Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca alle affermazioni di Roberto Saviano sulla spesa per l’accoglienza dei migranti.
Numeri sui costi dell’accoglienza
L’accoglienza dei migranti è un tema che ha acceso il dibattito politico italiano. Dopo le elezioni, la questione è diventata sempre più centrale, soprattutto da quando il ministro Salvini ha deciso di negare alla nave Aquarius di Sos Méditerranée l’approdo in un porto italiano. La scelta sembra aver riacceso il confronto anche in sede europea, pochi giorni prima del Consiglio europeo del 28-29 giugno che dovrà riaprire il dossier sulla riforma del regolamento di Dublino. Proprio per questo, molti opinionisti italiani discutono sul sostegno finanziario che l’Italia ha ricevuto in questi anni dall’Europa per gestire il flusso migratorio che, nel 2018, dovrebbe costare al bilancio dello stato circa 5 miliardi di euro. Tra questi, Roberto Saviano. La sua attività gli ha procurato minacce che hanno richiesto l’assegnazione di una scorta. Per questo ci auguriamo che il giudizio sulla necessità di una sua protezione rimanga sempre estraneo a valutazioni politiche. Questa considerazione non ci impedisce però di rilevare eventuali errori all’interno della sua narrazione. Lo scrittore, infatti, cercando di dimostrare quanto in realtà l’Europa sia stata vicina alle necessità dell’Italia, ha dichiarato nella puntata del 13 giugno di Di Martedì su La7 (al minuto -12.20):
“Solo negli ultimi anni al nostro paese sono stati dati 800 milioni di euro di fondi dall’Europa per la gestione dei flussi dei rifugiati, ma l’apporto più corposo lo si riceve indirettamente. […] L’Europa ha concesso all’Italia di scorporare dal bilancio questi 5 miliardi che servono per i rifugiati e che quindi non vanno a pesare sul rapporto debito/Pil, cioè non pesano sul debito italiano, non sulle nostre tasche”.
Secondo Saviano, quindi, l’Italia avrebbe ricevuto non solo un sostegno diretto rilevante dall’Unione europea, circa 800 milioni di euro, ma avrebbe anche ottenuto l’autorizzazione a scorporare 5 miliardi dal computo del deficit e del debito, rendendo di fatto la spesa per l’accoglienza non più un peso per le “nostre tasche.”
È veramente così?
La flessibilità concessaci dall’Europa
Secondo Saviano, l’Italia avrebbe ricevuto la possibilità di non calcolare a debito i circa 5 miliardi necessari a coprire la spesa dell’accoglienza nel 2018. Bisogna innanzitutto ricordare che, come ogni paese dell’Unione europea, l’Italia deve raggiungere a norma del Patto di stabilità e crescita (Psc)il proprio obiettivo di medio termine (Mto), che per noi significa un saldo strutturale pari a zero. Tuttavia, la Commissione europea ha chiarito, attraverso la Comunicazione del 13 gennaio 2015, le modalità con cui un paese può usufruire di margini di flessibilità, ossia di deviazioni temporanee dal percorso di avvicinamento all’obiettivo. Le specificazioni comprendono la clausola per gli investimenti pubblici, cofinanziati dall’UE, e le riforme strutturali, condizioni cioè che autorizzano uno stato a deviare dal suo percorso di consolidamento fiscale (per un massimo annuale di 0,75 per cento del Pil).
Saviano in questo caso si riferisce però al margine di flessibilità concesso a un paese a seguito di “eventi eccezionali”, riconosciuto dall’articolo 5 del Patto di stabilità e crescita. Sono eventi “al di fuori del controllo dello Stato” che hanno “rilevanti ripercussioni” sulla sua stabilità finanziaria. Nel caso questi eventi si verificassero, lo Stato membro può essere autorizzato a deviare dal suo percorso di aggiustamento di medio termine. Come si può notare dalla tabella 1, in questi anni i margini di flessibilità sono stati relativi alle esigenze di sicurezza a seguito degli attacchi terroristici, agli eventi sismici e al flusso migratorio, accanto agli altri spazi di flessibilità concessi per le riforme strutturali e per il ciclo economico.
Tabella 1– Flessibilità ottenuta dall’Italia tra il 2015-2018
Fonte: Elaborazioni Ufficio parlamentare di bilancio su documentazione europea e nazionale
È qui però che Saviano commette il suo errore: il margine di flessibilità concesso all’Italia equivale a un’autorizzazione ad allontanarsi temporaneamente dal percorso di avvicinamento all’obiettivo di medio termine. Tuttavia, questo non implica uno “sconto” su come le spese debbano essere finanziate. Come specificato dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), sebbene alla gestione dei flussi migratori sia stata riconosciuta l’eccezionalità che ha poi motivato il margine di flessibilità, i costi dell’accoglienza rientrano sempre nel computo del disavanzo pubblico.
In altre parole, l’impatto sul deficit e sul debito delle spese di accoglienza si verifica in ogni caso, a prescindere dalla concessione o meno dei margini di flessibilità. Che ha infatti il solo obiettivo di rimandare il raggiungimento dell’obiettivo di medio termine, ma non dà diritto ad alcuno “scorporo dal bilancio” e quindi ad alcuno sconto sul debito pubblico.
Inoltre, è interessante osservare come la flessibilità concessa in passato abbia riguardato,sulla base dei criteri stabiliti dalla Commissione, solo una parte delle spese sostenute per l’accoglienza. Ad esempio, se nel 2017 la spesa totale è stata di 4,3 miliardi di euro, la flessibilità concessaci ha interessato solo 2,7 miliardi; nel 2016 la spesa è stata di 3,6 miliardi e la flessibilità di un 1 miliardo, nel 2015 la spesa è stata di 2,7 miliardi e la flessibilità solo di 0,5 miliardi.
E i contributi diretti?
Roberto Saviano fa riferimento anche ai finanziamenti diretti da parte dell’Unione europea, circa “800 milioni di euro in questi anni”. Come si può notare dalla tabella 2, la cifra sembrerebbe più o meno corretta. Il totale dei finanziamenti europei dal 2011 al 2018 è stato infatti di 694 milioni di euro, un po’ meno di quanto dichiarato da Saviano, il quale però potrebbe aver considerato un intervallo di tempo più lungo.
Il problema però è che il valore complessivo dei finanziamenti UE in questi anni ha coperto solo una minima percentuale della spesa sostenuta dall’Italia, meno del 3,4 per cento. Infatti, se in questi otto anni la spesa totale per l’accoglienza – inclusi quindi il soccorso in mare, l’assistenza sanitaria e la prima assistenza – è stata di circa 20 miliardi e mezzo, i contributi diretti Ue si sono fermati a 700 milioni di euro. Saviano non cita la percentuale sul totale né la spesa anno per anno, ma solamente il valore complessivo degli ultimi anni. Questa cifra potrebbe far intendere allo spettatore un contributo significativo ricevuto dall’Unione europea, che in realtà ha partecipato in maniera irrisoria alle spese di gestione dell’accoglienza.
Tabella 2– Spese per l’accoglienza e contributi UE (in milioni di euro)
* previsione con scenario costante. La previsione con scenario di crescita è 5047
Fonte: elaborazioni su Def 2017e Def 2018
Il verdetto
Saviano commette una grave imprecisione. Egli ritiene infatti che il margine di flessibilità per l’accoglienza dei migranti sia equivalente a uno scorporo della spesa dal computo del deficit. Una sorta di sconto, che non farebbe pesare sul debito italiano questo tipo di spesa. In realtà, tutte le spese sostenute dalla pubblica amministrazione devono essere sempre finanziate o con tasse o con deficit, a prescindere dalla possibilità di deviare dal nostro percorso di consolidamento dei conti pubblici. Inoltre, Saviano non spiega che il valore complessivo dei fondi UE in questi anni ha coperto solo il 3,4 per cento della spesa totale italiana per l’accoglienza. La sua dichiarazione è pertanto FALSA.
Ecco come facciamo il fact-checking.
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Savino
E’ un problema di soldi. La vera questione su cui bisognerebbe far prevalere gli interessi italiani è porre un capitolo ad hoc per la gestione emergenzial-strutturale delle migrazioni da parte della frontiera naturale dell’Europa. Il governo italiano, piuttosto che manifestarsi con dichiarazioni strampalate e avviare dossier su come modificare fenomeni immodificabili, dovrebbe approvare un vero piano di gestione e chiedere le risorse per attuarlo.
Salvini non metta in discussione il buon cuore degli italiani e si concentri sul fare politica elencando ciò che ci serve per governare il fenomeno. Non facciamo i soliti piagnoni, dicendo che le sfighe capitano sempre a noi, ma cerchiamo di prendere decisioni di saggezza e responsabilità sullo scacchiere internazionale.
matteo rossi
ottimo fact checking. Se interessati c’è anche un video di donadel sull’argomento, sempre molto interessante https://youtu.be/KpOazjANMuQ
fa veramente ridere come questi soggetti, saviano e affini, continuino a difendere questo teatrino dell’orrido ricorrendo alle bufale. A sto punto io penso davvero ci sia un problema di interpretazione dei dati, da parte di chi li legge, trasmette e soprattutto di chi si affida a certi soggetti
Renato D'Elia
Possibile che perdete ancora tempo con Saviano?
E’ l’unico che ha “fatto i soldi con la camorra non rischiando la galera”. I suoi libri e film sono letti e seguiti solo da camorristi: come qualunque napoletano intellettivamente normodotato può’ testimoniare. Gli eroi che hanno combattuto, con la penna e con la voce, la criminalità’ organizzata si chiamano: Siani, Impastato, Fava. Eroi autentici che se non fosse per RaiStoria ormai sarebbero nell’oblio; e considerando il conformismo e servilismo imperante i nostri nipoti non conosceranno mai.
Basta con la cialtroneria e il politicamente corretto. Non sopravviveremo se non troviamo il coraggio della verità’ che non e’ corretta o scorretta. Mascherare la verità’ per una presunta correttezza verbale ci renderà’ tutti più vulnerabili.
Matteo Nanni
“letti e seguiti solo dai camorristi”.
Mi permetto di farlo io un FACT-CHECKING:
“Il romanzo ha venduto oltre 2.250.000 copie nella sola Italia[1] e 10 milioni nel mondo[2], ed è stato tradotto in 52 lingue[3]. È presente nelle classifiche di best seller in Germania, dove l’opera è saltata subito in cima alla classifica del settimanale Der Spiegel, e si è diffuso anche in altri paesi, tra cui Paesi Bassi, Belgio, Spagna, Francia, Svezia, Finlandia e Lituania.”
Inoltre il commento mi pare poco aderente all’articolo
Renato D'Elia
Ci sono centinaia di milioni di frequentatori di siti porno. Cio’ non significa che la pornografia può’ essere considerata arte. Perdere il tempo a controllare cosa dice Saviano e’ il riflesso del basso livello culturale di questa povera nazione. Oggi e’ uscita una graduatoria che vede l’università di Bologna in un ranking migliore di Milano. Forse questo merita un FACT Checking
Dario
Grazie per il tuo articolo.
Credo che il punto di Saviano fosse più orientato a mettere in luce quanto argomentare che questi soldi possano essere spesi per altro (cavallo di battaglia della Lega) è utopia – spendendo per altro, quella spesa verrebbe computata nel disavanzo ai fini del GSP e quindi, molto probabilmente, quella spesa alternativa non verrebbe in realtà sostenuta.
Resta verissimo il punto che quella spesa vada ovviamente a cumularsi al debito pubblico pregresso.
Gabriele Guzzi
Ciao Dario! Grazie per il commento. Il punto è che anche la spesa per l’accoglienza rientra nel disavanzo, solo che l’Ue ci autorizza ad allontanarci dal percorso di aggiustamento prefissato. Ovviamente, parlare di “altre spese” alternative a questa è troppo generico. Certamente, all’accoglienza è stata riconosciuta l’eccezionalità. Un saluto cordiale!
matteo rossi
In realtà quei soldi non è possibile che vengano spesi per altro, Pura propaganda politica, ma è altrettanta propaganda il fatto di mettere in luce che l’ue stanzi fondi in aiuto dell’italia sul tema rifugiati perché sappiamo benissimo che è stato fatto per anni solo il minimo indispensabile e i fondi non coprono niente delle spese che effettivamente noi sosteniamo. Quindi da una parte è menzognero un fatto, dall’altra pure. Saviano ormai si fa portatore di questa sorta di verità che insomma, per chi pretende di trattare temi un po’ più complessi, forse è il caso di approfondirli meglio. Anche perché ho sentito altri interventi suoi e lui apertamente sostiene che non questi costi non rientrando nel rapporto deficit-pil effettivamente non li sosteniamo, ecco magari parliamone. Queste le reputo notizie sbagliate, diffuse, sapendo di diffonderle