Lavoce.info

Se l’assegno unico per i figli non fa i conti con l’evasione

Quando i benefici sono legati al reddito, l’evasione ha un doppio effetto negativo: chi non dichiara tutto paga meno imposte e percepisce maggiori benefici. I risultati di una simulazione mostrano cosa può accadere con l’assegno unico per i figli.

Due effetti dell’evasione fiscale

Alla Camera è in discussione il disegno di legge delega AC 687, firmato dal Pd (Graziano Delrio-Stefano Lepri), che istituisce l’assegno unico per i figli a carico. Gli effetti distributivi e il costo per la finanza pubblica dell’assegno sono già stati analizzati dall’Ufficio parlamentare di bilancio e commentati su lavoce.info da Francesco Figari e Carlo Fiorio.

Sommariamente, dalle informazioni contenute nella legge delega si ricava che l’assegno è al massimo di 2.880 euro all’anno per i figli minori e di 960 per quelli a carico fino a 26 anni. Il suo ammontare decresce al crescere del reddito del genitore con quello più elevato, azzerandosi quando raggiunge 100 mila euro all’anno. Poiché mancano indicazioni più precise, si può assumere che l’assegno diminuisca in modo lineare dal valore massimo a zero.

Tra i problemi che sono già stati evidenziati c’è l’utilizzo del reddito complessivo Irpef di un solo genitore, che può condurre a distorsioni legate ai redditi più o meno elevati del secondo genitore e all’evasione fiscale.

In particolare, l’eventuale evasione dell’Irpef comporta due conseguenze nella determinazione dell’assegno per i figli:

  1. poiché l’importo si riduce all’aumentare del reddito del genitore, l’evasione fiscale permette di ricevere un assegno più alto per ogni figlio;
  2. per i figli dai 18 ai 26 anni, la sotto-dichiarazione dei loro redditi può farli figurare a carico dei genitori anche quando non dovrebbero esserlo.

I risultati della simulazione

Per verificare l’importanza dei due effetti abbiamo utilizzato il modello di micro-simulazione Betamod dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, che contiene informazioni sui redditi familiari, oltre che dei singoli contribuenti, e una stima dell’evasione dei redditi Irpef.

Per i due casi indicati sopra, abbiamo simulato l’importo dell’assegno considerando il reddito dichiarato e il reddito lordo “vero” familiare.

La tabella 1 mostra che il costo dell’assegno per i figli è di circa 23,1 miliardi di euro se si considerano i redditi dichiarati, mentre con il reddito “vero” scenderebbe a 22,3 miliardi. L’evasione fiscale, quindi, comporta un maggior costo di 815 milioni di euro, imputabile per circa il 30 per cento (238 milioni) alle famiglie con prevalenza di redditi da lavoro dipendente o pensione e per il 70 per cento (578 milioni) alle famiglie con prevalenza di altri redditi (redditi da lavoro autonomo, impresa, fabbricati).

Leggi anche:  La parabola del fisco amico

Tabella 1 – Stima del costo dell’assegno unico per i figli con e senza evasione fiscale (in milioni di euro)

Con reddito dichiarato Con reddito

“vero”

Differenza dovuta

all’evasione

Aumento % dovuto

all’evasione

Famiglie con prevalenza di reddito da lavoro dipendente o pensione 17.657 17.419 238 +1%
Famiglie con prevalenza di altri redditi (lavoro autonomo, impresa, fabbricati, …) 4.322 3.745 578 +15%
Famiglie con redditi soggetti a Irpef pari a 0 1.162 1.162
Tutte le famiglie 23.142 22.326 815 +4%

La figura 1 mostra come varia l’importo medio per figlio al variare del reddito familiare lordo “vero”. Nei due casi – con e senza evasione – l’importo medio per figlio decresce all’aumentare del reddito familiare “vero”, ma non si azzera dopo la soglia di 100 mila euro, anche a causa dell’evasione fiscale. Da 100 mila a 120 mila euro si osservano assegni medi per figlio intorno ai 600-700 euro e importi tra i 300-500 euro oltre i 120 mila. In ogni classe di reddito, l’importo medio dell’assegno sarebbe inferiore senza l’evasione.

La tabella 2 mostra le differenze di importo medio dell’assegno per figlio dovute all’evasione. È evidente che le famiglie con prevalenza di altri redditi, più soggette all’evasione fiscale, riescono a percepire un importo maggiore dell’assegno rispetto a quanto spetterebbe loro.

Il diverso valore dell’assegno percepito dai due tipi di famiglie rende chiaro l’effetto negativo dell’evasione sull’equità orizzontale, il principio in base al quale i cittadini nelle stesse condizioni (in questo caso la situazione reddituale “vera”) devono essere trattati dallo stato allo stesso modo.

Per le famiglie con prevalente reddito da lavoro dipendente e pensione, l’aumento indebito percepito a causa dell’evasione è variabile per classe di reddito, ma si attesta a livelli molto bassi (tranne nelle classi di reddito familiare “vero” al di sopra dei 140 mila euro). Per le famiglie con prevalenza di altri redditi, invece, l’aumento è consistente: dal 20 al 40 per cento fino a 140 mila euro e anche sopra il 50 per cento per redditi più elevati.

Il duplice effetto negativo dell’evasione è noto. Quando i benefici sono legati al reddito, la sotto-dichiarazione permette un doppio guadagno: si pagano meno imposte e si percepiscono maggiori benefici. A ciò si aggiunge lo spreco di 815 milioni per assegni più alti del dovuto: sono risorse che potrebbero essere impiegate per aumentare l’importo dell’assegno di chi ne ha diritto o per altri interventi, oppure per ridurre l’indebitamento.

Figura 1 – Importo medio annuo per figlio dell’assegno, considerando il reddito dichiarato e il reddito “vero”

Tabella 2 – Maggior importo medio annuo per figlio dell’assegno dovuto all’evasione (€)

Classi di reddito famigliare “vero”

(migliaia di €)

Famiglie con prevalenza di reddito da lavoro dipendente o pensione Famiglie con prevalenza di altri redditi (lavoro autonomo, impresa, fabbricati)
Differenza dovuta

all’evasione

Aumento % dovuto

all’evasione

Differenza dovuta

all’evasione

Aumento % dovuto

all’evasione

0 -10 10 0.4% 60 2.6%
10-20 3 0.1% 141 7.1%
20-30 11 0.6% 219 11.4%
30-40 12 0.7% 251 14.0%
40-50 9 0.5% 313 19.1%
50-60 18 1.1% 317 21.8%
60-70 32 2.3% 353 28.0%
70-80 33 2.8% 291 29.9%
80-90 37 3.8% 342 34.9%
90-100 10 1.2% 274 36.0%
100-120 38 5.3% 159 28.9%
120-140 4 0.8% 107 38.0%
oltre 140 42 12.9% 257 50.7%

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Iup per un cambio di prospettiva nella fiscalità italiana

Precedente

Il Punto

Successivo

Pagheremo più o meno tasse nel 2020?

  1. QualeWelfare

    bene, dunque? proposte? (al di là di combattere l’evasione fiscale, naturalmente)

    • Lucio Tamagno

      Per una materia come questa non credo ci possa essere niente di più significativo ed efficace che combattere e SCONFIGGERE l’evasione (nella sostanza, in ogni meccanismo ci sono elementi fisiologici sui quali accanirsi non ha senso).
      Combattere l’evasione vuole anche dire portare allo scoperto la criminalità e/o drenare dal malaffare risorse essenziali; mi spiace dover ricordare che ormai forse nessuna regione italiana sia immune dalla presenza radicata di una o più mafie, nazionali e non.

  2. salvatore tutino

    Il problema, ovviamente, riguarda tutti le tipologie di spesa sociale il cui accesso sia subordinato alla “prova dei mezzi”. Ed è un problema enorme, che amplifica gli effetti dell’evasione e che, purtroppo, non trova soluzione neppure ricorrendo all’ISEE. Dunque, lotta all’evasione significa anche lotta all’evasione “da stato sociale”. Peraltro, pur in assenza di evasione, la distribuzione dei benefici della spesa sociale soffre di un’altra distorsione: l’accumulo di benefici può alterare la distribuzione primaria del reddito, nella misura in cui un reddito lordo più basso dia luogo(integrato con i benefici dello stato sociale) in un reddito netto disponibile più alto rispetto a quello di chi, fruendo di un reddito lordo più alto, da tali benefici resta escluso; con un tipico effetto da “trappola della povertà” . Un effetto che potrebbe essere evitato concentrando in un’unica banca dati i benefici sociali accordati a ciascun contribuente (o, meglio, nucleo familiare).

  3. Alberto Lusiani

    L’analisi e’ troppo complicata senza necessita’. Un assegno che diminuisce linearmente col reddito e’ _esattamente_ equivalente ad un aumento dell’aliquota sul reddito IRPEF. Aumento stupido perche’ colpisce redditi fino ad un reddito massimo dove l’assegno si azzera, dopo l’aliquota diminuisce! L’incentivo all’evasione e’ uguale ad un aumento di aliquota.

  4. Carlo

    Oltre al problema dell’evasione, un altro problema del disegno di legge è l’utilizzo del reddito Irpef che allo stato di fatto è iniquo. Basti pensare ai redditi di capitale, in primis i dividendi, che non vengono dichiarati: in un anno un imprenditore può avere 50.000 euro di reddito ed 60.000 euro di dividendi per un totale di 110.000 euro: il sussidio spetta o non spetta?
    Per non parlare che alcuni dichiarano il reddito per cassa, altri per competenza, altri possono decidere quando incassare i redditi (es. ogni 5 anni si incassano i dividendi, oppure vendere un anno sì ed un anno no le azioni e i fondi comuni), altri hanno il reddito stabilito dal Catasto su valori degli anni 80 (imprenditori del vino), molti devono presentare gli Isa ma chi aderisce alla flat tax no, alcuni hanno la contabilità, altri niente (sempre la flat tax), nell’accertamento bancario i titolari di reddito di impresa devono giustificare i prelevamenti ma i professioni no, c’è un condono permanente che si chiama dichiarazione integrativa e ravvedimento (oggi dichiaro 10.000 , fra 4 anni dichiaro 200.000, quindi chi recupera il sussidio non spettante e che sanzioni mettere?) per non parlare del contenzioso che fra anno del reddito, accertamento e Cassazione passano anni.
    Quindi è meglio utilizzare l’ISEE che riduce l’impatto del reddito dichiarato nello stabilire l’ammontare dell’assegno ed esclude i ricchi che per un caso o l’altro, dichiarano poco reddito Irpef.

    • TREVISAN PAOLO

      se il centro è il reddito familiare perché non superare la dichiarazione dei redditi personale. Si potrebbe fare così (“…nella buona e nella cattiva sorte”). usiamo come modello il vecchio 750 ogni famiglia come una snc e tutti i redditi cumulati, distribuiti in parti uguali tra moglie e marito e attributi ai figli che non lavorano in quote di euro 6500, pari alla misura della pensione sociale, a patto che quello dei genitori sia almeno doppio o comunque adeguato al minimo pensionistico di un lavoratore. al posto del quadro ISA delle aziende, per la famiglia ci sarebbe la DSUisee che se non compilata escluderebbe da tutti i benefici ed obbliga a dichiarare anche i redditi esenti e soggetti a sostitutive. Ovviamente in rentiers gelosi della privacy sarebbero liberi di non dichiarare i loro patrimoni e continuare a pagare i servizi a prezzi ordinari, o magari maggiorati. Così avremmo un netto calo delle dichiarazioni e magari la possibilità di avvicinarsi meglio al modello danese di precompilate di massa ed un raddoppio a costo quasi zero degli scaglioni di reddito. Gli assegni servirebbero a questo punto solo per gli incapienti, esempio famiglia di 4 persone con redditi/isee sotto i 39mila euro.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén