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M5s: più Irpef ai dipendenti, meno agli autonomi

La riforma Irpef proposta dal M5s mantiene la progressività dell’imposta. Ma ha effetti distributivi: danneggia le famiglie dei dipendenti a basso reddito e favorisce autonomi e pensionati. E se si aumenta la no tax area cresce la perdita di gettito.

La riforma Irpef di M5s

Negli ultimi giorni il Movimento 5 stelle ha presentato una proposta di riforma dell’Irpef, che si aggiunge a quelle già avanzate da Forza Italia e Lega Nord.

La proposta del M5s prevede la riduzione dagli attuali cinque scaglioni di reddito a tre. In particolare, fino a 28 mila si applicherebbe l’aliquota del 23 per cento, da 28 mila a 100 mila l’aliquota del 37 per cento e oltre 100 mila l’aliquota del 42 per cento. È prevista una no tax area di 10 mila euro. Non pagherebbero quindi imposta i contribuenti con reddito inferiore a 10 mila euro.

Le attuali aliquote sono invece le seguenti: 23 per cento da 0 a 15 mila, 27 per cento da 15 mila a 28 mila, 38 per cento da 28 mila a 55 mila, 41 per cento da 55 mila a 75 mila, 43 per cento oltre. Anche oggi è prevista una no tax area, che varia a seconda del tipo di reddito.

Chi vince e chi perde

Abbiamo simulato gli effetti della proposta M5s sul gettito e sulla distribuzione del reddito, prendendo come reddito di riferimento quello del 2017 (nel precedente articolo sulla flat tax i redditi erano invece a valori nominali 2015).

La proposta è vaga per quanto riguarda la no tax area: si parla di estensione da 8 mila a 10 mila euro, ma oggi autonomi e pensionati ne hanno una che si ferma sotto gli 8 mila. Nella simulazione abbiamo assunto che la no tax area arrivi a 10 mila euro per tutti i contribuenti. Questo potrebbe esagerare la perdita di gettito, ma d’altra parte la proposta M5s accenna vagamente a un incremento della no tax area fino a 26 mila euro se si hanno figli. Non possiamo simulare questo aspetto della proposta perché troppo generico, non facendo riferimento al numero dei figli, ma certo produrrebbe una notevole perdita di gettito. Sarebbe auspicabile avere maggiori dettagli in merito per aggiornare in modo puntuale la simulazione.

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A legislazione vigente, il gettito Irpef (escludendo le addizionali locali) è di 162 miliardi, a cui vanno tolti 9 miliardi di bonus. Nell’ipotesi di riforma del M5s, il gettito scenderebbe a 137 miliardi, ma la proposta contempla l’eliminazione del bonus degli 80 euro al mese per i dipendenti, quindi la perdita di gettito diventa di 16 miliardi.

Pr quanto riguarda gli effetti distributivi, nel grafico 1 presentiamo l’incidenza dell’Irpef attuale e quella dell’ipotesi di riforma del M5s. Per completezza, aggiungiamo anche le curve relative alle proposte di Forza Italia e della Lega Nord. Per un reddito familiare fino a 14 mila euro (il 20 per cento più povero delle famiglie), l’imposta pagata con l’ipotesi del M5s è superiore a quella di oggi: nel primo caso sarebbe pari all’1,4 per cento del reddito complessivo, nel secondo caso è allo 0,6 per cento.

La proposta del M5s si distingue da quelle del centro destra per il mantenimento di una progressività simile a quella attuale, come si vede dalla figura 1. Implica una minore imposta rispetto alla proposta della Lega e a quella di Forza Italia fino a 20 mila euro di reddito familiare (terzo decile); dopodiché, fino a 30 mila euro (sesto decile) l’imposta è superiore a quella di Forza Italia e inferiore a quella della Lega. Oltre quella soglia, supera nettamente entrambe. Anche l’incidenza delle due flat tax si discosta significativamente da quella dell’Irpef attuale solo per la metà superiore della distribuzione.

Figura 1 – Incidenza dell’Irpef sul reddito complessivo familiare, per decili di reddito complessivo familiare equivalente

Un’analisi più disaggregata mostra che per le famiglie dei dipendenti la riforma del M5s non sarebbe un grande affare. Come si vede dal grafico 2, prevede infatti un aumento del carico fiscale fino ai 26 mila di reddito familiare. La ragione è la soppressione del bonus. Lo stesso effetto emerge dall’ipotesi di revisione della Lega e da quella di Forza Italia. In quest’ultimo caso, l’effetto è mitigato dall’alta deduzione prevista. Il grafico 3, relativo alle famiglie di pensionati e di lavoratori autonomi, conferma che queste sarebbero le famiglie più avvantaggiate perché otterrebbero una no tax area più alta, senza però incorrere in alcuna perdita perché il bonus 80 euro non li ha mai riguardati.

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Figura 2 – Incidenza dell’Irpef sul reddito complessivo familiare, per decili di reddito complessivo familiare equivalente. Solo famiglie di lavoratori dipendenti

Figura 3 – Incidenza dell’Irpef sul reddito complessivo familiare, per decili di reddito complessivo familiare equivalente. Famiglie di lavoratori indipendenti e di pensionati

La riforma proposta dal M5s non cambia radicalmente l’impalcatura dell’Irpef, come invece fanno le due del centro destra, che abbattono la sua progressività. Tuttavia, ha forti effetti distributivi: danneggia le famiglie dei dipendenti a basso reddito e favorisce molto autonomi e pensionati.

Per evitarlo, bisognerebbe aumentare la no tax area dei dipendenti, a costo però di ulteriori perdite di gettito.

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23 commenti

  1. Savino

    Una proposta interessante in un Paese dove gli orefici dichirano di meno degli operai.
    Personalmente, ritengo più giusto che l’imposizione fiscale abbia come imponibile quel flusso chiamato patrimonio piuttosto che il reddito prodotto.

    • Danilo

      Sono d’accordo! Anche i patrimoni sono una risorsa da non trascurare.

      • Pietro Brogi

        Non si dovrebbe trascurare la differenza fra patrimonio e risparmio……tutelato anche nella Costituzione…

    • Giancarlo

      LUCA. Tassare i pensionati? Perchè adesso non lo sono? che cosa dice?

    • Alex

      I patrimoni sono giá tassati (vedasi seconde case e imlosta di bollo su risparmio amministrato e gestito). Più corretto tassare i redditi. Ancora più corretto combattere evasione fiscale e gli sprechi del settore pubblico.

  2. Luca

    L’unico vero modo per avere un gettito importante sarebbe invece tassare progressivamente tutti i pensionati, arrivando ad una media anche del 10% si potrebbe avere un gettito di quasi 20miliardi di euro penalizzando quasi niente i pensionati con reddito più basso,

    • Pietro Brogi

      Sono piuttosto perplesso sulla assimilazione lavoratori indipendenti e pensionati nei grafici……. ha un senso? Comunque dovrebbe essere messo in chiaro che le pensioni sono tassate con le stesse percentuali irpef del lavoro dipendente. Ovviamente .mancano i contributi previdenziali….che forse andrebbero addebitati alle pensioni retributive……per equità

      • Angelo

        Guarda che io, pensionato con € 28.000,00, già le tasse le pago ( circa € 500,00 mensili) !!!

  3. Danilo

    Mi chiedo ( e vorrei conoscere il motivo) perché non aumentare la % man mano che aumentano i redditi. Anche fino al 90%. (Come recita l’art. 53 della costituzione??) Qualcuno rinuncerebbe a qualche incarico. Ho reso l’idea?
    Forse ci sarebbe qualche spicciolo per le manutenzioni.

  4. jazy quill

    Grazie, ottimo contributo anche se, alla fine, non si capisce perché i lavoratori dipendenti voteranno M5S e Lega e i pensionati PD (così almeno suggeriscono i sondaggi). Il vero mistero, a mio avviso, è perché la percezione della realtà è così distante dalla realtà.

  5. LUCIANO PONTIROLI

    Il patrimonio è uno stock, non un flusso.

  6. Ciro

    Salve, ho trovato l’articolo molto interessante. Purtroppo non essendo un esperto in materia, non riesco a ‘decifrare’ i grafici e quindi resto zoppo per una comprensione più ampia. Cosa rappresentano quei numeri sulle assi delle ascisse e delle ordinate? Cosa sono i decili? Grazie di tutto!

    • Massimo Baldini

      buongiorno, ogni decile comprende il 10% delle famiglie italiane: il primo è il 10% più povero, il decimo comprende il 10% con reddito familiare più alto. In verticale c’è l’incidenza dell’imposta sul reddito sul reddito familiare medio. Ogni numero in pratica è il rapporto tra l’imposta media pagata da quel 10% di famiglie e il loro reddito medio.

  7. Enzo Brescia

    no tax area:30.000,a tutti gli altri 30%,così emergerebbe tutto il sommerso.

  8. Michele

    Il titolo dell’articolo è fuorviante. Quello che emerge più chiaramente dall’analisi è che le proposte di Forza Italia e Lega favoriscono grandemente i redditi più alti. È li che si vedono le maggiori differenze rispetto alla legislazione attuale

  9. Michele

    In ogni caso è pura accademia. Tutti sanno che nessuna di queste proposte verrà mai attuata. Con un debito pubblico superiore al 130% del PIL e con la prospettiva di tassi crescenti toccare pesantemente le finanze pubbliche sarebbe avventurismo economico. Lo dimostra anche il fatto che nei tanti anni in cui hanno governato Forza Italia e Lega promesse simili non le hanno mai mantenute

  10. Michele

    L’analisi poi dovrebbe essere estesa ai riflessi sui due principali problemi del sistema fiscale italiano: 1) solo 400k contribuenti su 41 milioni dichiarano più di 100.000 € e solo 34022 più di 300.000 € 2) le troppe flat tax già presenti: 26% sui redditi da capitale, 21/10% sugli affitti, 8% sulla rivalutazione delle partecipazioni, 1,25% nel caso della participation exemption , 0% sui PIR etc Per non parlare poi del tax expenditures: se non si considerano anche queste tutte le analisi sulle curve irpef non servono a nulla..-

  11. Amegighi

    Mi pare più che chiaro dove punti la Lega e chi siano coloro che intende favorire. Altrettanto vale con qualche correzione FI. Molto ambigua la posizione dei M5S che mi sembra intendano mantenere il piede su due staffe propendendo verso una parte, ma non troppo.
    E’ ovviamente troppo pensare che gli squallidi (intellettualmente) primi attori di queste squallide elezioni (di squallido in squallido arriveremo alla fine al fondo per risalire ?) rispondano esattamente sul punto, o meglio sul grafico. A me basterebbe ci dicessero come intendono direttamente (non indirettamente incidendo sulle aliquote) abbattere un sommerso da quarto mondo, semplificare non le aliquote, ma il numero devastante di tasse che paghiamo ovunque, e approvassero una semplice e unica tassa comunale con la quale sapere finalmente se il nostro Sindaco usa bene o male i soldi che gli affidiamo.

  12. Giorgio Pezzuto

    Per le famiglie il M5S vuole introdurre un quoziente familiare simile a quello Francese (+ figli, + agevolazioni), rimborsi per prodotti per bambini e Iva agevolata su prodotti infanzia. Le misure economiche non andrebbero considerate tutte assieme per avere un quadro più realistico ?

  13. claudio

    proposte incomprensibili… si dichiara di voler ridurre la tassazione per i redditi più bassi e poi si propone una aliquota unica al 37% (valore attuale) da 28 mila euro fino a *boom* 100 mila.

    questo al mio paese è favorire i ceti più abbienti.

    • Antonymous

      Ora è molto peggio, sono tutti o quasi convertiti alla flat tax, dopo l’ordine di scuderia di allearsi con la Lega. Progressività al contrario regalo ai ricchi, argomenti repubblicani sulla progressività che colpevolizzerebbe i ricchi, il “c’era bisogno di un’alleggerimento fiscale”, e che il ricco è parassita solo se statale a prescindere da i meccanismi economici che ha munto per le sue rendite. A me Renzi non piaceva e pensavo che lo si criticasse per il Jobs Act ed altre erosioni delle garanzie, per aver tolto l’imu al 5% più ricco ed aver messo balzelli e tagliato la sanità. Ora questo è un nazareno al quadrato in termini di concessioni e compromessi, Tria dice che servirà l’Iva per finanziare la flat tax il che è lo stesso giochetto delle 3 carte di Renzi.

  14. Nel 1993 una piacevole pellicola americana (Dave – Presidente per un giorno, per la regia di I. Reitman) ci ha fatto divertire raccontandoci di un uomo della strada che, una volta chiamato a sostituire temporaneamente il presidente USA, mette in ordine tante cose. Inclusi i conti pubblici. Sono grato agli autori dell’articolo che riescono ancora a farci sorridere sul tema dei dilettanti alle prese con la finanza pubblica.

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