Perché serve il notaio
Non è nostra abitudine tornare con una sintesi a nostri contributi già usciti su altre riviste (“Utilità macroeconomica (ma non solo) dell’istituzione-notariato”). E tuttavia, “Neanche ai notai piace lavorare gratis” pubblicato da Luciano Lavecchia e Carlo Stagnaro su lavoce.info del 12 settembre 2017, che riprende un lavoro degli stessi autori uscito su “Mercato Concorrenza Regole” n. 1/2017, impone alcune precisazioni.
Al di là dell’obiezione “perché una persona dovrebbe lavorare gratis” e di un’apparente contraddizione nel ragionamento (riassumibile col paragone “se un chirurgo non vuol fare più di x interventi perché crede che lo stipendio ne consenta x-1, non chiameremo certo un infermiere), proviamo a spiegare perché la conclusione a cui giunge lo studio di Lavecchia e Stagnaro – il cui metodo scientifico viene considerato dalla Commissione europea in generale non idoneo per fenomeni sociali – sia errata. Rivedere l’area di esclusiva in campo societario, limitandola alle funzioni per le quali sia dimostrabile l’esistenza di un beneficio sociale, non produce i risultati indicati.
L’istituzione notariato è un’infrastruttura funzionale all’efficienza economica e produttrice della certezza del diritto per il paese.
In generale, in questa fase storica si registra una forte deriva verso l’adozione di modelli giuridici in cui prevale l’idea che sia lecito il cosiddetto «inadempimento efficiente», se conviene economicamente rispetto all’imperativo di rispettare comunque le regole. Basti pensare al Ceo di JP Morgan che davanti all’ennesima multa miliardaria (17,3 miliardi di dollari) con indifferenza risponde: “Questo è il costo del fare business per le grandi banche. Finché le entrate di JPM saranno superiori ai costi delle procedure giudiziarie, non si avrà nessun incentivo economico per non continuare a forzare le regole ad ogni occasione. C’è così tanto da guadagnare infrangendo le regole rispetto al solo incentivo morale per non ingannare”.
Chi dice che non ha bisogno della certificazione che «lui-è-lui», dice un’ovvietà. Lo capirà quando una società anonima di diritto inglese, in un atto senza notaio, servirà come veicolo per riciclaggio, come avvenuto con il caso dei Panama Papers. La circostanza che con il sistema di notariato latino i pubblici registri diano certezze porta a dimenticare che se eliminiamo il primo elemento cade anche il secondo.
Lo scopo della normativa sulla srl semplificata era ben chiaro: mantenere intatta efficienza e affidabilità dei controlli, anche in tema di lotta al riciclaggio, tramite il notaio-pubblico ufficiale (129.551 quelle registrate gratuitamente al 31/12/2016). Dal notariato, infatti, arrivano il 91 per cento delle segnalazioni antiriciclaggio del settore professionisti.
Il tema è dunque l’immissione di una vicenda giuridicamente rilevante nel circuito della legalità in campo societario. Nella tradizione dell’Europa continentale e italiana, è interesse generale che ciò avvenga con effetti verso chiunque, dopo un preventivo test di legalità esplicito del notaio.
In ballo c’è la certezza dei diritti e dei contratti, un bene pubblico troppo importante per lasciarlo alla libera contesa in conflitto di interessi permanente fra privati portatori di interessi privatistici/egoistici, come lo sono – pur legittimamente – i rispettivi “legali di fiducia”.
La questione dei costi
Il costo transattivo della stipula davanti al notaio è minore della spesa che, a posteriori e senza notaio, si dovrebbe affrontare per ricostruire la certezza del diritto ed è quindi il costo più basso. Occorre infatti una visione preventiva, incardinata in una istituzione omologa a quella del giudice; e per attestarne l’adeguatezza, finora, non si è trovato di meglio che un concorso pubblico specializzante e il “numero programmato”. Se la posta in gioco è essere sicuri che la società costituita non sia una scatola vuota, il costo dell’atto notarile è più che ragionevole; eviterà la causa che costerebbe venti volte tanto a spese del sistema statale. Non si deve guardare solo a eliminare costi, ma a proporre assetti che li riducano, a parità di efficienza.
La ricaduta macroeconomica è enorme, perché quei titoli (atti notarili) concentrano in sé valori informativi sicuri e autosufficienti, resi noti attraverso le reti di registri pubblici in cui entrano solo le informazioni accertate tramite il preventivo controllo di legalità del pubblico ufficiale-notaio, che come il giudice ha condotto un procedimento a legalità garantita con piena responsabilità.
Perciò, se si guarda all’intero arco di vita di un rapporto giuridico, e non solo all’istante della sua stipula, quello notarile è costo efficiente, cioè il più basso tra quelli possibili, perché riduce i costi d’uso del mercato stesso e di cui beneficia l’intera collettività. Questa è la funzione anti-processuale del notaio, confermata dal fatto che il contenzioso relativo alla produzione di atti notarili, è pressoché irrilevante: 0,003 per cento.
Cesare Licini, notaio in Pesaro, Presidente Consiglio Notarile Pesaro Urbino, membro Consiglio di Amministrazione dell’Unione Internazionale Notariato Latino
Giovanni Liotta, notaio in Spadafora, membro Consiglio di Direzione dell’Unione Internazionale Notariato Latino
La replica degli autori
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domenico chiofalo
La simpatica risposta degli autori mi fa venire in mente Albert Einstein:”E’ più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”
Roberto Borri
Il numero dei notai deve essere programmato in proporzione alla quantità delle operazioni sottoposte al loro accurato, affidabile e sostenibile controllo di legalità.
Con 100.000 notai, ad esempio, il sistema non potrebbe reggere
Luigi
Il link contenuto nella replica degli autori conferma il dato espresso da Licini e Liotta. Il dato presentato dagli autori (40%) comprende gestori di sale giochi e scommesse e altri soggetti.
Marco
SOS notai= 3.582; SOS Professionisti: 8812; ergo, notai 40% professionisti. Gestori di giochi e scommesse sono in altra categoria (Operatori non finanziari); se vuole considerare il totale di Professionisti e operatori non finanziari (cioè tutte le segnalazioni non provenienti da intermediari finanziari), la quota notai scende al 31%.
carlo stagnaro
Nel 2016 i Notai hanno fatto 3.582 segnalazioni, i commercialisti 1.326, gli studi interprofessionali 3.388, gli avvocati 424, le societa’ di revisione 22 e altri professionti 70, per un totale di 8.812.
Le sale da gioco, che non fanno ovviamente parte della categoria dei professionisti, ne hanno fatte 2.050.
In tutto, le segnalazioni antiriciclaggio effettuate da ogni tipo di segnalante nel 2016 sono state 101.065.
Nella misura in cui le percentuali sono importanti, le lascio l’incombenza di verificarle.
Gea Arcella
I dati del I semestre 2017 dalla UIF sulle segnalazioni AR effettuate dai professionisti sono i seguenti: le segnalazioni dei notai sono state 1893 (erano 1638 nel II semestre 2016), quelle dei commercialisti 308; finita la voluntary disclosure sono finite anche le segnalazioni degli altri professionisti.