Secondo la teoria economica un’attività finanziaria è una bolla quando il valore di mercato a cui viene scambiata si discosta dal suo valore fondamentale. Lo sono dunque tutte le monete e in particolare Bitcoin. Ma non per questo è destinata a scoppiare.
Il valore di Bitcoin
Le cronache giornalistiche abbondano di commenti su Bitcoin. Si tratta di una cosiddetta cripto-valuta scambiata tra privati, su una piattaforma elettronica peer-to-peer. Di fatto, e semplificando molto, equivale a inviarsi pagamenti via e-mail, sebbene in forma crittografata. L’utilizzo di Bitcoin si va diffondendo rapidamente. Dal novembre 2013 l’Università di Nicosia, a Cipro, accetta il Bitcoin come mezzo di pagamento delle tasse universitarie.
Come quello di ogni valuta, anche il valore di Bitcoin oscilla nel tempo. Attualmente vale più di 3.700 dollari, contro un valore di 189 dollari nel febbraio 2015: un incremento del 1.989 per cento (vedi figura 1).
Figura 1
La domanda e l’offerta di Bitcoin si incontrano sul mercato esattamente come la domanda e l’offerta di dollari. La differenza sta nell’offerta, che non è controllata dal monopolio di una banca centrale (solo la Bce “stampa” gli euro). Nuovi Bitcoin sono immessi sul mercato a un tasso predefinito, seppur decrescente, nel tempo, con l’obiettivo di raggiungere un’offerta totale di 21 milioni nel 2033. È interessante notare che l’offerta dei Bitcoin segue le prescrizioni più classiche della teoria monetaria di Milton Friedman: il tasso di crescita dell’offerta di moneta deve essere il più possibile prevedibile.
La rete Bitcoin distribuisce in maniera completamente casuale un certo ammontare di monete ai clienti che contribuiscono tramite la propria potenza di calcolo alla gestione e alla sicurezza della rete stessa. La probabilità che un certo utente riceva la ricompensa in monete dipende dalla potenza computazionale che aggiunge alla rete relativamente al potere computazionale totale della rete. L’offerta di Bitcoin raggiunge quindi i vari membri della comunità sulla base di un sistema competitivo.
Le bolle non portano sempre guai
Si leggono commenti allarmati riguardo all’impressionante aumento di valore di Bitcoin. Il più frequente è che sta diventando una “bolla”. “Bolla” è un termine utilizzato spesso in modo superficiale (e con accezione negativa) per intendere che un’attività finanziaria qualsiasi (azioni, valute, case) sta crescendo “troppo” in valore; come tale, è destinata prima o poi a crollare, con prevedibili effetti negativi. Il classico esempio è quello della presunta bolla del mercato immobiliare negli Stati Uniti, causa probabile della grande recessione del 2008.
In realtà, non è vero che Bitcoin “stia diventando” una bolla. È, in tutto e per tutto, una bolla.
Che cos’è dunque una bolla? Secondo la teoria economica un’attività finanziaria (di qualsiasi tipo: una valuta così come un’azione di una società o un immobile) lo è, quando il valore “di mercato” a cui viene scambiata si discosta dal suo valore fondamentale. A sua volta, il valore fondamentale di un’attività è il valore dei redditi presenti e futuri, valutati a oggi, che la stessa attività è in grado di generare: i cosiddetti dividendi. Per capirlo, immaginiamo una spugna piena d’acqua: il suo prezzo oggi è il peso della spugna. L’acqua che è in grado di generare (strizzando la spugna) è il flusso dei redditi futuri.
Qual è il valore fondamentale della moneta? Presa come bene in quanto tale, la moneta è intrinsecamente inutile: i biglietti di carta non servono neanche per soffiarsi il naso. Il valore fondamentale della moneta è, semplicemente, pari a zero. È quindi vero che la moneta, di per sé, è una bolla.
Più precisamente, la moneta è una bolla quando la moneta stessa viene detenuta come pura riserva di valore (nonostante abbia un valore fondamentale pari a zero). È sufficiente avere l’aspettativa che sarà accettata da altri agenti in futuro. La disponibilità di Paolo ad accettare moneta da Alberto è basata unicamente sulla convinzione di Paolo di poter a sua volta offrire quei biglietti di carta colorata a Giorgio. Niente impedisce che il processo, a determinate condizioni, possa continuare all’infinito. Chiarito ciò, è anche vero che la moneta non è necessariamente sempre una bolla. Perché può avere un valore intrinseco: facilitare le transazioni. In questo senso, è moneta qualsiasi asset porti con sé una promessa di pagamento.
Che cos’è dunque Bitcoin? Strettamente parlando, oggi Bitcoin è moneta nella sua modalità di bolla. Lo è oggi, quando vale più di 3mila dollari, così come lo era ieri, quando valeva solo 1 dollaro, per il solo fatto di essersi discostata dal proprio valore fondamentale di zero. Bitcoin sarà “bolla” almeno fino a quando non assumerà un proprio “valore intrinseco”, legato cioè alla sua capacità di facilitare le transazioni. Per ora, questa caratteristica non c’è o è estremamente limitata.
Una bolla sì, ma come tale non necessariamente destinata a scoppiare, o a fare dei danni.
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Giuseppe Bresin
come sempre, riesce a fare un’analisi molto lucida usando un linguaggio accessibile anche ai profani. l’ho sempre considerata uno dei migliori docenti e ogni volta che la leggo me ne convinco sempre di piu’.
Alessandro
Ma siamo proprio sicuri che si tratti di una Moneta e non di un asset finanziario altamente speculativo? O una cosa o l’altra e certamente, di fatto, è più la seconda che la prima. Forse più che essere, voleva essere una Moneta.
Calogero
Prof. ma cosi’ torniamo ai classici. D’altra parte anche il valore ‘intrinseco’ e’ stocastico, non capisco in che senso possa essere assunto come valore di riferimento. Secondo me il bitcoin potrebbe crollare in qualsiasi momento e se lo avessi sulla mia piattaforma potrei fornirle dei segnali, in pubblico ovviamente.
Andrea
Evidentemente non ha ben compreso l’innovazione: poter scambiare valore su internet con protocolli elettronici con controparti sconosciute e senza necessità di terze parti, nel rispetto della privacy è una innovazione senza precedenti. Bitcoin e la blockchain sono la rivoluzione che è in grado di cambiare il mondo. Il bitcoin è per la prima volta un bene digitale scarso e vivendo nell’era digitale come si può dire che valga zero. La proof of work sulla quale è messa in sicurezza, basata sulla blockchain consuma energia e da ciò deriva anche un valore di produzione intrinseco. L’unica cosa che vale veramente zero è la moneta fiat che abbiamo nel portafoglio mentre quella elettronica è di proprietà della banca avendo noi unicamente un diritto di credito. Non siamo più proprietari nemmeno dei titoli azionari che smaterializzati sono stati obbligatoriamente presi dalle banche. La blockchain consentirà nei prossimi anni di conservare valore e di scambiarlo senza necessità di intermediari parassiti e centralizzato. Chi non ha compreso questi concetti evidentemente perché parte di un sistema in via di dissoluzione tenta vanamente di fermare il progresso.
Salvatore Ladu
Una domanda sull’offerta di Bitcoin (gioco di parole non voluto): è vero che, anche se completamente prevedibile, il tasso di crescita è descrescente nel tempo, fino a quando un giorno non sarà più possibile “stampare” Bitcoin? Cosa ci dice la teoria economica su una situazione del genere? Grazie.
Lorenzo
Trovo più interessante soffermarsi sulla dinamica di crescita davvero improbabile del Bitcoin. Come si spiega? A mio avviso 1. il QE, la madre di tutte le aberrazioni. 2. la teoria secondo la quale più una bolla è vicina / ha probabilità di esplodere più deve compensare con dei rendimenti elevati i suoi detentori. 3. i cripto-locker , che ne alimentano la domanda.
Elvis Crespi
Eccelso articolo professore. Penso anch’io che una bolla non debba necessariamente scoppiare. Il problema del Bitcoin sarà che, essendo un asset limitato, non verrà visto come mezzo di scambio ma, piuttosto, come strumento sempre più prezioso e speculativo.
Massimo Matteoli
Non sono un economista, ma non mi pare che si possa definire il “bit coin” una moneta, Gli manca l’elemento fondamentale, cioè il “valore legale” di mezzo di pagamento garantito dallo Stato. La differenza non è da poco, perché significa che il bit coin valgono solo quello che chi li compra è disposto a pagare. E non mi dite che questo avviene anche per le monete ufficiali, perché a differenza dei bit coin i miei creditori (almeno sul mercato interno) quelle non le possono rifiutare. Le criptomonete rappresentano, perciò, la situazione perfetta per lo scoppio della bolla, non avendo alcuna utilità intrinseca che non sia il sostanziale anonimato dei pagamenti. Pregio che in tempi così agitati come gli attuali può facilmente diventare un peso insopportabile. Alla fine qualcuno rimarrà con il cerino in mano.
Simone Ventura
Ok. Allora il mercato dell’oro è una volta che dura da più di 5000 anni. Non fa una piega.
Moreno
Un’analisi assolutamente lucida. Il valore intrinseco di bitcoin è legato al suo essere la prima forma di registro dI pagamenti condiviso, universale, disintermediato e resistente alla manomissione. Si parla ancora poco di blockchain per il grande pubblico e forse non se ne parlera mai, ma potenzialmente è un’innivazione che potrebbe avere una portata simile a quella della partita doppia.
GB
La teoria della bolla è parzialmente sostenibile dato che, il mercato delle criptovalute, che sono oltre 1000 al momento, molte dele quali nate solo per speculare sulla scarsa cultura finanziaria degli investitori. Il boom delle monete virtuali, con capitalizzazione di circa 145 miliardi di $ e scambi medi giornalieri di circa 5 miliardi di $, assomiglia per molti aspetti alla crescita sconsiderata della new economy (es fallimento ENRON nel 2001). Di fatto le oltre mille valute di cui sopra costituiscono l’evoluzione della rete e di terminali informatici che, con la loro potenza di calcolo, permettono di scambiare informazioni, denaro e molto altro senza il benestare di organi nazionali o sopranazionali; dunque essa costituisce una nuova forma di economia, di cui si sottovalutano gli effetti (positivi o negativi) sull’economia reale. Nei molteplici articoli apparsi in questi giorni su riviste nazionali e internazioni, il fenomeno in questione non viene classificato (a torto) come nuova forma di democrazia digitale, dove persone residenti in continenti diversi scelgono di scambiare merci e servizi con una valuta comune non classificata/gestita da nessuna banca centrale. Infine segnalerei il ritardo culturale delle banche nel tentare di gestire il fenomeno e trarne vantaggi economici. Tali vantaggi sono stati invece colti da diverse società che offrono strumenti di pagamento, utilizzabili presso un qualsiasi ATM o POS, i quali offrono la possibilità di ricaricare gli stessi con Bitcoin.
Henri Schmit
Mi associo al primo comento. Il più importante criterio dell’analisi ‘scientifica’ non è la quantità dei dati statistici né la complessità degli algoritmi, ma la chiarezza dei concetti. Bravo!
Daniele
Che qualsiasi moneta sia una “bolla” e’ un affermazione alquanto discutibile. Le valute che hanno uno Stato dietro non sono “bolle”, dato che lo Stato impone tasse in tale valuta, e impone che vengano accettate per la risoluzione dei debiti. Bitcoin lo e’ (seguendo la definizione di Monacelli) perche’ non ha uno Stato alle sue spalle. L’Euro, il Dollaro, lo Yen, eccetera, non lo sono perche’ sono necessarie a pagare le tasse e utili a estinguere i debiti.
Edoardo Borgioli
Il bitcoin è mera speculazione, lo stanno comprando coloro che vogliono fare tanti soldi e alla svelta. Essendo sulla bocca di tutti capita anche su quella di chi, vedendo un trend enormemente positivo, compra senza reale motivo. Non vedo a cosa possa servire una moneta globale se non basata su trattati internazionali, con scadenza di quantità e senza applicabilità sul commercio off-line, dove ancora gira la maggior parte del mercato. Può esistere un futuro con criptovalute e/o monete globali, ma il bitcoin non è adatto, per costituzione e in quanto in larghissima parte è in mano a personaggi di dubbia onestà o riciclatori.
Il bitcoin è un oggetto ancora piuttosto complicato, messo in mano a chi non lo sa usare. O cambia o così non può che essere una gigantesca bolla.
Savino
Il Bitcoin più che una bolla è una balla.
Quando le condizioni economico-sociali fanno terminare le banconote reali dalle tasche, la speculazione transazionale e transnazionale si aggrappa al portafoglio virtuale. La cattiva educazione finanziaria dei singoli, delle banche e delle istituzioni fa il resto.
Roberto
Oggi la quotazione è di 18mila $ a smentire tutti i profeti di sventura. Nessuno ha l ‘umiltà di provare ad immaginare che forse la globalizzazione comincia a colpire seriamente anche le valute, le banche che ormai sono in mano a privati che stampano a loro piacimento senza rendere conto ai governi. Magari è la famosa mano invisibile del mercato chi lo sa ?