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Crac bancari: azionisti a caccia di rimborsi

Il governo ha annunciato di aver raggiunto un accordo con le associazioni dei risparmiatori danneggiati dai fallimenti bancari. Non si sa se passerà il vaglio comunitario, né si conosce in dettaglio il suo contenuto. Ma che messaggio dà al mercato?

Le previsioni della legge di bilancio 2019

La legge di bilancio 2019 ha disciplinato (commi 493-507 articolo 1 legge 145/2018) un fondo indennizzo risparmiatori (Fir) per rimborsare chi ha subito un “pregiudizio ingiusto” in violazione degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza, buona fede e trasparenza previsti dal testo unico in materia di intermediazione finanziaria (Tuf). Il Fir ha una dotazione di 1.575 milioni di euro (525 per ognuno degli anni 2019, 2020 e 2021) ed è rivolto solo ai clienti, non classificabili come controparti qualificate e come professionali, degli istituti posti in liquidazione coatta amministrativa tra il 17 novembre 2015 e il 31 dicembre 2017, cioè a quelli di Veneto Banca, Popolare di Vicenza, Banca Apulia, Banca Nuova, Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti, Cariferrara, Bcc Crediveneto e Bcc Padovana.

L’indennizzo è accordato per l’acquisto sia delle azioni sia delle obbligazioni subordinate emesse da quelle banche. In entrambi i casi, l’importo massimo del rimborso non può superare i 100 mila euro.

Per ogni azionista e obbligazionista l’ammontare del rimborso non può eccedere rispettivamente il 30 per cento e il 95 per cento della spesa sostenuta per l’acquisto del titolo. I risparmiatori con Isee 2018 inferiore a 35 mila euro hanno priorità nell’accesso al fondo, ma quelli che superano il limite non sono comunque esclusi dal rimborso.

Ritorno all’antico

Il Fir non è il primo fondo istituito per queste finalità: prima ha operato quello, disciplinato dal decreto legge 59/2016, a favore dei risparmiatori di Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti, Cariferrara. Per ottenere il risarcimento bisognava rientrare in due limiti: 100 mila euro di proprietà mobiliare e 35 mila euro di imponibile Irpef nel 2014.

La novità del Fir risiede nell’allargamento dei confini del “pregiudizio ingiusto” come presupposto per aver diritto al risarcimento, ma soprattutto nell’ampliamento della platea dei beneficiari, che ricomprende adesso anche gli azionisti, senza alcun limite economico per l’accesso al ristoro.

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Il recente accordo, da quanto si apprende dai giornali, interviene proprio su quest’ultimo profilo, reintroducendo un filtro per l’accesso: al risarcimento sarebbero infatti ammessi i risparmiatori che nel 2018 avevano un Isee non superiore ai 35 mila euro o in alternativa un patrimonio inferiore a 100 mila euro. In sostanza, anche se il rispetto dei due limiti non è previsto congiuntamente, almeno su questo punto, si tornerebbe “all’antico”. L’erogazione del risarcimento dovrebbe essere automatica, salvo il controllo sulla correttezza della documentazione presentata, per i risparmiatori la cui condizione economica sia entro questi limiti, mentre sarebbe assoggettata a un accertamento del pregiudizio ingiusto per quelli che li superano.

Non esistono pasti gratis

Al di là delle sacrosante esigenze di tutela dei risparmiatori, vittime, non bisogna dimenticarlo, di una frettolosa e poco mediata entrata in vigore della nuova disciplina comunitaria sulle crisi bancarie (e infatti la stessa Comunità la sta ripensando), le nuove misure, rivolgendosi anche agli azionisti, corrono il pericolo di lanciare messaggi distorsivi al mercato e a tutta la collettività.

Le cronache sui dissesti bancari hanno reso di dominio pubblico la prassi di condizionare la concessione del finanziamento all’accettazione di un ulteriore affidamento da utilizzare per acquistare azioni della banca, con clienti che di fatto diventavano azionisti “coatti”.

Ma il venir meno delle regole di correttezza previste dal nostro ordinamento (le cui singole violazioni sono giustamente sanzionate quando effettivamente accertate) non può tradursi in un riconoscimento generalizzato di un ristoro a chiunque abbia acquistato azioni di una banca successivamente interessata da un dissesto.

Nella narrativa politica dove tutto si confonde in una nebbia di slogan e proclami pre-elettorali, è appena il caso di ricordare una banalità: l’azione è lo strumento tipico per finanziare le imprese, cioè lo strumento per far affluire nelle loro casse quello che si chiama (altra banalità) capitale di rischio proprio perché il suo destino è soggetto a un’incertezza derivante dall’andamento dell’impresa. Chi investe in capitale di rischio se le cose vanno bene deve guadagnare, se vanno male deve perdere: bisogna tenere dritta la barra sul principio che non esistono pasti gratis.

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Sono due ovvietà che però reggono e giustificano i mercati finanziari e la loro funzione di supporto all’economia reale. È sbagliato mettere sullo stesso piano la figura del risparmiatore e quella dell’investitore, che impiegano i loro soldi con finalità diverse.

L’accordo, con l’introduzione dei limiti di accesso alla misura basati sulla condizione economica dei clienti delle banche, sembra mettere una pezza a quando consentito dalla legge di bilancio. Non prevede però una correzione di quello che può considerarsi uno snaturamento: l’ammissione al risarcimento non solo degli obbligazionisti, ma anche degli azionisti.

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  1. Fabrizio Ferrari

    Articolo molto interessante! Avrei alcune domande:
    1) È giuridicamente legittimo rimborsare —anche solo parzialmente— gli azionisti prima di aver rimborsato in toto i creditori —e quindi anche i vari obbligazionisti— delle banche in questione? Non vi è qualche disposizione di legge (italiana o europea) proibente lo stravolgimento di questa seniority?
    2) È giuridicamente legittimo introdurre la discriminazione (per i l’accesso ai rimborsi automatici) in funzione dei due limiti di reddito (35 mila euro) e di patrimonio (100 mila euro)? Non si tratta di una sorta di presunzione de iure, secondo la quale chiunque si trovasse al di sotto delle due soglie sarebbe stato automaticamente truffato? Si può rimborsare senza arbitrati o sentenze?
    3) Qui è l’unico punto su cui non sono interamente d’accordo con gli estensori dell’articolo: perché mai sarebbe sbagliato porre sullo stesso piano investitori e risparmiatori? O meglio: nel momento in cui un agente non colloca tutti i tuoi risparmi in conti correnti o investimenti a capitale garantito (o, in ogni caso, qualsiasi investimento protetto dalle norme sul bail-in), sceglie automaticamente —almeno, dal mio punto di vista— di accettare il rischio di investimento di cui anche voi parlate. Chi compra azioni od obbligazioni (o qualsiasi security o certificato di deposito) il cui capitale non è garantito, va considerato a tutti gli effetti un investitore, a prescindere dal reddito e dal patrimonio —almeno, secondo me.

    • Henri Schmit

      Condivido le tre perplessità. Aggiungo però che il “pregiudizio (contrattuale) ingiusto” va provato, il fondo serve solo da cassa che supplisce all’insolvenza del contraente inadempiente. Questo argomento presume che colui che ha causato il pregiudizio sia la banca emittente. In quel modo si ignorano ipotetiche colpe istituzionali, le quali sono secondo me la causa profonda di tutta la vicenda, a prescindere da eventuali inadempimenti o comportamenti dolosi di singole banche o dirigenti (fatti che non conosco). Il problema dell’Italia è che non osa affrontare il discorso e il processo delle colpe istituzionali, della vigilanza e del governo. L’introduzione della nuova normativa europea non è stata frettolosa e nemmeno poco mediata. È l’Italia che ha continuato a insistere che “i ristoranti sono pieni”. Si fa sparire lo sporco sotto il tappeto, i danneggiati innocenti falliscono, le persone cadono in depressione, alcuni si suicidano, e il paese continua a fingere di essere normale.

  2. Henri Schmit

    La demagogia approfitta della confusione creata dall’incertezza. L’uso corrente del concetto di truffa è scandaloso, indegno di uno stato di diritto. Una frode va provata contro l’autore. Il comportamento poco professionale (nella concessione dei crediti) o imprudente (nelle emissioni, senior o subordinate) non può essere assimilato al dolo. Chi ha comprato azioni o obbligazioni per avere credito, non merita protezione; bastava cambiare banca. Chi ha comprato obbligazioni subordinate emesse a condizioni primarie da banche decotte è invece stato ingannato. Ma da chi? La banca in buona fede poteva sperare di superare la cattiva sorte. Spettava agli organi di vigilanza – che ne avevano i mezzi – circoscrivere, condizionare o ostacolare tali emissioni. Una ha fatto l’opposto: ha facilitato l’emissione rischiosa rinunciando ad informazioni sui rischi prima obbligatori; l’altra è rimasta passiva; le emissioni bancarie sono soggette a comunicazione. Banca d’Italia ha permesso che tutto ciò accadesse un lustro dopo lo scoppio della crisi mondiale del debito e delle settore vigilato; contrariamente agli altri paesi che lo fecero nel 2008 l’Italia non ha ricapitalizzato il settore in difficoltà. Chi è responsabile? Governo e Bankit dell’epoca. Non esiste la truffa sistemica, ma ci sono vizi sistemici che la vigilanza, il governo, i legislatori e gli accademici devono correggere. Ci sono anche banche con problemi sui crediti che sono più vittime che attori di truffe non sanzionate.

  3. Cicci Capucci

    Sarebbe giusto attivare anche un fondo pubblico per risarcire coloro i quali si mangiano pensione e stipendio ai giochi via internet o presso gli esercizi dotati di macchinette mangiasoldi. In fondo si tratta di ludopatia, quindi di persone bisognose che vengono truffate con la promessa di vincite risolutive per il loro stato di indigenza. Sono inclusi Bingo e poker, tuttavia occorre avere mamma a carico, anche se pensionata o titolare del rddito di cittadinanza e non possedere più di due box auto. Ammesso invece il possesso di auto e natanti, anche da diporto, purchè rientranti nella lista ministeriale dei mezzi sovvenzionati in quanto ecologici. Se il cittadino truffato riesìede al sud, l’indennizzo viene automaticamente raddoppiato. Sono escluse le perdite al gioco delle tre carte, in quanto di eclusiva pertinenza dei partiti di governo.

  4. L’assurdità è trattare i risparmiatori come le “vittime della strada”. Mentre altrettanto assurdo è lasciar fuori i 150.000 piccoli azionisti di MPS, completamente espropriati dallo Stato. Nel primo caso un’entità non responsabile del dissesto rimborsa. Nel secondo l’entità responsabile non rimborsa. Perché? Perché MPS non è andata in risoluzione, quindi gli azionisti non hanno neanche diritto al no creditor worse off?. Mi farebbe piacere parlarne con voi. E’ difficile trovare persone competenti, soprattutto nell’intreccio delle normative

  5. Henri Schmit

    Consiglio di ascoltare l’ex-ministro Calenda oggi su Sky tg24 economia: il rimborso automatico è dovuto per “misselling” doloso o colpevole di titoli non quotati da banche in dissesto ai loro clienti retail inconsapevoli. Se questo è vero come sostengo anch’io allora non capisco come si possano ignorare le colpe al limite del dolo (consob e lo stralcio degli scenari worst case nel prospetto) delle autorità di vigilanza. Intanto i sottoscrittori, almeno quelli ferraresi, l’hanno capito da tempo. Calenda fa un’altra confessione, forse un lapsus: se non si interveniva con i 2 fondi Atlante “saltava UniCredit“! Vorrei capire! Insieme ad Intesa le due banche erano azionisti di maggioranza del capitale di Bankitalia. To big to fail. Meglio nascondere lo sporco sotto il tappeto. Io sono stato vittima collaterale di una truffa (a danno dello stato) di cui una banca di sistema è stata complice o autrice, forse condannata in silenzio, ma anni dopo che Bankitalia ha sanzionato … le vittime della truffa, senza risalire. Nessuno ha mai indagato sulle leggi truffaldine (a vantaggio dello stato rapace) che hanno reso possibile le truffe. Nel frattempo, dopo miliardi di frodi, la legge è stata cambiata, allineata ad altri paesi più virtuosi … Ma la CRFerrara è stata liquidata, in parte perché lo stato non ha mantenuto fede ai propri obblighi di rimborso credito iva su operazioni esenti. Fiscalità dispotica, truffe non sanzionate, salvare il sistema, sacrificare i piccoli, nessuno indaga.

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