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Mascherine: bloccare i prezzi non serve

Manzoni lo ha già descritto per il pane nei Promessi sposi. Oggi accade per mascherine e disinfettanti. C’è un eccesso di domanda e i prezzi salgono. Ma bloccare i prezzi non è una soluzione. Ci aiuta invece la concorrenza ad aumentare la produzione.

L’ha già raccontato Manzoni

Uno degli effetti collaterali, certo non il più rilevante, ma in ogni caso significativo, dell’epidemia di coronavirus ormai diffusa in alcune regioni italiane è l’aumento di prezzo di alcuni beni, come le mascherine o alcuni disinfettanti. Non è certo la prima volta che problemi come questo si manifestano. Nel 2017, dopo l’uragano Irma, i prezzi dell’acqua minerale in Florida salirono vertiginosamente. Lo stesso accadde a Boston dopo la rottura dell’acquedotto nel 2010. In entrambi i casi ci furono proteste per l’aumento del prezzo di beni di prima necessità e appelli all’intervento delle autorità competenti per impedire che ciò avvenisse.

Ma l’esempio più noto di rincaro dei prezzi di beni di prima necessità per chiunque abbia studiato in Italia è quello descritto nel capitolo XII dei Promessi sposi. Nel 1628, dopo un raccolto scarso, a Milano e in tutta la Lombardia il prezzo del grano e quindi quello del pane aumentò. Con le parole di Alessandro Manzoni, “la penuria si fece subito sentire, e con la penuria quel suo doloroso, ma salutevole come inevitabile effetto, il rincaro”. Dei tre aggettivi usati da Manzoni due sono facili da capire, mentre il secondo, salutevole, sembra strano. Perché un rincaro dei prezzi porta dei benefici? Per capirlo, basta continuare nella lettura del capitolo dei Promessi sposi. Per placare il malcontento popolare, il cancelliere Ferrer decise con un decreto di ridurre il prezzo del pane a un livello “giusto”. Il risultato fu l’assalto ai forni. “Se i fornai strillassero, non lo domandate. Intridere, dimenare, infornare e sfornare senza posa; perché il popolo, sentendo in confuso che l’era una cosa violenta, assediava i forni di continuo, per goder quella cuccagna fin che durava”. Come sappiamo, non durò a lungo. Alla fine, i deputati, “sapendo bene che giocavano una gran carta, ma convinti che non c’era da far altro, conclusero di rincarare il pane. I fornai respirarono; ma il popolo imbestialì”.

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Le alternative al meccanismo dei prezzi

Gli economisti riconoscono in questi brani una lezione semplice: impedire al meccanismo dei prezzi di funzionare normalmente ha dei costi. In particolare, imporre un tetto al prezzo può causare un eccesso di domanda rispetto all’offerta e quindi un problema di razionamento. Il meccanismo dei prezzi ha una virtù: alloca i beni a chi ha la maggiore disponibilità a pagare. Ovviamente la disponibilità a pagare dipende non solo dalle preferenze e dai bisogni ma anche dalla distribuzione del reddito. Chi è più ricco potrà, a parità di altri fattori, avere una maggiore disponibilità a pagare.

In altre parole, il meccanismo dei prezzi può portare a situazioni che tutti noi percepiamo come inique, poiché riserva l’acquisto di beni che noi riteniamo essenziali solo a chi può permetterseli. Purtroppo, anche le alternative presentano degli svantaggi. Imporre un prezzo basso, tale da creare uno squilibrio tra domanda e offerta, lascia in ogni caso aperta la questione su come allocare i beni. Un meccanismo di razionamento può essere quello di consentire l’acquisto a tutti fino all’esaurimento dello stock di merce. In altre parole, chi arriva per primo compra e gli altri si arrangiano. È quello che è successo domenica scorsa con l’acqua minerale in alcuni supermercati del Nord Italia. Anche questo meccanismo non garantisce equità e può, per giunta, creare una psicosi da “assalto ai forni”. In alternativa, si può combinare l’imposizione di un prezzo basso a un tetto alla quantità che si può acquistare, in stile carta annonaria durante la seconda guerra mondiale. Ma anche questo meccanismo ha dei problemi: come si fa a stabilire il fabbisogno di diversi individui/famiglie? Occorre necessariamente avere regole generali che non possono tenere in considerazione situazioni particolari. Inoltre, è noto come in questi casi fiorisca spesso un mercato nero che ristabilisce il funzionamento del meccanismo dei prezzi e quindi alloca di nuovo i beni in base alla disponibilità a pagare.

Insomma, soluzioni facili e indolori per problemi di eccessi di domanda non sono disponibili. Assicurare un’efficiente fornitura di beni necessari e fare in modo che i più bisognosi e i più poveri non siano penalizzati è la sfida che le autorità pubbliche fronteggiano in questi giorni. Ma c’è un’importante differenza rispetto al caso narrato nei Promessi sposi: Manzoni descrive una situazione di penuria di grano e pane in un’epoca in cui era difficile aumentare l’offerta nel breve periodo. Questo, per fortuna, non dovrebbe accadere per i beni che oggi gli italiani fanno fatica a trovare sugli scaffali dei supermercati o in farmacia. Aumentare la produzione di mascherine e disinfettanti o dirottare quella destinata ad altri paesi verso l’Italia dovrebbe essere relativamente facile. Quanto maggiore è la concorrenza in tali mercati e quanto più liberi gli scambi, tanto più veloce ed efficace sarà il processo. L’aumento, speriamo solo temporaneo, dei prezzi, da questo punto di vista, gioca un ruolo positivo poiché incentiva un aumento dell’offerta dove maggiore è la domanda.

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Le cose diventerebbero ovviamente più serie e difficili da affrontare se l’epidemia ostacolasse le attività di produzione o di distribuzione. Ma anche in quel caso, che non sembra al momento all’orizzonte, come ci insegna Manzoni, inveire contro incettatori e fornai non ci aiuterà.

Questo articolo è pubblicato anche su Il Foglio del 25 febbraio 2020

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Coronavirus, anche l’economia si ammala

  1. Giuseppe GB Cattaneo

    Non condivido il ragionamento, è troppo semplicistico. La scelta se intervenire o non intervenire sui prezzi è una scelta politica e non economica. Lasciare che il mercato faccia il prezzo senza l’intervento di un regolatore è sempre una scelta politica che ben poco ha a che fare con l’economia. Paradossalmente posso lasciare che il mercato faccia il suo prezzo senza alcun intervento, ma sottoponendo a stretto controllo fiscale i prodotti oggetto di speculazione determino comunque una diversa distribuzione. L’economia degli stati di eccezione ne è l’esempio.

  2. Giovanna Grizzetti

    Dal mio punto di vista il problema è mal posto. Non bisognerebbe distribuire i presidi medico-chirurgici secondo i mezzi ma secondo la necessità. I c.d.”ricchi” hanno tutto l’interesse a che un “povero “ se infetto, indossi la mascherina, anche se non ha i mezzi per acquistarla. Ergo prescrizione medica ove necessario e distribuzione gratuita. La morte per fame del Manzoni non era contagiosa.

    • Francesco Pochio

      Condivido, vale anche il contrario: anche il povero ha interesse che il ricco si protegga essendo la distanza tra i due molto più piccola rispetto al passato descritto dal Manzoni

    • Giuseppe GB Cattaneo

      Come faranno a non infettarsi i ricchi negli Stati Uniti dove esiste il libero mercato e il tampone se lo deve pagare il malato anche se è povero?

  3. biagio

    bellissimo articolo, lezione di microeconomia in parallelo coi promessi sposi! complimenti.

  4. Patrizio Tirelli

    Allego il link a un commento esteso a questo contributo, intellettualmente onesto ma basato su di una sottovalutazione delle problematiche economiche effettivamente connesse al problema.

  5. Alfonso Salemi

    Può essere presa in considerazione un’altra modalità di contenimento dei prezzi. La creazione di elenchi dei produttori dei beni molto (troppo) richiesti che determinano un eccessivo aumento dei prezzi (=speculazione). Questi elenchi ci sono già presso le camere di commercio. Fatto questo si pongono all’attenzione dell’erario perché questi soggetti guadagnano di più e dovrebbero pagare più tasse. A questo punto c’è da chiedersi se fosse preferibile pagare le tasse contestualmente alla erogazione di beni e servizi così come avviene in altri Paesi.

  6. Paolo Zanghieri

    Mi ricorda un po’ quello che è successo a Bruxelles dopo gli attentati. Gli algoritmi di Uber hanno alzato i prezzi di fronte alla maggiore domanda, i tassisti hanno smesso di far pagare. Uber ha allocato efficientemente le risorse, ma non sono sicuro che abbia fatto la cosa giusta.

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