Tra le leggi da salvare della XVII legislatura c’è l’istituzione dell’Autorità nazionale per la regolazione dei rifiuti. È il primo passo per risolvere le emergenze e per dare finalmente al settore una normativa coerente e un corretto sistema di prezzi.
Non è un servizio da paese civile
Si parla da tempo delle “leggi da salvare” di questa legislatura. Ci permettiamo di aggiungerne un’altra, che non è arrivata in Gazzetta ufficiale per questioni di ore, facendo parte di uno dei decreti attuativi della legge Madia: la creazione di una struttura nazionale per la regolazione per i rifiuti. Sull’iniziativa si era creato un ampio consenso, anche perché aiuterebbe ad affrontare una delle “normali emergenze” del nostro paese. Istituire ora l’autorità dei rifiuti, magari attribuendone le competenze all’attuale Autorità per l’energia e il servizio idrico, sarebbe un passo importante, forse relativamente semplice.
Tra i servizi pubblici di interesse economico generale di ambito locale, la gestione dei rifiuti urbani è l’unica a essere rimasta “orfana” di un regolatore nazionale, ed è perciò più esposta alle incursioni della politica locale, agli abusi delle imprese, all’inefficienza generalizzata.
Riconoscendo il problema, un decreto attuativo della legge Madia conferiva all’Autorità per l’energia anche le funzioni di regolazione e controllo del ciclo dei rifiuti. L’Autorità veniva chiamata a occuparsi degli aspetti di cui già si interessa per gli altri servizi, e sui quali ha maturato una delle esperienze più lunghe e qualificate del panorama europeo: schemi tipo per i contratti di servizio, un metodo tariffario in grado di promuovere l’efficienza e la salvaguardia del principio “chi inquina paga”. Per sostanziare i principi, l’Autorità avrebbe dovuto fissare anche i criteri che guidano la costruzione delle tariffe di accesso agli impianti di trattamento e approvare le tariffe definite dagli enti competenti localmente e dai gestori degli impianti.
Emergenza rifiuti, eccessivo ricorso alla discarica, carenze di impianti per il recupero, mancato decollo dell’economia circolare. Sono esempi documentati di disfunzioni causate dal non funzionamento di un corretto sistema di prezzi nel ciclo dei rifiuti urbani. Abbiamo un sistema di imprese spesso a carattere e dimensione artigianale, chiamate però ad affrontare un problema epocale, con amministrazioni locali spesso incapaci di guidare un processo di razionalizzazione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, con un costo del servizio spesso inutilmente elevato per servizi insufficienti.
Dotare il nostro paese di un sistema di prezzi coerente con i costi e i veri problemi sarebbe il primo passo per guidare il settore dei rifiuti verso una migliore distribuzione delle risorse, ovvero un maggiore benessere sociale.
Perché serve un’Autorità?
Il Testo unico sui servizi pubblici locali, censurato dalla Consulta per ragioni del tutto differenti (un vizio procedurale), aveva un pregio: aveva individuato la necessità di dotare questi servizi di una normativa comune, basata sul raggiungimento di dimensioni gestionali adeguate, un chiaro sistema di responsabilità e controlli e un regolatore economico indipendente.
Affiancare la guida politica delle amministrazioni locali con un forte regolatore tecnico è condizione necessaria per evitare i problemi di oggi. Una regolazione nazionale servirebbe esattamente a iniziare il processo di razionalizzazione del settore. Non trasformerebbe alcuni degli attuali carrozzoni in imprese di rango, ma senza un sistema che determini prezzi ragionevoli non si riuscirebbe a fare gli investimenti che servono. E a evitare investimenti inutilmente costosi.
Gli indirizzi in materia di dotazione infrastrutturale ed efficienza non possono poi essere separati dalla dimensione qualitativa del servizio. Regolarità, frequenza e capillarità del servizio, sportelli informativi e di assistenza, gestione dei reclami, sono solo alcuni aspetti relativi alla qualità del servizio che dovranno essere promossi attraverso l’intervento regolatorio.
D’altra parte, come per altri settori caratterizzati da ricadute ambientali, anche quello dei rifiuti non può prescindere dall’esigenza di conformare la gestione ai principi della sostenibilità. La regolazione è allora chiamata a identificare tariffe che riflettano il principio del “chi inquina paga”, disincentivino la produzione di rifiuti e favoriscano riuso, riciclo, raccolta differenziata.
È ancora possibile…
Una domanda è allora d’obbligo: se la diagnosi è condivisa e se permane l’accordo, a suo tempo assai ampio, sulla possibile soluzione, cosa stiamo aspettando? La prossima legislatura si presenta densa di incertezze e comunque inizierà con una lunga fase di limitatissima operatività. La fondazione di una regolazione nazionale anche in questo settore di servizio pubblico, l’ultimo che ne è privo, sarebbe del tutto possibile in questa legislatura, proprio perché il dibattito sul tema si è già sviluppato.
Non sappiamo se esista un buon veicolo per condurre all’approvazione di questi principi nei pochi mesi che mancano alle elezioni – lasciamo la questione ai giuristi e agli esperti di politica. Da parte di chi frequenta le imprese del settore, e vede i problemi che il sistema oggi presenta, non resta che sperarlo.
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Alessandro Petretto
intervento sacrosanto e del tutto condivisibile. Il testo unico rinviato da un pernicioso pronunciamento della Consulta implicava anche un principio fondamentale e generale, secondo cui, anche in questo paese, la regolazione del servizi pubblici locali si fa con un’autorità indipendente. Questo avrebbe definitivamente bloccato tutti i rigurgiti municipalistici che ancora si aggirano dal Nord al Sud
stefano fontana
Mi pare che l’unica utilità dell’Autorità dei rifiuti sia per gli addetti, che lucrano altissimi stipendi.
arthemis
Non essendovi ancora questa autorità, sulla base di quali dati ritiene che non possa avere utilità alcuna oltre a quella di fornire stipendi ai dirigenti/impiegati?