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Cosa c’è dietro il mistero delle passività verso l’Eurosistema

La questione dei saldi debitori sul sistema Target 2 sembra un mistero. In realtà, la loro crescita segnala la debolezza del sistema bancario italiano e la sua incapacità di rispondere alle sfide dell’integrazione europea. Ed è un indicatore della perdita di competitività del sistema produttivo.

Passività che non sono debito

Alcuni europarlamentari italiani hanno rivolto un’interrogazione al presidente della Banca centrale europea per avere chiarimenti sui motivi della crescita dei nostri saldi debitori sul sistema Target 2, saldi che la Banca d’Italia iscrive al passivo del proprio bilancio sotto la voce “passività nell’ambito dell’Eurosistema”. A fine 2016 hanno raggiunto la cifra record di circa 350 miliardi di euro, quasi il 50 per cento del totale del bilancio della Banca d’Italia.
Come in una famosa novella di Sir Arthur Conan Doyle, dove si racconta del mistero del “cane che non abbaia”, qui ci si domanda se siamo in presenza di “una passività che non è un debito”.
Ma, innanzitutto, come si creano le passività verso l’Eurosistema nel bilancio delle banche centrali?
Supponiamo che la Banca d’Italia immetta liquidità nel sistema per 100 (acquistando titoli di Stato o concedendo prestiti a banche residenti): avrà all’attivo crediti verso il settore bancario o titoli di Stato per 100 e al passivo riserve bancarie per pari importo (figura 1.A). Quando la liquidità viene spostata su banche tedesche – perché, ad esempio, viene utilizzata per acquistare (o finanziare l’acquisto) di attività finanziarie in contropartita con soggetti che detengono conti presso banche tedesche; o viene spostata su un conto presso una banca tedesca; oppure la Banca d’Italia compra titoli di Stato direttamente da non residenti che hanno conti su banche tedesche – si crea una mancata quadratura dei bilanci delle banche centrali, come mostra la figura 1.B. Per quadrare i conti è necessario che la Banca d’Italia iscriva al passivo un debito verso l’Eurosistema per 100 e la Bundesbank iscriva all’attivo un credito verso l’Eurosistema per 100 (figura 1C).

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Figura 1A

1a

Figura 1B

1b

Figura 1C

1c

Ma l’Eurosistema è un’entità priva di personalità giuridica non definita nel Trattato, è un termine coniato dalla Bce per indicare un sottoinsieme del Sistema europeo delle banche centrali (Sebc) costituito dalla Bce e dalle banche centrali dei paesi dell’UE che aderiscono all’euro. Iscrivere in bilancio una passività verso un’entità priva di personalità giuridica dovrebbe far rabbrividire qualsiasi contabile, ma i bilanci vanno fatti quadrare.
Se così è, le passività verso l’Eurosistema sarebbero solo appostazioni contabili, non veri debiti? Rimane un mistero che neanche il presidente della Bce svela fino in fondo. Infatti, alludendo alla possibilità che uno Stato lasci l’euro, parla (correttamente) del dovere di regolare “crediti e passività della sua banca centrale nazionale nei confronti della Bce” e non nei confronti dell’Eurosistema.

Trasformazioni strutturali del sistema finanziario

Ma qui non sono in gioco solo i costi di una eventuale uscita dall’euro (si veda qui e qui). Il fenomeno evidenzia trasformazioni strutturali del sistema finanziario.
I motivi degli spostamenti di liquidità sono chiaramente illustrati nella lettera di Mario Draghi in risposta agli europarlamentari italiani. Fra il 2011 e il 2012 la causa principale è stata una fuga di capitali per timore della rottura dell’euro, mentre più di recente il fenomeno dipende dal fatto che a vendere titoli di stato italiani, a fronte del Quantitative easing, sono stati in prevalenza soggetti residenti in paesi dell’area euro diversi dall’Italia e soggetti residenti in paesi esterni all’area euro che preferiscono operare attraverso banche tedesche.
Ma ci sono altri motivi strutturali indicati da Draghi: “le banche con modelli imprenditoriali in grado di attrarre maggiori disponibilità liquide sono in genere situate in pochi centri finanziari”. Quindi questi centri non sono in Italia. Ciò può dipendere dal fatto che permane una crisi di fiducia nei confronti della solidità del nostro sistema bancario, che in ultima analisi riflette il rischio di una uscita dell’euro, o semplicemente dalla sua incapacità di offrire servizi di gestione della liquidità efficienti. Ma potrebbe dipendere anche dalla crescente tendenza alla diversificazione dei portafogli delle famiglie italiane, che aumentano gli investimenti in titoli esteri (e riducono i depositi bancari, forse per lo spettro del bail-in?), così che il nostro risparmio va sempre più a finanziare soggetti non residenti (con conti su banche estere).
La crescita delle nostre passività verso l’Eurosistema segnala, in ultima analisi, la debolezza del sistema bancario domestico e la sua incapacità di rispondere alle sfide che pone l’integrazione europea. Non rappresenta quindi un costo di uscita, ma evidenzia la perdita di competitività del nostro sistema finanziario e produttivo rispetto ai partner dell’eurozona.

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  1. Piero

    Se uscissimo da Euro, cacciati o volontariamente, nn siamo costretti a ridenominare tgt2 a 1936,27 come i creditori esteri ovviamente vorrebbero. Così come Btp con clausola Cac ilndiritto di veto ce lo avrebbe BankItalia che Effettivamente li compra (secondo i Capital Key) e nn la Bce come molti credono. Il vero problema evidenziato dal rpt MedioBanca mi sembrano i 700 mlf di EuroBond di Diritto Estero che le nostre Banche han emesso x finanziarsi a seguito del congelamento del mkt interbancario (problema molto più grave degli Npl ormai Dolorosamente in buona parte risolto).

  2. Io credo che queste partite contabili non sono “debiti” verso l’ Eurosistema. Sono “riserve a tempo” di liquiditá di un sistema nazionale rispetto a un altro. Secondo me sono “equity” e non “liabilities”. Riflettono il fatto che la liquiditá “italiana” é uscita dal sistema italiano e é entrata nel sistema (per esempio) tedesco ed é andata a finanziare indirettamente il sistema tedesco attraverso (per esempio) l’acquisto di buoni del Tesoro tedeschi. Nel futuro, quando i buoni tedeschi maturano, questa liquiditá rientrerá nel sistema italiano e la “riserva a tempo” si riclassificherá come “riserva bancaria” vera e propria. Il problema quindi non é la natura debitoria di questi 350 miliardi (che secondo me non esiste) se no che la Banca Centrale italiana immette liquiditá nel sistema tedesco e non nel sistema italiano, favorendo quindi gli investimenti tedeschi e non gli italiani. Se l’Europa esiste e ci crediamo a livello “consolidato” di Banca Centrale europea non cambia nulla. Se invece ci preoccupiamo delle economie nazionali la operazione non é “neutra”.

  3. Un altro articolo che aggiunge confusione ad un tema che era chiaro prima che a parlarne fossero gli economisti.

  4. Maurizio Cocucci

    Non ho capito il senso della prima parte perché trovo corretto definire il saldo Target2 come una attività o passività nei confronti dell’eurosistema dato che esso rappresenta appunto il saldo dei conti in essere tra una banca centrale e le altre (attuali) 18. Mentre, nel caso una nazione dovesse lasciare l’eurozona, la sua banca centrale dovrà regolare la posizione con la Banca Centrale Europea in quanto garante del sistema Target2. In pratica se un Paese lasciasse l’eurozona e la posizione della propria banca centrale fosse a debito e questo non fosse regolato, la BCE sosterrebbe una perdita che verrebbe ripartita in base alle quote di appartanenza tra le rimanenti banche centrali. Però non vedo come questa ipotesi dovesse verificarsi fin quando il bilancio della banca centrale coinvolta risulta in attivo. Esempio, la Banca d’Italia avrà anche 350 mld di euro per questa voce, ma se ha dall’altra adeguati asset che la compensano è quindi in grado di regolare la passività presso la BCE nel caso l’Italia lasciasse l’eurozona. Il problema sorgerebbe nell’ipotesi che questi asset (es.titolo di Stato) dovessero subire un crollo del loro valore di mercato.

  5. Visto che tutto parte dalla lettera del presidente BCE, tanto vale mettere il collegamento in modo che ciascuno possa leggersela: https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/170120letter_valli_zanni_1.it.pdf

  6. la quercia

    Stupendo. La Banca Centrale che mette al passivo le emissioni monetarie, pretendendo poi la restituzione. Un’alchimia contabile che nella realtà sarebbe. Tu prestami 1000 euro e tra un anno mi devi dare altri 1000 perche’ te li ho prestati. A Voi geni le considerazioni

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