Una piattaforma di e-government permette ai cittadini di Udine di controllare l’attività e le decisioni di giunta e consiglio comunale e anche di monitorare le scelte dei singoli politici. Ma per ora non ha cambiato il modo di fare politica in città.
E-government e democrazia rappresentativa
Il tema del monitoraggio dei politici attraverso le tecnologie digitali è complesso. In genere, attraverso le piattaforme di e-government si intende “aprire” la democrazia non solo in termini di trasparenza delle decisioni delle istituzioni, ma per estendere “estendere” – attraverso gli strumenti digitali – la partecipazione a un numero sempre più ampio di cittadini, sollecitando il loro impegno e la loro attenzione nei confronti della gestione della cosa pubblica.
Al di là di posizioni tecno-utopiche, molta letteratura suggerisce che le piattaforme di e-government debbano essere interpretate non tanto come strumenti per sostituire la democrazia rappresentativa, quanto come strumenti per rafforzarne la qualità, sia favorendo l’accesso ad atti e decisioni sia integrando – per quanto possibile e senza aspettative irrealistiche – nuove forme di partecipazione nel tessuto tradizionale delle istituzioni. Come sostiene Ilvo Diamanti, siamo di fronte a una “democrazia ibrida”, in cui si sovrappongono e si intrecciano forme tradizionali di partecipazione politica (ad esempio il voto) con forme nuove, sollecitate dalle recenti innovazioni telematiche. In particolare, le piattaforme di e-government sono aperte nei confronti di “cittadini monitoranti” (termine coniato da Michael Schudson) inclini a diverse forme di controllo: la vigilanza critica, la denuncia, la verifica. A partire dall’analisi di una piattaforma utilizzata da cinque anni dal comune di Udine, si possono fare alcune considerazioni.
Open Municipio a Udine
Il progetto Open Municipio è iniziato nel 2011 come frutto della collaborazione tra Openpolis e InformaEtica. Il primo comune ad aderire è stato Udine, nel 2012, grazie all’allora assessore Paolo Coppola. Su Open Municipio i cittadini possono monitorare le attività dei propri rappresentanti leggendo gli atti proposti e approvati, approfondendo il loro comportamento di voto nelle assemblee (presenze, assenze, votazioni coerenti con il gruppo o voti ribelli) e commentando le decisioni amministrative.
Da un’analisi quantitativa dell’utilizzo della piattaforma nel comune di Udine si scopre che, dal 1° marzo 2014 al 24 ottobre 2016, alla piattaforma hanno avuto accesso 23.616 utenti, che hanno dato vita a 27.561 sessioni visualizzando 79.232 pagine. Mediamente gli utenti hanno visto 2,87 pagine a sessione e ciascuna è durata mediamente 1 minuto e mezzo, il che rafforza l’idea che, più che rispondere a un’esigenza di informarsi in maniera completa sulle diverse azioni dell’amministrazione, l’accesso alla piattaforma permetta di controllare una informazione.
Gli utenti possono poi registrarsi nella piattaforma in modo da monitorare l’attività di uno o più politici, ricevendo un’email nel momento in cui viene caricato un nuovo documento che lo riguarda. Al 24 ottobre 2016 gli utenti registrati erano in totale 133, mentre i monitoraggi erano 183. I dati indicano dunque che soltanto una esigua minoranza degli utenti decide di monitorare con continuità i politici, tanto che l’amministratore più seguito non ha più di 14 cittadini che lo monitorano.
Figura 1 – Homepage di Open Municipio Udine
Una possibilità in più di monitoraggio
Se consideriamo il numero di utenti rispetto al totale degli udinesi (i residenti sono circa 100mila con una età media di 48 anni) e ricordiamo che la gran parte consulta poche pagine per un breve lasso di tempo e che sono davvero pochi i cittadini che monitorano le azioni degli amministratori, Open Municipio sembra una piattaforma relativamente poco frequentata.
I motivi possono essere molteplici: soltanto una parte della cittadinanza frequenta internet e i siti istituzionali (digital divide in termini di competenze informatiche), una scarsa conoscenza dello strumento contro invece una ampia diffusione dei mezzi tradizionali (come il giornale locale), una bassa attitudine dei cittadini a seguire le attività della giunta e del consiglio comunale (ad esempio, le sedute sono pubbliche, ma sono pochissimi i cittadini che assistono ai lavori). Open Municipio, insomma, non ha cambiato in maniera rilevante lo stile di amministrare e di fare politica a Udine (la piattaforma non condiziona la definizione dell’agenda), anche se certamente promuove la funzione di “controllo” della politica da parte dei cittadini, favorendo la trasparenza sia degli atti sia dei comportamenti in giunta e in consiglio. Tende anche a limitare alcuni comportamenti (come le assenze ai lavori assembleari) dato che nessun politico desidera apparire come “il peggiore” sotto alcun profilo.
In conclusione, il caso di Udine suggerisce che piattaforme di e-government come Open Municipio si ritagliano un ruolo limitato e circoscritto, seppur di per sé importante, nel monitoraggio civico. Offrono dunque una possibilità in più per promuovere la qualità della democrazia, non sembrano certo potersi sostituire alle forme della rappresentanza.
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Sandro Faleschini
Circa 10 anni fa a Padova vi era un apparentemente robusto dibattito sulla strumentazione urbanistica che portò, da parte del Comune, a programmare tutta una serie di incontri sia centrali sia nei Quartieri. Venne anche organizzato un sito dove chiunque, purché non anonimo, poteva intervenire. Gli argomenti erano: variante generale al PRG, nuova strumentazione urbanistica generale a seguito della legge regionale, localizzazione del nuovo Ospedale e dell’Auditorium per la musica. Le riunioni tradizionali furono molto frequentate, anche se spesso dalle stesse persone, mentre il dibattito in rete non decollò mai. Anche a Udine ora si è ripetuta la stessa cosa. A Padova l’operazione morì con la legislatura. Tuttavia mi permetto di suggerire al Sindaco di insistere: occorre tempo per diffondere tra i cittadini questo nuovo modo di partecipare diverso dall’anonimato dei social o degli spacciatori di bufale.
Henri Schmit
Interessante e lodevole. Ma troppo fumoso: ‘impegno’ ‘attenzione’ ‘democrazia ibrida’ ‘cittadini monitoranti’). e-government significa prima di tutto che “l’attività” (quale esattamente?) del governo (locale, nazionale, etc) deve essere facilmente ed integralmente disponibile in rete. Basta verificare con qualsiasi altro paese per rendersi conto quanto l’Italia sia arretrata. Perché? Da troppo tempo i servizi informativi sono stati gestiti come fonte di arricchimento facile ed affidati a fornitori amici (cf. l’ex presidente del consiglio che vorrebbe piazzare il suo amico d’infanzia che sicuramente ha già avuto l’accesso facilitato a Firenze). Inoltre l’e-government è OVUNQUE gestito principalmente come strumento dei governanti, mentre dovrebbe esserlo per i governati. Bisogna ridefinire i diritti dei cittadini: il diritto alla trasparenza, poi all’informazione (obbligo dell’amministrazione di rispondere a domande); poi il diritto di partecipare a un dibattito, pro o contra un progetto dell’amministrazione; infine bisognerebbe definire diritti d’iniziativa e procedure di decisione (votazione) popolari. Il governo non sarà per questo meno rappresentativo di prima; anche un comitato d’iniziativa agisce per conto degli altri cittadini. Servirebbero procedure, precise, rigorose, ma aperte a tutti. L’e-government facilita solo quello che comunque sarebbe dovuto.