I vincoli sugli aiuti di stato, il “burden sharing” e l’intervento dei privati sono tra i punti cardine della disciplina comunitaria sull’insolvenza bancaria. L’apparente rigore delle norme lascia però ai governi un apprezzabile grado di flessibilità.
Quattro banche, tre soluzioni
Banco Popular rappresenta il primo caso dopo l’introduzione della Bank Recovery and Resolution Directive (Brrd) in cui una banca in dissesto viene interamente “salvata” senza l’aiuto di fondi pubblici. Santander compra per la simbolica somma di un euro quel che resta di una banca gravemente sofferente e a cui le autorità europee avevano da tempo imposto l’aumento di fondi. Santander assume tutte le attività e passività della banca, inclusi 37 miliardi di euro in asset tossici, mentre gli azionisti e i detentori di junior bond – ma non senior – vedono azzerato il loro investimento originario. In questo modo, però, si evita l’apertura della procedura di insolvenza di un istituto di medie dimensioni con attività anche Oltreoceano.
All’annuncio dello stato di dissesto di Veneto Banca e di Banca popolare di Vicenza segue la dichiarazione che le procedure speciali della Brrd non verranno attivate per l’assenza di un requisito, ovvero l’interesse pubblico. Pertanto, le banche verranno poste in liquidazione sulla base della legge fallimentare italiana. Il relativo decreto legge disciplina il trasferimento degli asset delle banche a un terzo compratore, Intesa San Paolo. A differenza di Santander, Intesa non acquisisce le passività né i debiti verso azionisti e obbligazionisti subordinati e non si assume il contenzioso legale precedente e successivo all’acquisizione. I crediti deteriorati delle banche vengono ceduti a una cosiddetta bad bank. Intesa assume inoltre il diritto di restituire al cedente ulteriori attività, passività, partecipazioni e crediti ad alto rischio. Azionisti e titolari di debito junior, ma non senior, subiscono forti perdite. A differenza del governo spagnolo, quello italiano interviene concedendo un supporto finanziario a Intesa, ne garantisce l’adempimento degli obblighi di finanziamento a copertura dello sbilancio di cessione e concede altresì la garanzia sugli obblighi assunti dalle banche in liquidazione per effetto della cessione. La Commissione dichiara l’aiuto di stato in linea con la relativa normativa, considerando anche che il costo reale è inferiore a quello nominale, poiché lo stato può rivalersi sui beni delle due banche.
Monte Paschi, invece, è stata soggetta a ricapitalizzazione precauzionale perché non dichiarata in stato di dissesto. Mps non ha passato uno dei test di stress, ma era di fatto solvibile. Per cui, avendo le autorità riconosciuto la necessità di evitare un grave turbamento dell’economia, e per preservare la stabilità finanziaria, si è provveduto a ricapitalizzare Mps sulla base di quanto stabilito dalla Brrd.
Le lezioni da trarne
La lezione che potrebbe trarsi da queste esperienze è che la legislazione sugli aiuti di stato – che richiede condivisione degli oneri (burden sharing) e intervento dei privati – non si adatta alla realtà sociale e di mercato. E se ne può anche ricavare che il supervisore unico sembra tendere a posticipare il momento della risoluzione. Si pensi alle similitudini di quanto accaduto: i possessori di debito senior sono stati isolati da possibili perdite e l’intervento dei privati non è stato sufficiente.
La ragione, ben nota, per cui i primi sono stati risparmiati, mette giustamente in posizione prioritaria l’interesse pubblico alla tutela del risparmio rispetto a quello che mira a evitare distorsioni della concorrenza. Inoltre, le ricapitalizzazioni precedenti si sono prevedibilmente rivelate inefficaci. Il che porta a chiedersi a cosa sia dovuta la tendenza a non intervenire immediatamente e in maniera drastica: se al mancato rigore dei test di stress, se al valore degli asset bancari inflazionato ad arte, se a una fiducia eccessiva nei meccanismi di mercato o all’esistenza di condizioni per la risoluzione troppo stringenti.
L’uso di fondi pubblici
L’intervento del governo italiano nella liquidazione di Veneto Banca e Bpvi è discutibile da un punto di vista politico, di correttezza istituzionale a livello europeo, di impatto sull’azzardo morale e di capacità dello stato di recuperare i fondi. Ma va anche sottolineato come il governo non abbia fatto altro che utilizzare quel grado di flessibilità che sia le norme sugli aiuti di stato sia quelle della Brrd concedono in casi particolari, per tutelare la stabilità finanziaria e per evitare gravi disturbi all’economia, sia pur regionale.
La mera esistenza di tali possibilità è in realtà indicativa dell’esistenza di un conflitto tra interessi protetti e di come il legislatore europeo abbia optato, in modo apprezzabile, per non arginare eccessivamente la libertà dei governi nazionali laddove sia necessario intervenire tramite l’utilizzo di fondi pubblici.
* L’autrice è tra gli esperti del “Bank Resolution Panel” dell’Economic and Monetary Affairs Committee del Parlamento europeo. Ogni opinione espressa è puramente personale.
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Henri Schmit
E molto interessante il confronto delle tre “soluzioni”, Limitando il discorso ai primi due casi, ultimi nel tempo, c’è da chiedersi perché né Intesa né un altro istituto abbia inizialmente voluto comprarsi una o più delle quattro (popolari e casse) più due (venete) banche locali in dissesto. Non saprei giudicare (ignorando le circostanze e le condizioni delle subordinate, delle sofferenze e delle altre rischiosità spagnole), ma ho il sospetto che una ragione determinante per non considerare una tale soluzione sia stata la situazione esplosiva delle subordinate (emesse in parte dopo l’inizio della crisi mondiale del debito, in conflitto d’interesse, presso la propria clientela retail, per tamponare/occultare la situazione pregressa). Se ci fosse qualcosa di fondato nel mio sospetto, sarebbe gravissimo per il sistema e per la vigilanza italiana. Sarebbe comunque opportuno chiarirlo piuttosto che procedere all’ennesimo occultamento della realtà. La serie è pressoché la seguente: crisi mondiale sub-prime e debito, sofferenze italiane, stato patrimoniale, emissioni subordinate fraudolenti, rivalutazine delle sofferenze, dissesto, soluzioni ibride (privato-pubblico) Atlante, liquidazione fallimentare, intervento pubblico in particilare attraverso le garanzie a Intesa.