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Quanto manca? Fine del lockdown e regole da rispettare

La maggior parte degli italiani ha finora rispettato le misure di autoisolamento. Ma uno studio suggerisce che sono cruciali le aspettative sulla loro durata. Un risultato da considerare anche in vista di una possibile nuova ondata di infezioni.

Tre sondaggi sugli italiani

Vari paesi hanno adottato misure di lockdown per mitigare la diffusione dell’epidemia causata dal coronavirus. In molti casi, le autorità pubbliche ne hanno specificato la durata, per poi prorogarla più di una volta. Ad esempio, il governo italiano le ha estese due volte in un mese, passando prima dal 3 al 13 aprile e poi al 4 maggio.

In generale, i governi hanno tre alternative: possono decidere di attuare le misure fino a quando ritenuto necessario, senza definire una data precisa di riapertura; oppure possono indicare una data di scadenza e impegnarsi a non superarla; oppure possono indicare una data di fine lockdown mantenendo però aperta l’opzione di una proroga. Ciascuna fra queste scelte comporta delicati compromessi.

Introdurre le misure di autoisolamento senza una data di scadenza – come è stato fatto ad esempio in Cina – potrebbe aumentare la gravità percepita della situazione e dunque indurre i cittadini a una maggiore conformità alle regole. Tuttavia, chiudere l’economia e la società per un periodo di tempo non specificato può comportare costi economici e psicologici elevati.

In Cina, le autorità hanno attuato le regole con molto rigore. Ma nei paesi democratici un’applicazione draconiana può rivelarsi controversa e costosa. Le limitazioni alla libertà personale potrebbero essere più accettabili se il governo si impegnasse a tornare alla normalità entro una determinata data. D’altro lato, misure temporanee potrebbero ridurre la gravità percepita della situazione, e con essa il rispetto delle regole. Va anche considerato che vi è incertezza su quanto tempo debbano durare le restrizioni prima che siano efficaci, dunque non è possibile escludere estensioni. Ma la proroga delle misure di autoisolamento, dopo aver creato l’aspettativa di una conclusione entro una certa data, potrebbe ridurre la fiducia nelle autorità pubbliche e l’accettazione e il rispetto delle regole.

In uno studio basato su campioni rappresentativi di italiani, con rilevazioni condotte in diverse fasi dell’epidemia, abbiamo analizzato il rapporto tra le aspettative delle persone sulla durata delle misure e le loro intenzioni di rispettare le regole.

Lo studio

Dall’inizio del lockdown a oggi abbiamo condotto tre sondaggi. Il primo dal 18 al 20 marzo, una decina di giorni dopo il blocco nazionale (quando il contagio stava rapidamente aumentando); il secondo dall’8 al 10 aprile, dopo la prima estensione (subito dopo il picco dell’epidemia); e il terzo il 22-24 aprile, dopo un’ulteriore proroga delle misure annunciata fino al 4 maggio (nella parte discendente della curva epidemica).

Nel primo sondaggio, circa il 50 percento degli intervistati ha affermato di aver adottato tutte le misure di autoisolamento raccomandate. Nel terzo, la percentuale di individui “pienamente conformi” è scesa al 42 per cento. Tuttavia, in tutti e tre i sondaggi circa l’80 per cento degli intervistati ha riferito di uscire di casa solo quando strettamente necessario.

Le aspettative sulla possibilità che il governo estendesse le misure di autoisolamento e, in tal caso, per quale durata, sono molto eterogenee sia tra i partecipanti a un singolo sondaggio, sia tra le diverse rilevazioni (figura 1).

Nel primo sondaggio di metà marzo, pochissime persone si aspettavano che le misure di autoisolamento si sarebbero effettivamente concluse nella data annunciata del 3 aprile. Anche nel secondo sondaggio solo una minoranza di intervistati prevedeva che i provvedimenti sarebbero stati revocati alla nuova data di scadenza (13 aprile). Tuttavia, nella seconda rilevazione le aspettative erano già più ottimistiche: circa il 70 per cento degli intervistati si aspettava che le misure durassero ancora solo poche settimane, rispetto a circa il 40 per cento che la pensava così a marzo.

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Nel terzo sondaggio di fine aprile, invece, circa il 40 per cento degli intervistati si aspettava che le restrizioni effettivamente terminassero il 4 maggio (la data ufficiale al momento del sondaggio), e quasi il 47 per cento pensava che le misure sarebbero state prorogate al massimo per qualche settimana in più. In altre parole, con il passare delle settimane, gli italiani si aspettavano, in media, periodi rimanenti di lockdown sempre più brevi.

L’effetto “brutta sorpresa”

Nei nostri sondaggi abbiamo anche chiesto l’intenzione delle persone di rispettare le misure di isolamento se le restrizioni fossero state prorogate (i) di alcune settimane, (ii) di alcuni mesi o (iii) indefinitamente (“fino a quando ritenuto necessario”) rispetto alla data di scadenza annunciata.

Nelle tre rilevazioni, la maggior parte degli intervistati ha espresso l’intenzione di “mantenere il comportamento attuale”, indipendentemente dalla lunghezza dell’estensione ipotizzata. Tuttavia, la disponibilità delle persone a rispettare le regole dipende dal fatto che la lunghezza dell’estensione corrisponda o meno alle loro aspettative. In particolare, gli individui per cui le proroghe ipotizzate erano più brevi delle loro previsioni hanno indicato una maggiore probabilità di aumentare i loro sforzi di isolamento, mentre in caso di sorprese negative (proroghe più lunghe di quanto previsto) si sono dichiarati meno propensi a mantenere o ad aumentare gli sforzi di isolamento e più motivati a ridurre il rispetto delle norme. L’effetto delle “brutte sorprese” è particolarmente evidente nell’ultimo sondaggio (figura 2).

Indipendentemente dalle aspettative, la percentuale di intervistati che ha dichiarato di voler ridurre la propria conformità alle misure di lockdown a fine aprile è più elevata rispetto ai precedenti sondaggi. In tutte e tre le rilevazioni le intenzioni di diminuire il rispetto delle regole sono particolarmente alte in caso di proroghe più lunghe del previsto.

Il 26 aprile (dopo il completamento della nostra terza rilevazione), il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato che una parte significativa delle misure di lockdown sarebbero state prorogate per una o due settimane oltre il 4 maggio. Visti i nostri risultati, l’annuncio potrebbe aver prodotto una sorpresa negativa per oltre il 40 per cento degli italiani e ciò potrebbe avere conseguenze negative per il rispetto delle regole.

Gli altri si comporteranno come me?

Anche la percezione di come si comportano le altre persone potrebbe influenzare i comportamenti individuali. Gli sforzi individuali di autoisolamento si possono infatti vedere come contributi a un “bene pubblico”: i benefici del rallentamento della circolazione del virus dipendono dallo sforzo complessivo e tutte le persone ne traggono beneficio, indipendentemente dal fatto che un singolo individuo abbia rispettato le misure oppure no.

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Per capire se questo meccanismo può svolgere un ruolo, nel secondo e terzo sondaggio abbiamo chiesto per quanto tempo i partecipanti credevano che la maggior parte delle altre persone sarebbe stata in grado di continuare con il proprio autoisolamento. Una parte considerevole della popolazione (circa il 40 per cento) si sente personalmente in grado di mantenere l’autoisolamento per lunghi periodi di tempo, mentre solo una quota molto più piccola (leggermente inferiore al 15 per cento) ritiene che gli altri siano in grado di fare altrettanto. Le credenze più pessimistiche sui comportamenti degli altri possono indurre le persone a diminuire a loro volta lo sforzo di autoisolamento. L’enfasi dei media su casi isolati di mancato rispetto delle regole potrebbe contribuire a diffondere queste convinzioni e pertanto a ridurre l’effettivo rispetto delle regole.

Dalla seconda alla terza rilevazione si registra poi un declino nella capacità dichiarata di continuare con l’isolamento; ciò suggerisce che un “affaticamento da isolamento sociale” potrebbe essere un problema reale per molte persone.

L’importanza di gestire le aspettative del pubblico

I risultati del nostro studio indicano che in caso di discrepanza tra le aspettative delle persone e proroga effettiva delle misure di lockdown, la volontà di rispettare le regole diminuisce significativamente. Il modo in cui le autorità annunciano e prolungano le restrizioni è dunque un’importante leva a loro disposizione. Dai tre nostri sondaggi nell’arco di cinque settimane si ricava che allontanare il traguardo si accompagna a riduzioni sempre più ampie della volontà degli italiani di rispettare le regole. Le autorità dovrebbero dunque preoccuparsi di far sì che le aspettative dei cittadini siano accurate, per esempio attraverso una comunicazione trasparente.

La gestione delle aspettative è particolarmente importante ora, quando molti paesi iniziano a rimuovere gradualmente le misure di lockdown e a riavviare le loro economie. Esperti di sanità pubblica hanno sottolineato che la situazione potrebbe non tornare alla piena normalità fino a quando non saranno disponibili su vasta scala vaccino e farmaci efficaci. Potrebbero anche verificarsi nuove ondate del virus, rendendo necessaria la reintroduzione di misure restrittive della mobilità e del contatto sociale. Non è chiaro come i cittadini reagirebbero alla richiesta di rinunciare di nuovo alle loro libertà. Il nostro studio mostra che il pubblico è diventato impaziente nel corso delle ultime settimane e ha iniziato a reagire in modo più negativo a proroghe più lunghe del previsto.

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  1. Marcello

    JM Keynes, il più importante economista di sempre, ha scritto la Teoria Generale dell’Occupazione, Interesse e Moneta, il più importante libro di economia di sempre e ha dedicato alle aspettative il capitolo 12 di questo libro, considerato da molti economisti il libro sull’Incertezza, più che sulla domanda effettiva. Cosa dice Keynes in questo memorabile capitolo, troppo spesso dimenticato o ignorato? Che nel mondo contemporaneo le aspettative non si fondano più sui fondamentali (epidemiologi), ma sull’opinione comune, o meglio su quella che viene considerata l’opinione comune. Nei mercati finanziari le grandi banche d’invetismento e fondi hanno un ruolo cruciale nella formazione delle aspettative, lo stesso che nel caso del covid ricopriono i media. Cosa dicono i fondamntali dell’epidemia? Che dovremmo usare il massimo della precauzione, cioè applicare quel principio assicurativo del better safe than sorry e invece….staimo correndo verso una catatsrofe, esattamente come nel caso della bolla sulle aziende IT, quelle che da anni hanno dividendi 0 ma il cui valore di mercato decine e decine di volte i profiti. 30 mla morti, stimati in oltre 40 mila, conseguenze per i guariti molto importanti, ospedali al collasso, regioni non in grado di affronatre emergenze infettive, mancanza di mascherine (fatevele a casa..) in queste condizioni che farebbero tremare i polsi a chiunque, le immagini dei navigli sono come quella del pianista sul Titanic. E’ solo un’ ingiustificabile follia

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