medio periodo la separazione di Snam rete gas da Eni. In campo assicurativo misure poco incisive, sulla liberalizzazione delle farmacie tutto è ancora da vedere, quanto ai taxi niente di fatto. Potenza delle lobby. E l’autorità dei trasporti, istituita da vari mesi, non riesce a decollare.

Sulle liberalizzazioni il quadro è quello uscito dalla legge Cresci-Italia dopo le molte limature operate in sede di conversione parlamentare. Tra quelle potenzialmente incisive nel medio periodo quella relativa al gas con la separazione di Snam rete gas da Eni. Non chiari tuttavia gli assetti proprietari che emergeranno, con una ipotesi di replicare la struttura di governance di Terna (rete elettrica) che vede la Cassa depositi e prestiti come azionista principale. L’autorità dei Trasporti stenta ancora a decollare, con una prima terna di commissari che è stata azzerata. In campo assicurativo le misure sono poco incisive, avendo abbandonato l’ipotesi dell’agente plurimandatario come figura chiave nella fase distributiva. Sulle farmacie stiamo aspettando i frutti e i tempi delle nuove licenze. Sui taxi tutto sembra fermo. Il consuntivo di fine legislatura assegna quindi un voto non brillante al pacchetto liberalizzazioni. Ma il destinatario del voto è principalmente il Parlamento, che con opera costante ha limato e spuntato molte misure che, nell’impianto iniziale del Governo, erano più incisive, dimostrando ancora una volta il potere di interdizione delle lobby, spesso trasversali. Ancora nella memoria la storia delle concessioni demaniali per gli stabilimenti balneari, dove la grande coalizione ha agito. Nel supino appoggio degli interessi dei gestori.

Autoanalisi del Governo su semplificazioni e liberalizzazioni

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Luigi Spaventa (1934-2013)

  1. Luciano

    Sui taxi errare è umano, ma insistere è diabolico. I Chicago Boys”de’noantri” hanno fatto di questa categoria di poveracci -poco più che proletari- l’oggetto di una crociata ideologica tanto ingiusta e quanto inutile. Dopo ben 3 liberalizzazioni (Bersani, Tremonti, Monti) si è “scoperto” che in tutto il mondo (USA e UK compresi) si è da sempre optato per una stringente regolazione (licenze contingentate, tariffa amministrata, obbligatorietà di servizio) del mercato in quanto più efficiente nel garantire sostenibilità economica, qualità e sicurezza del servizio taxi. Cosa risaputa da tempo in letteratura scientifica.
    La cecità ideologica è però più forte della ragione e ora si spera nell’authority dei trasporti per moltiplicare (attraverso comparazioni internazionali) a dismisura -e cosi fare “tabula-rasa”- taxi e taxisti.
    Purtroppo per i liberisti italioti ho una brutta notizia; i taxi in Italia sono numericamente pari o in sovrannumero rispetto ad altre realtà paragonabili (Germania, Francia, Spagna, UK) e le tariffe si pongono (al pari di Grecia e Spagna) al livello basso della classifica europeea.

  2. Marco La Colla

    Anche io penso che sui tassisti si sia fatta molta demagogia. Il tassista ha pagato la sua licenza una cifra molto alta (dai 50 ai 100 mila euro) sapendo di fare un investimento a lungo termine in quanto, alla fine della sua “carriera” sa di poter almeno recuperare la somma pagata rivendendo la sua licenza. In caso di liberalizzazione il suo investimento perderebbe di valore fino al punto di azzerarsi completamente. E’ questo il vero motivo della loro resistenza a tale liberalizzazione più che il timore di lavorare di meno. La liberalizzazione dovrebbe prevedere una compensazione tra il valore della licenza a suo tempo acquistata e quello della licenza venduta alla cessazione dell’attività. Ciò permetterebbe almeno il recupero dell’investimento iniziale e funzionerebbe un po’ come una liquidazione.

    • Luciano

      Gentile signor Marco; il problema è che la deregulation dei taxi non funziona.
      ANNI 80: esperienza di deregulation tariffaria tout-court intrapresa in alcune città USA fallita a causa di fenomeni di violenza generati da discussioni sul prezzo. (Zerbe1983;Frankena e Pautler 1984)
      ANNI 90: fallimento della totale deregulation del servizio (Svezia,Irlanda,Olanda).
      Al danno della precarizzazione del lavoro degli autisti (Svezia,Irlanda,Olanda),si è aggiunta la beffa dell’aumento delle tariffe (Svezia,Olanda), del peggioramento del servizio (Svezia,Olanda,Irlanda) e della ri-regolazione del servizio (Svezia,Olanda). (Comandini,Gori,Violati 2004; Iaione 2008)

  3. massimo

    I problemi sono 2.
    Punto 1): la licenza, una volta ottenuta dal comune va restituita al termine della propria vita lavorativa non venduta!
    Punto 2): qualcuno deve spiegare come mai l’80% dei tassisti dichiara di lavorare in perdita (sentito a radio24) Se fosse vero, la licenza varrebbe zero

    • bimbogigi

      Caro Massimo; ecco le risposte ai tuoi punti:
      1) Credo sarà dura convincere il tuo amico Monti (e combriccola) a rinunciare al 23% di tassazione sul valore di compravendita della licenza, Soprattuto di questi (tristi) tempi.
      Inoltre, checchè ne pensi tu, il fatto che l’erario lucri sulla compravendita è la conferma che trattasi di operazione del tutto lecita ed equiparata alla cessione di una qualsiasi altra attività commerciale, . Hai mai provato a rilevare una qualsiasi attività commerciale? Ecco, provaci e poi ci saprai dire quanto costa una tabaccheria, un bar o qualsiasi altra cosa.
      2) Se tu credi a radio24, organo della Confindustria (cioè proprio quelli che vorrebbero mettere le loro zampe sul settore di mercato e loro sì VERI LOBBISTII) ho dei forti dubbi sulle tue obiettive capacità di giudizio. Chiunque sia minimamente informato e intellettualmente onesto non può credere a certe scemenze. Se fosse vero chi glielo farebbe fare dai alzarsi tutte le mattine per affrontare 60 ore di lavoro settimanale in mezzo al caos delle città italiane? Inoltre c’è sempre il fisco a sorvegliare la congruità delle dichiarazioni dei redditi. Quindi non temere per il loro reddito e relativa contribuzione fiscale, C’è qualcuno già titolato a farlo per conto dello Stato.
      Per quanto riguarda il valore delle licenze c’è anche una cosa che immagino piacerà tanto anche a quelli come te e si chiama Mercato.
      Avanti sereni verso l’abisso…

  4. Luciano

    Doverosa precisazione sulle licenze taxi. L’amministrazione finanziaria riconosce la natura non speculativa delle licenze taxi (Legge n 21 del 15 gennaio 1992 – Decreto Bersani legge n 248 del 4 agosto 2006). I proventi da cessione sono sottoposti al regime della tassazione separata (come il TFR dei lavoratori dipendenti). X chi acquista vi è la possibilità di ammortizzare la stessa utilizzando “l’ammortamento civilistico”, che permette di frazionare e imputare a passività l’esborso fino a un massimo di 30 esercizi. Il decreto Bersani ha consentito ai comuni di assegnare attraverso vendita i permessi. Modalità utilizzata da numerose amministrazioni (es.Bologna).

  5. bimbogigi

    Aggiungo che proprio il settore taxi risponde da sempre ai criteri insiti nelle “concessioni” ovvero un’attività pivata regolata e controllata dal pubblico (che caso unico nel panorama nazionale stranamente in questo caso si fa per davvero anche senza pompose e perlopiù ineffabili Authories) che garantisce l’utenza su prezzi e prestazioni del servizio.
    Al contrario, tutte le altre “concessioni/privatizzazioni/liberalizzazioni” finite nelle fauci degli “amici degli amici” a cominciare da quelle sulle frequenze (governo D’Alema) che ha di fatto consegnato il settore nelle mani di Mediaset alla risibile cifra dell’1% del fatturato, oppure quelle delle autostrade consegnate nelle mani di Benetton che si è molto ben cautelato sul sistema di calcolo delle tariffe che, grazie ad un geniale algoritmo, aumentano in automatico a prescindere da qualsiasi parametro tipo qualità del servizio, investimenti, inflazione e da cui ricavano alcune decine di mld. di profitti all’anno.
    Allora adesso i punti sono 2.
    1) per quale motivo si vuole mettere le mani sui taxi quando non c’è alcuna ragione al mondo che possa giustificarla?
    2) com’è che invece, al contrario, non va mai a VERIFICARE la CONVENIENZA per i cittadini, in tutti i settori che sono stati privatizzati, liberalizzati, dati in concessione insomma regalati all’amico lobbista (uno di quelli veri) dopo X anni? Se si facesse, scopriremmo cose molto interessanti e cioè che si è verificato l’esatto opposto di quello…

  6. Stefano

    Curiosamente, tra le lobby ignorate nell’articolo e che erano presenti nella prima stesura della Legge, viene omessa quella dei giornalisti.
    Vabbé, andiamo oltre.
    In un sito molto orientato all’economia, non viene mai spiegato perché la liberalizzazione delle licenze dovrebbe portare a qualche beneficio nel settore taxi.
    Proviamo a immaginare i tassisti in fila, senza potersi differenziare sul prezzo (è imposto e uguale per tutti), senza potersi procacciare clientela (vietatissimo), dovendo provvedere ai propri costi di acquisto e manutenzione dell’auto, quando mai potranno – questi poveri disgraziati – programmare l’attività come imprenditori quali li vorrebbero far diventare. Volete lasciare libertà di tariffa e di acquisizione della clientela? Allora quello che immaginate esiste già: si chiama NCC e lo trovate con una telefonata.

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