I dati contenuti nel rapporto annuale di Freedom House sono ben poco incoraggianti: il mondo è meno libero rispetto a dieci anni fa. Ma ciò che più preoccupa è il deterioramento della qualità delle democrazie in Occidente. Dove si colloca l’Italia.
Libertà in declino
L’organizzazione americana Freedom House, con il suo rapporto annuale Freedom in the World, ha rilevato per il quattordicesimo anno di fila un calo nella libertà globale.
I risultati sono simili a quelli già evidenziati a gennaio dall’Economist: nel 2019 per 37 stati che hanno visto aumentare la libertà dei propri cittadini, ben 64 hanno registrato un deterioramento nei diritti civili e politici. La quota di paesi pienamente liberi si è attestata al 42,6 per cento, 3,3 punti percentuali in meno rispetto a dieci anni fa; mentre la percentuale di stati non liberi è passata dal 24,2 per cento del 2009 al 25,1 per cento del 2019.
Secondo l’organizzazione internazionale, il peggioramento mondiale in termini di libertà e pluralismo è da attribuire non solo ai dittatori delle zone più povere del pianeta, ma anche ai governi dei paesi più avanzati. In particolare, il dito è puntato contro l’India e gli Stati Uniti, accusati di essere “sempre più disposti a rompere le garanzie istituzionali e ignorare i diritti di critica e delle minoranze mentre perseguono i loro programmi populisti”.
Anche l’Europa ha contribuito al declino democratico. In Repubblica Ceca, Polonia, Austria, Serbia e Montenegro nell’ultimo anno sono stati presi provvedimenti che hanno ridotto la libertà di espressione dei cittadini e portato alla concentrazione del potere politico.
Ciò che più colpisce del rapporto di Freedom House è infatti il peggioramento, negli ultimi 14 anni, dei punteggi di Europa e America in tutte le sette sottocategorie analizzate.
Ma come viene misurata la libertà?
Freedom House valuta lo stato di libertà in 195 paesi e 15 territori. A ogni paese e territorio è assegnato un punteggio tra 0 e 4 su una serie di 25 indicatori, per uno score complessivo che può arrivare a 100. Un paese è definito “non libero”, “parzialmente libero” o “libero” a seconda che il punteggio totale sia rispettivamente minore di 50, compreso fra 50 e 70 o maggiore di 70.
Gli indicatori sono raggruppati nelle categorie “diritti politici” e “libertà civili” e sono ponderati equamente per determinare l’indice di libertà aggregato.
La categoria dei diritti politici, il cui punteggio va da 0 a 40, è suddivisa in tre macro-aree: il processo elettorale, il pluralismo e la partecipazione politica e il funzionamento del governo.
Nella categoria delle libertà civili – che concorre per i restanti 60 punti a determinare il punteggio complessivo – rientrano invece la libertà religiosa e di espressione, i diritti di associazione e di organizzazione, il ruolo della legge e i diritti individuali e l’autonomia personale.
I trend regionali e i risultati dei singoli paesi
L’Europa Occidentale, nonostante l’emergere di governi e partiti populisti, si conferma il continente più libero del mondo. Nello specifico, l’83 per cento della popolazione europea vive in condizioni di piena libertà, il 4 per cento è solo parzialmente libera e il 13 per cento vede negata la propria libertà.
L’Eurasia e il Medio Oriente e Nord Africa sono invece le regioni meno libere del pianeta. In Eurasia i diversi regimi dittatoriali sono riusciti a mantenere intatto il loro potere e ben l’80 per cento della popolazione non può esercitare i diritti politici e civili. In Medio Oriente e Nord Africa la quota di cittadini privati della libertà raggiunge addirittura l’83 per cento. Gli unici stati della regione classificati come “libero” sono Israele e la Tunisia, la quale ha visto aumentare il suo punteggio dopo aver dimostrato di saper condurre elezioni competitive e libere per la presidenza e il parlamento.
Per quanto riguarda il nostro paese, l’Italia viene classificata come paese libero, con un punteggio costante negli ultimi sette anni di 89/100, ma rimane leggermente indietro rispetto ad altre grandi democrazie europee come Germania, Francia, Regno Unito e Spagna. In particolare, il settore con il punteggio più basso è quello delle libertà civili, in cui l’Italia ottiene solo 53 punti su 60. All’interno di quest’area risultiamo penalizzati soprattutto nella sottocategoria “rule of law”, la quale tiene conto dell’indipendenza della magistratura, della lunghezza dei processi, delle tutele per gli imputati e dell’equità di trattamento di fronte alla legge.
La Svezia risulta ancora una volta il paese più libero, con un punteggio complessivo di 100/100, mentre la Siria, con uno score addirittura nullo, è il peggiore al mondo.
Non diamo per scontata la libertà
Questo tipo di indicatori, dall’Index of Economic Freedom di Heritage Foundation al Democracy Index dell’Economist, tende spesso a valutare in maniera soggettiva il comportamento dei vari stati, ma i trend che vengono evidenziati negli ultimi tempi da molti di loro devono farci riflettere: dopo decenni di crescita delle libertà individuali e del fenomeno democratico, soprattutto tra i paesi meno avanzati, il mondo sembra aver invertito la rotta, facendo tornare verso un oscuro passato molte nazioni del mondo.
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