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Quando i numeri sui rifugiati smentiscono le narrazioni

L’accordo raggiunto al vertice UE prevede la redistribuzione dei richiedenti asilo solo su base volontaria. I numeri aiutano a capire perché l’Italia non è nella posizione di chiedere trasferimenti verso altri stati che già hanno accolto più migranti.

Il vertice sull’accoglienza dei migranti

Dopo il vertice UE sui migranti, la Polonia ha celebrato la vittoria su Twitter: “[…] la UE adotta all’unanimità la posizione di #V4 (paesi di Visegrad) e Polonia: NO agli obblighi di redistribuzione […]”.

Secondo l’accordo, il trasferimento dei richiedenti asilo avverrà solo su base volontaria. Come scrive Bloomberg, non è chiaro perché questo accordo dovrebbe avere più possibilità di essere attuato rispetto ai precedenti tentativi di redistribuzione ma “la promessa di nuovi fondi UE per combattere l’immigrazione illegale potrebbe aiutare a oliare la macchina”.

L’intesa è arrivata dopo un duro scontro tra l’Italia e la Francia. Il presidente francese Emmanuel Macron aveva sostenuto che “l’Italia non sta vivendo una crisi migratoria” e che siamo di fronte a una crisi politica scaturita da “estremisti che giocano sulle paure”. Il ministro Luigi Di Maio aveva risposto che in Italia “l’emergenza immigrazione esiste eccome ed è alimentata anche dalla Francia con i continui respingimenti alla frontiera. Macron sta candidando il suo Paese a diventare il nemico numero uno dell’Italia su questa emergenza”.

È ormai opinione consolidata in Italia che i paesi a nord delle Alpi abbiano protetto i propri confini con i respingimenti, lasciando l’Italia sola nel fronteggiare una grave crisi umanitaria. La realtà dei fatti sembrerebbe molto diversa. Mentre gli italiani concentravano l’attenzione sugli sbarchi sulle coste siciliane, altri paesi – come la Germania, la Francia e la Svezia – hanno accolto molti dei richiedenti asilo arrivati negli ultimi anni non solo dall’Italia, ma anche da Grecia e Turchia (Figura 1).

Figura 1– Principali rotte migratorie. Flussi da gennaio 2016 a giugno 2017

Fonte: http://migration.iom.int/europe/

Rifugiati in Europa

Secondo le statistiche dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) l’Italia non fa parte dei paesi che sopportano il maggiore carico nell’accoglienza dei rifugiati. Svezia, Malta, Austria e Germania stanno facendo uno sforzo notevolmente superiore a quello del nostro paese.

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Il contributo di ciascun stato nell’aiutare la Comunità europea a far fronte alla crisi migratoria può essere misurato con due indicatori: rifugiati per 1000 abitanti e prodotto interno lordo per rifugiato. Il numero di rifugiati e richiedenti asilo deve infatti essere rapportato alle dimensioni del paese e alle sue disponibilità economiche.

L’indicatore Pil per rifugiato (dove il Pil è misurato in euro e a parità di potere d’acquisto) è utile per considerare le capacità economiche che uno stato ha per affrontare le spese legate all’accoglienza dei migranti. Le statistiche, mostrate nella figura 2, fanno riferimento alla fine del 2017. Il numero di abitanti si riferisce al 2015, quando è aumentato il flusso di rifugiati verso l’Europa.

La Germania alla fine del 2017 aveva a carico 1 milione e 413 mila rifugiati, mentre l’Italia 354 mila e la Francia 402 mila. L’indicatore Pil per rifugiato rivela che la Grecia, reduce da una gravissima crisi economica e uno dei principali punti di accesso all’Europa, sopporta un carico superiore a quello dell’Italia nell’accoglienza. Così come accusare Malta di non fare la sua parte è decisamente inopportuno.

Figura 2

Il più ampio contesto migratorio

Una parte rilevante delle persone che sbarcano sulle coste italiane sono i cosiddetti migranti per ragioni economiche, i quali sono inclusi nelle statistiche Unhcr solo nel caso abbiano fatto richiesta di asilo e siano in attesa di verdetto.

Per completare il quadro, la figura 3 mostra altri dati – sempre delle Nazioni Unite – sul totale degli immigrati presenti nei diversi paesi nel 2017, specificando il numero di persone originarie da Africa e Medio Oriente.

Anche in questo caso, l’Italia non è in una situazione più difficile di altri paesi, come la Francia e la Germania. È importante precisare che la presenza di clandestini non cambia il confronto internazionale, soprattutto non a favore dell’Italia. Secondo i dati Eurostat “Third country nationals found to be illegally present”, l’incidenza dell’irregolarità scoperta dalle forze dell’ordine è più bassa in Italia rispetto ad altri paesi come la Germania e la Francia.

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Dal punto di vista di una equa distribuzione dei rifugiati in Europa, l’Italia non è nella posizione di chiedere a molti altri paesi UE di accoglierne di più. I migranti per ragioni economiche non sono parte dell’accordo UE, ma anche in questo caso la situazione non sarebbe molto diversa.

Il governo italiano ha ottenuto un meccanismo che permette di richiedere ad altri stati la disponibilità a prendersi carico dei richiedenti asilo. Ricorrere allo scontro frontale, come in passato, con paesi che hanno i numeri dalla loro parte, non aiuterà a realizzare questa possibilità.

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26 commenti

  1. Savino

    Non per pura retorica, ma ha ragione il Prof. Boeri.
    L’egoismo dei senior italiani sta sottovalutando completamente il nostro costante deficit demografico.
    Ciò unito al fatto che nessun lavoro umile o semplicemente più sacrifichevole (penso ai panettieri) raccoglie la simpatia dei pigroni italiani.
    Non riusciamo ad aiutare gli altri perchè siamo costretti ad aiutare il nostro parassitismo e le avventure giovaniliste dei nostri Matusalemme.
    Ma la culla dell’umanesimo, della civiltà, del diritto e della religione cattolica dov’è finità?
    Mai in 4.000 anni abbiamo perso così drasticamente la bussola dei nostri valori che pongono al centro l’uomo, i sui bisogni e le sue abilità, per diventare così egoisti, cinici e disumani.

  2. Henri Schmit

    Grande articolo, complimenti all’autore! Finalmente si comincia a interessarsi alla verità, cioè ai numeri veri: i numeri da soli non significano niente, se non si definiscono prima le categorie pertinenti. Mi chiedo perché non ci sono i numero per il Lussemburgo. Due anni fa, al colmo della crisi degli arrivi in Italia, ho verificato direttamente con la fonte i dati dell’agenzia (appena ricostituita per affrontare le nuove esigenze) di quel paese e ho notato che i numeri erano esattamente proporzionali a quelli dell’Italia, poco più di un percento per una popolazione di 500.000 contro i 60 milioni dell’Italia. Non conosco gli ultimi numeri quando in Italia gli arrivi sono calati dell’80%. Calcolati sul PIL le proporzioni cambiano ovviamente a sfavore dei paesi più ricchi, come mostra il penultimo grafico. Manca forse una definizione dell’immigrazione come stock rispetto ai nuovi arrivi; incide su queste considerazioni l’efficienza delle politiche di integrazione, che hanno un costo e hanno determinati effetti solo nel tempo.

    • Carlo Lombardi

      Ottimo articolo. Per comprendere meglio la percezione di allarme, bisognerebbe anche tenere conto della densità della popolazione e della presenza in Italia di vaste aree montuose non abitate

  3. Virginio Zaffaroni

    Sono dati e grafici che ci riportano alla realtà e mostrano come a Francia e Germania ci sia poco da rimproverare, alla faccia della logorante propaganda in corso. I dati dell’articolo sembrano però dati di stock, fotografano cioè l’accumulazione di immigrati in un tempo che suppongo abbastanza lungo. Se così, mi chiedo quali siano i dati di flusso riferiti per esempio agli ultimi cinque anni. Dico questo perché forse l’elemento che ha “destabilizzato” il sentiment degli italiani è stato, oltre alla totale insipienza di un ministro come Alfano, il forte afflusso in poco tempo. Sarebbe cioè il “numero grande ristretto in un tempo breve” che ci ha portati all’attuale xenofobia e distorta immagine della realtà in fotografia.

    • Henri Schmit

      Concordo appieno. C’è stata un’inefficienza 1. del governo nel controllo del mare (fino a Minniti), nella gestione degli arrivi, nel trattamento dei postulanti, nell’inserimento dei rifugiati e immigrati regolari, nella gestione dei flussi degli irregolari (lasciati se non stimolati – cf Marroni – a tentare il passaggio oltre le Alpi) e 2. dei giornalisti ed esperti nel raccontare e analizzare i fatti. L’articolo commentato fa ben sperare che un discorso più veritiero è possibile..

  4. Edo

    E’ possibile avere un confronto anche in relazione ai poveri presenti in ogni paese?
    grazie

  5. carlo giulio lorenzetti

    Nell’analisi comparata dei flussi migratori e dei numeri relativi all’accoglienza nei diversi paesi UE si dovrebbe tener conto anche delle caratteristiche morfologiche del territorio e della densità abitativa. Da questo punto di vista la situazione di Francia, Germania e Italia non è comparabile.

  6. Ezio Pacchiardo

    E’ vero che se calano gli immigrati si riduce il numero di lavoratori paganti gli oneri pensionistici, ma questi immigrati “buoni” soddisfano a certe caratteristiche: vogliono lavorare e non vivere a spese di altri o peggio ancora delinquere, hanno una qualifica professionale che consente loro di lavorare, si comportano da corretti cittadini, sono presenti nel numero che è necessario al paese e non in surplus, ecc. In questo senso è vera l’affermazione di Boeri, ma non è vera per tutti gli altri che non fanno nulla o fanno totalmente o anche solo parzialmente lavoro in nero, e che quindi non pagano i contributi pensionistici, non è vera anche per quelli che vivono nei centri di accoglienza in attesa che il loro destino venga definito.

  7. Pietro Brogi

    Mi sembra che in questo articolo manchi completamente l’analisi del numero degli stranieri naturalizzati, che sono stati oltre un milione negli ultimi anni, soprattutto manca l’analisi sul perché l’Italia è alprimo posto in Europa sulla percentuale delle concessioni di cittadibanza. Un dato che sembra contrastare anche la proposta di legge di incentivare le stesse naturalizzazioni.
    Sono un poco perplesso a legare il numero delle presenze non segnalate alla scoperta di irregolari, bisognerebbe considerare se esiste una forte volontà di ricerca della situazione di irregolarità ed una elevata efficienza.
    Un altro dato importante da valutare è bilancio numero di giovani che lasciano l’Italia…e l’esistenza di numerosissime situazioni di sottoccupazione per una larga parte dei giovani.

    • Henri Schmit

      Ringrazio a nome di tutti gli stranieri l’Italia dell’immensa generosità nella concessione della cittadinanza!

    • Claudio Baccianti

      I dati delle Nazioni Unite nella figura 3 riguardano i flussi migratori, per cui gli immigrati naturalizzati vengono comunque contati come immigrati. Non capisco allora perché avrei dovuto approfondire il tema delle naturalizzazioni. Sul secondo punto posso essere d’accordo in linea di principio, ma lo trovo un po’ affetto da confirmation bias e offensivo nei confronti delle forze dell’ordine italiane. Perché la polizia italiana dovrebbe fare meno controlli della polizia tedesca o francese? Ci sono dati o analisi al riguardo?

  8. Giovanni

    Smentiscono che narrazione? Gli italiani non possono essere in disaccordo sul fatto che gli stranieri sono passati dal 2% al 10% in 20 anni? Ah bisogna aspettare che arrivino fino al 30% come la Svezia, poi si può? O no.memmeno quello? Gli italiani devono diventare minoranza etnica nella propria patria? Questa invece che narrativa è? Meno italiani meglio è? Narrativa politicamente corretta?

    • Henri Schmit

      È chiaro che se non è possibile la naturalizzazione ci saranno sempre più stranieri. Io sono uno di loro. Tempi per la naturalizzazione per un cittadino UE con moglie e due figli italiani: Quattro, più probabilmente cinque anni. In Francia dura da uno a due anni, per un immigrato regolare da un paese subsahariano.

  9. Andrea

    Potreste fare anche un confronto europeo sui temi di costi, efficienza e tempi dell’accoglienza ? Gli altri stati accolgono o respingono più richieste di asilo ? In quanto tempo decidono ? Quanto costa a loro gestire un richiedente ? Per quanto tempo devono occuparsene (prima che non sia economicamente indipendente ?
    Credo siano domande interessanti per capire se veramente esiste un problema in Italia, magari non causato dai numeri ma da come noi affrontiamo il fenomeno.

  10. carlo giulio lorenzetti settimanni

    Nel porre a raffronto i numeri relativi alla presenza dei migranti nei vari paesi UE si dovrebbe tener conto, oltre che del rapporto abitanti/migranti e di quello relativo al PIL di ciascun paese ospitante, anche della morfologia del territorio e della densità della popolazione per km quadrato. Sotto questo profilo si vedrebbe che le realtà di Francia e Germania non sono comparabili con la situazione italiana.

  11. Claudio Baccianti

    In risposta a chi richiedeva il numero di rifugiati (inclusi i richiedenti asilo) per km quadrato. Utilizzando i km quadrati di aree urbane, cioè agglomerati con più di 5mila abitanti (fonte Banca Mondiale), la presenza di rifugiati per km2 è la seguente: Italia 4.82, Francia 4.64, Germania 22.65, Malta 32, Olanda 8.72, Svezia 10.51, Grecia 4.50. Nel caso non foste soddisfatti dai numeri qui citati, invito a presentarne di alternativi, invece di limitarsi a seminare il dubbio. Molti dati sono facilmente ottenibili su internet. Cordiali saluti, l’autore.

    • Claudio Baccianti

      Aggiungo: Danimarca 5.15, Norvegia 3.23, Spagna 1.73, Svizzera 14.79, Belgio 5.56. Vorrei far notare che in molti casi questi migranti sono ospitati in strutture speciali (hotel, strutture sportive, ex basi militari, ecc.) per cui questo indicatore non è molto rilevante. Nonostante l’alto valore per la Germania (22.65) posso dire per esperienza personale che di rifugiati in giro ne ho visti pochissimi.

  12. Virginia

    Sarebbe interessante completare i riferimenti anche con il raffronto delle diverse politiche nazionali, per far emergere le inefficienze che contribuiscono a determinare percezioni critiche: per molti – lo confermano alcuni commenti – il tema sembra l’aumento della presenza nei centri urbani di stranieri “non impegnati” in attività, la competizione con i cittadini a basso reddito, le attività prestate in nero. Proseguire nell’operazione di chiarezza diventerà sempre più importante, andrebbe fatto un vero vademecum.

  13. Pietro Brogi

    Non ho trovato alcuna risposta alla richiesta di analisi del fatto che l’Italia ha il maggior numero di naturalizzazioni ,circa un milione negli ultimi anni, rispetto alle altre nazioni europee, cosa ancora più significativa se è vero quanto affermato in un commento che l’Italia impiega più tempo a concederla…..

  14. Antonio Carbone

    Mi associo al gentile Henri Schmit che ha degnato di una risposta persino Giovanni il quale denuncia il rischio che gli italiani diventino “minoranza etnica nella propria patria”.
    Qualcuno vuole dire a Giovanni e a tutti i benpensanti che sostengono le politiche infami messe in atto dal nostro paese che il concetto di Patria basato sull’identità Etnica è proprio quello invocato dai criminali responsabili degli eccidi nell’ex iugoslavia o da Putin per giustificare l’annessione della Crimea avvenuta nel 2014 (non nel 1714)?
    Ma di quali tradizioni si fanno paladini questi ignoranti/arroganti? Quelle di Russia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria delle quali il nostro “governo” è oramai il più fedele alleato!?
    Non credo purtroppo al fatto che i numeri reali possano aiutare a ritrovare la strada smarrita richiamata giustamente da Savino. Abbiamo un chiaro esempio ancora nel commento di Giovanni che legge al contrario i grafici per trovarci proprio l’opposto di quanto rappresentato. Il grafico infatti indica per la Svezia il 18% di immigrati totali di cui solo un 5,7% di Africani e Mediorientali (l’Italia ne ha il 2%). Ma lui Vuole leggerci il 30% e tanto basta per ergersi a difensore della nostra etnia!
    Eppure anche molti africani sarebbero d’accordo con lui! Ad es. i tanti ruandesi cattolici di etnia hutu che nel 1994 trucidarono circa 1000000 di loro connazionali cattolici dell’etnia tutsi che rappresentava il 20% della popolazione. Non fecero in tempo ad emigrare.

  15. Valeria Soru

    E’ sensato a suo parere utilizzare anche altri indicatori aggiuntivi ai due utilizzati che siano in grado di registrare le capacità e potenzialità di adattamento di uno Stato rispetto alla presa in carico dei migranti? in che modo ad esempio si può tener conto dello stock di capitale e infrastrutture da un lato e dello stock di debito dall’altro che andranno ad incidere sullo sviluppo dell’economia e quindi sulle possibilità effettive di assorbimento ed integrazione da parte di uno Stato nel medio termine? Sarebbe utile conoscere anche la velocità e la dinamica con la quale sono stati raggiunti i numeri riportati nell’articolo, anch’essa rilevante per comprendere il fenomeno.

  16. Michele

    È ampiamente dimostrato che in Italia non esiste una emergenza immigrazione. Esiste solo una attività di propaganda da arte di alcuni partiti di estrema destra (escludo tra queste il M5S) volta a distrarre l’opinione pubblica dalle loro politiche di concentrazione della ricchezza

    • Antonio Carbone

      E’ ampiamente dimostrato:
      1- che l’attacco alle ONG, con la leggenda (mai dimostrata – vedi punto 2) dei taxi del mare, ha la paternità del vice presidente del consiglio del M5S sig. Luigi Di Maio, che avviò tale campagna nella primavera del 2017;
      2- a mettere in atto buona parte della “politica” di chiusura è il ministro M5S Toninelli, che esegue pedissequamente quanto va’ dichiarando sui social network il “ministro” Salvini;
      3- sempre Toninelli (M5S) non si limita a tradurre le sparate social dell’alleato in atti di governo, ma alimenta direttamente la propaganda anche attraverso quello che è diventato un imbarazzante organo di partito (vedi intervista al “Fatto quotidiano”). Per dettagli vedasi Fact Checking de laVoce.info:
      http://www.lavoce.info/archives/54144/tutti-gli-errori-di-toninelli-sulle-navi-delle-ong/
      4- anche quando interviene in prima persona il Presidente della Repubblica per sbloccare l’infame vicenda della nave Diciotti, interviene il ministro della giustizia Bonafede (M5S) che, non sollecitato da nessuno, si sente in dovere di difendere Salvini e dicharare che “non ha sbagliato”.
      Non continuo l’elenco perché anche solo parlare di questa gente mi disturba (lo faccio per quello che sento un dovere civico, perché non si può stare a guardare lo scempio delle istituzioni e dei più elementari principi dello stato di diritto e della convivenza civile che questi personaggi da tragicommedia stanno perpetrando).

      • Antonio Carbone

        E come dimenticare a dicembre 2017 l’uscita in massa dall’aula del Senato di tutti (dico tutti) i senatori del M5S, per non votare la legge di civiltà sullo “jus soli” che riguardava ragazzi nati e cresciuti in Italia, per non perdere neanche un voto dell’estrema destra alle elezioni 2018.
        Allora ho provato una vergogna infinita anche al posto di un amico senatore M5S che aveva tentato nei mesi precedenti una mozione parlamentare per lo ius soli (subito stoppato dal suo stesso partito).
        Ma su che basi Michele esclude la responsabilità del M5S rispetto alla politica del loro stesso governo!
        Nel passato abbiamo visto politici che ricevevano in dono una casa a loro insaputa, ma politici che governano a loro insaputa non si sono mai visti nella storia dell’umanità!

  17. Pietro Brogi

    Paura dei numeri: l’ultimo dato che ho trovato sulle naturalizzazioni parla di oltre duecentomila concessioni di cittadinanza italiana nel 2017, e sembra che l’Italia in EUropa sia passata dal terzo posto al primo posto in valori percentuali. Perché allora liberalizzare ulteriormente il processo? Forse per favorire la successiva emigrazione dall’Italia dei ‘nuovi’ cittadini italiani? Oppure per cancellare dalle statistiche gli immigrati ormai naturalizzati e quindi cittadini italiani?

  18. FRANCO

    Ogni anno entrano nella U.e migranti pari allo 0,5% dell’intera popolazione.L’Europa sta invecchiando; la Francia che ha le migliori politiche sociali ha una natalità pari a 1,9 (2 minimo per mantenere la popolazione raggiunta).La Germania ha accolto recentemente tanti siriani professionalizzati.E’ giusto accantonare questo problema epocale o gestirlo ?

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